giovedì 29 dicembre 2022

discorsi equivocanti

 Tra le tradizioni natalizie ed usanze in Repubblica Ceca, c'è quella di raccogliere rametti da lasciar fiorire sotto le festività. L'usanza si rifà alla festa di Santa Barbara, e i rametti raccolti il 4 dicembre sono chiamati Barborky: come prima scelta ci sono i rami di ciliegio, ma vanno bene anche cespugli come il citiso, il laburno e la forsizia. In lingua ceca questi fiorellini gialli, che spesso si vedono a decorare i cancelli ed i giardini, colorando il mese di marzo, sono detti pioggia d'oro, zlatý déšť. Sono usanze in cui bisogna credere, e più è grande la fiducia più è possibile che sotto le festività fiorisca qualche fiorellino. 

 
Mentre la traduzione letterale fa corrispondere in italiano il termine a "pioggia d'oro", che lascia visualizzare la cascata di fiorellini gialli, in inglese queste forsizie si chiamano weeping forsizia (piangente) o  campanelline dorate, golden bells. Il citiso ha un nome  equivocabile, golden rain (pioggia) o chain, catenelle d'oro.

L'episodio qui riportato riguarda un colloquio che ho avuto sul portale per imparare le lingue straniere, Babbel. A quel tempo esisteva una prima serie di lezioni non a pagamento, in cui studenti iscritti eseguivano esercizi vocali e di traduzione sotto la guida di docenti, la cui garanzia era data solo dalla valutazione del portale, tante stelline tanti studenti soddisfatti. Nella chat, la mia studentessa di inglese mi ha chiesto sulla mia madepatria, e io le ho riportato questa tradizione delle barborky, ma il termine che ho usato per spiegare come si chiamano questi cespugli a rametti cadenti, ha dato luogo ad un equivoco. Alla parola Golden rain è seguita una esclamazione di "ma dai, mi stai prendendo in giro?" seguito da una mia frettolosa spiegazione ed un imbarazzamento. 

Dopo questo episodio ci siamo parlati sempre di meno, principalmente di viaggi, cose da fare, e così via. Spesso non ci si rende conto che i termini che utilizziamo nel linguaggio comune possono avere altre accezioni, prese in prestito dal gergo dei vari slang.

Tra tutti i significati, la lingua ceca ne riporta 5, di cui il primo riferisce allo squirting, il secondo a Giove e Danae, il terzo ad un gruppo musicale, il quarto ad un gioco televisivo, e l'ultimo ad un'altra pianta  vegetale a cespuglio.

jiný význam

venerdì 9 dicembre 2022

Planetary Health / Nova Network

Planetary Health Alliance
665 Huntington Ave, Building 1 Rm 1312
Boston, MA 02115

Nova Campfire discussion! Please join us Wednesday May 24 2023 at 11 am EDT (5 pm CET/3 pm GMT/8 am PDT) for our wonderful discussion on “Connected Consciousness for Planetary Health.”

This exciting collaboration between the Nova Institute for Health, Planetary Health Alliance, and Garrison Institute answers the growing call for spiritual perspectives and intentional relationships with ourselves, others, and the natural world in addressing the many grand challenges of the Anthropocene.

Our transdisciplinary panel of speakers will weave narrative threads of change, including Indigenous perspectives of connected consciousness and evidence of the personal and collective benefits of promoting inner development over purely materialistic goals, including healthier, happier, prosocial communities with more mutualistic attitudes to nature. We will also explore the importance of creativity and connectivity in building social movements that foster deeper alignment of individual and collective purpose.


Topics and panelists include:

  • Cultivating mutualistic worldviews and prosocial behaviors for personal and planetary health with Susan Prescott, Director of the Nova Network

  • Remembering our inherent connectedness and universal Indigeneity to Mother Earth with Rutendo Ngara, African Indigenous Knowledge Systems practitioner

  • Nurturing inner development for sustainability with Christine Wamsler of Lund University

  • Can we nurture more altruistic societies? Promoting communal goals with loving-kindness meditation with Una Tellhed of Lund University

  • Strategies for mindful movement-building: Taking social innovation to scale through connectivity with Sonali Sangeeta Balajee of Our Bodhi Project

  • Putting storytelling into action for people, places, and planet: An example of the power and reach of co-creating narratives for positive change at COP27 with Cecilia Mañosa Nyblon of University of Exeter Medical School

  • Pathways to planetary health: Connecting “islands of coherence” in the sea of chaos with Stephen Posner of the Garrison Institute

  • The Constellation Project: Weaving new stories and emergent ways of being for a new era of planetary consciousness with Samuel Myers of the Planetary Health Alliance and Terry Tempest Williams of the Harvard Divinity School


Registration is now open here!


The Nova Network is a transdisciplinary global community providing evidence, inspiration, and advocacy for the health and flourishing of all people, places, and planet.​
mission is to transform the health of individuals, communities, and the planet through deeper understanding of the interdependence of all systems and by promoting awareness, attitudes, and actions required for meaningful, collaborative change
The Nova Network is an initiative of the Nova Institute for Health and welcomes anyone trying to make a difference in the world—including researchers, creatives, advocates, community organizers, educators, clinicians, policymakers, and young people, across the arts and sciences—to co-create a culture of belonging for meaningful progress. 
The Nova Institute for Health is a heart-centered think tank that takes action for the good of people, places, and the planet. 
  • create new opportunities for collaborative discourse, ideas, and action—to engage rich expertise, integrate research, encourage diverse perspectives, and nurture relationships for creative solutions.
  • Our events include international conferences, virtual “campfire” discussion forums, and in-person workshops, retreats, and other events.
  • We have ongoing real-time engagement and dynamic interaction on the Nova Integration Hub, the Nova Institute’s web-based forum (to be launched in November 2022) that provides a platform for knowledge sharing, nourishing activities, and mentoring connections for early career researchers. 
Through these diverse activities, we seek to promote awareness, identify solutions, and inspire creativity, connectivity, and purpose
Our agenda underscores the imperative for creative ecological solutions for the challenges we face in all systems and all scales with advancing global urbanization in the digital age–for personal, environmental, economic, social and spiritual health alike. We bought together diverse perspectives from across many dimensions of the arts and the sciences, as we explore novel solutions and new normative values.
We seek to normalize and place greater value on wisdom, empathy, kindness, hope, love, creativity, and respect—the deeper values that unite, empower, and refocus priorities of individuals and groups towards shared solutions.

