Roberto Cingolani, oggi Chief Technology Innovation Officer, a capo dell'azienda LEONARDO SpA, è citato da 40556 pubblicazioni, per Google Scholar ha un impac factor di 101 (ossia 101 lavori che hanno almeno 101 citazioni). In pratica, qualcosa in meno per Scopus, che dà valutazioni considerando giornali rilevanti (molte pubblicazioni non sono veramente sue, viene menzionato perchè direttore). Per paragone, Piero Carninci, direttore al Riken ed ora al Tecnopolo di Milano, ha un impact factor scholar di 122, e sono tutti lavori suoi; per esempio, su Nature ha più di undici lavori; solo nel 2003, ha pubblicato due lavori su Science, tre su Proceedings of Natl. Acad. of Sci., quattro su Genome Research, tre su DNA Research, uno su BMC Immunology, Biotechniques, Gene e FEBS Letters. Il fattore di impatto calcola il numero di riviste che hanno quel numero di citazioni: al di sotto, ci sono le pubblicazioni che hanno n-1 citazioni, al di sopra quelle con n+1 citazioni, al limite possno averne di infinite, l'indice H dice solo che l'autore è molto citato per un numero n di lavori.
Roberto Cingolani è stato ministro per la transizione economica sotto il governo Draghi. Ci ha raccomandato di consumare meno gas durante la crisi con la Russia.
Cresce a Bari, frequenta il liceo scientifico, i compagni di classe non lo notano per qualche spiccata qualità. E' stato responsabile sotto il governatore Fitto, nel 2003, della spartizione della ricerca scientifica pugliese nei tre poli, i distretti tecnologici, polo ambientale (Lecce), alimentare (Foggia) e biomedico (Bari).
Cingolani a Lecce ha diretto il centro NNL, national nanotechnology laboratory, sulla strada Lecce-Arnesano, isolato rispetto al complesso universitario di Ecotekne, anche se i due ingressi quasi si fronteggiano, con la sua fermata di autobus personalizzata, NNL è un complesso che chiude il cancello di sera, e per entrare nelle palazzine bisogna suonare o telefonare per farsi aprire. Uno dei miei dottorandi, Fabio Cimaglia, ha preso il diploma di Ph.D. discutendo una tesi con Cingolani nel 2007.
E' stato nel periodo 2011-2019 che ho iniziato a frequentare i gruppi di lavoro all'NNL, principalmente quello de prof. Giuseppe Maruccio, collaborando con una mia assegnista alla ricerca sui sensori per il DNA batterico, e facendo incontrare la collega Enza Fusco con Elisabetta Primiceri, da questo incontro partirà un progetto regionale sulla sicurezza delle carni.
Ma anche per me c'è stata una prima volta. Fui invitato dallo stesso Cingolani a incontrarli in una riunione preparatoria di un progetto con la cantina Torrevento, un grosso produttore di vini pugliesi, in qualità di responsabile scientifico di Biotecgen, piccola impresa specializzata in tecnologie a microchips e sensoristica. Non se ne fece niente, ma fu un incontro pieno di promesse e aspettative.
Gli eventi si sono evoluti rapidamente, Cingolani diventa il direttore dell'Istituto Italiano di Tecnologia a Genova, un Istituto che vuole essere l'equivalente del MIT di Boston. Cingolani si separa dalla moglie, la professoressa Rosaria Rinaldi, che dirige ad Ecotekne diversi laboratori a Scienze ed è associata all'IMM-CNR, collabora con l'ISUFI, ha un impact factor di 44 ed ha all'attivo 8605 citazioni.
L'IIT accumula la maggior parte dei finanziamenti nazionali alla ricerca, e non riesce a spenderli, per cui risulta oggetto di interrogazioni parlamentari. Una parte dei fondi non spesi ritorna al MIUR e viene usata per finanziare i bandi PRIN negli anni 2015-2018.
E' sorto sulle ceneri di una piccola palazzina (di 4 locali) già in uso al CNR, Istituto di Scienze per le Produzioni Agroalimentari, a cui ho afferito per 20 anni, e di due alberi di gelso che hanno tagliato. Con la promessa di lasciarci uno spazio per un laboratorio a lavori finiti. Promessa mai mantenuta. Ma, come diceva un racconto fiabesco, per avervi accesso basterebbe lasciarci dentro qualcosa di tuo. Cosa che è successa, portandovi in deposito uno strumento del CNR-ISPA. Per cui possiamo pensare che la struttura ci riguarda, in minima parte.
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