venerdì 15 maggio 2009

viaggio negli USA: terza e ultima parte


Dialoghi tra un residente USA e un ospite italiano (io)

Il professore che mi ha ospitato segue orari tipici degli americani. Mi è venuto a prendere in hotel alle 7.40, siamo arrivati in ufficio in 10 minuti, abbiamo lavorato fino alle 12, poi pausa pranzo, dalle 13 fino alle 17 si lavora ancora e si sbrigano impegni vari, alle 18 si cena. La cena può durare giusto il tempo del pasto oppure se è anche un momento di socializzazione fino alle 21 - 21,30.
Alcune delle domande classiche riguardano i nostri comportamenti rispetto ai loro. Una di queste è qual'è il mio orario di lavoro. Da parte mia, sono abituato a orari simili, con la differenza che adesso che abbiamo il tesserino magnetico, tutto è registrato, e ci sarà la possibilità di recuperare le ore svolte in più con giorni di riposo. E che se dobbiamo svolgere dello straordinario (finire di scrivere un articolo, comunicazioni urgenti, raccolta dati, ecc...) noi non ci rechiamo di nuovo in ufficio tra le 19 fino alle 23, come fanno lì, ma lo possiamo fare da casa. L'altra cosa che mi distingue da un comportamento standard è che al mattino accompagno mia moglie al supermercato, così che arrivo in ufficio alle 8,30: per me è un momento di conversazione, per cui ha un valore intrinseco.
Un altro argomento toccato varie volte è cosa pensiamo noi dell'Italia, e delle differenze con gli USA. Tra quelle su cui ho argomentato, c'è l'assistenza sanitaria (buona in IT) e l'efficienza medica (scarsa). Infatti i tempi di intervento di una ambulanza sono lunghi e i tempi di ricovero sono più aleatori da noi (con possibilità di palleggiamento tra vari ospedali delle provincia).
Non abbiamo parlato molto della situazione politica, però del personaggio S.B. abbastanza, perchè è talmente noto che molti fatti sono diventati stereotipi. La vicenda Veronica Lario e il divorzio annunciato, l'aver fatto fortuna seguendo le orme delle TV USA con tanti "commercials" e pubblicità intrammezzata da spezzoni di film.
Quello che forse nessuno si rende bene conto è che non si possono affidare le sorti di un paese ad una persona di affari, perchè quello che viene affermato in un momento di convenienza un giorno successivo sarà smentito (sempre per convenienza). E che in un consiglio di amministrazione (e oggi di governo) conta la quota di maggioranza, ossia si fa quello che vuole il padrone (socio di maggioranza). E gli altri soci a guardare impotenti.
Ed ora un argomento di cui gli americani possono essere fieri. Sì, perchè in qualsiasi discussione, CNN, media, giornali, quello che tocca l'opinione pubblica e che conta, che viene usato come misura di paragone è: è giusto fare questo o quello con i soldi pubblici, ossia quelli che noi paghiamo con le tasse?
Concludo con un bel ricordo, l'abbraccio con cui ci siamo salutati con l'amico di colore di un momento, per strada, malato ma mai vinto, discutendo di crisi, di senza casa, di neri e segregazione, ghetti e difficoltà di integrazione (vedi banlieu parigine).
E il monito che ho lanciato a chi disperava. Guardando in avanti, c'è sempre una via di uscita che si può prendere. Andare via dal recinto, cambiare paese. C'è sempre tanta richiesta di insegnanti di inglese in Cina e Giappone, e non guardano il colore della pelle!

1 commento:

Mmoe ha detto...

Stati Uniti, affascinanti! Ne sai parlare bene; se vuoi altre info riguardo l'America ti ho linkato un sito apposito. Spero non ti dispiaccia.

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