lunedì 12 aprile 2021

ricordi giapponesi

 Dal mio rientro dal Giappone nel 1998, scaduto il contratto di due anni, sono tornato altre volte, nel 2002, 2004, 2007 e nel 2013. In quesi anni mi sono iscritto a vari siti che mostrano o discutono notizie relative alle cose giapponesi, in primis con il sito GiapponeGiappone, ora chiuso, di Alice, una ragazza che si è laureata e ora gestisce un sito di cucina. Negli anni, mi sono sentito varie volte con Fulan, alias Francesca, sia nel periodo in cui lavorava in Cina sia dopo, in Giappone, pianista e violinista, col suo canale youtube spesso con Kikyo Kompa, compaesana leccese a Tokyo. Poi c'è Yuriko, alias Eleonora, che gestisce notizie social su instagram e un canale youtube. Tra i miei contatti social, mi sono incontrato nel '97 con Akemi Hara, amica di Francesca, per il fatto che tornava frequentemente a Tsukuba per visitare i genitori, e ci siamo parlati davanti ad un caffè. Grazie a lei, per un certo periodo postavamo insieme annunci di visite guidate nel Salento e tour con guide giapponesi, come Mikiko, che vive a Lecce e porta i turisti fino ad Alberobello e dintorni. Mikiko è stata una presenza ed un aiuto notevole. A Tokyo, ci siamo ritrovati a mangiare varie volte, da soli in un sushi bar a Hiroo, ed in una izakaya a Roppongi, in compagnia dei colleghi italiani. Ero rimasto senza soldi e dovevo prendere i bagagli dal deposito, un locker a pagamento, per arrivare in aeroporto, e non riuscivo a prelevare con la carta di credito. Un impiegato mosso a pietà mi ha dato 3000 yen e il biglietto da visita (non so chi alro darebbe via soldi ad uno sconosciuto). Grazie a Mikiko ho potuto restituirglieli, e con lei mi sono messo in pari al suo rientro a Lecce. Ricordo bene la corsa verso l'aeroporto, il salto dei tornelli sulla metro alla stazione Ueno, l'uscita con tanto di sumimasen/gomen nasai agli impiegati della metro, una hostess che mi fa accompagnare verso il gate, attaccandomi sulla maglia un adesivo con disegnino di aereo per indicare che sono in ritardo.

Tutto questo po' di introduzione per dire che sui canali che parlano di Giappone si mettono in confronto le cose buone e quelle negative dei due paesi, oppure i consigli su trasferirsi in oriente, trovare lavoro, e così via. Un altro argomento che ricorre spesso sono i gadget tecnologici e le cose di cui non si vorrebbe fare a meno tornando in Italia (come il tavolino basso riscaldato, la lavatrice ad apertura dall'alto che funziona anche quando il coperchio è sollevato, o gli schermi TV ad HD). Da parte mia, ho apprezzato molto un aspiratore di fumo, posto nella hall dell'albergo, che permetteva a mia sorella di fumare senza dover uscire in strada (e anche qui, non sempre era permesso). 

In questo post, riassumerò le mie impressioni, buone e negative, sulle esperienze che ho fatto, di vita in comune, e delle persone che ho incontrato.

1994-1997. Tsukuba/Tsuchiura è una zona agricola, si parla l'Ibaraki-ben, con espressioni locali. Le gang giovanili sono ovunque, possono infiammarsi per un nonnulla, un collega non riusciva a mettersi in contatto con i figli di amici, per poi scoprire che si erano chiusi a casa per curarsi le ferite di uno scontro per strada con dei giovani facinorosi. Le bande fanno corse pericolose sui tornanti che vanno al monte Tsukuba, e i controlli stradali servono come dissuasivo, e per i test antialcool. Tornando con l'autobus da Toyko, sulla autostrada un motociclista con moto di grossa cilindrata si mise davanti al bus e lo rallentò volutamente per due chilometri. Durante i lavori per la costruzione di stazioni lungo la nuova linea della metro tra Tsukuba e Tokyo, una notte vari camion scaricarono tonnellate di materiale di risulta sul sito, danneggiando i lavori edilizi. In quel periodo due fatti di sangue hanno contrassegnato le news: un ragazzo che sequestrava minori e tagliava loro la testa, e il primo avvelenamento da sarin, rilasciato per via aerea su un residence facendo diversi morti, insieme alla uccisione di un gregge di animali, nel 1994, e sui giornali nessuno si spiegava l'accaduto: solo dopo l'incidente nella metro a Toyko del 1995 venne fuori lo scandalo della setta Aun Shin rin kyo. Di sette ne ho conosciuta una, aveva la base vicino a Tsukuba sud, mi ci portarono ed ho assisito ad un allestimento di offerte tutte belle ordinate e impilate, tra frutta e fiori. Alcune ragazze mi vennero a trovare a casa, una al rientro da un viaggio in Vietnam, mi diede delle verdure fermentate in agrodolce, ottime. Si curavano con l'energia del Reiki, bisognava apporre le mani a distanza per ottenere un beneficio fisico. Il gruppo fondatore propugnava l'applicazione degli organismi EM, benefical microroganisms, per l'agricoltura.

