Se i giovani sapessero, e i vecchi potessero... Quante cose ci passano davanti scorrendo come rivoli senza che ci facciamo un pensiero sopra. Da bambino, ho abitato a Torino in due vie di periferia, via Belfiore in zona Valentino, e via Spalato, in zona Fiat materiale ferroviario.
io a destra, sopra di me mia sorella Bianca, gli amici del cortile, da via Raffaello.Belfiore ricorda i moti rivoluzionari per l'indipendenza del lombardo-veneto, ma si studiano al liceo, quindi il nome della via mi è rimasto anonimo a lungo
Spalato/Split è stata una delle città bilingui, nell'Istria, come Zara ceduta alla fine della seconda guerra mondiale, con l'esodo degli abitanti di lingua italiana, tra cui Laura Antonelli, che militava negli anni '60-70 in Democrazia proletaria, esuli che soggiornarono per poco o per molto nei campi profughi di Padriciano e di Gaeta. Pidocchi, cibo scadente, filo spinato.... sempre in quei luoghi, furono concentrati gli esuli/profughi cecoslovacchi negli anni 66'-69'. Per me, una via che conduceva alle scuole medie, passando per prati e campi per giocare a pallone, e dopo i bar con i flipper, per raggiungere borgo San Paolo, piazza Robilant, la chiesa con l'oratorio....
Essere figlio di operai FIAT aveva i suoi pro ma anche i suoi contro. C'erano le colonie estive, un anno a Salice D'Ulzio ed un anno al mare, Igea Marina, un mese con bambini uguali a noi con cui passare le giornate ed i giochi, condividere pane e cioccolata, pranzi e cene frugali, pasta, frittata di zucchine, serate in cortile o davanti ad un cinema col telone bianco. A Natale, la distribuzione di giocattoli all'Expo, assegnazione di trenini, piste automobilistiche, e aeroplani da parte di hostess e giovani che si guadagnavano un extra per conto della FIAT.
Tra i contro, andare al liceo tra compagni benestanti, con cui parlavo poco, e fingere che tutto vada bene anche se c'è stato un licenziamento per mio padre, a casa aria drammatica, ma la vita va avanti.
Un mio compagno di classe (vedi post precedente), Rocco, giornalista attivo sui social, scrive spesso di ricette, di locali, e di episodi delle sue estati o del liceo. Nel '69 era in campeggio a Riomaggiore, con il gruppo Abele, e ricorda con nostalgia la focaccia genovese, bianca, con olio EVO e grani di sale grosso (anche nella mia quarta ginnasio in via Bligny la fugassa comprata in panetteria mi faceva da merenda per ricreazione). Queste serate estive al mare si concludevano verso le due di notte.
A me queste serate a far tardi fanno pensare a Martina liceale, oggi sistemata in un albergo in Nuova Zelanda, al tempo dei miei soggiorni a Castrignano del Capo, 2013-15, lavorava le sue estati come cameriera, e tutti i giovani che prestavano servizio nei locali estivi si ritrovavano verso le tre di notte, a chiacchierare e socializzare dopo una dura giornata di lavoro.
Per la focaccia genovese, ecco alcune informazioni su come si prepara a casa, dagli ingredienti alla salamoia, all'occhiatura.....Per me, le uscite serali hanno avuto inizio con il conseguimento della patente, e solo per eventi eccezionali, le cene di classe, e qualche spettacolo di jazz. La libertà è venuta con la maturità, l'iscrizione a medicina, e una benevola concessione dell'uso dell'auto di mia sorella. Ma ci si trovava in centro, alla Gran Madre, raggiungibile in tram, e per i rientri bastava un passaggio in centro. Andare in tram verso la collina lo facevamo anche nelle prime ore del mattino, per fare la corsa e gli allenamenti del gruppo di teatro. In inverno, capitava di passare da una pioggerella fine ad una nevicata a mezza quota. Nel '73, andai a fare una corsa in salita in piena estate, il giorno di ferragosto, il sudore che asciugai era eccezionale, una sauna estiva.
Per inciso, quei grani di sale grosso sopra la focaccia mi ricordano i panini in Cecosclovacchia, housky, coperti dal sale e dai semi di cumino, il prodotto alimentare di cui ho più nostalgia, insieme ai cornetti, rohliky.