lunedì 5 dicembre 2022

Dicembre, mese dei compleanni

A breve sarà il mio compleanno, e siamo a 69. Mio padre non ci era arrivato, e  mia sorella Bianca li aveva compiuti da poco. Da parte di mia madre noto una maggiore longevità, dai settanta anni in su. 

A dicembre anche altri amici/che festaggiano compleanni, Carolina Mazzotta l'otto dicembre, Renato Giuliani,  il 9 dicembre; il 19 cade il mio e anche quello di qualche persona vicina a me (Maria Gay a Torino, mamma di Sara, è nata un anno dopo di me). Anche Ugo Crovella, Reina Musashi, e Cinzia Di Martino, amicizie su FB, festeggiano il 19.

L'11 dicembre, ai Cantieri teatrali Koreja, sarà a Lecce Leo Bassì, un attore alla Dario Fo, che ama le clownerie e le azioni sovversive. Dice Leo: "Nel caso del Giullare che sono, significa accettare che la Risata è una delle grandi forze dell’esistenza e che noi, coloro che la provochiamo, abbiamo l’immensa responsabilità di custodirla. In altre società, le persone che si assumono queste responsabilità di fronte ai misteri della vita sono chiamate sciamani. A 70 anni ho appena accettato questa responsabilità”. 

Leo Bassì è l’anima provocatoria dell’ arte clownesca e uno dei padri della clownerie contemporanea, rappresentante dell’antica tradizione di irriverenza dei buffoni. Di antica famiglia circense di origine italiana, ha girato il mondo con spettacoli di grande successo.

Prendo a prestito una sua frase, che mi piace fare mia, e spero di avere dentro una energia simile:

"Se qualcuno mi avesse detto a 20 anni che a 70 anni sarei stato pieno di progetti e con più voglia di vivere che mai, lo avrei considerato pazzo o maligno. Allora mi era chiaro che la vita creativa era un’esplosione della mia forza vitale giovanile e che dopo i 50 anni, se tutto fosse andato bene, avrei potuto vivere serenamente fino alla fine con ciò che avrei ottenuto"



sabato 3 dicembre 2022

Cataratta

 Ho avuto problemi di vista, e per due volte, una per occhio, mi hanno operato di cataratta. Nulla di nuovo, a parte il fatto di una età non ancora definibile senile, senza per questo poter classificarla cataratta giovanile. Tra le cause, sono riportate le radiazioni, UV, radiazioni microonde, e le radiazioni ionizzanti come i raggi X.

In vita, mia, ci sono stati periodi senza prospettive, da cui ne sono uscito con uno sforzo di fede, anche con la preghiera, e ci sono stati anni non particolarmente difficili, in cui ero del tutto sfiduciato, senza prospettive e voglia di uscirne fuori. Durante il dottorato, a Verona, non mi mancava nulla, ma il mio approccio alla vita era nero e privo di fiducia, ero sconfortato, e ho abusato in laboratorio di sostanze radiattive. Non sono droghe che si assumono, ma le dosi di radiazione si prendono per vari motivi, assenza di càmice di piombo, errato dosaggio della sostanza carica di fosforo 32, e errato stoccaggio dei liquidi di scarto. Sono stato richiamato per aver messo un flacone di buffer radiattivo nel congelatore, dove altri colleghi come precauzione hanno verificato con un contatore geyger e misurato una presenza di radiazioni, per cui venivano irraggiati senza saperne nulla (negli anni della tesi, ci fornivano un anello dosimetro, e se durante la settimana si accumulava un tetto di radiazione, ci veniva impedito di lavorare la settimana dopo). Mai più visti i dosimetri!

In seguito ho avuto una borsa di studio per l'estero, e sono stato invitato nel laboratorio dell'università di Tsukuba, dove ho imparato le basi della biologia molecolare, l'uso dei reagenti per lo studio dei plasmidi, degli oligonucleotidi, del clonaggio, e della trasformazione delle cellule per l'espressione inducibile di geni. Nel '94 queste metodiche erano eseguite da una limitata  elite di laboratori, basta pensare che la reazione di amplificazione del DNA, base della genetica e della forensica, arrivò a Lecce alla fine degli anni '90. 

Ero soddisfatto, quasi presuntuoso, per riuscire a presentare le mie ricerche davanti a colleghi italiani. Nel '95 scrissi la tesi di dottorato, e sono riuscito a partecipare al bando per pochi posti di post-dottorato per il Giappone, che ho iniziato a gennaio '96. Da un assegno di ricerca di un anno, sono stato candidato alla estensione di un altro anno di assegno, e alla fine ho trascorso due anni di lavoro e ricerca in Giappone, rientrando a fine dicembre '97. 

