lunedì 5 ottobre 2015

Repertorio dei matti della città di Torino

Monica Bedana è una eccellenza italiana, una blogger ben nota nel giro (La zuccheriera) per anni insegnante di lingua in Spagna, sulla meseta, e rientrata nell sua Padova ha ripreso a fare la traduttrice oltre a corsi di avviamento alla lingua italiana per stranieri, con l'università. Ed un corso di scrittura creativa per sè.
Il suddetto corso, sotto la guida di Paolo Nori, al Circolo dei Lettori a  Torino... e questo è il frutto, pubblicato da Marcos y Marcos, che mi appresto ad acquistare e leggere
e. dato che sul blog del Circolo dei Lettori c'è una introduzione al libro in questa città, in parallelo alle forme che ha preso nelle altre sedi (Palermo, Bologna, Roma , Milano), e visto che Torino è la mia città di crescita,
ecco qui un copia-incolla
          Qui i nostri matti: Si tratta di indovinare di chi si parla
  • 1. Una non faceva altro che scrivere gialli. Se le dicevano, Scrivi qualcos’altro, lei rispondeva di no. E mai una volta che si sedesse alla scrivania. A quella che non faceva altro che scrivere gialli piaceva scrivere i gialli sui treni, sulle panchine, nelle stanze d’albergo, al bar. Mai una volta che qualcuno l’abbia vista alla scrivania, mai.
  • 2. C’era quello che faceva di lavoro l’ingegnere elettronico e non la smetteva mai di fare l’ingegnere elettronico. Lavorava venti ore al giorno, quindi per dormire gliene rimanevano solo quattro, e dormiva pure male.
  • 3. Uno è nato nel 1987 nell’Ohio ed era l’ultimo di sette fratelli. È diventato un inventore, ha pure battuto il record di brevetti. Questo qui, che è nato nell’Ohio, ultimo di sette fratelli, quando è diventato inventore e non ce la faceva più a inventare tutto da solo, ha cominciato a scegliere dei collaboratori. Per sceglierli li invitava a mangiare un piatto di zuppa. Se aggiungevano il sale nella zuppa, allora lui li scartava.
  • 4. C’era quello che faceva lo scrittore, era grasso e portava i baffi. Per diventare il maestro del romanzo realista francese ha bevuto ben cinquanta tazzine di caffè al giorno.
  • 5. Uno, quello che ha vinto il Premio Nobel per la fisica nel 1921, era solito commuoversi quando ascoltava musica classica. Ma non solo l’ascoltava, lui la componeva e suonava pure. E faceva anche birdwatching. Solo che la musica gli piaceva così tanto che quando osservava gli uccelli non poteva fare a meno di suonare anche il violino, e poi piangeva. E probabilmente faceva anche volar via gli uccelli.
  • 6. Uno diceva che Torino era la sua città preferita. Quando andava al mercato era convinto che gli vendessero l’uva migliore. Quando andava a teatro era convinto di ascoltare la musica migliore. Quando andava al caffè sotto casa era convinto che quello era il caffè migliore. Era tutto così migliore che anche lui ha cominciato a sentirsi il migliore, e allora ha scritto un libro che si intitola Ecce Homo, e ha cominciato a firmarsi Dioniso. Qualcuno pensa che lo fosse davvero, il migliore.

