Negli anni '80, risiedevo a Lecce, ma risalivo spesso a Torino, per rivedere gli amici del gruppo di teatro, come Renato Giuliani, che era responsabile del recupero di giovani e ragazzi rinchiusi nel carcere minorile Ferrante Aporti. Le attività educative si focalizzavano sulla formazione teatrale, sull' uso dei mezzi audiovisivi, e sulle abilità di tecnico di scena, responsabile delle luci, del suono e della tempistica delle rappresentazioni sceniche. Inoltre era attiva una formazione di arti marziali come l'Aikido, grazie al maestro Nando, che era cintura nera e partecipava alle gare internazionali. Belli e veri i momenti di incontro coi ragazzi per gli allenamenti di teatro per la lega dell'improvvisazizone, come: parlare per un minuto di un prodotto commerciale vero o inventato, oppure "incontrarsi casualmente in scena tra due attori", secondo le regole dei match di improvvisazione; inoltre, esisteva al Ferrante Aporti un programma teatrale da parte di compagnie esterne, ad esempio partecipai alla esibizione del gruppo musicale Banda Bardò.
Tra le improvvisazioni non programmate e uscite estemporanee di questi attori naturali che agivano di istinto, memorabile fu una scena di commiato, in cui Ugo Giletta, in partenza per tornare a Torino, ci salutò uno per uno, improvvisando discorsi di addio, alternando note di rammarico a emozioni sentimentali, a malinconici pensieri di abbandono.
A quel tempo, il mio carattere era chiuso, e questi momenti di confronto e conoscenza con altre vite, con il loro vissuto, e l'imparare nuove possibilità espressive, mi fece crescere interiormente, rendendo possibile anche per me esprimermi con il mio essere emozionale interiore e immaginare sentimenti e sensibilità nuove, entrando nel personaggio desiderato, gratificato di poter essere uguale tra uguali, attori non innati ma formati dalla vita, dalla situazione sociale, e da azioni istintuali che ci venivano portate alla luce come in filosofia avviene con l'arte maieutica, facendoci autori di noi stessi, nelle parti che decidevamo di assumere.
Qui voglio ricordare il momento più significativo di quegli anni, quando per una turneè di teatro nel Salento, la compagnia teatrale di Renato Giuliani arrivò a Lecce, per alcune rappresentazioni, nell'ambito della rassegna teatrale per ragazzi "Et voilà... incontri internazioni di teatro per ragazzi". Tra le sedi delle rappresentazioni, ci fu il castello Carlo V, e le scuole, tra cui quella di Caprarica. A casa mia, che serviva per la preparazione delle scene, per la revisione delle basi musciali, e per attività piacevoli di socializzazione e per programmare gite al mare, arrivò tra il personale del gruppo di Renato Giuliani il suo tecnico e assistente di scena, Lorenzo, in uscita inter-regionale di lavoro, trasferito dal Ferrante Aporti al carcere minorile di Lecce. Seguirono giorni piacevoli, di terrazzi assolati, amoreggiamenti giovanili, e di stupori davanti al mare del Salento. La sera organizzammo pizze cotte nel forno a legna, seguite dall'accompagnamento di Lorenzo al carcere, per i pernottamenti.
In seguito ho avuto altre occasioni di fare del teatro di improvvisazione, come dopo i seminari teatrali dell'ottobre 1986, quando gli attori ci seguirono per una settimana nell'aula magna dell'università di Lecce e, dovendo partire, affidarono a noi un intervento nel carcere minorile, che svolgemmo con responsabilità e partecipazione, noi nuovi ad interventi di questo tipo, ancora all'inizio della conoscenza uno con l'altro, ma già impregnati dello spirito dei match di improvvisazione.
Seguirono altre occasioni per rivedere Lorenzo, incontrarlo nel suo percorso di ritorno alla società civile, in particolare il giorn del suo matrimonio, della festa organizzata nelle Langhe, e del lancio di una mongolifiera di carta velina, a simbolo delle nostre vite lanciate nel futuro e nel confronto con altre vite, a volte con successo, altre volte con un insuccesso, ma sempre con gli occhi e le menti rivolte all'andare avanti, verso un futuro di belle relazioni e buoni sentimenti, verso la realizzazione delle nostre aspirazioni.
Ed ancora una volta questo ottobre ci siamo ritrovati, un pò più cresciuti, un pò più acciaccati, ma allegri e ben disposti gli uni verso gli altri, allegri e aperti alla vita, nonostante i temporali e alcuni naufragi. E così sarà ancora, negli anni a venire, le nostre vite si intrecceranno, e ci saremo sempre perchè insieme si sta bene, meglio che seguendo scelte egoistiche e solitarie.
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