domenica 30 aprile 2023

Sperimentazione su animali

 Nel tempo, lo studio e la sperimentazione sugli animali si sono modificate considerevolmente, da un periodo in cui tutto era lecito, fino ad oggi, in cui i tests si fanno solo su animali modello di malattie, in cui qualche gene contiene mutazioni che danno sintomi che lo avvicinano ad una malattia umana.

La base per fare sperimentazione sugli animali è il veterinario, che coordina la gestione dello stabulario, edificio contenente camere con gabbie, atte allo scopo di custodire questi animali modello, dai topi ai ratti, ai conigli, ai maiali, fino a vasche per tritoni, axolotl, vari tipi di  rane, anfiossipesci, come zebrafish e medaka; per organismi piccoli come insetti e drosofila, bastano  cellette di contenimento. Dagli anni '90 ad oggi, molti geni sono stati studiati nei vari organismi per capire la loro funzione, e quando questi organismi sono a sviluppo rapido come nel moscerino della frutta, occorre un buon biologo molecolare, una conta della mortalità e delle alterazioni molecolari mediante uno studio istologico sulle sezioni di tessuto, per fare una buona pubblicazione. Invece, per lo studio di espressione, si è ricorsi all'inserimento di un gene negli oociti di Xenopus, dall'RNA viene prodotta la proteina che induce modifiche negli oociti, a seconda della sua funzione, interagendo con le proteine dell'oocita.

In Giappone, gli animali per la sperimentazione sono considerati ed onorati. Vengono svolte cerimonie di ringraziamento con tanto di sacerdoti monaci officianti, perchè vengono sacrificati o sottoposti a diete od a regimi di sonno veglia artificiali. I ricercatori svolgono turni tra di loro per la manutenzione delle gabbie, in modo che gli animali abbiano tutte le cure necessarie, e l'igiene degli ambienti sia tale da non causare malattie o la diffusione delle infezioni.

Oggigiorno gli studi su animali sono sconsigliati, e soppiantati da studi su colture cellulari, o su modelli tridimensionali su chip, in cui sistemi a micropompe mimano la presenza di vasi sanguigni.

Ancora permangono delle necessità, come il dover perfezionare le abilità degli operatori, come nel caso della neurochirurgia, le esercitazioni per sezionare il cervello di ratto sono la base del training dei medici. 

Negli anni '60, ero insieme a mio padre, elettricista, il quale messe a punto l'impianto elettrico  dello stabulario dell'ospedale Molinette di Torino, con ingresso in corso Unità d'Italia: si trattava di un locale con una ventina di gabbie per cani, che erano utilizzati dagli ortopedici.

Negli anni '90, mentre ero ospite dell'edificio del biennio di medicina, a Verona, ho girato tra le stanze dello stabulario nel seminterrato, che ospitava ratti e conigli per i fisiologi, ed una stanza per gli interventi di trapianto del fegato, eseguito su cani randagi, che alla fine non sopravvivevano. Per il mio lavoro di ricerca, utilizzammo ratti sottoposti a diversi ritmi di sonno-veglia, che vennero sacrificati mediante ghigliottina, per poi campinare diverse aree del cervello per analisi molecolari. Di contro, alla Glaxo, i ratti venivano sacrificati con una tecnica ancora più rapida, con shock termico, per evitare qualsiasi modificazione dei tessuti su cui venivano testati i nuovi farmaci. Nel '91, con i medici del gruppo di trapianto delle isole pancreatiche, per la cura del diabete, utilizzavamo i ratti per l'espianto del pancreas, e per l'induzione del diabete mediante streptozotocina. L'addetto allo stabulario era spesso ubriaco e tralasciava la cura dell'igiene dei locali e dei ratti. Un giorno insieme al mio supervisore, dovemmo ripulire le gabbie di almeno 20 ratti deceduti per qualche infezione che si era propagata. Gli animali servivano anche per altri chirurghi, che esercitavano la loro manualità. Quindi svolgemmo l'ingrato compito per poter continuare il nostro lavoro ed anche quello dei colleghi.

Per i maiali, la scienza ha una attenzione particolare, sia per l'utilizzo degli organi per il trapianto, specie con animali transgenici che sono diventati compatibili con l'uomo, avendo un sistema immunitario modificato, o non esprimendo antigeni di istocompatibilità, che sono la causa del rigetto dei trapianti. 

Un grande progresso per la scienza è costituita dalle conoscenze sul gene editing mediante CRISPR/Cas, dove Cas è una nucleasi, proteina che modifica/taglia il DNA, abbinata ad una guida di oligonucleotidi che identifica una regione bersaglio da "curare", che è complementare alla guida. 

Con questa tecnica, con Nobel per la chimica nel 2020 alle scienziate Doudna e Charpentier, si possono oggi studiare tutti i geni, sia quelli che codificano proteine, sia quelli che producono RNA funzionali, e vengono studiati sia su organismi modello sia su colture cellulari, individuando alterazioni quando il gene è assente o alterato. In questo modo, si ottempera alle raccomandazioni degli organismi di controllo, che presiedono ai nulla osta per effettuare la ricerca, od il trial clinico, per evitare inutili studi su animali.



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