domenica 11 luglio 2021
Sogno di Vivere in Giappone: Polentone in Giappone e Fulan
mercoledì 19 maggio 2021
Raffigurazioni di Artù nel medioevo italiano
La più antica rappresentazione di Artù e del ciclo di storie dei cavalieri della tavola rotonda in Italia risale all'anno 1100 nelle cattedrali di Otranto e di Modena.
Il Mosaico della Cattedrale di Santa Maria Annunziata di Otranto ricopre il pavimento delle tre navate ed è opera del monaco Pantaleone, eseguito su commissione del Vescovo di Otranto, tra il 1163 e il 1165.
Al vertice dell'albero vi è l'immagine del Peccato originale e cioè la cacciata di Adamo ed Eva dal giardino dell'Eden, con il serpente del peccato che insidia Eva, "episodio", centrale per la narrazione del mosaico. Al di sotto del presbiterio, oltre un'area danneggiata attualmente priva della decorazione musiva, il mosaico riprende dunque con l'episodio di Adamo ed Eva, prima nascosti da Dio (nella parte sinistra della navata) e poi, a destra, cacciati, da parte di un cherubino, fuori dal Paradiso Terrestre, la cui porta è custodita da un uomo con un bastone. Aspetto sorprendente è che le due figure bibliche di Adamo ed Eva, mentre escono dal Paradiso Terrestre sono seguite da uno dei protagonisti del ciclo bretone e cioè Re Artù, a cavallo di un caprone e fronteggiate da un grosso felino.
In alto, nell'area del presbiterio, sono raffigurati episodi e diverse figure, racchiuse in sedici medaglioni, che rimandano ad animali o figure umane mitiche (con un significato allegorico non sempre chiaro all'osservatore contemporaneo): un Toro, un Behemot, un Leviatano che inghiotte una lepre e viene a sua volta assalito da un leone che ne addenta la coda sbilanciandosi sulle zampe posteriori, un Dromedario rampante, un Elefante con stella a cinque punte, una Lonza con volpe insanguinata, un'Antilope, un Centauro, un Cervo ferito, un Unicorno (quest'ultimo, si ritiene, affiancato dalla raffigurazione di Pantaleone), la Regina di Saba, il Re Salomone, una sirena che stringe le sue due code, un Leopardo e un Ariete. Fra alcuni medaglioni sono anche presenti figure animali, fra cui un asino che suona la lira.Verso l'abside, ai due lati, è raffiugrato il giudizio universale, con a sinistra i peccatori afferrati da un diavolo. Nella navata sinistra, ancora un Albero, questa volta del Giudizio Universale, divide l'area in due parti: quella a sinistra relativa al Paradiso e dunque alla Redenzione, e quella a destra dedicata all'Inferno e dunque alla Dannazione. Nella prima si osservano un cervo; i tre Patriarchi Abramo, Isacco, Giacobbe, che, secondo l'iconografia bizantina, accolgono gli uomini eletti al Paradiso; sotto, uomini, piante e animali forse nel giardino dell'Eden. Nell'area della Dannazione si trovano: un angelo che, tenendo la bilancia, sembra giudicare i peccati dei dannati (la Psicostasia è molto frequente negli affreschi dell'epoca); sotto di lui, un diavolo che con un tridente è intento ad alimentare la fiamma che riscalda una fornace nella quale viene gettato un dannato; rivolgendo lo sguardo verso le figure soprastanti, si trovano due mostri, uno più grande e uno più piccolo, che inghiottono uomini; tre uomini allineati (che, per le cappe bianche che li accomunano, potrebbero essere Eresiarchi) e avvinghiati da serpenti; una donna avvinghiata anche lei da serpenti e additata da un altro dannato gettato fra le fiamme; a fianco, una figura umana gigantesca (forse un altro diavolo oppure Caronte); al di sopra di tutti Satana, che accoglie un dannato.
Rimane incomprensibile per quale ragione la figura di Re Artù risulti collocata accanto al ciclo della cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso e vicino all'episodio di Caino ed Abele.
Altre composizioni musive, di epoca vicina a quella della Cattedrale di Otranto, si trovano in altre chiese romaniche in Puglia, come nella cattedrale di San Cataldo di Taranto: Sul pavimento si possono notare frammenti di un mosaico realizzato nel 1160 dal mosaicista Petroius su commissione dell'arcivescovo Giraldo. Un disegno eseguito nel 1844 mostra che era composto di tre parti: una mediana, sviluppata lungo la navata centrale, due laterali nelle navate minori. La parte mediana cominciava con la rappresentazione della leggenda aviatoria di Alessandro Magno, simbolo della superbia punita (il Volo di Alessandro).
