Agosto è alle porte, da domani ferie fino al 26. Lunghe serate sul terrazzo, a lasciarsi rinfrescare e prendersi lunghi sorsi di tempo libero, senza impegni.
Ritornano alla mente episodi e volti che hanno segnato questi anni e di una famiglia che è diventata anche mia. Penso a mia suocera, al suo giardino con le piante, tanti fiori si sono alternati negli anni, qualche fila di piante di peperoni o melanzane, la costanza di bagnare le mattonelle per dare una rinfrescata ed un sollievo nei dopopranzi, all'imbrunire, le porte spalancate per far circolare l'aria, i contenitori di acqua nel frigorifero, qualche spumone nel freezer per accogliere gli ospiti e gli amici rientranti dalle città del nord. Mio suocero, con il suo motocarro Ape, in piedi all'alba per sistemare le vigne, e le sue lunghe conversazioni seduto davanti al magazzino del vino. I pasti insieme, la sera le frisellate con i pomodori locali, a pera, o quelli della corda, d'inverno, spremuti sulla frisa per separare le bucce dal succo.
Le preparazioni dei peperoni arrostiti, e la selezione durante la spellatura per eliminare quelli più piccanti, che puntualmente recuperavo per me. Le abbuffate di frutta, angurie, meloni e pesche al vino. Mai sia che si lasciasse parte della buccia verde sulle fette pulite. Ancora oggi tendo a eliminare poco, molto di meno di quello che qui è ritenuto commestibile, la fetta di anguria la succhio mordendola fino al bianco; quando pulisco le cime di rapa, io non butterei niente (tante foglie, gambi ricchi di nervature), perchè mi sembra peccato buttare parti di piante genuine, cresciute in modo organico.
E la grande lungimiranza di raccogliere l'organico, gli scarti utilizzabili, lasciati a fermentare in compostiere nell'angolo discosto dell'orto, da antesignani della raccolta differenziata, già nei primi anni '80. Dopo la trasformazione, era tutto terriccio utile per crescere altre piante e fiori, in un ciclo rigeneratore.
Ospite in una casa tutta per me, avevo nottate per guardare le stelle, lottare con le zanzare, e coricarmi qualche volta per terra sul terrazzo, mentre poco distante il grano appena raccolto, sparso per terra, perdeva parte del suo calore. Si diceva che toccarlo facesse uscire sfoghi sulle mani.
Al mattino, una bagnata alle piante in vaso prima di ricongiungermi con il resto della famiglia, e prepararci per una nuova mattina insieme.
Estati di un periodo diverso delle vita, quando gli stabilimenti balneari non affittavano ombrelloni, ci si portava l'acqua dolce per sciacquarci dal sale, e i termos per bere. Anni che avevano lasciato un segno di separazione, dai tempi delle feste di piazza del '77, quando il PSI se ne faceva promotore e seguiva il solco di partiti maggiori e delle feste dell'Unità, esisteva il Canzoniere Grecanico Salentino (2 CD al suo attivo), e Luigi Chiriatti registrava i canti di tradizione degli anziani, da preveggente etnomusicologo. Oggi parte di questa sua passione è stata tramandata nei libri e video pubblicati dalla sua comunità, Kurumuny (in griko germoglio di ulivo), e offre ancora un valido supporto di studio e di confronto, e di nostalgia.
Gli Ucci (di Cutrofiano e di Calimera) erano amici che si riunivano dopocena per fare cantate per un pubblico ridotto, non avevano inciso CD, e poche volte all'anno partecipavano a eventi. Nel 1986 (più o meno) Giorgio Di Lecce fece un intrattenimento per la Festa di Sant'Antonio su una base di musiche salentine, con un gruppo di 7 cantori, inclusi Uccio Bandello e Uccio Aloisi. Nessuno, proprio nessuno, dei presenti alla festa a Novoli, accennò a fare un passo di pizzica o di ballo qualsiasi. Più tardi, furono invitati e raggiungerci a casa, allungammo la tavolata, e mangiammo salsiccia alla brace. Come per segno del cielo, ci portammo dietro Ferdinando Taviani e una sua amica, grazie alla frequentazione con Storia del Teatro e l'antesignana compagnia Oistros nello spettacolo itinerante del "Ragno del Dio che danza" nel 1981, la prima manifestazione sponsorizzata dai paesi della Grecìa, che diventò molto dopo la Notte della Taranta.
Il 24 si terrà l'edizione 2013 sempre a Melpignano, noi se possibile la guarderemo in TV, ma in tanti andranno di persona, con il treno, le ferrovie del sud-est, o lasciando le auto a chilometri di distanza. Il maestro concertatore di quest'anno è nuovo, Giovanni Sollima, maestro di cello, e darà una impostazione nuova, forse classica. Per me, una edizione memorabile è stata quella del 2009, con Mauro Pagani, Z-STAR, e la cantante del grande successo di Mama Africa, scomparsa poco dopo.
Un pregio di Youtube è di ritrovare quasi tutto registrato, e rivedere i filmati e i canti, e come si sono trasformati negli anni.
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