L'episodio, che si svolge tra febbraio e aprile del 1996,  riguarda una ricerca con l'uso di un reagente radiattivo al fosforo 32, (emivita di due settimane, per cui bisogna utilizzarlo velocemente). Per eseguire dei test di verifica sulla attività di un enzima che stavamo studiando, e di un suo clone mancante di una piccola sequenza, e che era previsto non avere attività enzimatica, volli eseguire saggi di attività, che consistevano nella elettroforesi delle proteine, un tampone di rinaturazione, la incubazione del gel con NAD, substrato che veniva trasformato in nicotinamide, e in un polimero di ADP-ribosio legato all'enzima. Una parte di NAD è radiattivo, in modo che il polimero diventa radiativo, poi il gel viene lavato ripetutamente, ed esposto ad una lastra che si impressiona, evidenziando la  banda della nostra proteina, l'enzima radiattivo. Non c'è bisogno di dire che la scarsa attitudine ad una prevenzione dalle radiazioni e la mia trascuratezza hanno avuto un ruolo determinante in questa vicenda. Certe sere uscivo dal laboratorio dei radiattivi, facevo correre la reazione di incubazione sul mio bancone, e rientravo nel laboratorio per le sostanze radiattive con la vaschetta del gel in mano, quindi senza schermo di piombo. Una sera, passando daventi al contatore geyger all'ingresso del laboratorio radiattivi, la sirena si mise a suonare, avvisandomi di essere a diretto contatto di un forte emettitore di radiazioni beta. A parte lo spavento, non c'era anima viva e nessuno a contestarmi l'azione sbagliata, inappropriata.


A questo punto hanno inzio una serie di problemi ai miei occhi. Di notte, al rientro dal laboratorio,  tutti i giovedì sera, gli occhi mi scoppiano per il gonfiore, l'occhio sinistro mi duole per la pressione, e si riduce solo al contatto del ghiaccio. Per ben quattro volte, ogni settimana, ho chiamato in laboratorio, mi hanno portato ad una visita medico oculistica del nostro ospedale universitario, anche a notte fonda: la mattina seguente, ogni volta, all'attenuarsi del fastidio, mi hanno congedato con un "non c'è niente". Non hanno saputo spiegarsi il perchè, e neanche io. In laboratorio, abbiamo dato la colpa al fatto che accanto al mio bancone c'èra uno strumento con un laser a raggi UV, ma solo all'apertura e chiusura dello sportello è possibile intravedere qualche raggio. Da parte mia, ho smesso gli esperimenti con il radiattivo, e non ho più avuto episodi di infiammazione agli occhi. 

Dopo il primo intervento di cataratta, la spiegazione che mi sono dato è che i giovedì le radiazioni assorbite si accumulavano, dai 4 giorni precendenti, anzi gli esperimenti si concludevano verso fine settimana, e l'occhio che più ne ha patito è quello sinistro, che è stato il primo a essere operato. L'occhio destro ha subito meno danni, ed è durato qualche anno di più. 

 Vorrei concludere con una considerazione finale. A Tsukuba, ho seguito tre lezioni di formazione per l'uso del laboratorio dei radiattivi, ma poi ognuno faceva di testa sua, contraddicendo le regole. Ed il personale medico sembrava ignorare i più comuni pericoli che possono portare a condizioni fisiche gravi. A Verona, nel laboratorio ho avuto carta bianca e nessuna assistenza teorica, per cui ho accumulato errori su errori. Comunque, nella improvvisazione in stile del fai da te, non ero solo. Assistendo il mio prof, giapponese-napoletano, utilizzavamo un cromatografo per HPLC, una colonnina di separazione, collegata ad una pompa di flusso e ad un monocromatore in uscita sulle lunghezze di onda impostate, con il quale separavamo il NAD marcato con carbonio (il Carbonio 14 ha emivita lunga  e si conserva a lungo, il NAD va nel freezer) dal suo prodotto di degradazione, quando ci accorgevamo che il composto era diventato inefficace. Dei due picchi ottenuti, uno era riutilizzato successivamente ed era il NAD-marcato C14, funzionava bene. Lo strumento HPLC era usato solo per quello scopo, e forse nessun altro del gruppo ne era a conoscenza, infatti, a distanza di tempo, ne chiesi la disponibilità, ma era stato eliminato. Il mio tutor si è ammalato di tumore alla fine degli anni duemila, ed è deceduto nel 2011, all'eà di circa 63 anni. 

In conclusione, nessuno può sapere le conseguenze delle radiazioni. Chi le subisce maggiormente, e chi di meno. Lo stesso vale per le sostanze chimiche come etidio bromuro, acrilammide. Bisogna limitare al massimo il contatto, e passare a soluzioni ecologiche.

domenica 27 novembre 2022

Čajovka | teewurst, pasta cremosa spalmabile a base di carne


Questo patè di carne è il corrispettivo nordico della nduja (senza il piccante)

duzione

Il salame (pasta cremosa a base carnea, o patè di carni varie) "Métský", teewurst, o Čajovka (da piccolo li chiamavamo Macesky, nome che si usa anche per i fiori violette) viene spiegato in questa ricetta del titolare web Signor Malek. E' un prodotto che piace per la consistenza di un impasto di carne pregiato con l'aggiunta di strutto affumicato e lardo di maiale. È popolare per il suo gusto e aroma decisamente affumicato
RECEPT: 2,5 kg vepřová kýta (maiale, coscia) 1 kg vepřová plec (maiale, spalla) 6,7 kg vepřového boku bez kůže (maiale, lpezzo laterale, anca, senza pelle)
246 g pragandy (sale veloce aromatizzato,per fermentazioni del salumiere