Per la storia delle sculture raffiguranti re Artù nella cattedrale di Modena e del mito di Artù, continuate a leggere il link, dal blog di Marco Fulvio Barozzi, Popinga.
lunedì 12 aprile 2021
ricordi giapponesi
Dal mio rientro dal Giappone nel 1998, scaduto il contratto di due anni, sono tornato altre volte, nel 2002, 2004, 2007 e nel 2013. In quesi anni mi sono iscritto a vari siti che mostrano o discutono notizie relative alle cose giapponesi, in primis con il sito GiapponeGiappone, ora chiuso, di Alice, una ragazza che si è laureata e ora gestisce un sito di cucina. Negli anni, mi sono sentito varie volte con Fulan, alias Francesca, sia nel periodo in cui lavorava in Cina sia dopo, in Giappone, pianista e violinista, col suo canale youtube spesso con Kikyo Kompa, compaesana leccese a Tokyo. Poi c'è Yuriko, alias Eleonora, che gestisce notizie social su instagram e un canale youtube. Tra i miei contatti social, mi sono incontrato nel '97 con Akemi Hara, amica di Francesca, per il fatto che tornava frequentemente a Tsukuba per visitare i genitori, e ci siamo parlati davanti ad un caffè. Grazie a lei, per un certo periodo postavamo insieme annunci di visite guidate nel Salento e tour con guide giapponesi, come Mikiko, che vive a Lecce e porta i turisti fino ad Alberobello e dintorni. Mikiko è stata una presenza ed un aiuto notevole. A Tokyo, ci siamo ritrovati a mangiare varie volte, da soli in un sushi bar a Hiroo, ed in una izakaya a Roppongi, in compagnia dei colleghi italiani. Ero rimasto senza soldi e dovevo prendere i bagagli dal deposito, un locker a pagamento, per arrivare in aeroporto, e non riuscivo a prelevare con la carta di credito. Un impiegato mosso a pietà mi ha dato 3000 yen e il biglietto da visita (non so chi alro darebbe via soldi ad uno sconosciuto). Grazie a Mikiko ho potuto restituirglieli, e con lei mi sono messo in pari al suo rientro a Lecce. Ricordo bene la corsa verso l'aeroporto, il salto dei tornelli sulla metro alla stazione Ueno, l'uscita con tanto di sumimasen/gomen nasai agli impiegati della metro, una hostess che mi fa accompagnare verso il gate, attaccandomi sulla maglia un adesivo con disegnino di aereo per indicare che sono in ritardo.
Tutto questo po' di introduzione per dire che sui canali che parlano di Giappone si mettono in confronto le cose buone e quelle negative dei due paesi, oppure i consigli su trasferirsi in oriente, trovare lavoro, e così via. Un altro argomento che ricorre spesso sono i gadget tecnologici e le cose di cui non si vorrebbe fare a meno tornando in Italia (come il tavolino basso riscaldato, la lavatrice ad apertura dall'alto che funziona anche quando il coperchio è sollevato, o gli schermi TV ad HD). Da parte mia, ho apprezzato molto un aspiratore di fumo, posto nella hall dell'albergo, che permetteva a mia sorella di fumare senza dover uscire in strada (e anche qui, non sempre era permesso).
In questo post, riassumerò le mie impressioni, buone e negative, sulle esperienze che ho fatto, di vita in comune, e delle persone che ho incontrato.
1994-1997. Tsukuba/Tsuchiura è una zona agricola, si parla l'Ibaraki-ben, con espressioni locali. Le gang giovanili sono ovunque, possono infiammarsi per un nonnulla, un collega non riusciva a mettersi in contatto con i figli di amici, per poi scoprire che si erano chiusi a casa per curarsi le ferite di uno scontro per strada con dei giovani facinorosi. Le bande fanno corse pericolose sui tornanti che vanno al monte Tsukuba, e i controlli stradali servono come dissuasivo, e per i test antialcool. Tornando con l'autobus da Toyko, sulla autostrada un motociclista con moto di grossa cilindrata si mise davanti al bus e lo rallentò volutamente per due chilometri. Durante i lavori per la costruzione di stazioni lungo la nuova linea della metro tra Tsukuba e Tokyo, una notte vari camion scaricarono tonnellate di materiale di risulta sul sito, danneggiando i lavori edilizi. In quel periodo due fatti di sangue hanno contrassegnato le news: un ragazzo che sequestrava minori e tagliava loro la testa, e il primo avvelenamento da sarin, rilasciato per via aerea su un residence facendo diversi morti, insieme alla uccisione di un gregge di animali, nel 1994, e sui giornali nessuno si spiegava l'accaduto: solo dopo l'incidente nella metro a Toyko del 1995 venne fuori lo scandalo della setta Aun Shin rin kyo. Di sette ne ho conosciuta una, aveva la base vicino a Tsukuba sud, mi ci portarono ed ho assisito ad un allestimento di offerte tutte belle ordinate e impilate, tra frutta e fiori. Alcune ragazze mi vennero a trovare a casa, una al rientro da un viaggio in Vietnam, mi diede delle verdure fermentate in agrodolce, ottime. Si curavano con l'energia del Reiki, bisognava apporre le mani a distanza per ottenere un beneficio fisico. Il gruppo fondatore propugnava l'applicazione degli organismi EM, benefical microroganisms, per l'agricoltura.
In centro, accanto ai grandi magazzini ed ai negozi, c'era una salone esposizioni di cucine della TEPCO, l'azienda produttrice di energia che gestisce le centrali nucleari: la sala veniva offerta per eventi, come corsi di cucina o incontri di cucina tra studenti ed ospiti dell'università. Insieme ad altri colleghi, di tutte le parti del mondo, ho mangiato e cucinato varie pietanze, torte di cioccolato, che sono state lo spunto per fare amicizia e conoscerci. Nella foto, fare acrobatica, l'ippopotamo in quattro (cristina Hmeljak, una ragazza di Praga, Michiko Tanba).