melecotogne

Merenda a scuola
La scuola elementare iniziava a ottobre, nei miei ricordi ci sono le rondini che partono, 4 ottobre San Francesco, e la scuola di Borgo San Paolo, Santorre di Santarosa, a poche centinaia di metri dalla scuola media in piazza Robilant intitolata a Leon Battista Alberti. Si raggiungeva a piedi, nei primi anni '60 percorrendo via Spalato, i giardini delle uscite pomeridiane in bici e a giocare a pallone, oggi sacrificati a scuole d'infanzia, e dopo il trasloco in corso Ferrucci passando da corso Peschiera, per via Di Nanni, lungo il mercato rionale, oltre la chiesa di San Bernardino, nel Borgo, e nel tragitto si comperava, rare volte, con 50 o 100 lire, una merenda. A Torino si vendeva la cotognata, un piccolo quadrato avvolto in carta cellofanata trasparente, di marmellata di mele cotogne. 
Sabato ne ho parlato a Lecce con amici, sapete a Torino mangiavo la cotognata di Lecce... e così mi sono reso conto a quando risale la mia consapevolezza del Salento. Non sapevo cosa fossero le mele cotogne, su quale albero crescessero, che fiori (bellissimi, di seta) facessero; in Piemonte si possono vedere ciliegi, capperi, vigneti, le mie uscite eerano state tutte in direzione del nord, Lago di Garda-Verona-Bolzano-Vienna-Linz-Salzburg-Monaco per raggiungere la Cecoslovacchia. Tre estati in colonia FIAT, però la prima a Salice D'Ulzio, e le due successive a Igea Marina.
Nel periodo dell'università ('72-'75) ho conosciuto i primi amici pugliesi, Foggia, Cerignola, Lecce... e mio cognato, di Castrignano del Capo, e così, nelle vacanze di Natale del '75, li ho seguiti fino a Santa Maria di Leuca, per trascorrere qualche giorno a Lecce con i gemelli,  vedere i monumenti e le sculture barocche, assaggiare la pasta di mandorle.
Nel giardino di famiglia, un albero di arancio amaro, profumatissimo, e le arance appena raccolte, con il profumo delle scorze sbucciate a mano.... le gaggie, dai batuffoli gialli, antesignane della stagione primaverile,  le mimose a febbraio...e  i fiori di mandorlo  a gennaio, grazie alla mitezza del tempo per la vicinanza il mare. L'ultima notte trascorsa all'hotel Rizieri, vuoto nella bassa stagione, ma pullulante di governanti e cuoche.
La famiglia di mia moglie mi ha accolto qualche anno dopo, ad ottobre 1980, e lì ho conosciuto i piaceri e le arti della cucina, spesso sul fuoco a legna, le marmellate estive e autunnali, con pere, uva, fichi, cotogne, melagrane, il pane lavorato a forme da 2 chili in pezzi da 10 o più, e infornato al forno a legna dal fornaio per poche lire, più una forma di pane a pagamento per il fornaio Bruno. Il mosto a fermentare, e l'odore delle distillerie a ottobre, per tutto il vinacciolo che una volta consegnato alla fabbrica serviva a produrre alcool e distillati, come il brandy.
Adesso è il mese dei melograni, delle mele cotogne, seguiranno le fejoje, poi sarà la volta dei mandarini, delle arance. Una buona idea è quella di fare spremute di succo, anche misto, le cotogne prendono il profumo dalle fejoje e il succo dalla melagrana, restituendo la polpa e la consistenza. Si congela in bottigliette da mezzo litro, nel congelatore, per il consumo nel resto dell'anno.
Se pigri, tagliate le mele cotogne a fettine, e copritele di rum, brandy o alcool a 40 gradi. Daranno una bevanda digestiva, profumata e meno alcoolica perchè allungata dal succo rilasciato dopo spremitura.

Blog culturale siciliano http://agavepalermo.com/2013/02/10/la-cotognata-poetica-ed-ottimista/

Blog storico http://www.fondazioneterradotranto.it/2012/10/14/lu-cutugnu-e-lu-cuttone-la-mela-cotogna-e-il-cotone/
Cotogne in cucina http://d.repubblica.it/argomenti/2012/11/05/news/ingrediente_mese_mela_cotogna-1344339/

Cotogne in Poesia, di Jane McKie:
http://irisnews.net/2015/08/14/mele-cotogne-di-jane-mckie-2/

Occhi, mele cotogne
mani, cipria d'Oriente
capelli, piramide di sole
labbra, mare succinto
       Dizionario della fantasia (Elio Ria, Poesia, ragazza mia)

Pavese traduttore di Ibico, nel suo soggiorno al confino a Brancaleone Calabro

venerdì 17 luglio 2015

40 campi di calcio di suolo agricolo perso vogliono dire 1 °C in media in più nelle citta

Il 'consumo di suolo' è per sempre

Il 'consumo di suolo', l'arretramento di aree agricole a causa dell'antropizzazione, è il tema della tavola rotonda organizzata dal Consiglio nazionale delle ricerche ad Expo il 18 luglio. Dalla definizione stessa di suolo, all'analisi storica, alle interazioni con il paesaggio e l'economia, alla sostenibilità dell'edilizia, all'approntamento di opere infrastrutturali e il loro impatto con il territorio 