In centro, accanto ai grandi magazzini ed ai negozi, c'era una salone esposizioni di cucine della TEPCO, l'azienda produttrice di energia che gestisce le centrali nucleari: la sala veniva offerta per eventi, come corsi di cucina o incontri di cucina tra studenti ed ospiti dell'università. Insieme ad altri colleghi, di tutte le parti del mondo, ho mangiato e cucinato varie pietanze, torte di cioccolato, che sono state lo spunto per fare amicizia e conoscerci. Nella foto, fare acrobatica,  l'ippopotamo in quattro (cristina Hmeljak, una ragazza di Praga, Michiko Tanba).

Due episodi di intimidazione mi sono capitati di persona: davanti ad un supermercato, avevo parcheggiato l'auto sullo spazio antistante, ed un giovane si è parato col suo mezzo davanti alla mia auto: avrei dovuto scendere e chiedergli di farmi passare, invece ho suonato il clacson, vissuto come un affronto imperdonabile (seguirono scuse e faccia arrabbiata con espressioni gutturali per inveire contro di me). Al parcheggio del residence, ho sbagliato il posto auto mettendo l'auto sul parcheggio di un altro inquilino, per poi trovarmi il parabrezza ricoperto di adesivo con scritte di riprovazione.  Insieme ai miei professori abbiamo preso una funivia vicino a Minakami onsen, ma durante il viaggio un gruppo che era al nostro fianco mi rivolse parole di spregio, con conseguente imbarazzo del mio anfitrione giapponese. Consiglio: non fissare negli occhi a lungo stranieri che non si conoscono. In particolar modo, non è consigliabile fissare con gli occhi una donna, chi ti sta vicino ti scambia per una persona morbosa. C'è anche il modo di dire, davanti ad un piatto di cibo, "prendilo tu, ti si legge negli occhi che lo desideri". 

Gli incontri che durano il tempo di un viaggio sono significativi, lasciano belle memorie. Sulla metro, con una disinvoltura che non pensavo di avere, passai l'audiocassetta alla mia vicina, dicendole di sentirla. All'arrivo, mi disse che le piaceva, salutò e scese. durante il viaggio in bus, Tokyo-Tsukuba, la mia vicina di sedile si addormento appoggiando la testa sulla mia spalla. Al risveglio eravamo arrivati, si svegliò e scese. Una amica mi disse che  voleva sposare un professionista ed andare a vivere a New York. Fare conoscenza e farsi delle amiche è naturale, basta la naturale predispozione alla simpatia, due parole in inglese, quel poco di giapponese che serve ad evitare la rudezza iniziale (l'uso della prima persona singolare corretto, non Watashi, ma Boku) e si aprono varie possibilità: lavoratrici in uscita per la cena da sole o con amiche, cameriere al lavoro, o persone in attesa della metro. E' comune che abbiano conoscenza dell'inglese, o che siano vissute per un anno all'estero per impararlo bene. Sul darsi appuntamento lasciando un recapito telefonico non sono in grado di pronunciarmi, per varie ragioni poi non ci sarà una seconda volta. O ci si è presi una influenza, o all'invito di uscita si passa una bella serata ma non c'è una scintilla, che ci spinga a manifestare un sentimento più profondo della simpatia. A volte succede che ci chiedano il perchè. Con una amica di penna, conosciuta come volontaria in una sede di quartiere, ci siamo scritti varie volte. Ho ancora una sua foto che aveva spedito. Yukiko Namiki, una amicizia che non siamo riusciti a coltivare per mancanza di tempo, qui con le lenti a contatto, un paio di incontri faccia a faccia, e qualche messaggio scritto...

          

A una bella ragazza che serviva in pizzeria portai una registrazione di canzoni, che le piacquero, e le dissi che mi era simpatica, di noi due l'interessato era Lello. Con un'altra amica a cui avevo prestato un libro, organizzammo una uscita a quattro, e portò la sorella più grande, parrucchiera. Mi chiese a chi ero interessato, e le dissi, siccome Lello voleva approfondire con lei, che avrei chiacchierato con la sorella. 

Lello, il collega italiano, volendo trovarsi una compagna occasionale, si mise insieme ad una commessa di ristorante, Rika, con cui si siamo frequentati sia durante il suo soggiorno che dopo. Bene, per levarsi di impaccio, le disse che doveva anticipare il rientro in Italia e che suo padre aveva avuto un infarto. Lei ci rimase male, anche perchè lo raggiunse a Napoli, in vacanza, sperando che il loro rapporto fosse ancora vivo; quando la incontrai, mi rivelò la sua delusione.