Due episodi di intimidazione mi sono capitati di persona: davanti ad un supermercato, avevo parcheggiato l'auto sullo spazio antistante, ed un giovane si è parato col suo mezzo davanti alla mia auto: avrei dovuto scendere e chiedergli di farmi passare, invece ho suonato il clacson, vissuto come un affronto imperdonabile (seguirono scuse e faccia arrabbiata con espressioni gutturali per inveire contro di me). Al parcheggio del residence, ho sbagliato il posto auto mettendo l'auto sul parcheggio di un altro inquilino, per poi trovarmi il parabrezza ricoperto di adesivo con scritte di riprovazione. Insieme ai miei professori abbiamo preso una funivia vicino a Minakami onsen, ma durante il viaggio un gruppo che era al nostro fianco mi rivolse parole di spregio, con conseguente imbarazzo del mio anfitrione giapponese. Consiglio: non fissare negli occhi a lungo stranieri che non si conoscono. In particolar modo, non è consigliabile fissare con gli occhi una donna, chi ti sta vicino ti scambia per una persona morbosa. C'è anche il modo di dire, davanti ad un piatto di cibo, "prendilo tu, ti si legge negli occhi che lo desideri".
Gli incontri che durano il tempo di un viaggio sono significativi, lasciano belle memorie. Sulla metro, con una disinvoltura che non pensavo di avere, passai l'audiocassetta alla mia vicina, dicendole di sentirla. All'arrivo, mi disse che le piaceva, salutò e scese. durante il viaggio in bus, Tokyo-Tsukuba, la mia vicina di sedile si addormento appoggiando la testa sulla mia spalla. Al risveglio eravamo arrivati, si svegliò e scese. Una amica mi disse che voleva sposare un professionista ed andare a vivere a New York. Fare conoscenza e farsi delle amiche è naturale, basta la naturale predispozione alla simpatia, due parole in inglese, quel poco di giapponese che serve ad evitare la rudezza iniziale (l'uso della prima persona singolare corretto, non Watashi, ma Boku) e si aprono varie possibilità: lavoratrici in uscita per la cena da sole o con amiche, cameriere al lavoro, o persone in attesa della metro. E' comune che abbiano conoscenza dell'inglese, o che siano vissute per un anno all'estero per impararlo bene. Sul darsi appuntamento lasciando un recapito telefonico non sono in grado di pronunciarmi, per varie ragioni poi non ci sarà una seconda volta. O ci si è presi una influenza, o all'invito di uscita si passa una bella serata ma non c'è una scintilla, che ci spinga a manifestare un sentimento più profondo della simpatia. A volte succede che ci chiedano il perchè. Con una amica di penna, conosciuta come volontaria in una sede di quartiere, ci siamo scritti varie volte. Ho ancora una sua foto che aveva spedito. Yukiko Namiki, una amicizia che non siamo riusciti a coltivare per mancanza di tempo, qui con le lenti a contatto, un paio di incontri faccia a faccia, e qualche messaggio scritto...
A una bella ragazza che serviva in pizzeria portai una registrazione di canzoni, che le piacquero, e le dissi che mi era simpatica, di noi due l'interessato era Lello. Con un'altra amica a cui avevo prestato un libro, organizzammo una uscita a quattro, e portò la sorella più grande, parrucchiera. Mi chiese a chi ero interessato, e le dissi, siccome Lello voleva approfondire con lei, che avrei chiacchierato con la sorella.
Lello, il collega italiano, volendo trovarsi una compagna occasionale, si mise insieme ad una commessa di ristorante, Rika, con cui si siamo frequentati sia durante il suo soggiorno che dopo. Bene, per levarsi di impaccio, le disse che doveva anticipare il rientro in Italia e che suo padre aveva avuto un infarto. Lei ci rimase male, anche perchè lo raggiunse a Napoli, in vacanza, sperando che il loro rapporto fosse ancora vivo; quando la incontrai, mi rivelò la sua delusione.
Una sera, siamo andati con mia moglie in un bar per stranieri, vicino a Doho park, si avvicina al nostro tavolo un collega italiano che ci ha sentito parlare: siete italiani anche voi! per caso (rivolto a Marcella) sei tu Sonia? La frequentazione di locali per trovare amici gaijin e uno scambio di email con una italiana locale, avevano portato a questa situazione. Un collega egiziano con cui siamo usciti insieme, Copto, amante degli alianti, aveva la fissa di puntare le belle ragazze, sia commesse dei locali, sia le clienti: con la parlantina sciolta, avendo studiato vari anni là, procedeva a una intimità subitanea, poggiava la mano sul ginocchio. Una sera la coppia del tavolo a fianco uscì insieme a noi, e mettendoci in auto continuammo a parlare dai finestrini lungo la strada per un bel tratto. Si sposò, con una giapponese che lo inseguiva dappertutto, e che per questa ostinazione fu premiata. Ebbero un bambino, Leo-chan, e si trasferirono negli US. Gli diedi anche lezioni di guida, non sapeva portare una auto senza frizione automatica. Ci salutammo al meeting del JSPS, il giorno che era morta lady Diana, per gli egiziani un gesto ostile contro di loro. L'ho invitato anche a Lecce, ad un convegno nel 2003, siamo stati bene insieme.
