venerdì 22 novembre 2013

czech pikled cucumbers

Tra le parole chiave del mese delle persone che hanno visitato il blog era presente anche quella del titolo del post. Dato che di recente mi sono cimentato nella produzione in terrazzo di cetriolini parigini, quelli bitorzoluti adatti da conservare in barattolo, presento la ricetta di un preparato per la conservazione di cetriolini fermentati sotto aceto, della Repubblica Ceca.
La ricetta riportata in piccolo sul fondo del sacchetto prevede di mischiare la polvere con 1,75 litri di acqua e 0,5 litri di aceto bianco, portare a bollore  per 5 minuti e lasciare raffreddare un pò, quindi versare sui cetriolini adagiati nel boccaccio, chiudere il coperchio e lasciare che raffreddando si formi il vuoto.
A questa fase, se devono essere conservati a lungo, conviene fare seguire una pastorizzazione adeguata: 80 gradi per 20 minuti, oppure 60 gradi per 40 minuti. I cetriolini sono pronti quando schiariscono, ossia cambiano colore. 
A queste temperature i Lattobacilli eterofermentanti riescono a sopravvivere, quindi nei giorni successivi fermentano i substrati presenti (zucchero e fibre) producono acido acetico e lattico, e aromi utili.
A distanza di una settimana i cetrioli già cominciano a assumere il sapore finale,  sono ancora croccanti come il prodotto appena raccolto. 
Un dispositivo che può essere adattato a questo scopo è una lavatrice con il tamburo rotante bloccato, in cui adagiare i boccacci (in molte famiglie si tratta di una produzione ingente) e sfruttare la funzione termostato.

Il liquido della fermentazione si beve, in ceco è chiamato Lak, e veniva venduto alle fiere per pochi spiccioli.
Il contenuto del preparato è dato da:semi di senape, coriandolo, sale da cucina, acido benzoico (antimicrobico di uso alimentare), pepe nero, ginepro, semi di pepe di giamaica, foglie di alloro, chiodo di garofano e zenzero.
Nei preparati tedeschi si nota una maggiore presenza di zucchero (sapore più dolce che agro).
Nel blog di questo link si suggerisce la presenza di aromi a discrezione, come aneto, carota, aglio o peperoni. I prodotti Deko sono utilizzabili su ogni tipo di verdura da marinare, cavoli, radici, e funghi. 
Il metodo è simile alla preparazione della giardiniera sotto aceto o in agrodolce.

giovedì 21 novembre 2013

Carnevale della Chimica- il cinema e le 13 arti

E' in uscita il prossimo numero del Carnevale della Chimica, il 23 novembre, che sarà ospitato da Margherita Spanedda nel suo blog Un pò di chimica.
  • il Carnevale n 33 ha un titolo un decisamente altisonante: “La chimica e le Muse”.
  • Le Muse? Ma sì proprio loro:  le leggiadre figlie di Zeus e Mnemosyne e, insieme ad  Apollo,  protettrici di tutte le  Arti.  Non proprio tutte. In verità le nove dee, superbe interpreti di musiche, canti danze e poesie di vario genere,  oltre che dotte astronome, pare disdegnassero le arti figurative in quanto un tantino troppo materiche  per  essere praticate da così leggiadre divinità. I tempi sono però  cambiati e quindi,  Apollo permettendo, insieme al cinema, decima musa, piazzerei  là sul monte Elicona, anche pittura, scultura e arti grafiche. Così facendo dovrei aver divinizzato tutte le espressioni artistiche: in caso , non esitate a colmare mie eventuali lacune con vostre   preziosissime  testimonianze. A questo punto, non resta  che trovare quel  filo, a volte sottilissimo, altre una vera  e propria fune, che lega la chimica a queste,  fatemi contare … 13 Muse.
Per dire qualcosa in più su questa scelta, mi sono ispirato a un commento della autrice nell'edizione del carnevale di agosto

