mercoledì 14 giugno 2023

Torino anni '60

 Ho ricordi delle esperienze di quegli anni, grazie a quello che succedeva intorno a me, nella mia famiglia, due sorelle più grandi, le loro comitive, le uscite insieme, le canzoni di De Andrè, Re Carlo tornava della guerra... Di quelle volte che le ho accompagnate, alla Sip, al grattacielo palazzone dietro al mattatoio, l'entrata ed uscita delle impiegate, uomini ad aspettarle all'uscita, anche qualche cantante, tante ragazze, chi era toscana, chi siciliana, chi piemontese, come la grande, immensa Lia Tarditi. Era una volontaria, la sera si metteva alla chat, diremmo oggi, per Telefono amico, tante chiamate di disperati, molto soli, che chiedevano conforto. La ricordo le domeniche nell'Astigiano, a trovare qualche prete sociale, di quelli che dicevano la messa all'aperto, davanti ad un tavolo con sopra l'essenziale, oppure andare alla vendemmia solo per il piacere di pranzare, dopo, al pomeriggio, con tutta la famiglia  e gli aiutanti, a Lecce lo chiamiamo il capicanale. Ha avuto molta forza, prima nel periodo 2003-2005 a sostenere le mie iniziative sulla diagnostica mediante microchips, o quando la Tim mise tutte le sessantenni che avevano fatto la storia della SIP in prepensionamento, e poi, alla fine, durante la chemio, io a sostenerla ed a darle consigli su cosa poter mangiare. C'era una bella foto di Lia con mia sorella, vestite da sera, per un ballo di quelli ufficiali, forse una serata aziendale, e poi le vacanze estive a Rimini, ancora nubile. Da sposata, con Giancarlo, non ho ricordi, se non le persone con cui si frequentavano, ma che io non conosco di persona. Ricordo bene la comitiva di mia sorella maggiore, con alcune coppie un pò scoppiate, Enrico che gestiva un negozio di dischi, e diversi scapoli, come il proprietario di un'autoscuola, che veniva con il pulmino, e li scarrozzava sulle colline, in Val di Susa, e certe domeniche ci si trovava tutti insieme nel nostro salotto, come se fosse normale avere tanti amici e condividere il pomeriggio. Qualche volta, si usciva la sera, andavamo al palazzo del ghiaccio a pattinare, c'era anche un ragazzo molto alto, oggi avrebbe fortuna, sia come sportivo sia per il gusto delle donne verso gli uomini super. Dopo, si faceva una scappata in qualche piola in collina, le osterie dove si suonava la chitarra, e si seguiva qualche canzone un pò sconcia, davanti ad una barbera stupa. 

le gite in campagna nei fine settimana, a pochi kilometri dalla città, per rilassarsi insieme

L'altra sorella, Bianca, più grande di me, era segretaria in una ditta metalmeccanica, fidanzata con un parente del padrone, e le uscite erano meno straordinarie, a trovarli a casa, in via Borgaro (ricordo un pomeriggio con altre amiche della comitiva a giocare al gioco della bottiglia, uscimmo io e una ragazza, facemmo finta di darci un bacio) o quella volta fuori, come l'estate che mi portarono al mare, a Trani, e per tornare demmo l'assalto al treno fermo a Barletta, centinaia di emigranti che prendevano lo stesso mezzo: fu un mese strano per me, che non conoscevo la vacanza al mare, sapevo solo le colonie estive, con le maestre, il sonnellino al pomeriggio, la merenda con pane e cioccolata, la cucina aziendale, frittata con le zucchine, qualche spettacolo serale, proiettavano un film, o ci riunivamo per cantare insieme. Ma c'era qualche bambina più audace, due di noi in coppia, che le sorridevamo, e due di loro ci restituivano il sorriso, e ci restava un senso di gioia, di gratitudine, forse la vita dei grandi è così, ci si piace e ci si scambia amicizia reciproca. 

