giovedì 23 giugno 2011

Tempo fisico, tempo narrativo e musicale

Contributo al Carnevale della Fisica n.20, ospitato questo mese sul blog Storie di Scienza.

Il tempo è una parte del sistema di misura usato per registrare eventi, comparare la durata di eventi e gli intervalli tra essi, e quantificare il tasso di cambiamento e il moto di oggetti.
In uno spazio Euclideo, la separazione tra due punti è misurata dalla distanza tra i due punti, distanza puramente spaziale, ed è sempre positiva. Nello Spazio-Tempo, la separazione tra due eventi è misurata da intervalli tra i due eventi, che tiene in considerazione sia la separazione spaziale che la separazione temporale tra gli eventi.
Il tempo possiede una direzione – il passato è collocato indietro, fisso e immutabile, mentre il futuro si colloca in avanti e non è fissato. L’unità di misura, collocata sulla asse delle ascisse, può essere ore/minuti/secondi, oppure giorni, scanditi in unità. 
L’accelerazione è il grado di modificazione delle velocità nel tempo, mente la velocità è la misura del tasso di variazione e della direzione rispetto alla posizione di un oggetto. Nello spazio bidimensionale x,y del grafico, l'accelerazione   f(t), è una funzione  del tempo.
Come per i numeri primi nell’intervallo tra 3 e 4 ci possono essere infiniti altri numeri, il p greco, numeri irrazionali, radici quadre, ecc.., nell’intervallo narrativo il tempo si può dilatare o contrarre, e così anche nel tempo musicale, tra una parte e l’altra, passare da un tempo andante ad un tempo allegro con brio.

Da:  Il personaggio Tempo (da: A. Perissinotto: Gli attrezzi del narratore. Holden Maps. BUR.

In ogni caso il racconto è un'operazione sulla durata,  un incantesimo che agisce sullo scorrere del tempo, contraendolo o dilatandolo. (I. Calvino, Lezioni americane)
Con questa breve affermazione, Calvino con il suo stile rapido e lieve, introduce alla molteplicità dei problemi connessi al tempo nella comunicazione letteraria, ma soprattutto ricorda che in ogni racconto c'è una sorta di personaggio invisibile, o quasi, che si aggiunge agli altri: il tempo appunto.
   In un racconto il tempo appare tre volte: come tempo della fabula, tempo del discorso e tempo della lettura (U. Eco: sei passeggiate nei boschi narrativi)
Il tempo della fabula è quello determinato dalla durata della storia narrata. ... Se abbiamo parlato del tempo della fabula come personaggio invisibile è perchè questo tempo, al pari di un personaggio, ha bisogno di essere rappresentato, di essere segnalato al lettore nel suo comparire e nel suo scorrere; parlare di sviluppo narrativo, di svolgimento dei fatti, di evoluzione della storia significa necessariamente mettere in campo la variabile tempo, poichè non c'è sviluppo, svolgimento o evoluzione che non si manifesti grazie allo scorrere del tempo. Ma come fa la narrazione  per rendere conto del passare del tempo nella fabula, cioè del tempo che scorre nel mondo possibile del racconto?
Il cinema ci ha abituato a espedienti visivi di certa efficacia; la data che compare in sovrimpressione, i fogli del calendario che si staccano uno dopo l'altro, le edizioni di un quotidiano che si susseguono, il volto dei personaggi che invecchia, le foglie degli alberi che ingialliscono, e così via.
In un testo scritto esistono tre diversi tipi di indicazione cronologica: referenziale, differenziale, discorsiva. Si tratta di categorie che attengono ai dispositivi semantici di rappresentazione della dimensione "tempo" e che non riguardano il tempo in sè e quindi i concetti di incoatività, duratività, terminatività, ecc... ......... Poiché la base dell'indicazione referenziale è data dalla sincronizzazione della narrazione con il mondo esterno, un caso particolare di questa tipologia è dato collegamento cronologico degli eventi del racconto con fatti storici, con ricorrenze culturalmente condivise all'interno di una certa società.
La metodologia discorsiva è basata su una sincronizzazione tra il tempo della narrazione e il tempo del discorso. Nel capitolo VI dei Promessi Sposi, Fra Cristoforo esce dal convento di Pescarenico e si avvia verso la casa di Lucia; il narratore lo segue ma, a un certo punto, comincia il racconto della giovinezza di Lodovico-Cristoforo. La storia della conversione di Lodovico occupa buona parte del capitolo e solo sul finire ritroviamo l'embrayage (disinnesto) che ricollega alla vicenda principale:
Ma intanto che noi siamo stati a raccontar fatti del padre Cristoforo, è arrivato, si è affacciato all'uscio; e le donne, lasciando il manico dell'aspo ....
Quanto è durata la camminata di Fra Cristoforo? E' durata quanto la lettura della sua storia precedente; tramite l'artificio narrativo Manzoni fa coincidere il tempo della lettura con il tempo dell'azione, dando al lettore una misura di questo tempo ben più tangibile di qualsiasi indicazione referenziale o differenziale. La strategia discorsiva porta la misura del tempo al di fuori del racconto, la trasferisce nello spazio reale in cui avviene l'interazione tra destinatario e testo.
Si può ovviare che in questa indicazione cronologica in realtà non è in gioco il tempo del discorso, bensì  il tempo della lettura; tuttavia, lo stesso Eco ammette che:
"nella narrazione... l'abbondanza delle descrizioni, la minuzia dei particolari nella narrazione, non hanno la funzione di rappresentazione, quanto quella di rallentare il tempo della lettura, affinché il lettore acquisisca quel ritmo che l'autore giudica necessario al godimento del suo testo".