30 g pepře pepe
10 g sladká paprika, paprika dolce 5 g česneku, aglio 10 g cukr moučka zucchero a velo
macinare la carne, impastare, lasciar riposare, affumicare a freddo, 18 gradi per due ore

martedì 1 novembre 2022

dilettantismo di un boomer anni '70

 Ricordando tutto quello che fa parte del miei trascorsi, come li ho ricordati fino ad adesso, non esce fuori lo spirito che mi rappresenta, l'immagine è falisificata, semplificata, sembra che tutto sia andato in modo piacevole, soddisfacente, ma non è così. Rileggendo episodi degli anni di Torino, sembra che ho fatto mille esperienze. La mia fortuna è stata quella di essere stato coinvolto, aggregato a partecipare a quelle esperienze, ma non le ho create, volute, realizzate. Se non ci fossi andato, non sarebbe cambiato nulla, chi le faceva le avrebbe realizzate lo stesso.

Sono sempre stato maldestro, imbranato, non professionale. Nelle gags comiche portate in giro con i gemelli,  la schiuma da barba riuscivo a farla andare negli occhi, con fastidio tale da interrompere la scena. Nelle scene teatrali con Renato, rovinavo tutto per una debolezza fisica, mi mancava la forza nelle gambe; se dovevo suonare una musica, la facevo fuori ritmo, senza melodia; se volevo improvvisare una battuta, me ne uscivo con una esclamazione che aveva un accento dialettale (meglio sarebbe stato usare una lingua straniera, come il cecoslovacco). Del mese trascorso a lavorare nel centro estivo di Nichelino, tutti hanno dato il meglio di sè, tranne io. Anche i ragazzi hanno lavorato meglio e di più, anzi hanno creato battute di spirito, improvvisando.

Una sera, ina osteria vicino a via Nizza, via Ormea, al tavolo vicino al nostro un magnaccia rimproverava verbalmente la sua protetta, io mi sono intromesso, lui ha cacciato la pistola, ed ha schiacciato il grilletto; sono qui a raccontarlo perchè il colpo non è partito. 

In visita a Renato, a Roma, nel 1988, mi ha portato negli studi RAI dove stavano registrando "DOC", e mi ha presentato Renzo Arbore. Ad Arbore ho lasciato una bottiglia di vino Lacrima, imbottigliata da mio suocero; parlandogli del Salento, gli ho raccontato di un locale a Maglie, il Pub, dove era possibile suonare il pianoforte e partecipare alle jam sessions. C'è chi usa dire le parole inglesi come si leggono, ad esempio club, alla francese, suona bene: quella volta dalla mia bocca uscì la dizione alla francese, invece di pab, dissi proprio pub.

Tra gli episodi dei miei 16 anni, c'erano le gite di scuola in montagna, una volta alla settimana, alla scuola di sci. Nell'autobus, si cantava, da De Andrè alle canzoni popolari, e mi univo ai cori, sgolandomi  come se stessi in una gara di canto (gli sci di fattura cecoslovacca, portati in Italia durante un viaggio di famiglia, gli attacchi antediluviani, con la vite da avvitare, non a scatto come oggi, i pantaloni da sci di mia sorella).

Quando suonavo la chitarra (o mi esercitavo al pianoforte, sulle canzoni dei cantautori, con gli spartiti acquistati) non mantenevo mai il giusto ritmo, mi perdevo le battute, seguendo la melodia, ma senza struttura. 

Dei seminari di teatro, le sessioni di gruppo erano esaltanti, il correre a piedi nudi, salutare il sole:  ma le poche volte che sono capitato in uno scatto fotografico, quello che si percepisce guardando le mie espressioni è sofferenza, sforzo, non gioia.

Memorabili sono state le partecipazioni ad eventi di veri professionisti, come a Montescaglioso, l'atmosfera magica nel chiostro medievale. Renato portava la regia di un gruppo romano, non ricordo la trama, era tutto ben orchestrato, i tempi giusti, le battute, e dopo lo spettacolo, una cena improvvisata a base di frise e pomodoro, ed un lucano del luogo ci offrì un bicchiere di vino, ottimo. Tra il gruppo c'era anche Nicoletta, l'attrice che aveva lavorato con Renato ad "Indietro tutta", una delle due vallette principali. Tornammo a Novoli che era notte fonda, Renato alla guida della Ford Taunus, insieme a Nicoletta ed al suo compagno, ed ospitammo loro tre alla bene meglio, chi sul materasso e chi a terra.

Ricordo con nostalgia gli oggetti e le prime esperienze all'aperto

Della casa dei nonni, e degli usi e costumi, dei pantaloncini estivi, simili ai nostri costumi da bagno, ma senza retino interno: stavo attento a non aprire le gambe per non dare spettacoli indecorosi; i pantaloni da tuta, sia invernali che leggeri, di panno, di solito neri, teplaky, che si indossavano sia in casa che all'aperto.

Ricordo le prime uscite notturne, sotto le stelle; a Trieste sul Carso, zona Padriciano, chiedemmo ospitalità in una parrocchia, ripiegammo sul dormire in auto, guardammo le stelle cadenti a San Lorenzo, con la mamma e le sorelle. Un anno dopo, andammo nel parco del Gran Paradiso, sempre dormendo in auto, c'era anche mio cugino Jara, vicino ad un ruscello, la mattina presto abbiamo visto il sole sorgere e ci siamo riscaldati. Sulla collina torinese, con mia madre, a cercar funghi e aria fresca;  una gita in auto con mia madre verso Torre Pellice, con foto sulla punta di una roccia, i capelli al vento: sono stato iniziato a queste uscite ed a capire che anche mia madre aveva bisogno di spazi aperti, lontano dalla città.

