venerdì 23 maggio 2008

poems and foods


Poets do not use food topics or cooking in their work

In the previous posts, examples were shown of poems in which links to foods were used to create an imagine or bringing memories back to the present.
Here, are described the poems of two writers (Montale and Neruda) and reported the critic Harold Bloom on Montale poetic world.
These posts are intended to readers of different languages and various skills. Some parts will be in english, poems in original language, and will wait for translated versions with your contributions.

Oda a la cebolla

Cebolla,
luminosa redoma,
petalo a petalo
se formò tu hermosura,
escamas de cristal te acrecentaron
y en el secreto de la tierra oscura
se redondeò tu vientre de rocìo.
Bajo la tierra
fué el milagro
y cuando apareciò
tu torpe tallo verde,
y nacieron
tus hojas como espadas en el huerto,
la tierra acumulò su poderìo
mostrando tu desnuda trasparencia,
y como en Afrodita el mar remoto
duplicò la magnolia
levantando sus senos,
la tierra
asì te hizo,
cebolla
clara como un planeta,
y destinada
a relucir,
constelaciòn constante,
redonda rosa de agua,
sobre
la mesa
de la pobres gentes.

Generosa
deshaces
tu globo de frescura
en la consumaciòn
ferviente de la olla,
y el jiròn de cristal
al calor encendido del aceite
se transforma en rizada pluma de oro.

También recordaré còmo fecunda
tu influencia el amor de la ensalada,
y parece que el cielo contribuye
dàndote fina forma de granizo
a celebrar tu claridad picada
sobre los hemisferios de un tomate.
Pero al alcance
de las manos del pueblo,
regada con eceite,
espolverada
con un poco de sal,
matas el hambre
del jornaliero en el duro camino.

Estrella de los pobres,
hada madrina
envuelta
en delicato
papel, sales del suelo,
eterna, intacta, pura
como semilla de astro,
y al cortarte
el cuchillo en la cocina
sube la ùnica làgrima
sin pena.
Nos hiciste llorar sin afligirnos.
Yo cuanto existe celebré, cebolla,
pero para mi eres
màs hermosa que un ave
de plumas cegadoras,
eres para mis ojos
globo celeste, copa de platino,
baile inmòvil
de anémona nevada

y vive la fragrancia de la tierra
en tu naturaleza cristalina.


Other poems by Pablo Neruda were published previously and can be found here

http://lamajuluta.blogspot.com/2008/03/una-invitacin-potica.html

"...tema gastronómico, la famosa Oda al caldillo de congrio de Pablo Neruda..."

following the links, in the forum by Coquinaria there is a poem to mayonnaise
http://www.coquinaria.it/forum/showthread.php?s=c288499f2e8ff1e8fcf55358b76b0538&t=63580&page=2


The writing style in Eugenio Montale is quite special, he takes opportunity from all the everyday life to develop a feeling, a motion of the deep inside, to describe his vision of the world.

Rebecca

Rebecca abbeverava i suoi cammelli
e anche se stessa. Rebecca era assetata, io famelico
ma non saremo assolti.
Non c'era molta acqua nell'uadi,
forse qualche pozzanghera
e nella mia cucina
poca legna da ardere.
O mansueta Rebecca che non ho mai incontrata!
Appena una manciata di secoli ci dividono,
un batter d'occhio per chi comprende la tua lezione.
Solo il divino è totale
nel sorso e nella briciola.
Solo la morte lo vince
se chiede l'intera porzione.


L'angelo nero

O grande angelo nero
fuligginoso riparami
sotto le tue ali,
che io possa sorradere
i pettini dei pruni, le luminarie dei forni
e inginocchiarmi
sui tizzi spenti se mai
vi resti qualche frangia
delle tue penne

O piccolo angelo buio,
non celestiale nè umano,
angelo che traspari
trascolorante difforme
e multiforme, eguale
e ineguale nel rapido lampeggio
della tua incomprensibile affabulazione

O angelo nero disvélati
ma non uccidermi col tuo fulgore
non dissipare la nebbia che ti aureola,
stàmpati nel mio pensiero
perchè non c'è occhio che resista ai fari,
angelo di carbone che ti ripari
dentro allo scialle della caldarrostaia

Grande angelo d'ebano,
angelo fosco
o bianco, stanco d'errare,
se ti prendessi un'ala e la sentissi
scricchiolare
non potrei riconoscerti come faccio
nel sonno, nella veglia, nel mattino,
perchè tra il vero e il falso non una cruna
può trattenere il bipede o il cammello
e il bruciaticcio, il grumo
che resta nei polpastrelli
è meno dello spolvero
dell'ultima tua piuma, grande angelo
di cenere e di fumo, mini angelo
spazzacamino.


From: Poesia, 4/1993, n. 61.
Interview to Harold Bloom, on the book "Ruin the sacred thuths" and the function of truth and authority of the writing act.

Lei afferma che non nella poesia e nei poeti il Novecento trova un luogo e un discorso 'forti', nè trova esempi di autorità spirituale e letteraria, ma nella scrittura e nel pensiero critico di Freud, e nelle opere di Kafka e Beckett, che esplorano fino alle più estreme conseguenze il tropo del "mondo sprofondato nell'oscurità" e definitamente perduto a ciò che lei chiama la "chiarezza della Legge" o la "radiazione della Torah".

Sì. Questi scrittori fanno in letteratura l'equivalente di ciò che in teologia è la teologia negativa. E in tal senso è senza dubbio Kafka l'autorità più 'forte', che ha saputo meglio esprimere il destino dell'uomo della modernità, il paradosso dell'attesa di una Legge che comunque non sarà mai rivelata.

Ma molta letteratura 'grande' del Novecento, che pure ha rinunciato alla radianza della Legge e ha accettato il tropo del mondo di oscurità, si costituisce attorno alla questione dell' "oggetto";
molta poesia 'grande' se non proprio 'forte' cerca oggetti, o resti di oggetto, da cui far ripartire il discorso e il senso.

Sta pensando a Montale, immagino.

Non solo a Montale. La poetica dell'oggetto è in fondo una delle risposte distintive della modernità e riunisce attorno a sè esperienze anche molto diverse......

Sono sicuro che una lettura ravvicinata delle poesie di ... Montale e Ungaretti, mostrerebbe chiaramente che l'integrità dell'oggetto è sempre profondamente minata da un'ombra, che è la sensibiltà individuale del poeta, il quale acquista autorità poetica attraverso la negazione.


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