Sempre più spesso mi chiedo se ha un senso scrivere sui blog, ancora, fi questi tempi. Non ho più interesse a postare foto di viaggio, soste significative per me ma poco per i lettori, piccoli brevi incontri fulminanti, con colleghi o divulgatori. A Torino ho incontrato Maria Rosa Menzio, di Teatro e Scienza, che conosce Claudio Pasqua, quindi uno dei miei contatti di quindici anni fa, quando scrivevamo sui carnevali della chimica.
Oggi guardavo TV Talk, la campagna a sostegno dell'AIRC, e la Palombelli dice: con i progressi sulla cura dei tumori, è sufficiente una goccia di sangue per... Ecco, mi saltano i cinque minuti, ma per fare cosa? l'analisi genetica? perchè non un capello, un tampone boccale, un tampax usato? no? forse dall'analisi del genoma si può riscontare quali mutazioni, in quali geni, oncogeno o soppressori di tumore, sono caratterizzanti a certi tumori. Oppure, la metilazione del DNA, il profilo epigenetico, oppure, l'espressione deregolata di geni, oncosoppressori e oncogeni...
Già 25 anni fa era possibile da un campione di sangue trovare una cellula tumorale in circolo, oppure del DNA tumorale in circolo, riscontrabile con una analisi di PCR, anche in multiplex.
Ma quello che è molto più promettente è la biopsia, ossia avere a disposizione qualche cellula dal tumore, fare i test sui biomarkers, classificare il tumore nei sottotipi, in modo da avere delle terapie sicure per ottenere una remissione o una regressione. E non tralasciare la eventualità di nuove mutazioni che portano alla resistenza alle terapie, ormai si hanno delle pratiche consolidate sul trattamento di mutazioni nelle tirosina kinasi di membrana, si hanno anticorpi monoclonali che affrontano questi target oncogeni, che li bloccano anche in domini insensibili a una mutazione attivante. Combinazioni di anticorpi, su due o tre target. Oppure la terapia che mira a risvegliare il sistema immunitario, attraverso il controllo degli Immune checkpoints, riattivare le cellule T Natural killers, i macrofagi, riportarli da un fenotipo M2, silente, a un fenotipo M1, infiammatorio, tutti questi approcci diventano utilissimi quando si vuole applicare la terapia CAR-T, cellule T immunitarie ingegnerizzate con chimere di antigeni tumorali, nei tumori solidi questo approccio è ancora difettoso per la mancanza di un ambiente silente, ma il risveglio delle cellule dendtritiche, antigen presenting cells, la diminuzione delle cellule T reg, l'aumento di cellule T killer, l'infiltrazione del microambiente del tumore con cellule per una risposta immune adeguata, aiuta a sopprimere il tumore. Sono 8 i laboratori ospedalieri in Italia che mettono a disposizione la terapia CAR-T, un network adeguato per piccoli numeri di pazienti, ma che bisogna incrementare per portare la tecnologia alla portata dei grandi numeri, poter trattare migliaia di ammaliati di tumore, tumori di tutti i tipi, anche quelli più difficili da trattare, ci vorrebbe una struttura tipo il SISDE, per la profilazione dei sottotipi di tumore, la loro epidemiologia, diffusione sul territorio, e una banca di cellule ingegnerizzate e personalizzate, criogeniche, da scongelare in caso di ricadute. Chiedo troppo? Anche questo è Sanità pubblica.
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