venerdì 21 aprile 2023

Raccolte a punti e premi grandi marche

All'inizio furono le figurine. Negli anni 1936-37 quelle della Perugina, insieme ai prodotti Buitoni ed alle sigarette "Fano", "Zara" e "Principe di Piemonte" delle Manifature Tabacchi Orientali di Zara. L'introvabile Feroce Saladino valeva 25 punti ed era necessario per completare gli album.

Gli album davano accesso al concorso per vincere una FIAT 500 Topolino oltre a vari premi (un libro illustrato ispirato alla trasmissione; confezioni di pasta assortita; scatole di cacao, mandorle, cioccolatini o caramelle).  In quegli anni vigevano le sanzioni economiche che la comunità internazionale applicava per la guerra in Etiopia.  Nel marzo del '37 il Ministero delle Corporazioni  promulgò un’apposita legge per imporre la produzione di figurine in uguale numero, per evitare la corsa a quelle introvabili (la bella Sulamita; il cagnolino pechinese; Madame Butterfly; il leone della Goldwin). La febbre delle figurine colpì tutto il paese, al punto da produrre “borsini, stamperie illegali e circoli di scambisti. A Roma un orefice accettava album completi come pagamento, a Nettuno i biglietti potevano essere barattati con le figurine". La Barilla, sempre nel 1937, lanciò il “Concorso Bonaventura”. Per partecipare bisognava completare l’album con 50 esemplari diversi, stampati e messi in circolazione negli stessi quantitativi, come espresso a chiare lettere nel regolamento. Un valore aggiunto ribadito, sulla copertina dell’album, dalla scritta sul cartello in bocca al cane del signor Bonaventura: «nessuna figurina rara». Il Minculpop si occupò della trasmissione del radiosceneggiato: I quattro moschettieri, che richiamava al libro di Dumas ed alla cultura francese, a cui la raccolta era abbinata al Feroce Saladino della Perugina. Il 10 novembre 1937 il Ministero decretò la fine di tutti i concorsi basati sulla raccolta di figurine. Paola Basile "Il museo della figurina. Dagli antecedenti alla figurina moderna" in collaborazione con Thelma Gramolelli, Modena, Panini, 2014, p. 75).

Negli anni '60 ritornarono in auge le raccolte di figurine, come quelle della ditta Panini di Modena, con figurine dello sport, della natura e di animali. In terza media (1966) ero spesso dal giornalaio, a cercare qualche bustina per completare l'album sulla natura. I ragazzi se le giocavano tirando contro il muro una pietra piatta, vinceva chi ne faceva girare di più.

Un'altra collezione era quella delle raccolte a punti, passavamo i pomeriggi a ritagliare con le forbici ed incollare i punti sull'album delle varie aziende (ricordo che andavo a casa di un compagno di classe, Bertoldi, nel 1965-66). Le raccolte a punti continuano ancora oggigiorno, sia per prodotti della stessa linea, che per i supermercati.

Ma la collezione che mi dava più soddisfazione era quella di francobolli, scambiate con gli amici o ricevuti dal frate a scuola, nel doposcuola, o compravo le bustine della Bolaffi di quelli usati, o qualche prima stampa, come quella sui 50 anni della liberazione, sull'anniversario della resistenza, nel 1995, bellissimi. Ci fu un periodo in cui ricevevo le nuove uscite con timbro da mia nonna, in Repubblica Ceca, ed ho ereditato dallo zio Doskocil, morto in un incidente d'auto nel '66, una bella collezione di francobolli europei, ne ero felice. La storia della Comunità Europea per mezzo delle emissioni di francobolli del XX secolo.

A parte queste attività prolungate nel corso dell'anno, c'era l'attesa della apertura di prodotti per la casa, scatole di Tide e di detersivo in cui trovavo soldatini di plastica verde, nella posizione di marines appostati a terra a sparare, o in formazione di marcia, e che segnarono un periodo di disegni di carri armati ed aerei da guerra. 

Stessi argomenti che cercavo nei fumetti "Intrepido" ed "Il monello", che per fortuna  alternavano storie di guerra con altre meno cruente, di cowboys, astronavi, principi indiani, e personaggi scanzonati. In quei primi anni 1963-66 non ero io a fare l'acquisto, era mia sorella maggiore, che inoltre collezionava un feuilleton/romanzo d'appendice su un maharajah, con ambientazione in India. Caratteri del romanzo d'appendice erano: pubblicazione su un mezzo di comunicazione di massa, frammentazione della vicenda in puntate con lo scopo di mantenere viva la curiosità del lettore, ripetività degli schemi narrativi, fidelizzazione del pubblico. Questi giornalini si scambiavano tra amici, e furono seguiti alla fine degli anni '60 dai fumetti monotematici, Alan Ford, Il grande Blek, Diabolik, Tex Willer, Zagor, Corto Maltese). Negli anni '70, oltre a questi fumetti, il giornale che ho comprato con interesse è stato Linus, di cui ho acquistato anche vecchi numeri sulle bancarelle di corso Siccardi: su Linus venne dato spazio ai Peanuts, agli interventi di Oreste Del Buono, che ha lanciato strisce come Braccio di Ferro, Li’l Abner, Krazy Kat. Linus ha avuto collaborazioni importanti con Stefano Benni, Beniamino Placido, Pier Vittorio Tondelli, Michele Serra.

Infine, un giornale che non è mai mancato a casa fin dagli anni '60 era La settimana enigmistica, che oltre ai cruciverba classici offriva spazio al pubblico per concorsi, tra cui Finisci il disegno, Invia una barzelletta, o quelli a puntate, Trova gli oggetti. Come premio, si vincevano oltre a biciclette o elettrodomestici, scatole di biscotti (Plasmon), almeno una volta anche io avevo vinto.


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