giovedì 18 novembre 2010

appunti di viaggio

Fine settimana trascorso a Parma, tra la via Emilia e l'Est...
Sono andato a trovare mia madre, per il suo 85esimo compleanno. Un pò in colpa, dopo più di un anno che non la vedevo, stare con lei è fare un excursus su tutta la razza, da Roudnice a Dobrin a Teplice, si ripercorrono tante facce, storie, ricordi.
Una visita anche alla zia, 87 anni portati bene, mi ha offerto un liquore fatto in casa con il frutto del prugnolo selvatico, il Bargnolino. Si macera il acool, poi si aggiunge un uguale volume di vino bianco. Mi chiede com'è: colore stupendo, pastoso, rosso granato-violaceo, un pò troppo carico di chiodi di garofano, ma buono. Ho aggiunto acqua, troppo alcolico per me. Domenica ha organizzato il pranzo, bollito misto con gallina ripiena (spuma di bianco d'uovo, rosso montato, parmigiano, consistenza di sufflè) lingua di maiale, guanciale e polpa di vitello, due salse per condire (verde e rossa) e mostarda piccante di Cremona.
Sono arrivato in stazione centrale che è tutta in rifacimento: già era un casermone impersonale dopo il taglio del cedro centenario, alla fine degli anni '90, che aveva una larghezza di 30 metri. Adesso avrà una nuova facciata, non più mattoni ma vetrocemento, plastica, la sala d'aspetto funzionante anche di sera, dicono che di notte sgombrino tanti senzatetto, rumeni, tunisini.
La TEP è in crisi, bilanci in rosso, ma di autobus per Colorno ce ne sono di meno, ho aspettato un'oretta, finalmente arrivo a destinazione che è l'una. Quando sono arrivato, era già a tavola. "Sai, devo fare l'insulina ad orario, e dopo mezz'ora devo mangiare...". Minestra di verdure e funghi, e per secondo pizza casereccia.
Il vino emiliano è frizzante, vivace, non è solo lambrusco, c'è anche bonarda, gutturnio. Quello da mia madre è travasato in bottiglie antiche, verdescuro, col tappo di sughero, quando le apri il vino spumeggia mentre viene versato.
Poco a poco ci siamo sbloccati, io a risolvere tanti piccoli  lavoretti, una medicazione, un orologio che non cammina, la TV, lei più racconta e meno è lontana, quasi non sembra che siamo stati così distanti.
La studio, assorbo il suo viso, che si è fatto meno deciso, più morbido, abbandonato, assomiglia al viso della razza nostra, ricorda quello della  Bianca e della nonna.


Domenica sera, vuole scendere per accompagnarmi per un pezzo, si affatica a camminare, per forza, non vuole curarsi il cuore. Ci siamo salutati, le ho detto "sai, ti ho lasciato dei soldi sul comò, casomai ti servissero",  l'unico modo perchè li accetti, e non le pesi quel gesto.

1 commento:

Neve* ha detto...

Belli questi appunti Zavorka, questi ritorni a casa commuovono.

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