Esperienze fuori orario. Andammo con Jamil, collega marocchino, a Tokyo con la metro, ma abbiamo fatto tardi, ed alla stazione di Ueno partivano solo carrozze per Abiko, le stazioni terminali della metropoli dove le corse arrivano anche dopo le 24.00. Arrivati all'ultima fermata, fuori stazione aspettava un Shiro-takusi, un tassista che faceva un secondo lavoro, senza licenza. Ci ha caricati in sei, quattro ragazzi giapponesi e noi due che siamo scesi per ultimi ad Arakawaoki (dove avevo lasciato l'auto). Ricordo la conversazione tra il tassista e Jamil, che parlava poco giapponese come me, ma si sforzava di esprimersi con vocalità sonore come facciamo noi usando i gesti e le mani. Uno spasso.
carte telefoniche usate: la striscia in alluminio veniva contraffatta dai falsari, le rivendevano ad un decimo del costo, e furono soppiantate da card a pagamento con codice alfanumerico, da digitare al momento, nelle cabine internazionali).
Su un treno proiettile, shinkansen, di ritorno da Kyoto, lasciai il mio posto a sedere ad una coppia di anziani, che per gratitudine mi donarono un pacchetto di frutta in gelatina. Si usa così, restitutire con un pensiero il favore fattoci. Al gestore e custode del residence, per averci tagliato l'erba, portai un pacchettto di dolci e tè inglese, dalla pasticceria, lui per ricambiare mi invitò al kaiten sushi, dove ci si serve dal tapìs roulant, e dopo, mi portò ad una visita al museo degli aviatori kamikaze, suicidi non per volontà loro ma perchè portavano benzina sufficente solo per il volo di andata, sul lago Kasumigaura, qui abbiamo commemorato suo fratello e i tanti che non tornarono indietro
YOKAREN Peace Memorial Museum
Il mio padrone di casa gestiva un compesso di condomini, e veniva in ufficio tutti i giorni, provvedeva a svuotare i bidoni della differenziata per gli scarti di umido, se c'era bisogno liberava la conduttura dello scarico intasata da scarti di grasso: ci invitò al pranzo dell'obon, la festa degli antenati ad agosto, a casa sua, 50 km in piena campagna, aveva un frutteto di pere nashi, le anatre per pulire la risaia, due figli, un cane shiba inu, la razza canina tipica del Giappone, si dice che abbiano carattere simile ai gatti, indipendente, conoscono solo il padrone, sono socievoli quando decidono loro; qui conoscemmo il fratello del padrone di casa, che dirigeva lo zoo di Ueno, quello dei cuccioli panda, in basso a destra.
Finito il mio soggiorno, mi invitò ad una cena di commiato in una izakaya, tipico locale con cibi a prezzo conveniente, come le osterie. Spero di avergli lasciato l'appartamento pulito, e che la cauzione sia bastata per i tatami nuovi. Non mi sgridò nemmeno quando portai un cucciolo di cane a casa. Quando ero al lavoro, tornavo la sera tardi e lo trovavo in cima alle scale, felice di vedermi.domenica 11 aprile 2021
nuovi carburanti per la green economy
Il post di oggi riprende il discorso degli inerventi per mitigare i cambiamenti climaici. In paricolare, abbiamo introdotto la produzione di biochar, o carboni vegetali, mediante gassificazione e flash-pirolisi, un processo che produce syngas (ossido di carbonio, idrogeno gassoso, e altri prodotti alifatici).
Il processo è descritto in questa immagine (6.3)
venerdì 9 aprile 2021
Giappone, Tsukuba
Qui nel Salento le stagioni sono ben definite, secche da aprile a settembre, e piovose da ottobre a marzo. Quando abbiamo fatto la rotazione delle colture, abbiamo seminato a marzo pisello precoce, da zootecnia, e non abbiamo dato una goccia di acqua. Dopo 2 mesi e mezzo abbiamo rivoltato i piselli (parte verde e baccelli) a sovescio.
In Giappone i mesi piovosi sono vari, in autunno, in inverno, in primavera, ma soprattutto a giugno. Questo è il mese dei tifoni, e gli acquazzoni sono improvvisi e devastanti. La prima esperienza è stato un sabato pomeriggio, i colleghi rientravano ai dormitori e per cortesia chiedono se voglio approfittarne per un passaggio. Siccome ero in bici, ho pensato che sarei potuto rientrare con l'ombrello, recuperando anche il mezzo. Ero alloggiato a Matsushiro, Tsukuba sud-est, e il percorso aveva due opzioni: in linea retta a sud, Nishi odori fino a Doho park, e quindi a destra, verso i residence per stranieri; la seconda opzione più breve, prendere l'ipotenusa del triangolo così formato, tagliando per il parco di Matsushiro.
E qui mi sono pentito della scelta, perchè il parco è sottoposto al livello stradale, sono dovuto scendere dalla bici per i 30 centimetri di acqua formatisi, ho camminato con le scarpe sommerse fino a casa.
La seconda volta che sono stato sorpreso da un acquazzone è stato sempre in giugno, avevo casa a Kaname, nella zona a nord, ed ho lasciato la finestra aperta. Ovviamente, al rientro, si era bagnato il tatami. Una terza volta, avevo l'auto con il finestrino bloccato, non si alzava, e l'ho recuperata dal parcheggio con il sedile bagnato.