  • Ogni volta che il fascino del cosmo mi avvolge o che cerco di seguire gli incerti confini tra vita e non vita, quello che provo è stupore e se da una parte questo mi spinge a cercare di saperne di più... In realtà è  necessità di  meditare sui pensieri di chi è in grado di percepire i tratti universali che le cose nascondono, è desiderio di entrare in contatto con opere d’arte che racchiudano il sublime o, ancora, di udire musiche che siano un sottile filo verso l’infinito."...
I film a cui mi sono ispirato per questo post sono "The beach" con Leo Di Caprio, e "La città dei bambini perduti" con Judith  Vittet (Miette) e  Ron  Perlman (One , detto anche Cromagnon)

La cité desenfants perdus, 1995 (La città perduta)
Regia   Jean-Pierre  Jeunet  (Il favoloso mondo  di Amelie)- Marc  Caro (Delicatessen)

In "La spiaggia" ci troviamo in un Eden che è ci mette davanti alla scelta tra le comodità spesso inutili della vita moderna e quello a cui bisogna rinunciare se si vuole tagliare tutti i ponti e chiudersi in un mondo isolato, questo mi ha dato lo spunto per tutti i prodotti chimici che incontriamo nella vita quotidiana, e che tornano nelle nostalgie dei "naufraghi" e  "hippies" che formano questa colonia anarchica ma dalle regole ferree.
Quando si tratta di tornare nel centro più vicino per fare acquisti e provviste, le richieste (anche i soldi, cartamoneta e carte di credito, diventano essenziali) sono le più disparate: Carta igienica e tamponi (tessere fili estratti da fibre vegetali), sapone (produrre olio e basi per saponificare), birra (fermentare granaglie), preservativi, medicine: aspirine, analgesici e così via,  macchina fotografica, rollini, oggi chiederemmo cellulari e internet). Già l'alchimia degli arabi del primo millennio prevedeva l'uso di elementi chimici e la conoscenza di reazioni chimiche per la produzione di composti utili.
Non ammettono culture e persone autoctone, quindi devono fare a meno delle cure con le piante locali, dell'artigianato con la creta,  modellare argille, per fare sculture e oggetti artigianali. Potrebbero, al massimo, fare teatro, preparare una compagnia o delle rappresentazioni, avere una dialettica interrelazionale, ma la chiusura verso l'esterno lo impedisce.

La città dei bambini perduti. Film in stile steampunk, come Avril e il mondo ingannevole
Per questo film, non è tanto la presenza di composti o reazioni chimiche che me lo richiama, quanto la presenza di un'arte nel suo genere, una estetica, una riuscita magia di ambientazione e di personaggi.
Nella parte più vecchia e fatiscente del porto ogni giorno vengono rapiti alcuni bambini. Il mandante è Krank, un uomo che non sa più sognare e che vuole prelevare i sogni dal cervello dei bambini. Per farlo si serve dei Ciclopi, criminali che hanno perso la vista, e li paga con occhi artificiali. Quando scompare anche Denrée, il fratello del gigante One, quest'ultimo decide di fare di tutto per ritrovarlo e far cessare i rapimenti. Insieme alla piccola Miette seguirà le sue tracce verso la Città dei bambini perduti...

Lo steampunk è un filone della narrativa fantastica-fantascientifica che introduce una tecnologia anacronistica all'interno di un'ambientazione storica, spesso l'Ottocento e in particolare la Londra vittoriana dei libri di Conan Doyle e H. G. Wells.
Le storie steampunk descrivono un mondo anacronistico - a volte una vera e propria ucronia - in cui armi e strumentazioni vengono azionate dalla forza motrice del vapore (steam in inglese) e l'energia elettrica torna a essere, come era nella fantascienza ottocentesca, un elemento narrativo capace di ogni progresso e meraviglia (come sarà poi l'energia nucleare o le interpretazioni della meccanica quantistica nella fantascienza successiva); dove i computer sono completamente meccanici, o enormi apparati magnetici sono in grado di modificare l'orbita lunare. Un modo per descrivere l'atmosfera steampunk è riassunto nello slogan "come sarebbe stato il passato se il futuro fosse accaduto prima"
In questo film si possono apprezzare diverse macchine da rivoluzione industriale, e meccanismi a ingranaggio che mettono in azione allarmi, reazioni a catena, e ambienti in stile Jules Verne e Nautilus.
Scenografia e ambientazioni con luci scure e diffuso grigiore, quasi da Ridley Scott in Blade Runner.