Ricordo con piacere le atmosfere dei gruppi con cui ho lavorato, e gli oggetti di quegli anni '70, i modi di fare e di vestire, i gusti, gli oggetti amuleto

Ciondoli di cuoio o in filo di lana, con appesa una pallina blu persia, di ceramica, molto più bella di una biglia di vetro pieno, come si usavano negli anni '70, con i colori in spirali continue

una borsa a tracolla di lana peruviana, ipercolorata di blu, rosso, bianco (una gag dei gemelli, per dileggiare Renato che prendeva e partiva per le sue destinazioni di teatro, era quella di caricarsi a parodia un ferro da stiro a mo' di borsa, sulla spalla), 

una borsa da mare di paglia, dalla bocca larga e lunga, per i souvenir  acquistati nei viaggi

un cilindro nero, non rigido, ma con i lati di stoffa, che rientravano nei bordi della tesa, appiattendosi. 

pantaloni di stoffa dai colori sgargianti, cuciti a mano, con i laccetti alle caviglie, per tenere e anche per dare vaporosità, leggerezza, movimento, al cavallo ed ai gambali,

ciabatte cinesi, dalla suola di tela, buone per stare a casa o per fare esercizi di Tai chi,

 a terra, sul tappetino, sedute di massaggio alla schiena, a far scrocchiare le vertebre 

una custodia di violino, che non suonavo, ma che faceva da borsa, dava importanza

i giardini del Valentino, luogo di eventi, incontri e spettacoli di mimo

i concerti al palasport e nei parchi (Don Cherry, parco Rignon) 

fare capriole, salti ribaltate sulle mani, esercizi a due o a tre persone, di acrobatica

un albero carico di cachi alla Madonna del Pilone, in inverno, uno di albicocche, a luglio, in un cortile di corso Tortona/angolo corso Belgio (gustose), tra lo sferragliare dei tram rientranti al deposito (dall'alba a mezzanotte)



giovedì 4 agosto 2022

Cambiamenti in Puglia (al modo di Mario Desiati e miei)

 Ho letto il libro "Spatriati", di Desiati, conterraneo di Martina Franca, che aveva iniziato a trattare il tema della fuga dal Sud nel libro "Foto di classe: u vagnone (uagnon) se n'è sciuto" (se n'asciot, se ne è andato).

"Ci eravamo rivisti dopo oltre dieci anni. Girava una foto di classe che alla fine della serata mi ritrovai in mano. Scorrevo i visi. Di quei venti ragazzi, erano rimasti sotto l'Ofanto soltanto in quattro. Decisi che avrei dovuto ricercarli tutti". "Qualcuno ha detto che la cosa che più gli manca nella nuova vita da fuorisede è un albero d'arancia del giardino. Non che manchino i giardini nelle grandi città italiane, ma a chi mi faceva notare come in piena Roma ci siano aranceti carichi di gemme rosse, portai una busta di arance raccolte a due passi da via Veneto. ... In quelle arance vuote ci sono le ragioni più intime del libro." (dal sito IBS)

 

In "Spatriati", tratta del tema di una generazione di quarantenni in perenne fuga dalla famiglia e dal sud, fuga che porta a non sentirsi a casa nel paese dove si abita,  ma tratta anche della riscossa di due donne, la madre del protagonista Francesco, e l'altra,  amica del cuore di Francesco, Claudia, che impareranno a conoscersi dopo la morte del padre di Claudia, che era anche l'amante della madre di Francesco. Invece di rimanere vincolate alla terra, alla masseria, finiranno per partire e  godersi la vita viaggiando.  Non parlo dello stile di Desiati, che è maestro di letteratura, ed emulo di autori quali Pier Vittorio Tondelli, e sa gestire bene i tempi (narrativi, e musicali) del romanzo.

Desiati racconta l'arrancata ripresa economica della Puglia, partendo dagli anni della giunta Vendola, e del boom economico delle proprietà terriere in vendita ai nuovi ricchi, il Salento come nuova frontiera dei giovani, e degli stranieri amanti della vita agricola in masseria, attenti alle nuove economie agroalimentari, il vino  e l'olio di qualità.

Io ho vissuto, da imprenditore gli anni dal 2004 al 2020, con un primo finanziamento regionale per la cooperazione tra aziende e università, il PRAI: nel 2004, il Distretto alimentare di Foggia progettava la stesura e il coordinamento di varie attività, e a fronte di un finanziamento massimo di 100 mila euro, le aziende dovevano rendicontare spese per 150 mila euro. Il ragionamento errato di fondo del Distretto era che avrebbero consumato tutte le risorse in cash gli enti, e noi ci arrampicammo sugli specchi per tagliare molti di quei costi. Alla fine del progetto, arrivai in Regione con il libro delle fatture, vidimato con bollo del PRAI, a rendicontare e giustificare le spese. Per fortuna avevamo a disposizione fondi europei. Alla fine, il mio coinvolgimento rimase attivo fino al 2007. Oggi la Biotecgen è andata in liquidazione, e si manteneva o meglio arrancava sulla base di piccole commesse da progetto. Finiti i fondi, iniziata l'era Covid, il laboratorio inattivo, ha lasciato tutto l'equipaggiamento al laboratorio di Fisiologia del DiSTeBA, dove era ospitato.