Delle uscite all'estero, oltre ai nostri viaggi per tornare dai nonni, e dopo che sono morti, per trovare qualche conoscente in Repubblica Ceca, c'erano i viaggi delle agenzie turistiche, a cui mia sorella offriva il servizio di traduttrice, e che la portavano spesso oltre la cortina di ferro, occorreva ancora il visto dell'ambasciata, sul bus c'era tanto spazio nel bagagliaio, quanche volta si trasportava anche antiquariato, armature, oggetti del mercato nero,  altre volte erano viaggi per battute di caccia, al fagiano, alla lepre, anche all'orso. In quelle occasioni capitò di fare conoscenza ed amicizia con Viorika, una bella signora divorziata, rumena, che viveva a Praga, e di cui ho conosciuto la figlia, quando ci ospitò a casa sua per qualche giorno. Era brava, cucinava saporito, carne di maiale con crauti e peperoni, e sapeva raccoltare aneddoti piccanti sui cacciatori che andavano non solo per la caccia, ma anche per le amanti.

Vicino al parco del Valentino, mia madre al centro con la nonna in visita da Teplice, e la zia Magna

Delle mie estati, ce ne sono state diverse a trovare i nonni, io a 13 e 14 anni, e il cambio di ambiente, da Torino, città di solitudini profonde, a Teplice, era  incommensurabile, bastava scendere sotto casa in strada con la comitiva di ragazzini e ragazzine, alcune più grandi e mature, avevo occhi solo per loro. Giochi di guardie e ladri tra androni dei condominii e il giardino della scuola di infanzia, scavalcabile, oppure rincorrersi lungo i bordi del quadrato pieno di sabbia, la piscina per bambini, non si ci faceva male.

Avevo la testa per le attività sportive, al liceo mi inventavo partite tra classi o gruppi di amici, affittando un campo di calcio, ma più spesso scendendo ai giardinetti davanti a via San Paolo, partitelle uno contro uno o due contro due, Michelangelo il vicino con cui avevo legato, mi fece conoscere una discoteca a pochi passi da casa, che io visitai senza capire (non si entra alle 16, di pomeriggio, ci si trova una ragazza casualmente, neanche ti guarda): poi ci fu il periodo del CUS, al palazzetto il sabato quelli più grandi di me si allenavano a Basket, io mi univo a loro senza combinare molto. Sono stati gli sport che ho praticato ancora anni dopo in Giappone. Ma una fine estate mi iscrissi anche al gruppo di atletica, e partecipai a una corsa sui 400 metri, un giro dello stadio, quello di corso Unione Sovietica, con medaglia ricordo, ma il ricordo forte era delle colleghe, in campo e dopo, alla fermata del tram.

Di come fosse la vita da adulti, maturi sessualmente, l'ho immaginato dopo l'esame di maturità: il compagno di classe Sergio Caciagli mi ha portato a casa sua, monolocale in centro, l'oggetto più rappresentativo era lo stereo, c'era un letto grande, matrimoniale, aveva la fidanzata, ha trovato lavoro e ci siamo persi di vista; questa passione per la musica in stereo l'ho ritrovata nei giocatori della squadra di calcio del Matis, con cui andammo io e mia madre come accompagnatori, e traduttori, fino a Decin, e giocammo qualche partitella con la squadra locale, in albergo l'ascensore si fermava spesso, stranamente, con loro che portavano su le ragazze, ed anche i giocatori cechi non perdevano occasione di fare bisboccia con le amiche. Ricordo Ancia, e le sue compagne, ragazzine che lavoravano come cassiere o simili, e smaniavano di uscire fuori dal paese, di visitare l'Europa, di diventare grandi ed avere un bel ragazzo figo. Ho tanta nostalgia della mia adolescenza, della famiglia, sono stato bene, fortunato a poter vivere e vedere tanti paesi, tante persone in quegli anni.

Ho avuto un breve flirt, con una ragazza  più giovane, Daniela/Dana, a Decin, ci siamo conosciuti un anno, ci siamo scritti, ci siamo rivisti ancora, ma mancava una passione in comune, il fine suo era una famiglia con tanti bambini, mi regalò un libro sulla Cina, vista con gli occhi del comunismo sovietico. Devo averlo ancora da qualche parte. Da parte mia stavo studiando anatomia, le scrissi che mi piaceva Joe Cocker, She came in through the bathroom window, e David Bowie, Starman.

There's a starman waiting in the skyHe's told us not to blow it

'Cause he knows it's all worthwhile

And he told me:Let the children lose itLet the children use itLet all the children boogie

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