Miette come il Monello di Chaplin. Tutti i personaggi hanno toni grotteschi, rifuggono la normalità e richiamano i Freaks di Tod Browning, o le creature di Fellini: One si esibisce strappando le catene in una scena che ricorda da vicino Anthony Quinn che spezza le catene con i suoi pettorali nello spettacolo di Zampanò ne La Strada, o il pasoliniano Maurizio, l'uomo forzuto veramente vissuto a Porta Palazzo, a Torino, alle prese con il sollevamento del lastrone (e lo sfregarsi suoi cocci di vetro che non tagliano). Il truce direttore del circo invece ammaestra le pulci, bestiole un po' più perfide di quelle che volteggiavano sotto la Luci della ribalta. Il dialogo tra Krank e il bambino rapito è una rivisitazione del Nosferatu. Tim Burton e le atmosfere di Chi ha rapito babbo natale...
One: prima facevo il baleniere, poi ho sentito le balene cantare, ed ho sempre sbagliato la mira...
Miette ha freddo, One la riscalda soffiandole sopra: cosa fai? One: termosifone...
One precipita dalla piattaforma ma viene trattenuto dal nido di una cicogna. Il palombaro: non sempre cadere nella cacca è una sfortuna... (citazione da "Il mio nome è nessuno")
La barca con tutti i bambini messi in salvo cerca di allontanarsi dalla piattaforma: remate più forte, non ci muoviamo... "forse se tagli gli ormeggi..."
Il palombaro si è imprigionato alla piattaforma come una bomba umana, se ne accorge e chiama per farsi liberare, un corvo si accovaccia sullo stantuffo e preme la deflagrazione....

Fonti di ispirazione per questo film: 
ambiente portuario:  Querelle de Rainer Werner Fassbinder et La Lune dans le caniveau de Jean-Jacques Beineix
atmosfera nebbiosa: Le Quai des brumes de Marcel Carné
la banda di ragazzini vestiti come in Oliver Twist, or The Parish Boy's Progress
per il mostro che si ritorce contro il suo creatore: Frankenstein di Shelley
atmosfere steampunk come in: Ventimila leghe sotto i mari

domenica 17 novembre 2013

japanese ningyo dolls omiyage

Corsi e ricorsi storici
nel periodo tra il 1994 ed il 1997, Oriental Bazaar, un negozio di Tokyo oggi decaduto, lungo la avenue che percorre Omotesando fino a Harajuku, proponeva il meglio dei mercati delle pulci, tra bambole, kimono dai bei colori e stoffe pregiate, mobili e gioielli. Articoli che sono appartenuti a persone scomparse, e per questo di scarso interesse per un giapponese, ma che attraevano i turisti come mosche.
Di certo era più interessante visitare i flea markets, da quelli rinomati, come quello che si svolge ogni 25 del mese davanti al tempio Toji a Kyoto, a quelli meno conosciuti.
Ecco una carrellata di immagini ricordo, ora immerse nell'oblio e negli scantinati, ma che hanno avuto per qualche anno un posto nel salotto o nella libreria.
il cane protettore per la nascita dei bambini, anche in versione con un cesto in testa, o con un carretto al seguito

i pupi
                                                               trilogia
                                           di terracotta vuota all'interno, pagato 100 yen
                                             con un seabream, orata,  pagato 500 yen



altri oggetti di artigianato, come i dodici segni dello zodiaco cinese, sono acquisti fati vicino al Toji.ji, negozio ormai chiuso, dao che il padrone, Hirata-san, ancora attivo nel 2013, aveva già raggiunto gli 89 anni


domenica 10 novembre 2013

Traditional japanese toys, Hirata san, Kyoto

Tra le attività  destinate a scomparire, quella delle produzioni dell'artigianato locale è ad alto rischio, che quando si realizzarà ci farà perdere una visione del mondo e un gusto delle cose, del modo di vederle, trasformandole in oggetti rari da collezionismo.

Il signor Hirata, a Kyoto, 89 anni attualmente, ha una vetrina di manufatti e giocattoli, di creta e cartapesta, come si possono vedere molto raramente tutti insieme. 