Lo calpestiamo tutti i giorni ma è essenziale per la nostra esistenza. Produttore di cibo, regolatore di emissioni di gas serra, sede di almeno un terzo della biodiversità terrestre, il suolo trattiene inoltre l'acqua piovana, alimentando le falde e producendo acqua potabile. Ma questa risorsa ambientale non è rinnovabile, e il rischio concreto cui va incontro è il 'consumo di suolo', ossia la riduzione delle aree agricole e verdi a causa dell'espansione di città, edificazioni, impermeabilizzazioni: una profonda alterazione biofisica, irreversibile nella gran parte dei casi, con impatti sull'equilibrio ambientale a scala locale e globale.
La tavola rotonda 'Il consumo di suolo: strumenti per un dialogo', coordinata da Teodoro Georgiadis dell'Istituto di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibimet-Cnr) prende spunto dal recente disegno di legge in materia di contenimento del consumo di suolo e riuso del suolo edificato (C. 2039 Governo), in discussione presso le commissioni riunite Agricoltura e Ambiente della Camera dei deputati. L'evento, che prevede la partecipazione congiunta di esperti nei diversi settori coinvolti nel processo, con l'obiettivo di fornire una visione il più ampia e diversificata possibile, avrà luogo nell'ambito di Expo 2015 presso Padiglione Italia, domani sabato 18 luglio a partire dalle ore 14.00.
Le nuove stime del Rapporto Ispra "Consumo di suolo in Italia" 2015, confermano una velocità media di perdita di 6 - 7 m2 al secondo, per un totale di 55 ettari al giorno, prevalentemente in aree agricole (quasi il 60%), ma anche urbane (22%) e naturali (19%). Si evince che sia stato cancellato anche il 20% della fascia costiera italiana, insieme a 34.000 ettari all'interno di aree protette, il 9% delle zone a pericolosità idraulica e il 5% delle rive di fiumi e laghi. Le città continuano a espandersi disordinatamente (sprawl urbano), con un tessuto urbano a bassa densità che frammenta il paesaggio e gli habitat naturali.
"Le modifiche al suolo influiscono anche sul microclima urbano, favorendo le variazioni di temperatura tra città e campagna. Un meccanismo di 'naturalizzazione' dell'urbanizzato, grazie alla reintroduzione strategica della vegetazione in aree pubbliche e private, favorirebbe un processo di mitigazione, abbassando la temperatura anche di diversi gradi", spiega Georgiadis. "L'Ibimet, ha portato avanti una ricerca sulla quantificazione dei processi collegati al clima urbano, all'interno della quale è stato dimostrato quanto sia significativamente associato il consumo di suolo al livello termico della città, collegandolo ai rischi da caldo per le classi di popolazione fragili come per esempio gli anziani (studio recentemente pubblicato su Plos a cura di Marco Morabito, Alfonso Crisci e altri). Per avere un'idea: 40  campi di calcio di suolo consumato vogliono dire 1 °C in media in più nelle citta italiane", conclude.
Verrà inoltre presentato in anteprima il portale 'Soil Monitor' per la valutazione e quantificazione del consumo di suolo su scala nazionale, un'applicazione geo-spaziale via web ancora in via sperimentale, il cui lancio ufficiale è previsto per il prossimo autunno, che fornisce risposte in tempo reale sulla dinamica dell'antropizzazione e frammentazione del territorio rurale. "Il portale si avvale di dati su scala nazionale liberamente disponibili, ma anche di quelli dell'Ispra con il quale abbiamo aperto una collaborazione. Recentemente è giunto anche il supporto dell'Istituto nazionale di urbanistica (Inu)", afferma Angelo Basile, ricercatore dell'Istituto per i sistemi agricoli e forestali del mediterraneo (Isafom) del Cnr. "Il portale è stato realizzato dal Centro di ricerca interdipartimentale per il supporto alla gestione del paesaggio e dell'agroambiente (Crisp) in cui confluiscono ricercatori dell'Università di Napoli Federico II e dell'Isafom-Cnr, assieme a Geosolutions srl".
Durante l'evento sarà possibile sperimentare le funzioni del portale europeo Soilconsweb, in grado di calcolare la perdita di funzioni ecosistemiche, tra cui il corrispettivo in grano equivalente perso. Il portale contiene numerosi dati informativi spaziali di alta qualità relativi al suolo e al paesaggio, cui hanno contribuito il Cnr-Isafom, la Federico II, la Regione Campania e Ariespace srl. Attualmente il programma è operativo su un'area campione di circa 20.000 ettari nella Valle Telesina, in provincia di Benevento.

E' possibile consultare il sito e scaricare il materiale: https://www.expo.cnr.it/it/node/83
Pagina facebook: https://www.facebook.com/CNRXEXPO Account twitter: https://twitter.com/cnrxexpo / https://twitter.com/CNRconsumosuolo Seguite l'evento con gli hashtag ufficiali #CNRconsumosuolo #CNRxexpo #vivaioricerca

domenica 24 maggio 2015

bellezze e tesori del Salento

alcuni siti riportano immagini di affreschi da cripte e chiese risalenti al mille e secoli seguenti
a Sanarica, come dice il nome del paese, si sana, ed era tappa delle tarantate prima di arrivare alla chiesetta di San Pietro e Paolo  a Galatina il 28 giugno

una serie di chiese rupestri affrescate


cripta del crocifisso vicino a Ugento


madonna della grotta, Ortelle
corriere del mezzogiorno, del 10 giungo 2010



madonna della consolazione, Botrugno
San Nicola, Mottola

Film Dal sito: Salento a Colori, Poggiardo, Museo degli Affreschi della Cripta di Santa Maria degli Angeli





                                                  La Vergine col bambino tra gli arcangeli Michele e Gabriele 

Cripta di Santa Cristina a Carpignano Salentino
Muro Lecce, Chiesetta di Santa Marina, Madonna del parto

martedì 24 marzo 2015

il melograno


L’albero di melograno (Punica granatum) risale agli albori dell’umanità, già nella Bibbia all’albero sono attribuiti straordinari poteri benefici per la salute. E’ un simbolo sacro in Israele, di fertilità in Armenia, ed entra nello stemma di molte città della Turchia. La coltivazione èdocumentata in Egitto e Mesopotamia fino a diversi millenni fa, per il ritrovamento tra i reperti archeologici di residui di semi e bucce.

Il nome di Genere Punica deriva dal nome romano della regione geografica costiera della Tunisia, e della omonima popolazione; le piante furono così nominate perché a Roma giunsero i melograni da quella regione. Il nome "melograno" deriva dal Latino malum ("mela") e granatum ("con semi”), in Inglese “Pomegranate”, ed in tedesco “Granatapfel”. In spagnolo “granata”, come anche in francese “la grenade” significavano appunto melograno. La denominazione della città spagnola di Granata, che ha nello stemma un frutto di melograno, deriva dalla introduzione del frutto operata dalla dominazione moresca in Spagna.