Le estati sono calde ed umide, di solito. Molto assolate, e molto umide: ai primi di luglio diventa doveroso mettersi il cappellino, o girare solo nei locali dotati di aria condizionata, fino a settembre. Invece, l'estate del 1993 fu l'estate più fredda degli ultimi dieci anni, e il riso non riuscì a maturare. Fu l'anno delle importazioni di riso tailandese, non gradito quanto quello Koshihikari, che diventò carissimo ed introvabile. Il 1994 fu l'anno in cui abbiamo passato l'estate senza condizionatore a casa. I coniugi Plain ci prestarono l'appartamento per due mesi, tornavano in Italia per le ferie, e la casa era fresca, con il giardino, le bici per gli spostamenti, qualche incombenza come occuparsi del gatto. Un gadget utile e rinfrescante fu un cuscino refrigerante, contenente un gel, che dopo riposto nel frigo, allevviava il caldo per qualche minuto. Essendo confezionato in un materiale plastico, uno dei gatti italiani lo perforò con le unghie. Fine del cuscino.
Alcuni prodotti disponibili in quel periodo (94, e 96-97) erano una novità: la TV in HD, con le olimpiadi del '96, fermi a guardare il nuoto sincronizzato nei negozi di elettronica; le prime macchine fotografiche con la memoria SD (infatti non ne comprai nessuna); i metri quadrati di zolle di erba da giardino in vendita in rotoli di una striscia o più pezzature; la hobbistica per animali e insetti da compagnia, gabbiette, mangime di gelatine alla frutta, tronchetti di legno; i mercatini delle pulci avevano ancora pezzi interessanti, kimono, statuette, ningyo, kokeshi.
L'estate del 1996, avendo fatto esperienza due anni prima, mi procurai un condizionatore: trovai una inserzione su Tokyo classified, andai in auto fino a Tokyo, a Ebisu, da un americano che si trasferiva sul mare, a Chiba, per iniziare una attività da diportista e organizzatore di gite in mare, a vedere i cetacei; lo pagai 10 mila yen, e mi servì solo quella estate. Il padrone di casa, prendendo ispirazione da quel fatto, fornì a tutti i condomini nel 1997 i condizionatori in ognuna delle stanze (due, oltre all'ingresso con cucinino, il locale toilet e il bagno). Alla fine del soggiorno, lo lasciai a Renata Plain, l'amica torinese sposata con William, un professore australiano, che rimasero ancora per alcuni anni. Un altro regalo che apprezzarono fu il letto king size, che avevo preso nella speranza che mia sorella Lucia venisse a trovarmi col marito Alessandro. Ai vicini di casa e ai colleghi andarono altri arredi, un tavolo basso con kotatsu, elettrodomestici, e l'auto, appena revisionata.
Quel 1997 lo ricordo per la gita al mare, eravamo in 5, mia moglie, Binlian, Noriko, Megumi, e una amica che la raggiunse a Hitachi, a casa dei suoi. Qui ci rinfrescammo con una fetta di anguria, e arrivammo alla spiaggia.
in spiaggia gli elementi architettonici sono: vari stabilimenti, formati da un recinto con tettoia di legno, che fa ombra e dove si lasciano le cose ingombranti, e ci si può riposare, aperto su tutti i lati, custodito; una spiaggia di sabbia, una scogliera di massi a due metri dalla battigia, che serve da frangiflutti, oltre la quale è pericoloso avventurarsi nell'oceano.
Sulle rive del lago abbiamo fatto una gita di addio, tra me e i colleghi, lanciando una mongolfiera di carta, che però non si è alzata in volo, ma si è aperta sulla volta superiore, dato che non era attaccata bene.
sulle pendici dei monti vicini, come il Kaba-san, ci sono templi sia buddisti che shintoisti, come il Minedera-sansaikoin. Contiene una antica statua lignea della Kannon
l'asse di legno che si spinge per far suonare il batacchio
davanti a casa, condominio Corpo verde.... il cagnolino affettuoso...
l'albero alto che vedevo dalla finestra...mercoledì 24 marzo 2021
I maya, gli incas ed il mais
Di recente hanno trasmesso un documentario sulla geografia del Messico, della penisola dello Yucatan, le regioni abitate dai Maya e da altre popolazioni conquistate o associate ai Maya. Dove adesso c'è una foresta fitta che ha inglomerato le piramidi, si osservano le tracce di antiche residenze e sentieri che fanno pensare che questa area sia stata altamente abitata e coltivata, con canali di irrigazione e strade di comunicazione.
Il mais ha avuto grande importanza anche per l'altra cultura sudamericana, gli incas. Oltre ad essere cibo, era usato per produrre una bevanda rituale, la birra di mais, che veniva bevuta in calici celebrativi, i quero, utilizzati in coppia. Venivano intagliati dallo stesso blocco di legno, cresciuto appositamente per produrre queste due coppe dallo stesso tronco. Le tre parti del disegno rappresentano il coltivare, il raccogliere e il conservare. Sono disinguibili le case/magazzini in alto, i campi coltivati a terrazze in basso, i canali, le linee a zig-zag, la coppa rappresenta il ciclo della produzione ed alimentazione.