Dal 2008 ho vissuto molti mesi in quel di Castrignano/S. Maria di Leuca, per via della ristrutturata proprietà di mio cognato. A fare da custode, potatore, uomo di fatica e gran narratore era Andrea, originario di Tiggiano, località che ospita l'attrice Helen Mirren, e della festa tradizionale della carota viola, la pastinaca, che si festeggia il 18 gennaio per San Ippazio. Andrea si occupava di diverse case alloggio e bed e breakfast, per conto di personaggi del luogo, Bisanti, Storelli, che in estate arrivavano a riempirsi fino all'inverosimile di ragazzi, che intasavano i bagni, e che Andrea doveva rimettere a posto.

Desiati è convincente nel presentare la nuova generazione di scrittori/scrittrici e poeti/poetesse, come Biagia Marniti, Claudia Ruggeri, affiancata dalla generazione precedente (Rina Durante): di questi non conoscevo Raffaele Carrieri (io sono quello/che sbaglia tutto./Il verme, il frutto./Sbaglio l'amore,/sbaglio nel largo/e nello stretto,/sbaglio a morire/dove non sono...), ma tace su altri che meriterebbero di essere inclusi, come  Luisa Ruggio (Ti porto sempre nel cuore. E poi dicono a te che te ne vai. Da: Un poco di grazia) e Livio Romano (A pelo d'acqua, Per Troppa luce, Diario elementare, Il mare perchè corre, Mistandivò).

Nel libro "Spatriati", "...a Claudia la provincia sta stretta, fugge appena può, Londra, Milano, Berlino, capitale europea della trasgressione; Francesco resta a Martina Franca e scava dentro di sé. Diventano adulti insieme, in un gioco simbiotico di allontanamento e rincorsa, in cui finiscono sempre per ritrovarsi. Desiati mette in scena le mille complessità di una generazione irregolare, fluida, sradicata: la sua. Quella di chi oggi ha quarant'anni e non ha avuto paura di cercare lontano da casa il proprio posto nel mondo, di chi si è sentito davvero un cittadino d'Europa. Con una scrittura poetica ma urticante, capace di grande tenerezza, racconta le mille forme che può assumere il desiderio quando viene lasciato libero di manifestarsi. Senza timore di toccare le corde del romanticismo, senza pudore nell'indagare i dettagli piú ruvidi dell'istinto e dei corpi, interroga il sesso e lo rivela per quello che è: una delle tante posture inventate dagli esseri umani per cercare di essere felici...." (Dal sito IBS)

La mia capitale megalopoli non è stata nè Milano nè Berlino, ma Tokyo, città che non conosce orari di chiusura (dai convenience store H24 alle discoteche aperte fino alle 6.00) ed in cui ho vissuto con continuità diversi sabato e domeniche, senza sosta, riposando in auto o tirando a fare matina. Arrivato in discoteca a Roppongi, ho ballato fino alla mattina, salvato una sconosciuta Noriko aggredita fisicamente da un marine nero, proteggendola e dicendo che era la mia compagna di ballo, chiacchierato con altri stranieri (tra gaijin ci si comprende), poi, uscito alla luce del giorno, sono andato a Hiroo, tra parchi verdi e chiese evangeliche, c'è stato un ricambio tra abitanti del giorno e quelli della notte, gruppi religiosi e uomini soli a passeggio, una domenica senza soste. La destinazione Roppongi era comoda, parcheggio dell'auto lungo il cimitero di Aoyama, una serie di negozi di dischi, libri e di cinema, che permetteva una serata varia, e dopo un sonnellino in auto, una nuova giornata all'esplorazione della città. In seguito, quando ho avuto la compagnia di Misao, le nostre giornate erano mezze giornate, a volte trascorse a Nakano, tra piccoli condominii e il verde della periferia, altre volte a Ebisu, per un film, oppure a Omotesando, noi due oppure in compagnia della figlia, studentessa di un college inglese, che mi ha fatto conoscere gli Oasis; una passeggiata si concluse in una libreria-caffè, vicino a Oriental bazaar, a chiacchierare di palestre con una cantante d'opera dai capelli crespi, di origine nippo-americana di colore. Misao mi incontrava a casa a Nakano, condivisa con il suo ex marito, Adam, che ora aveva una amante diciottenne; Misao mi ospitava per la notte del sabato, e cucinava nel cuociriso improvvisati piatti di paella, accompagnati con vino spagnolo Rioja, ricordo dei suoi trascorsi in Spagna. Una sua cartolina di auguri natalizi riportava buon anno in varie lingue, tra cui Zorionak!.

Un aspetto della vita moderna che rende meno pesante il vivere al sud, da qualche decennio, è il superamento dell'isolamento mediante internet, perchè prima si comunicava tramite skype, per sentirsi e condivividere, oggi tramite i blog, le videocamere google che ci collegano ad ogni località, le dirette FB,  instagram, youtube ed altri social networks, si è abitanti del mondo.

Nella narrazione del libro Spatriati, si passa agilmente dai termini tedeschi (nomi di posti, definizioni di stati d'animo come Ruinen luste, shonsucht) all'italiano corrispondente, al dialetto martinese (malenvirne, sciulisciato, sciecusciata (e a Lecce scuscietato), scapuleta, spatriet), con una ricerca glottologica che mi ricorda i libri di Luigi Meneghello italianista spatriato a Londra.