Le varietà sono numerosissime, data anche la notevole variabilità della specie. Esistono varietà che danno un succo più dolce o più acido, di varietà con frutti bianchi, e con frutti  neri (“Anor e Sioh” a Taft, Iran).

Il frutto è ben conosciuto per il suo sapore delizioso e proprietà antiossidanti che  promuovono la salute. C’è un aumento del consumo del succo di melograno, le cui vendite sono aumentate di dieci volte in un anno (valori riferiti al  2006). Le applicazioni di succhi arricchiti in melograno, yogurt e altre bevande sono dirette ad una richiesta di alimenti ricchi in antiossidanti (Seeram et al .2008). 
Il potere antiossidante del succo di melograno supera tutti gli altri succhi, compreso il vino) e ad aumentare le difese immunitarie grazie alle proprietà immunomodulatorie ed antinfiammatorie del succo (Farinacci et al. 2008). Probabilmente anche i polifenoli negli scarti potrebbero avere simili applicazioni (Serrano et la. 2009). Oltre che per la produzione di succo fresco o congelato, il prodotto viene trasformato in concentrato acido, che viene utilizzato nelle cucine greca, persiana e libanese.
Le scorze dei frutti hanno anche proprietà aromatiche e vengono utilizzate per dare il gusto amarognolo a Vermouth e aperitivi.
La produzione di melograno ha una grande importanza economica nell’area Mediterranea, in particolare in  Turchia, Grecia, e nei paesi dell’Africa mediterranea. L’India è una delle nazioni nella produzione di melograno, con 500.000 tonnellate, con  una tale popolarità che anche lo stato dell’ Himachal Pradesh, i contadini stanno sostituendo i meli con i melograni. Grazie ad una crescente popolarità di questo frutto, gli USA sostengono con 12 milioni di dollari  un progetto per ricostituire la filiera del melograno in Afghanistan, note varietà pregiate di Kandahar.
Si stima che entro il 2025, l’area di produzione indiana di melograno raggiunga i 750000 ha, a partire dai 125000 ha utilizzati nel 2007. Di conseguenza la produzione  aumenterà  di 10 volte e l’export di 7 volte entro il 2025 (dati 2007).
La pianta ha una forte tendenza a produrre polloni radicali, il portamento ad albero isolato è favorito dalla asportazione dei getti accessori che si dipartono dalla base del fusto e dalle radici. La propagazione è facile, per talea o per polloni laterali. Il melograno è pianta resistente all'arido estivo ed alle temperature invernali tipiche del Mediterraneo; in tale condizioni è straordinariamente resistente ad ogni tipo di malattia. La sola condizione richiesta è la coltivazione in ambiente secco e ben drenato, con elevata insolazione; non esistono esigenze particolari di suolo, se non che ci sia spazio per le radici.

La pianta è quindi un’ottima candidata per la promozione dello sviluppo economico del Salento, che deve essere sostenuto mediante appropriate politiche di accompagnamento agli agricoltori e all’industria della trasformazione. E’ necessario che ci sia in loco un centro di raccolta e di produzione di succo di melagrana, che permetta il sostegno alla domanda di prodotto (per essere congelato, concentrato, e confezionato).
Nella produzione di succo di melograno, circa 3000 litri al giorno vengono processati in un impianto di grosse produzioni a partire da circa 10 tonnellate di frutti, lasciando  circa 4-5 tonnellate di  bucce  residue, e circa 450 kg  di semi secchi. Nel solo Regno Unito in un mese si sono venduti  circa 500.000 litri di succo in un mese nel  2005 (6 milioni di litri /anno corrispondenti a 20000 tonnellate di frutti).
L’introduzione della coltivazione di una pianta arborea su aree frazionate e terreni irregolari può ovviare alla tendenza a lasciare i terreni incolti, permettendo un notevole recupero della CO2 in eccesso (gas serra, prima causa del riscaldamento globale). La riforestazione è un metodo per rinforzare i pendii a rischio di frane, mentre il terrazzamento e la presenza di alberi conferisce maggiore solidità alle aree collinari.
Il succo di melograno oltre ad essere un succo da consumarsi fresco, pastorizzato, o previo congelamento (sono memorabili i succhi prodotti in casa dalle nonne, che mescolavano il succo di vari frutti  tardivi di fine stagione, melacotogna, fejoja e melograno) per poi offrirceli durante l’’inverno congelati in bottigliette a mò di razioni kappa e sorbetti deliziosi. Oppure la granatina da diluire col ghiaccio d'estate, succo concentrato a bagnomaria.
Il succo di melograno concentrato è un prodotto alimentare molto usato in medio oriente, si trova presso i negozi di prodotti libanesi, e si usa come condimento sulle insalate di prezzemolo e nei piatti esotici. E’ un prodotto ricco in acido citrico, che ne permette la lunga conservazione e stabilità. In alcuni studi applicativi, sono stati prodotti salumi che invece di conservanti chimici come il nitrato di sodio sono stati prodotti con l’aggiunta di succo concentrato di melograno acido, la varietà selvatica, a basso contenuto di zuccheri.
L’industria degli scarti del promette di ricavare materiale utile in campo nutraceutico e cosmetico. Già adesso la buccia e la polpa residua vengono studiate per un elevato contenuto di polifenoli e antiossidanti, fibre e nutrienti (sfruttabili in zootecnia).
Le bucce contengono 1000 volte più polifenoli rispetto alla polpa. Polifenoli ed altri antiossidanti sono presenti in quantità doppia nelle bucce rispetto alla polpa. Infatti, c’è una costante richiesta di antiossidanti di origine naturale perché sono accettati meglio dai consumatori.
Il contenuto totale di ellagitannini e altre fonti di acido ellagico nel succo di melagrana è circa 1,77 gr/L, con la punicalagina come principale componente. Le bucce contengono antocianina, che conferisce il colore rosso, e altri tannini. Nei semi è contenuto olio ricco in acido punicico (Seeram et al. 2005), di cui si sono proposte applicazioni in campo salutistico (Jurenka, 2008).
I tannini sono un gruppo di composti polifenolici di elevato peso molecolare, che hanno la proprietà di formare complessi con carboidrati e proteine. Si dividono in base alla struttura chimica ed anche alla solubilità e facilità di estrazione.