Cummins, Tom (2007): Queros, Aquillas, Uncus and Chulpas: The Composition of Inka Expression and Power. In: Variations in the Expression of Inka Power: A Symposium at Dumbarton Oaks, 18 and 19 October 1997, edited by Richard L. Burger, Craig Morris and Ramiro Matos Mendienta, pp. 267-312. Dumbarton Oaks Research Library and Collection, Washington D.C.
https://blog.khi.fi.it/2020/11/the-maize-plant-in-an-incaican-microcosmos/
This wood cup, which is called in Quechua, quero, was produced in the sixteenth century, shortly after the arrival of the Spaniards. The queros, in the past as well as in the present, serve for consuming maize beer as part of Andean rituals, which are comprised of two entities. For that reason, the queros were manufactured and used as a couple. However, in this case, the other part of the pair was lost.
biochar, il carbone vegetale per fissare la CO2
Gran parte del carbonio arriva al suolo sotto forma di resti vegetali e animali. Qui, a causa della complessa natura dei residui organici, numerose specie di microrganismi sono coinvolte nel processo di degradazione. Parte del carbonio viene convertito in CO2, parte viene incorporato nei tessuti microbici e parte viene convertito in humus che viene lentamente mineralizzato. La quantità di carbonio che ogni anno viene immobilizzato nel suolo ammonta a circa il 15% della CO2 contenuta nell'atmosfera), mentre una quantità equivalente viene annualmente rilasciata in atmosfera dai processi di decomposizione nel suolo. L'emissione di CO2 dal terreno continua ad crescere all'aumentare della temperatura. Secondo Cox questo secondo processo diventerà il principale intorno al 2050 ed il carbonio stoccato nel suolo subirà un decremento di circa 170 Gt C tra il 2000 e il 2100. La deforestazione e le normali pratiche agricole quali l'aratura, causano l’alterazione della struttura del suolo e la sua ossigenazione, accelerano la decomposizione della sostanza organica.
vengono incentivate pratiche agricole meno impattanti, quali le arature superficiali o le colture permanenti.
carbone di origine vegetale o biochar
Un metodo innovativo per aumentare la stabilità del carbonio stoccato nel suolo prende spunto da antichi terreni dell'America del Sud. Nell'Amazzonia brasiliana ci sono numerosi siti dove il suolo presenta caratteristiche assolutamente diverse dai terreni adiacenti, nonostante mineralogia e tessitura siano le stesse. Al contrario dei suoli fortemente alterati tipici della foresta amazzonica (soprattutto Ferralsol ed Acrisol), di colore rosso, poco fertili perché ricchi in caolinite, dal pH acido e ricchi in alluminio, i suoli denominati Terra Preta do Indios hanno un colore nero, un pH alcalino, ospitano microrganismi endemici e sono particolarmente fertili. Sono caratterizzati da un alto contenuto in materiale carbonioso (black carbon – oltre 70 volte più dei suoli circostanti e fino ad una profondità di 40-80 cm), prodotto dalla combustione incompleta di parti vegetali (probabilmente resti di fuochi per cucinare il cibo) e interrato coscientemente nel terreno dalle popolazioni locali in migliaia di anni. Le terre nere dell'Amazzonia hanno un alto contenuto di nutrienti e di sostanza organica stabile, e presentano un'elevata capacità di scambio cationico
la carbonificazione e l'interramento dei residui vegetali fornisce al suolo consistenti quantità di sostanza organica stabile, con una forte capacità di trattenere i nutrienti; la tecnica taglia e carbonifica (slash and char) diventa inoltre un importante mezzo per prevenire il rilascio di grosse quantità di CO2 in atmosfera.
La tecnica slash and char non richiede di abbattere altri alberi, le biomasse da carbonificare provengono dallo stesso appezzamento coltivato o dagli scarti di lavorazione, e gran parte del carbonio (mediamente più del 50%, secondo diversi esperimenti in laboratorio) viene trattenuto nel sistema.
La carbonificazione di biomasse e l'interramento nei suoi agricoli del carbone vegetale così ottenuto (biochar) può rappresentare una nuova tecnica per gestire i residui vegetali, alternativa alla combustione (che produce immediatamente grosse quantità di CO2), all'abbandono in superficie o all'interramento dei residui secchi e anche al compostaggio, da cui si origina humus stabile destinato però alla progressiva decomposizione.
i residui carboniosi da combustione incompleta di biomasse o combustibili fossili (black carbon) sono ubiquitari nei suoli e nei sedimenti, a causa di incendi di origine naturale. Nel clima umido e temperato della Galizia sono stati studiati terreni contenenti notevoli quantità di black carbon risalente a fuochi di oltre 8000 anni fa, che hanno causato l'accumulo di sostanze altamente aromatiche in suoli ricchi di idrossido di alluminio. In Germania, il black carbon contribuisce notevolmente al contenuto di humus dei terreni situati in aree industrializzate, ma anche in zone più remote, con apporti tra il 2.7 e il 13.1% del Carbonio organico. Frammenti di piante carbonizzate costituiscono anche una componente importante della frazione umica di suoli vulcanici giapponesi. Il black carbon, sotto forma di fuliggine, nerofumo o carbone vegetale, è resistente alla degradazione chimica e biologica, costituendo così un accumulo di carbonio con un lungo tempo di residenza, grazie alla sua struttura altamente aromatica e alla protezione offerta dalla forte interazione con le particelle minerali. Il dissodamento del terreno, che causa la perdita di circa il 12% del carbonio organico totale, non incide significativamente sulla quantità di carbonio pirogenetico. In sostanza il black carbon è un sink di carbonio (serbatoio dissipatore del CO2), rimuovendolo da un ciclo a breve termine e integrandolo in un ciclo a lungo termine
Il carbone vegetale = carbonaie
Carbonificando i residui organici delle coltivazioni e interrando il BIOCHAR, si aumenta la fertilità del terreno “immobilizzando” carbonio atmosferico nel suolo.
