Il
Prof. Massimo Inguscio, Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche,
terrà una lectio magistralis su “La luce e la misura del tempo”
7/7/2016
Il 7 luglio dalle ore 10.30, presso il Centro
Congressi del complesso Ecotekne, è in programma la cerimonia di consegna dei
diplomi di dottorato (anni solari 2014/2015) della
Scuola Superiore ISUFI dell’università del Salento.
Il Ministro Profumo e la scienza in Giappone
Mercoledì 21 Dicembre 2011
Ieri sera su La7, a 8 e
mezzo, Lilly Gruber ha intervistato il ministro Francesco Profumo, ex-rettore
del Politecnico di Torino, temporaneamente sospeso dal nuovo incarico di
Direttore del CNR. La personalità è di alto livello, ed ha dimostrato abilità
di gestione della crisi attuale, economica e politica. Ha detto, tra le altre
cose, che ha avuto una esperienza come ricercatore in Giappone, e che la figura
del professore capo, il sensei, è da prendere come esempio. Il senso era che la
scuola deve dare spazio alle gratificazioni dell'insegnante (in mancanza di
fondi per gli aumenti di stipendio), e che nel mondo della ricerca si deve
creare un ambiente più produttivo anche grazie a buoni rapporti tra l'anziano,
l'esperto, e i formandi. Ha detto anche che le nostre eccellenze sono
individuali, di singoli, e che gli italiani non riescono a riportare in Italia
i fondi europei per la ricerca, solo la metà dei 15 milioni di euro che
l'Italia versa alla Commissione Europea, e che perciò bisogna saper fare più
squadra, fare sistema. Prendo spunto da questa riflessione per aggiungere
alcuni commenti sulla mia esperienza nel mondo gerarchizzato della ricerca
giapponese. Nel laboratorio in Giappone vige una disciplina ammirevole. Una volta
alla settimana si svolge la riunione per presentare le "cose da fare"
(le corveè, tipo la pulizia delle stanze, l’igiene negli stabulari, attingendo
a una lista di nomi a rotazione periodica), programmare le attività, i seminari,
le visite, le riunioni. Si mette ordine, si passa l'aspirapolvere, a turno, ed
il capo si pulisce il proprio spazio. Si organizzano feste e cene, a cui ognuno
contribuisce secondo il suo grado e salario, i più in alto pagano di più. Non
c'è un orario per ritirarsi, il sensei va via tra gli ultimi, e sembra sempre
indaffarato ma attende che gli si chieda un minuto di attenzione. Rientrare a
casa dopo la cena di laboratorio, il sabato sera, è da occidentali. La domenica
è una buona occasione per visitare il laboratorio e parlare con i capi, in
genere passano a fare presenza. Il complesso è strutturato in divisioni, che
accedono ad una strumentazione condivisa, che viene programmata e acquistata
insieme, il personale è istruito ad usarla, non ci sono grosse invidie e usi
personali di strumenti. Capita di scendere nel seminterrato per la camera
oscura, e salire ai diversi piani per le centrifughe, gli scanner, e lasciare
una prenotazione scritta e così pianificarsi gli esperimenti. La strumentazione
viene sostituita con rapidità, si fa l'upgrade, i fondi ci sono. Negli spazi
comuni ci sono un bollitore, caffè solubile, a volte dolci o frutta, si
condivide il momento del tè delle 17, un kaki-mela tagliato a fette, un souvenir
portato da un visitatore o al rientro da un convegno. Il journal club si svolge
nella pausa pranzo, mentre tutti mangiano, ognuno sceglie un articolo che ha
informazioni nuove o attinenti alla ricerca in corso, e bisogna fare domande.
Bisogna anche rispondere, e questo viene più facile agli occidentali. Il mondo
della ricerca è per i giovani. Ti spronano a produrre al massimo livello (il
livello si misura con l'impatto del giornale su cui pubblichi, su tanti dati
prodotti) e ti persuadono con il mantra magico: entro una certa età (27-30
anni) bisogna arrivare al risultato prestigioso, le pubblicazioni, la carriera
assicurata. Dopo, si sopravvive. Infatti, tanti Istituti vengono chiusi,
rimaneggiati, posizioni di tecnico perse. Specie il mondo della ricerca è molto
duro con le donne. Molte ricercatrici perdono il contratto, che è a tempo
determinato, e dopo i 35-40 anni non resta che occuparsi dei genitori,
rientrare nella casa di famiglia, cambiare attività.
Mobbing, pretese eccessive.
Ho visto dottorande trattate male da capetti rudi, ho consolato persone in
pianto. A qualcuno era stato chiesto di fare di più, produrre altri dati,
quando la tesi era già finita. Ricercatori stranieri hanno interrotto il
contratto per disaccordi con il proprio tutor. Personaggi di tutto rispetto, da
un giorno all'altro spostati dalla capitale alla provincia, in apparenza una
promozione a incarico dirigenziale, in pratica trasferiti per dare nuovo slancio
alla sezione e perché non producevano abbastanza risultati, non eccellevano
più. Anche il sensei è sempre valutato, considerato e soppesato e deve superare
nuove prove, nuovi esami. Anche in Giappone si festeggia quando un articolo
viene pubblicato su un buon giornale: così in Francia, dove dall'impact factor
si decide se stappare una bottiglia di spumante o di champagne. In UK, adesso
chiedono due articoli all'anno di alto impatto. Da noi, due articoletti
all'anno per non essere considerati improduttivi, ma ci si sta orientando verso
sistemi internazionali di valutazione. Speriamo di riuscire a fare sistema
anche condividendo gli spazi ed i mezzi, noi italiani siamo troppo gelosi di
quello che è nostro.