I “tannini idrolizzabili” sono esteri di uno zucchero e di acidi organici. Si chiamano così perché in seguito a trattamento con acido diluito si idrolizzano nei componenti (zucchero: glucosio, xilosio, saccarosio) e acido organico (acido gallico, acido poliidrossifenico, acido ellagico).
Le “tannini condensati” (proantocianidine) sono poli-idrossi-flavani polimerici. Il monomero  flavanolo,  può differire nell’idrossilazione dei gruppi fenolici e nella  stereochimica. I monomeri di flavanolo sono legati con legami carbonio-carbonio in posizione 4 - 6 o 4-8 da pochi oligomeri fino a 200 unità di flavonolo. I tannini condensati in presenza di acidi reagiscono in composti insolubili, antocianine dal colore rosso,  catechina, acido ellagico, e acido gallico. (Figura 1a, b, c, e d).

Studi sull’alimentazione sono stati fatti in campo umano per applicazioni di tipo dietetico, per indurre senso di sazietà, e come antiossidanti (Faria et al. 2008) mentre in campo animale si è osservato un possibile beneficio nei bovini  (Shabtay et al. 2008) in particolare durante l’allattamento.
Infine, I singoli principi attivi possono avere applicazioni nella cosmetica, visti i benefici osservati su cellule della pelle come  fibroblasti e keratinociti (Pacheco-Palencia e al. 2008), come nutraceutici in campo farmaceutico (supplementi e integratori), e come probiotici promuoventi la crescita di batteri probiotici nell’intestino Queiroz-Monici et al. 2005), ed infine come antiossidanti nell’industria dei lavorati carnei e degli insaccati.

Da Pianto antico, di Giosuè Carducci, a Canzone orientale, di Federico Garcia Lorca, l'ode alla melagrana riempie le pagine web e i siti di internet
  1. L'albero a cui tendevi
  2. la pargoletta mano,
  3. il verde melograno
  4. da' bei vermigli fior,.....
  5. sei ne la terra fredda,
  6. sei ne la terra negra ( e fanno dodici)...

Nella prosa, si trovano in Il tuo sorriso di Pablo Neruda

Amor mio, nell'ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d'improvviso
vedi che il mio sangue macchia
le pietre della strada,

ho studiato la flora spontanea, ho percorso l'isola in auto, a piedi e in bicicletta fotografando le saline, le distese di ginepro modellate dal vento, i campi  con i fichi allevati come fossero un gigantesco fungo per proteggere gli animali dal sole, gli ulivi. Con una vecchia Land Rover ho cercato fichi, carrubi, olivi, mandorli in terreni che sarebbero stati edificati e dove le piante dovevano essere tolte. Li ho trapiantati in giardino e ora ne costituiscono l'ossatura principale. E' stata reimpiantata la vigna e grandi macchie di timo, rosmarino, lentisco, ginepro e olivastro formano un disegno astratto. C'è un grande orto con cespugli  di melograno