Da: M. Kundera: L'arte del romanzo.
cap IV: L'arte della composizione

C.S. : il tempo è dunque determinato dal rapporto tra la durata di una parte e il numero di capitoli che essa contiene?
M. K. : Osserviamo i capitoli di La vita è altrove: 1 parte: 71 pagine, moderato, 2: 31 pagine, allegretto; 3: 82 pagine, allegro; 4: 30 pagine, prestissimo; 5: 96 pagine in pochi capitoli, moderato; 6: 26 pagine, tanti capitoli, adagio; 7: 28 pagine: presto.
La quarta parte ha 23 capitoli per 30 pagine! Quella dà un'impressione di grande rapidità: un prestissimo.
Nella sesta, con una scansione veloce, il tempo è determinato da qualcos'altro.: dal rapporto fra la durata di una parte e il tempo “reale" dell'avvenimento che vi è raccontato. . La quinta parte rappresenta un intero anno di vita, mentre la sesta parte tratta solo di poche ore. La brevità dei capitoli ha la funzione di rallentare il tempo, di fissare un solo grande momento. Questa sesta parte è un adagio (atmosfera di pace e compassione) è seguita poi dalla settima, un presto (atmosfera eccitata e crudele).  In questo contrasto ho voluto concentrare la potenza emozionale del romanzo.
Il caso de L'insostenibile leggerezza dell'essere è l'opposto. Fina da quando ho iniziato a scrivere, sapevo che l'ultima parte sarebbe stata un pianissimo e adagio e che doveva essere preceduta da un fortissimo, prestissimo (La grande marcia).
C.S. : il cambiamento di tempo implica allora anche il cambiamento di atmosfera emozionale.
M.K. : Un'altra grande lezione di musica. Ogni brano di una composizione musicale agisce su di noi, attraverso un'espressione emozionale. L'ordine dei movimenti di una sinfonia o di una sonata è sempre stato determinato dalla regola non scritta dell'alternanza di movimenti lenti e movimenti rapidi, il che significava movimenti tristi e movimenti allegri. Questi contrasti emozionali sono diventati in breve tempo un sinistro stereotipo che solo i grandi sono riusciti a evitare. Ecco perchè ammiro quella sonata di Chopin il cui terzo movimento è la marcia funebre. Come si poteva concludere? In Chopin il quarto movimento è quanto mai strano: un pianissimo rapido, breve, senza alcuna melodia, assolutamente asentimentale; un temporale in lontananza, un rumore sordo ad annunciare il definitivo oblio. L'accostamento di questi due movimenti (sentimentale - asentimentale) fa venire un nodo alla gola. E' assolutamente originale. Ne parlo perchè sia chiaro che comporre un romanzo consiste nel giustapporre spazi emozionali diversi, e in questo sta, a io parere, l'arte più sottile di un romanziere.
C. S. : la sua educazione musicale ha avuto influenza sulla sua scrittura?
M. K. : Fino a 25 anni ero attratto molto più dalla musica che dalla letteratura. La mia cosa migliore fu una composizione per pianoforte, viola, clarinetto e batteria, divisa in sette parti. L'insieme è costituito di parti fortemente molto eterogenee (jazz; parodia di valzer; fuga; corale, ecc..) ciascuna con una orchestrazione diversa (pianoforte, viola; pianoforte solo; viola, clarinetto; batteria; ecc..). Questa diversità formale è equilibrata da una fortissima unità tematica: dall'inizio alla fine, vengono elaborati solo due temi: A e B. Le ultime tre parti sono basate su una polifonia originale: l'evoluzione simultanea di due temi diversi ed emozionalmente contraddittori; nell'ultima parte, mentre un registratore ripete il terzo movimento )tema A, corale solenne per clarinetto, viola e pianoforte)la batteria e la tromba (suonata al psoto del clarinetto) intervenivano con una variazione (in stile "barbaro") del tema B. Racconto questo per mostrare che la forma di un romanzo, la sua struttura matematica, non è qualcosa di incalcolato. 
Esaminando il quartetto op. 131 di Beethoven, vi ho trovato una sorta di definizione algebrica. Osservi:
Primo movimento: lento; forma di fuga; 7,2 minuti.
Secondo movimento: veloce; forma inclassificabile, 3,26 minuti.
Terzo movimento: lento; semplice esposizione di un solo tema, 0,51 minuti.
Quarto movimento: lento e veloce; forma di variazioni, 13,41 minuti.
Quinto movimento: molto veloce; scherzo, 5,35 minuti.
Sesto movimento: molto lento; semplice esposizione di un solo tema, 1,58 minuti.
Settimo movimento: veloce; forma-sonata, 6,30 minuti.