Una sera, siamo andati con mia moglie in un bar per stranieri, vicino a Doho park, si avvicina al nostro tavolo un collega italiano che ci ha sentito parlare: siete italiani anche voi! per caso (rivolto a Marcella) sei tu Sonia? La frequentazione di locali per trovare amici gaijin e uno scambio di email con una italiana locale, avevano portato a questa situazione. Un collega egiziano con cui siamo usciti insieme, Copto, amante degli alianti, aveva la fissa di puntare le belle ragazze, sia commesse dei locali, sia le clienti: con la parlantina sciolta, avendo studiato vari anni là, procedeva a una intimità subitanea, poggiava la mano sul ginocchio. Una sera la coppia del tavolo a fianco uscì insieme a noi, e mettendoci in auto continuammo a parlare dai finestrini lungo la strada per un bel tratto. Si sposò, con una giapponese che lo inseguiva dappertutto, e che per questa ostinazione fu premiata. Ebbero un bambino, Leo-chan, e si trasferirono negli US. Gli diedi anche lezioni di guida, non sapeva portare una auto senza frizione automatica. Ci salutammo al meeting del JSPS, il giorno che era morta lady Diana, per gli egiziani un gesto ostile contro di loro. L'ho invitato anche a Lecce, ad un convegno nel 2003, siamo stati bene insieme. 

Esperienze fuori orario. Andammo con Jamil, collega marocchino, a Tokyo con la metro, ma abbiamo fatto tardi, ed alla stazione di Ueno partivano solo carrozze per  Abiko, le stazioni terminali della metropoli dove le corse arrivano anche dopo le 24.00. Arrivati all'ultima fermata, fuori stazione aspettava un Shiro-takusi, un tassista che faceva un secondo lavoro, senza licenza. Ci ha caricati in sei, quattro ragazzi giapponesi e noi due che siamo scesi per ultimi ad Arakawaoki (dove avevo lasciato l'auto). Ricordo la conversazione tra il tassista e Jamil, che parlava poco giapponese come me, ma si sforzava di esprimersi con vocalità sonore come facciamo noi usando i gesti e le mani. Uno spasso.

Negli anni '90 non si usava internet a scopo personale (ascoltare le stazioni radio mi fu mostrato da Lello, ma non ne ho fatto uso), non si usava Google map, e usavo pocoi messaggi via email con l'Italia, giusto quelli che come me erano abituati all'uso, non i parenti, per quelli c'èra il fax, il telefono (le vecchie schede con

carte telefoniche usate: la striscia in alluminio veniva contraffatta dai falsari, le rivendevano ad un decimo del costo, e furono soppiantate da card a pagamento con codice alfanumerico, da digitare al momento, nelle cabine internazionali).

Su un treno proiettile, shinkansen, di ritorno da Kyoto, lasciai il mio posto a sedere ad una coppia di anziani, che per gratitudine mi donarono un pacchetto di frutta in gelatina. Si usa così, restitutire con un pensiero il favore fattoci. Al gestore e custode del residence, per averci tagliato l'erba, portai un pacchettto di dolci e tè inglese, dalla pasticceria, lui per ricambiare mi invitò al kaiten sushi, dove ci si serve dal tapìs roulant, e dopo, mi portò ad una visita al museo degli aviatori kamikaze, suicidi non per volontà loro ma perchè portavano benzina sufficente solo per il volo di andata, sul lago Kasumigaura, qui abbiamo commemorato suo fratello e i tanti che non tornarono indietro 

YOKAREN Peace Memorial Museum  


Al parco di Ueno c'erano tanti senzatetto, homeless, e prima di arrivare in città facevo rifornimento di onighiri, triangolini di riso impacchettati nel cellofan,  ripeni di tonno e altri condimenti, rivestiti da un foglio di alga nori, e con uno di loro seduto vicino ce li dividevamo sulle panchine,  e dopo chiedevo se ne gradivano un altro.

Il mio padrone di casa gestiva un compesso di condomini, e veniva in ufficio tutti i giorni, provvedeva a svuotare i bidoni della differenziata per gli scarti di umido, se c'era bisogno liberava la conduttura dello scarico intasata da scarti di grasso: ci invitò al pranzo dell'obon, la festa degli antenati ad agosto, a casa sua, 50 km in piena campagna, aveva un frutteto di pere nashi, le anatre per pulire la risaia, due figli, un cane shiba inu, la razza canina tipica del Giappone, si dice che abbiano carattere simile ai gatti, indipendente, conoscono solo il padrone, sono socievoli quando decidono loro; qui conoscemmo il fratello del padrone di casa, che dirigeva lo zoo di Ueno, quello dei cuccioli panda, in basso a destra.

Finito il mio soggiorno, mi invitò ad una cena di commiato in una izakaya, tipico locale con cibi a prezzo conveniente, come le osterie. Spero di avergli lasciato l'appartamento pulito, e che la cauzione sia bastata per i tatami nuovi. Non mi sgridò nemmeno quando portai un cucciolo di cane a casa. Quando ero al lavoro, tornavo la sera tardi e lo trovavo in cima alle scale, felice di vedermi.

Non potevo portarlo in aereo, il veterinario disse che andava vaccinato e solo dopo avrebbe potuto avere un documento di viaggio. Lo affidai ad una collega, che aveva una casa in campagna. 


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