Bibliografia

1.      Seeram N.P., Aviram M., Zhang Y., Henning S.M., Feng L., Dreher M., Heber D. Comparison of antioxidant potency of commonly consumed polyphenol-rich beverages in the United States. J. Agric. Food Chem. 2008, 56:1415-1422.
2.      Farinacci M., Colitti M., Sgorlon S., Stefanon B. Immunomodulatory activity of plant residues on ovine neutrophils. Vet. Immunol. Immunopathol. 2008,  126:54-63.  
3. Serrano J., Puupponen-Pimi R., Dauer A., Aura A-M.,  Saura-Calixto F. Tannins: Current knowledge of food sources, intake, bioavailability and biological effects. Mol. Nutr. Food Res. 2009, 53, Suppl 2:S310-29.
4.      Seeram NP, Adams LS, Henning SM, Niu Y, Zhang Y, Nair MG, Heber D. In vitro antiproliferative, apoptotic and antioxidant activities of punicalagin, ellagic acid and a total pomegranate tannin extract are enhanced in combination with other polyphenols as found in pomegranate juice. J. Nutr. Biochem. 2005, 16:360-367
5.   Jurenka JS. Therapeutic applications of pomegranate (Punica granatum L.): a review. Altern. Med. Rev. 2008, 13:128-144.
6.      Hulya Orak H. Evaluation of antioxidant activity, colour and some nutritional characteristics of pomegranate (Punica granatum L.) juice and its sour concentrate processed by conventional evaporation. Int. J. Food Sci. Nutr. 2008,  24:1-11.
7.      Pacheco-Palencia LA, Noratto G, Hingorani L, Talcott ST, Mertens-Talcott SU. Protective effects of standardized pomegranate (Punica granatum L.) polyphenolic extract in ultraviolet-irradiated human skin fibroblasts. J. Agric. Food Chem. 2008, 56:8434-8441.
8. Ozgen M., Durgac C., Serce S., Kaya C. Chemical and antioxidant properties of pomegranate cultivars grown in the Mediterranean region of Turkey. Food Chemistry  2008, 111:703–706.
9. Miguel G., Dandlen S., Antunes D., Neves A., Martins D. The Effect of Two Methods of Pomegranate (Punica granatum L) Juice Extraction on Quality During Storage at 4 C. J.Biomed.  Biotechnol. 2004, 5:332-337.
10. Hajimahmoodi M, Oveisi MR, Sadeghi N, Jannat B, Hadjibabaie M, Farahani E, Akrami MR, Namdar R. Antioxidant properties of peel and pulp hydro extract in ten Persian pomegranate cultivars. Pak. J. Biol. Sci. 2008, 11:1600-1604.
11.  Shabtay A, Eitam H, Tadmor Y, Orlov A, Meir A, Weinberg P, Weinberg ZG, Chen Y, Brosh A, Izhaki I, Kerem Z. Nutritive and antioxidative potential of fresh and stored pomegranate industrial byproduct as a novel beef cattle feed. J. Agric. Food Chem. 2008,  56:10063-1070.
12. Seeram NP, Henning SM, Zhang Y, Suchard M, Li Z, Heber D. Pomegranate juice ellagitannin metabolites are present in human plasma and some persist in urine for up to 48 hours. J. Nutr. 2006, 136:2481-5.
13.  Queiroz-Monici K., Costa G., da Silva N., Reis S.,  de Oliveira A. Bifidogenic effect of dietary fiber and resistant starch from leguminous on the intestinal microbiota of rats. Nutrition, 2005,  21:602-608.
  1. Heber D., Seeram N.P., Wyatt H., Henning S.M., Zhang Y., Ogden L.G., Dreher M., Hill J.O. Safety and antioxidant activity of a pomegranate ellagitannin-enriched polyphenol dietary supplement in overweight individuals with increased waist size. J. Agric. Food Chem. 2007, 55:10050-10054.
  2. Faria A., Monteiro R., Azevedo I., Calhau C. Comment on safety and antioxidant activity of a pomegranate ellagitannin-enriched polyphenol dietary supplement in overweight individuals with increased waist size. J. Agric. Food Chem. 2008,  56:12143-12144.
  3.  Tilay A, Bule M, Kishenkumar J, Annapure U. Preparation of ferulic acid from agricultural wastes: its improved extraction and purification. J. Agric. Food Chem. 2008, 56:7644-7648. 

giovedì 19 marzo 2015

vedere a occhio nudo organismi unicellulari e batteri giganti

Il più grande batterio conosciuto, prima del 1999 era l' Epulopiscium fishelsoni ("Fishelson's guest at a fish's banquet") che ha una relazione simbiotica (vive nell'intestino) di un pesce dell'oceano pacifico e delle Hawaii, surgeonfish o Acanthurus nigrofuscus.
L'Epulopiscium raggiunge le dimensioni di 0.2-.8-mm.
Nel 1999 è stato osservato il più grande batterio conosciuto, che può raggiungere i  0.75 mm, ossia in certe condizioni si può vedere a occhio nudo, il Thiomargarita namibiensis.
Questa perla solforica della Namibia è un batterio chemio-trofo, ossia trae energia dal solfuro di idrogeno (ossidato a zolfo)  e usa nitrato come accettore di elettroni, contiene all'interno granuli di zolfo e accumula in vacuoli gli ioni nitrato. Come altri cocchi la sua divisione avviene lungo l'asse (longitudinale quando la forma non è sferica), formando catenelle.
Nel sito Wisigeek si parla di similitudini e differenze tra cellule prokariote (prive di nucleo) ed euokariote come di organismi unicellulari
 organismi unicellulari arrivano a essere visibili a occhio nudo, come  alghe unicellulari (eukaryote) e amebe.