Beethoven cerca di trasformare il raggruppamento presente nella sonata in una vera unità. Al tempo stesso cerca di introdurre in questa unità il massimo di diversità formale.
vorrei attirare l'attenzione su un solo dettaglio: la diversità delle durate. Il terzo movimento è quindici volte più breve del movimento seguente!  E sono proprio i due movimenti così stranamente brevi (terzo e sesto) a connettere, a tenere insieme queste sette parti così diverse!Sette parti di identica durata sarebbero come sette grossi armadi messi uno accanto all'altro.
Prendiamo il concerto di Bach per quattro pianoforti, trascritto da un concerto di Vivaldi, Rimasi assolutamente affascinato dal secondo movimento, un largo. Ma che cosa c'è di tanto straordinario in questo movimento? La forma è A – B - A. Tema A:un dialogo semplicissimo fra un clarinetto e l'orchestra, 70 secondi. Tema B: i quattro pianoforti, senza orchestra, nessuna melodia, una semplice successione di accordi, uno specchio d'acqua, 105 secondi. E poi, la ripresa del tema A, ma soltanto una o due battute - 10 secondi. Si immagini questo largo composto solo di due parti: A - B. Senza quei dieci secondi della ripresa, non starebbe in piedi. Oppure si immagini il tema A ripreso interamente: 70 - 110 - 70.
Che tediosa simmetria. E infatti la simmetria dello schema (A - B - A) aveva bisogno di essere compensata dall'asimmetria radicale delle durate! Quello che mi aveva incantato era la bellezza delle proporzioni. Una bellezza matematica:
10 x 7   -   
15 x 7   -    
10x7 / 7
ossia
2 (A) -  3 (B) -  2/7 (A)

2 commenti:

Vittoria A. ha detto...

Ciao, e' molto interessante e utile questo articolo. Mi hai fatto riflettere su alcune cose che per me rimangono tutt'oggi dei dubbi su come gestire il tempo di alcune situazioni, come descriverle, in che chiave e in quale tempo.

Palmiro Poltronieri ha detto...

Cara Vic,
ho tagliato un pò del libro di Perissinotto, se è quella la parte che ti interessa, ti posso inviare tutto il tracritto...
a presto!

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001