Il BIOCHAR rappresenta un sistema di gestione dei residui organici alternativo alla combustione (che produce CO2), e all’interramento dei residui (che fa tornare il carbonio nell’atmosfera attraverso l’ossidazione della sostanza organica ). E’ quindi un modo economico, sostenibile ed ecocompatibile per trasformare i residui delle coltivazioni agricole in una risorsa e per ridurre la CO2 atmosferica.
BIOCHAR: una soluzione sostenibile ed ecocompatibile:
Per gestire i residui delle coltivazioni agricole, spesso considerate più un problema che una risorsa.
Per migliorare le proprietà e la fertilità del terreno, diminuire la lisciviazione degli elementi nutritivi ed aumentare le rese di numerose colture agricole.
Per incrementare la fertilità del suolo e ridurre l’impiego di concimi di sintesi, con minori spese per gli agricoltori, minor impatto sull’ambiente, minor consumo di risorse ed energia.
Per immobilizzare carbonio nel suolo per lunghi periodi, “eliminandolo” dall’atmosfera.
il bio-carbone conferisce al terreno notevoli miglioramenti delle qualità agronomiche, ammendanti e fertilizzanti
oltre al cabone vegetale, che contiene poco potassio e fosfato, esiste il biochar da origini animali che è ricco in microelementi fertilizzanti come potassio e fosfato
Come si produce il BIOCHAR?
I sistemi tecnologico-industriali per produrre BIOCHAR si basano sulla pirolisi o la gassificazione di biomasse vegetali. Se una biomassa viene scaldata oltre una certa temperatura in assenza di ossigeno, essa produce un gas infiammabile (syngas) e del bio-olio anch’esso combustibile. il BIOCHAR è il residuo
Che materia prima ci vuole per produrre BIOCHAR?
Il BIOCHAR può essere ottenuto a partire di biomasse vegetali o animali di ogni genere. Ma ogni BIOCHAR sarà diverso, così come diverse saranno le sue proprietà e le sue potenzialità di applicazione in agricoltura.
Qual è il potenziale del BIOCHAR per il sequestro di CO2 atmosferica ?
Il BIOCHAR contiene tra l’80 ed il 90% di carbonio. Quindi ogni tonnellata di BIOCHAR si genera da una quantità di anidride carbonica (CO2) atmosferica pari a circa tre volte il suo peso. Se immettiamo nel suolo una tonnellata di BIOCHAR, si sottraggono 3 tonnellate di CO2 dall’atmosfera. L’Opzione BIOCHAR, se praticata su vasta scala, ridurrebbe del 9% le emissioni di CO2 europee. Se solo il 3,2% dei residui agricoli italiani venisse trasformato in BIOCHAR, l’Italia raggiungerebbe l’obiettivo previsto dal Protocollo di Kyoto.
Perché il BIOCHAR è una soluzione ai cambiamenti climatici e alla green economy?
I benefici sono molteplici:
Economici: la gassificazione anziché la combustione si produce syngas che può essere utilizzato per cucinare;
ambientali: può aiutare a recuperare terreni degradati e privi di fertilità e favorire la riduzione della deforestazione
la gassificazione non richiede necessariamente legno, che è costoso, ma può essere ottenuta a partire di qualsiasi tipo di residuo vegetale: stocchi di mais, gusci di noce o di arachide, pula di riso, scarti di potatura e di lavorazione del legno, o da biomasse appositamente coltivate per essere carbonificate.
le biomasse possono essere convertite in bio-carbone tramite flash pirolisi.
Sullo stesso principio si basano i processi industriali di pirolisi: la decomposizione termochimica di materiali organici viene ottenuta mediante l’applicazione di calore in assenza di agenti ossidanti.
Reazioni radicaliche, o cracking, a temperature di 400-800°, causano la scissione dei legami delle molecole di partenza, e il riassemblamento successivo origina, in quantità variabili a seconda delle condizioni di reazione e della durata del trattamento, un residuo carbonioso solido (char), un liquido nero viscoso (tar) e una miscela gassosa composta sostanzialmente da CO e H2 (syngas, in cui si pone il 50% del Carbonio iniziale).
Il processo è esotermico, cioè dopo l'apporto di calore iniziale si autosostiene, e porta alla formazione di quantità bassissime di anidride carbonica.
Processi di pirolisi vengono utilizzati industrialmente per lo smaltimento dei rifiuti, per produrre combustibili solidi, liquidi e gassosi e per la formazione di carboni attivi e intermedi chimici. Se lo scopo del trattamento è però l'immobilizzazione del carbonio per il contenimento dell'effetto serra, devono essere utilizzate condizioni di processo che massimizzino la formazione di char.
Le tecniche più comuni di fast e flash pirolisi utilizzano tempi di residenza inferiori ai due secondi e temperature comprese tra i 350 e i 500° C. Alte pressioni di vapor d'acqua all'interno del forno, inoltre, aumentano la resa in carbone, agendo da catalizzatore.