Sono andato a trovarlo durante questo viaggio, infinitamente contento di vederlo ancora in attività nel suo mondo di scaffali pieni di questi articoli artistici da tutto il Giappone, dopo una visita fortunata nel 1997 durante la quale mi aprì il negozio solo a mia richiesta, di visitatore improvviso. Tra le cose esposte anche un catalogo di ceramiche antiche e porcellane, spesso rappresentanti bimbi che giocano, cioè giocattoli di bimbi di famigle agiate, come si possono vedere solo al museo di Tokyo e Kyoto di arte antica, "expensive", come ti dice quando nota l'accendersi del tuo interesse.

Ja, Hirata-san, Ki o tsukete, gambatte kudasai!




 
 








giovedì 7 novembre 2013

Nagahama blues

Racconto di viaggio nel Kansai e della breve visita al NIB (Nagahama Institute of Bioscience) ed al NIBB (National Institute for Basic Biology) a Okazaki. Periodo: dal 22 ottobre al 5 novembre.
Quello che ti chiedono al rientro è se ci sono possibilità di contatti futuri e delle impressioni, ma come fai a spiegare che là ci sono tutte le condizioni per fare ricerca (infinite stanze di crescita per piante, Lotus japonicus, Arabidopsis, petunie e riso ingegnerizzati) e tutte le facilities (microarrays, Maldi-ToF, Illumina)?
Abbiamo soggiornato al Green hotel Yes Nagahama  Minatokan. Una accomodazione conveniente, due singole con colazione a buffet, per circa 6000 yen cadauno.
Quindi, tra corsie ricorsi storici, ci siamo dibattuti tra la città di Hideyoshi Toyotomi (Nagahama) e quella del suo concorrente, Tokugawa Ieyasu (Okazaki).
Nagahama assomiglia a Chioggia, con ponti su canali tranquilli di acqua di lago che scorrono tra il verde e case in stile, creando angoli suggestivi.

Quando si sta a Nagahama, ti viene da chiederti perchè tutti i turisti vadano a visitare Takayama... certo la risposta è facile, quelli di Takayama fanno massa critica per vendere il prodotto turistico meglio di tante altre città. Però a Nagahama c'è ancora tutto da pubblicizzare, la downtown è un concentrato di strade per shopping, ristorantini,  vecchi edifici, templi (Daitsuji, con porte scorrevoli, fusuma con dipinti di Oukyo Maruyama e scuola di Sanraku Kano, periodo Azuchi Momoyama) e musei del folklore. E oltre a questa downtown, basta gironzolare nei vicoli per trovare piccoli tesori, come un giardino di pietre vulcaniche e alberi concresciuti a altezze sopraelevate, simulando una montagna.

Shiga-ken: Samegai, Maibara, Nagahama.

MiyukiTravels organizza nei weekends visite gratuite ai luoghi più interessanti della regione di Maibara, si parte dalla stazione di Nagahama con un orario comodo e stazioni di sosta nei vari punti di risalita, lungo la vecchia strada di comunicazione Nakasendo, e paesi-locanda per le stazioni di sosta.
  Tokugenin, tempio buddista con pagoda a tre piani, corpo centrale e giardino zen disegnato da uno dei maggiori artisti-monaci dell'area di Kyoto. Il periodo degli aceri colorati di rosso (momiji) e' al suo culmine, mentre quello delle foglie senescenti non era ancora iniziato.
Queste sono foto di repertorio -aprile- ciliegi all'ingresso
L'area delle tombe racchiude la dinastia dei fondatori e protettori del tempio, dagli stupa a punta.

L'ultimo giorno, il 4 novembre, festa nazionale della cultura, ci siamo spostati su Osaka, per dormire vicino al Kansai International Airport (KIX), disegnato da Renzo Piano. Albergo: Stargate Hotel, fermata Rinku Town (linea blu, carrozze 1-4, le altre proseguono per il capolinea). Stesso prezzo del Yes, ma senza colazione, che non c'era tempo.
Stanza al 49 piano (vastissima, con due letti king size), ristorante internazionale al 54 piano, con vista notturna su tre lati. Abbiamo rinunciato al Teppanyaki, allo Shabu-shabu ed al ristorante cinese. Dopo due settimane, un buffet più europeo... La mattina, bus dell'albergo che in 10 minuti arriva al terminal 1.


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