Mentre nel libro di Desiati le vicende arrivano a questo periodo di boom economico e sviluppo, non trattano gli anni più recenti, 2015-2020, che a livello locale sono emblematicamente rappresentati da Leonardo e la costruzione dell'Aerobus a Manduria, dall'ex-ILVA sempre in bilico tra rilancio e crisi, dalla meccatronica barese e le aziende biomedicali abbinate all'intelligenza artificiale, e soprattutto dal settore agroalimentare.

alcune aziende del Salento della innovazione di prodotti alimentari in campo nutraceutico


1) Associazione Nerò
PIATTO UNICO NERO’
(con farina di segale, farina di grano saragolla e farina di ceci. 
Piatto di pasta prelibato, dal sapore unico di un tempo, della pasta fatta in casa, quella della nonna o della mamma. È stato pensato per tutti, dai bambini che non mangiano legumi agli adulti che per motivi di tempo e salute, non possono mangiarli. Piatto unico è un "piatto" di legumi dal sapore di pasta "unico", perché con un semplice condimento, completiamo il nostro pasto a 360°. Consigliato con un condimento di verdure, con ogni tipo di sughi e in abbinamento con il pesce. Contiene glutine, è ricco di fibre e di proteine. Disponibile in 3 diversi formati: tubetti, rigatoni rigati e penne rigate
nuova creatura culinaria...  i MACCHERONCINI "PIATTO UNICO" DI PISELLO NANO DI ZOLLINO. L’identità di questo piatto è senza dubbio riconducibile al territorio Salentino ed in particolare alla terra madre di Zollino. È una ricchezza aggiunta alla cultura agricola, culinaria e imprenditoriale del nostro territorio e sancisce il giusto legame tra presente e passato. Ha un valore aggiunto dato dalla quantità limitata del Pisello Nano di Zollino, per questo pochi quintali a disposizione e poi attendiamo la nuova stagione. Non la considerate semplicemente pasta se non per il formato, dal sapore agli ingredienti è un altro mondo.
ASSOCIAZIONE NERÒ (cliccate sul link) Via A. Pellegrino, 59, 73010 Zollino LE, 

2) Mulino Maggio, Poggiardo.  FARINE DI ELEVATA QUALITÀ E DAL SAPORE UNICO.  Grano Tenero Maiorca povero in glutine (6%), grano duro Russarda, grano duro Capinera, grano tenero Carosella

Farina di Grano duro del Salento (tipo 0)
Farina di Grano Duro Senatore Cappelli (Tipo 0)
Farina Integrale di Grano Duro macinata a pietra
Farina Integrale d’Orzo macinata a pietra
Farina Integrale di Grano Tenero Maiorca macinata a pietra
Farina Integrale di Farro macinata a pietra
Farina Integrale di Ceci
Germe di Grano Duro
Crusca Superiore di Grano Duro Senatore Cappelli
Farina integrale di Riso macinata a pietra

3) Francesco Cantoro 
produttore di cuscus a base di frisa, con ingredienti nutraceutici (1) con Curcuma; 2) nuove formulazioni innovative)
Friscus Petramarè a Ruffano. Friscous è un alimento innovativo che unisce la tradizione salentina con quella di molte aree del Mediterraneo, partendo dalla tradizionale frisella di grano duro, arricchita in aromi e spezie, e un approccio che ricorda il cous cous

4) Danilo Romano, Offishina, via Armellini 64, Matino. Producono insaccati di pesce, contenenti mosto d'uva concentrato come conservante, stagionati come salumi.

5) Mandorle e Miele, Corso XX settembre 167 Casarano, pasticceria per celiaci
Agnese Cimino 

6) La cuoca itinerante salentina, Alessandra Ferramosca, catering di cucina 
tradizione ed innovativa, che partecipa al Mercatino del gusto di Maglie
✔️Bruschetta con pomodorini freschi agrodolci burrata di Noci e capocollo di Martina Franca
✔️zampina, bombette e turcineddrhi
✔️ Meloncella rucola
✔️Cipolle al vino rosso
✔️Patatine fresche fritte
✔️Tette delle monache

molti di questi produttori si sono ritrovati alla tavola rotonda della Fiera di S. Vito, ad Ortelle, e del maiale con disciplinare OrVU (Ortelle, Vitigliano e Uggiano) per parlare di agroalimentare ed innovazione.


lunedì 1 agosto 2022

Staccarsi temporaneamente dai social networks. Modalità aereo

La messa in "modalità aereo" è collegata alla necessità di una pausa dopo l'uso prolungato del cellulare, quando è prevista o necessaria una pausa dalle telefonate, anche se i messaggi possono arrivare. Siamo diventati performanti, multitasking, e a volte invadenti. Questo racconto è un esempio delle conseguenze di un uso eccessivo del cellulare. 

Avevo dato appuntamento ad una collega carina nel centro di Lecce, che svolgeva una ricerca industriale, sostenuta con fondi della regione, e collegata ad una azienda alimentare di Tuglie. Il pomeriggio era mite,  mentre in centro cominciava il viavai della gente. Ci incontriamo vicino al castello Carlo V, ci salutiamo calorosamente e noto come stia bene coi capelli sciolti ed il vestito dai colori vivaci. Incontriamo pure una mia amica di lunga data, Gabriella, che non vedevo da parecchio tempo, e mi saluta con sguardo complice, come per dire: ah, il traditore!

Mentre ci accomodiamo nel dehor del caffè all'aperto, pregustando di ordinare da bere, arrivanono una dopo l'altra una serie di telefonate, da parte della sorella, di amiche, e della madre. Sì, tutto bene, siamo usciti in città, è un bel pomeriggio, sto bene, qui, là.... Una noia galattica.

A quel punto le dico: "sai, prima di parlare del lavoro, volevo farti sapere che sono sposato!" Tanto per mettere in chiaro che non sarei mai potuto uscire per altri motivi. E che, nello specifico, bisogna di tanto in tanto rendersi liberi dalla prigionia dei social networks.


venerdì 29 luglio 2022

Il mio impegno negli anni di Trump e dei cambiamenti socioclimatici

 Dal 2015 al 2020 sono stato caporedattore /editor in chief) della rivista scientifica Challenges, gruppo MDPI.