Con l'interramento dei residui colturali tal quali si arriva ad una degradazione della sostanza organica in pochi anni, con liberazione del 100% del carbonio in atmosfera, però tutta l'energia viene persa.
il bio-char è in grado di trattenere notevoli quantità di cationi scambiabili, grazie anche alla sua elevata porosità e al conseguente altissimo rapporto superficie/volume.
nei terreni antropogenici amazzonici, che contengono una gran quantità di nutrienti scambiabili, questi non subiscono lisciviazione, fornendo una spiegazione alla sostenibilità della fertilità. Anche apportando azoto come concime questo non viene dilavato, ma rimane disponibile per le piante.
Il pH del terreno subisce un incremento, a causa delle sostanze basiche contenute nel bio-char; soprattutto in suoli acidi viene migliorata così l'abitabilità da parte delle piante, che trovano maggior disponibilità di fosforo e minore di alluminio, fitotossico. Alcuni tra gli stessi cationi che conferiscono alcalinità al terreno, come calcio e potassio, sono anche dei nutrienti importanti, e si trovano in forma facilmente scambiabile
Il bio-char conferisce struttura al terreno, e anche in terreni pesanti argillosi, che danno croste superficiali o che presentano problemi di eccessiva sodicità, ne migliora le proprietà meccaniche diminuendone la forza di trazione
Aggiunte di quantità consistenti di bio-char aumentano significativamente la capacità di campo
Un fattore limitante è la quantità di azoto disponibile. Il bio-char ha difatti normalmente un rapporto C/N molto alto (200 C: 1 N), ma una volta effettuata una concimazione di azoto ammonico o ureico, questo verrà trattenuto e reso disponibile alle piante grazie all'elevata CSC.
E’ possibile utilizzare come materia prima della pirolisi sostanza organiche proteiche o di origine animale;
dalla caseina, per esempio, è possibile ottenere un bio-char con oltre il 9% di azoto ed elevata porosità
la capacità di fissazione dell'azoto da parte di Rhizobium su leguminose (fagiolo) viene incrementata dall'addizione di bio-char nel suolo
PBC Biochar di origine vegetale, è un prodotto carbonifero di origine vegetale, contenente carbonio altamente stabile, caratterizzato da micro e macroporosità, in grado di migliorare la qualità del suolo e dotato di una relativamente alta ritenzione idrica, capace di assorbire elementi nutritivi e di sequestrare carbonio, ma sprovvisto di effetti fertilizzanti economicamente significativi. Il biochar “PBC” è prodotto a partire da biomasse vegetali sottoposte a trattamento termico riduttivo, con temperature variabili tra i 450 ed i 550°C, in condizioni di pressione negativa, che portano ad avere emissioni ambientali pari o prossime a zero.
Il biochar vegetale (PBC) è un prodotto in grado di migliorare la qualità del suolo
Il biochar di origine animale (ABC) è un fertilizzante fosfatico organico.
Le fasi del ciclo rizofagico: sequenza in 12 punti per le piante per ottenere nutrienti dal suolo
1. I microbi colonizzano il meristema dell’apice radicale da cui le plante secernono gli essudati: carboidrati, acidi organici, amminoacidi
2. I microbi si stabiliscono intracellularmente dentro le cellule radicali (tra la parete e la membrane plasmatica)
3. I batteri si spogliano delle pareti batteriche, strippate via dal superossido prodotto dalle cellule radicali
4. movemento costante dei protoplasti microbici intorno alle cellule radicali ‘cyclosi’ con esposizione al superossido che estrae nutrienti dai protoplasti (il movimento spezza il gradiente di concentrazione, agitando facilita diffusione di nutrienti
5. I protoplasti microbici si moltiplicano dentro le cellule radicali così che si formano cloni multipli dei batteri
6. I protoplasti microbici Internalizzati dei peli radicali producono ormoni di crescita (etilene, ossido nitrico) stimolano la formazione e la crescita dei peli radicali
7. I protoplasti microbici sono espulsi nel terreno dai pori sulla punta degli apici radicali in allungamento
8. I peli radicali secernono essudati (es., carboidrati, amminoacidi) sui batteri appena espulsi dagli apici
9. I protoplasti microbici riformano le pareti nel suolo
10. I microbi colonizzano la rhizosfera
11. I microbi acquisiscono altri nutrienti che servono per crescere nella rhizosfera
12. I microbi ri-colonizzano I meristemi degli apici radicali (nuovo ciclo). Questo permette alla pianta di aver 30% in più di sostanze azotate
Esperimento di Elevata CO2 in grano
• semi di grano: disinfettare la superficie (45 min 4% NaOCl) per ridurre i batteri ambientali.
• batteri asportati dal seme non sono affetti
• Semi messi su agarosio+proteina 0.1% (denaturata, lipasi).
• piantine germinate e cresciute per 3 giorni in lab in aria atmosferica (approx. 410 ppm CO2).
• piantine collocate in camera in atomsfera controllata, uno con 410 ppm CO2 , l’altro con 560 ppm CO2 (concentrazione prevista nei prossimi 100 anni), incubate 4 giorni a temperatura ambiente.
• piantine tolte dale camere e colorate per 15 ore mettendole in flusso di
Diaminobenzidina DAB, per visualizzare H2O2.
• piantine in entrambi gli esperimenti visualizzate al microscopio
Mostrano l’attività rizofagica nelle radici a 410 ppm CO2