Valonia ventricosa, alga verde
(da Wikipedia) unicellular organisms are of microscopic size and are thus classified as microorganisms. However, some unicellular protists and bacteria are macroscopic and visible to the naked eye. Examples include:

lunedì 23 febbraio 2015

medicina personalizzata e farmaci ad hoc

Negli anni 92-93, a Medicina, si iniziava a parlare dei tumori e dei meccanismi alla loro base. L'oncogéne, un gene cattivo e deregolato, era un concetto nuovo e pieno di aspettative. In modo opposto, un gene  assente per mancata espressione, si parlava di anti-oncogéne o soppressore di tumore. In particolare, la proteina p53 era chiamata Master of keys, e insieme ai guardiani del genoma (BRCA1 e proteine del riparo del DNA), venivano a ricopiare il dualismo di mastro di chiavi e guardiano di soglia del film dell'epoca, Blockbusters.
Alcuni di quei recettori contenenti tirosina kinasi (RTK), come il recettore per il fattore di crescita epidermico (EGFR), è coinvolto nei melanomi e nei tumori del sangue, il recettore per le proteine di segnale hereguline/herceptine, ERB2, ERB3 /NEU, sono iperattivati in tumori del seno, e spesso, in risposta a farmaci antitumorali, sviluppano nuove mutazioni che li rendono non inibibili.
Pertanto l'industria farmaceutica oggigiorno si trova in una posizione favorevole, con il duplice compito di trattare i pazienti di tumore con i farmaci e predire con kit diagnostici la comparsa di nuove mutazioni.
Uno dei settori più promettenti è quello degli anticorpi, immunoglobuline che legano e bloccano un bersaglio (in questo caso il recettore RTK nel suo sito più deteriore, il sito kinasico).
Nelle leucemie croniche linfoblastiche (CLL), si usa il rituximab, anti-CD20+ presente sulle cellule B (linfoma di Hodgkin), e i suoi derivati glicosilati come Gazyva (obimuzumab); l'Arzerra (ofatumumab) è sempre anti-CD20+, spesso in combinazione con chemioterapici, per colpire i tumori su più vie di segnale.
Una proteina kinasi spesso coinvolta nei tumori,  ABL, mutato nella leucemia mieloide cronica (CML) e in quella  linfoblastica acuta (ALL) è spesso fuso per trasposizione genica con Bcr, che rende la proteina chimerica iperattiva. Una mutazione di un singol oamminoacido, T315I, causa reesistenza al trattamento con un anticorpo ed è presente nel 20% dei casi di Bcr/ABL.
Tra gli inibitori chimici, che devono essere mirati al genotipo del paziente, ci sono l'IRESSA, che funziona solo su un sottogruppo di pazienti asiatici su Bcr/ABL con una mutazione specifica, e l'Erlotinib (Tarceva), adatto per un sottotipo di EGFR mutate nel tumore del polmone (Non small cell lung carcinoma).
EGFR (epidermal growth factor receptor)-inhibitor gefitinib
Il Gefitinib era una promessa non mentenuta fino in fondo, un magic bullet che però causa la comparsa di nuove mutazioni che rendono la tirosina kinasi insensibile. A questo può ovviare l'Afatinib.
BIBW2992 (Afatinib) is an ATP-competitive, small molecule irreversible inhibitor for EGFR/HER2, displaying inhibitory potency against EGFR(wt), EGFR(L858R), EGFR(L858R/T790M) and HER2, with IC50s of 0.5 nM, 0.4 nM, 10 nM and 14 nM, respectively; 100-fold more active against Gefitinib-resistant L858R-T790M EGFR mutant.

Ibutinib (Imbruvica) ha come bersaglio un sottotipo di tirosina kinasi, Bruton's TK,e si somministra in casi di linofma a cellule mantellate, nella leucemia linfoblastica cronica (CLL), e nel linfoma diffuso a cellule B  larghe (DLBCL), oltre che nella macroglobulinemia di Walderstorm, con una via di segnale iperattiva del fattore di trascrizione NF-kB.
Nel melanoma, si bersaglia la via di segnale delle kinasi ERK e MEK con Trametinib (Mekinist) che ha come bersaglio MEK 1/2.
Un nodo di smistamento di questa via kinasica è l'inositolo 3 fosfato kinasi: bloccando IP3K con IPI-145 (Infinity pharmaceuticals) si agisce sulel vie di attivazione di BCr, delle kiansi BTK, e di mTOR/AKT.
Nei tumori con la kinasi B-RAF iperattiva per la mutazione V600K, si usa il Dabrafenib (Tafinlar)
Antineoplastic agent; an inhibitor of b-Raf serine-threonine kinase with V600E mutation (BRAF V600E). Treatment of unresectable or metastatic melanoma with BRAF V600E mutation (designated an orphan drug by FDA for this use). FDA-approved in vitro diagnostic test (e.g., THxID BRAF kit) required to confirm the gene status.
Bloccanti del Fattore di Necrosi Tumorale TNF-alfa
Remicade (Infliximab) usato nella psoriasi e nelle malattie del colon (Crohn, coliti) è stato sconsigliato specie se in presenza di terapie con corticoidi e metotrexato. I pazienti possono sviluppare infezioni varie, altri linfomi, anche dopo fine trattamento.
Terapie a oligonucletidi antisenso  e RNA silencing
Due farmaci sono prinicpalmente in trials clinici e in osservazione
Imiomersen -Kyynamro, nel trattamento del colesterolo elevato e LDL, ritirato attualmente per controindicazioni,
e il Vitravene (Formivirsen) oftalmico, nel trattamento della retinite da citomegalovirus e neigli immunocompromessi
Non in fase clinica umana ma ancora testato sulle scimmie è l'antisenso che blocca miR-155 per la terapia del fegato (Santaris Pharma, acquisita dalla Roche).
RxGen and Santaris Pharma Use LNA-antimiR Technology to antagonize the liver-expressed microRNA-122 in Non-Human Primates
SPC3042, a RNA-based antisense. targting Survivin, an oncogenic antiapoptotic protein.