Tra le sfide, come dice il nome del giornale, affrontate, ci sono state le campagne a favore della salute del pianeta, grazie alla affiliazione con l'organizzazione InVivo, a con l'aggiunta del nuovo editore, Susan Prescott, professoressa di pediatria a Nedlands, in Australia, e  Direttrice del ORIGINS Project, Telethon Kids Institute at Perth Children’s Hospital, Nedlands, Australia, oltre che parte del NOVA Institute for Health of People, Places and Planet,  Baltimore

A Susan va il merito del rilancio di Challenges, anche grazie a vari numeri speciali che hanno raccolto numerosi articoli, insieme al suo collega Dr. Alan Logan

Special Issue in Challenges: The Emerging Concept of Planetary Health: Connecting People, Place, Purpose and Planet
Special Issue in International Journal of Environmental Research and Public Health: Planetary Health: From Challenges to Opportunities for People, Place, Purpose and Planet
Special Issue in Challenges: Challenges: 10th Anniversary
Special Issue in International Journal of Environmental Research and Public Health: Proceedings of the 2020 inVIVO Planetary Health Annual Conference: Project Earthrise
Special Issue in Challenges: Project Earthrise: For the World We Want to Live In (including Manuscripts from the 2020 inVIVO Planetary Health Annual Conference)
Special Issue in Challenges: Project Earthrise: From Healing to Flourishing for the Health of People, Places and Planet (Celebrating the 10th Annual Conference of inVIVO Planetary Health, 2021)
Special Issue in Challenges: Planetary health: Building the Field and Growing the Movement (Including Manuscripts 2022 Planetary Health Annual Meeting and Festival)

L'associazione InVivo si batte per la salvaguardia della salute nostra e del pianeta, per il benessere delle comunità, contro i cibi confezionati ed altamente lavorati, che perdono le proprietà benefiche degli alimenti di origine (come l'etichettatura francese Nutriscore invece riuscirebbe a nascondere), e raccoglie associati da tutto il mondo tra cui microbiologi, medici, e ambientalisti

ritengo che il mio più notevole successo in questi cinque anni sia stato il riuscire a far pubblicare il lavoro

Redvers, N.; Poelina, A.; Schultz, C.; Kobei, D.M.; Githaiga, C.; Perdrisat, M.; Prince, D.; Blondin, B. Indigenous Natural and First Law in Planetary HealthChallenges 2020, 11, 29. https://doi.org/10.3390/challe11020029

 curato da Nicole Redvers, affiliata a School of Medicine & Health Sciences, University of North Dakota, 1301 N Columbia Rd Stop, Grand Forks, ed a Arctic Indigenous Wellness Foundation, Box 603, Yellowknife, NT X1A 2N5, Canada

siccome tra gli autori non è stato possibile indicare Madre Terra, c'è una riga di ringraziamento che quoto qui
We formally acknowledge Mother Earth as our senior author, with her own presence and voice.


il lavoro è libero e si può scaricare
Abstract: Indigenous Peoples associate their own laws with the laws of the natural world, which are formally known as or translated as Natural or First Law. These laws come from the Creator and the Land through our ancestral stories and therefore, they are sacred. All aspects of life and existence depend on living and following these natural First Laws. Since colonization, Indigenous Peoples’ Natural Laws have been forcibly replaced by modern-day laws that do not take into account the sacred relationship between the Earth and all of her inhabitants. The force of societies who live outside of Natural Law has ensured the modern-day consequences of not living in balance with nature. Pandemics and global environmental change, including climate change, are all consequences of not following the Natural Laws that are encapsulated by the interconnected nature of the universe. Here we discuss Natural Law from an Indigenous paradigm and worldview which carries implications for planetary health and wider environmental movements around the globe.

La Dr.ssa Redvers ha pubblicato altri lavori su questi temi, tra cui
Redvers, N. The Value of Global Indigenous Knowledge in Planetary Health. Challenges 20189, 30. https://doi.org/10.3390/challe9020030

I contenuti delle presentazioni del meeting InVivo del 2021 sono visibili sul sito, previa registrazione qui 

in chiusura del post, aggiungo qui la lettera di commiato che mi ha scritto Susan

    Il 2020-12-14 18:57 Susan Prescott ha scritto:
     Thanks Palmiro,
    
 I am just catching up with everything after what has been an amazing conference. I hope that you might have a chance to enjoy some of the sessions, which are still live (you can use the code inVIVO2020 to see it for free) - I think it will warm your heart!
 For some time I have been meaning to thank you for your great leadership of the journal, for your support and the opportunities you have given me personally, and the inVIVO community.
I feel very good about the future of Challenges. Actually, in the current climate, with the imperative for breaking down knowledge siloes and building truly broad based integrative perspectives, journals like Challenges are ideally placed. So, in answer to your question, I think that this creates enormous opportunities for the  journal in the future… There is huge and growing demand for change, novel perspectives, creativity and challenging old paradigms and restrictive systems thinking. In many ways it is the PERFECT environment for Challenges and inVIVO  to flourish. Especially as our efforts span all sectors and are very flexible and open minded in our approach. It could not be better!
The inVIVO conference underscored this even more. In my follow-up emails I will be reminding people again of the unique opportunities that the Challenges journal provides!
 So...I am very excited about the future. Yes, things are chaotic at the moment, but I also feel that it has unmasked many things that have been wrong with the world, opened new conversations and new awareness, and edged us closer to a tipping point for a more positive frame shift on many levels. The Trump vs Biden situation (as you asked) are really a symptom of the toxic post-truth environment...

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