Antivirali
Terapia dell'HCV (genotipi 1, 2, 3, 4) , epatiti virali e carcinoma epatico di origine virale
E' importante conoscere il genotipo dell'HCV che infetta le proprie cellule perchè implica la risposta (maggiore o minore) e l'efficacia dei farmaci
Si usa la Ribavirina, un analogo nucleosidico che blocca la replicazione, e il sofosvbuvir, un analogo uridinico.
il Sovaldi (Gilead), si usa in terapie interferon-free
oppure in combinazione  con terapie a interferone si usano : 
l'Olysio (Medivir, Svezia) o Sineprevir, un inbitore di proteasi NS3/4A
 Incivek o Victrelis, previene la proliferazione virale
Ledipasvir 90 mg /Sofosbuvir 400 mg, combina un inibitore della proteina NS5A e l'inbitore della polimerasii NS5B
I nuovi farmaci sono efficaci anche con genotipi umani del gene IL28B con SNiPs CC, CT, TT, di cui le ultime due sono refrattarie all'eliminazione del virus HCV durante la terapia

used in combination with peginterferon alfa (Pegasys, PegIntron) and ribavirin (Copegus, Rebetol, Ribasphere, RibaTab), or with sofosbuvir (Sovaldi)to treat hepatitis C in adults
miravirsen, could potentially be part of a drug "cocktail" that manages the hepatitis C virus in much the same way as similar combinations have transformed HIV/AIDS from a death sentence into a chronic, manageable condition.

Su siti specifici è possibile ottenere informazioni sul meccanismo di azione e sugli effetti collaterali, su aggiornamenti e nuove disposizioni da parte dellla FDA d tutti i farmaci
http://www.drugs.com/ 
ad esempio: 
Ibrance (palbociclib), an oral inhibitor of cyclin-dependent kinases (CDKs) 4 and 6,  intended for postmenopausal women with estrogen receptor (ER)-positive, human epidermal growth factor receptor 2 (HER2)-negative metastatic breast cancer who have not yet received endocrine-based therapy

Lenvima (lenvatinib), an oral kinase inhibitor used to treat patients with progressive, differentiated thyroid cancer (DTC) 


  • Discovered in 1973 by Janet Rowley, the Philadelphia chromosome results from a reciprocal translocation: part of the long arm of chromosome 9 is fused to part of chromosome 22. The result is a fusion gene called BCR–ABL, which encodes an abnormal type of tyrosine kinase. Tyrosine kinases trigger cells to divide, but the BCR–ABL form stays active longer than it should, causing cells to proliferate out of control. Why not create a drug to stop this rogue kinase? Druker became convinced that a drug could be made to block the BCR–ABL kinase without blocking the others. He teamed up with Swiss pharmaceutical company Ciba-Geigy which was using computer modelling to develop new drugs. The company had found a chemical compound that appeared to block the BCR–ABL kinase almost completely, without seriously affecting other kinases. By the late 1990s, this compound — eventually named Gleevec (imatinib) — was tested in a clinical trial of 31 people with CML. In a cancer clinical trial, researchers are usually happy if the experimental treatment shrinks tumours in 20% of patients. In the 1999 trial of Gleevec, 100% of CML patients went into complete remission after taking Gleevec. Their cancers disappeared and their blood appeared normal. In a second study, 53 out of 54 people with CML had complete remissions after taking Gleevec. The US Food and Drug Administration approved Gleevec in 2001 as a treatment for both CML and a rare form of stomach cancer. Gleevec increased the five-year survival rate for patients with CML from 30% to nearly 90%. It was called a ‘magic bullet’ and was hailed as a miracle treatment. Even so, some patients found that their cancers came back. Why did that happen, and what could researchers do about it? Cancer cells continuously have mutations in their genes. Some of these mutations changed the shape of the BCR–ABL kinase, allowing it to avoid being targeted by Gleevec. Charles Sawyers of the Memorial Sloan-Kettering Cancer Center in New York was one of the researchers who discovered that these mutations were happening. He was part of a team that developed another drug, dasatanib (Sprycel), to block the new kinase. A third drug, nilotinib, is also available for people with CML who aren’t helped by Gleevec.
  • Solving an age-old problem. BARBARA DUNN. S2 | NATURE | VOL 483 | 1 MARCH 2012
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001