lunedì 30 maggio 2016

repertorio dei matti n. 2

E dopo il primo post sul libro di Paolo Nori sui matti di Torino, ecco alcuni profili dalla testimonianza diretta di chi li ha conosciuti

La Enza di Porta Nuova
donnone imponente, vendeva sigarette di contrabbando, davanti alla stazione. Un giorno di chiusura dei tabaccai, una signora le chiese un pacchetto. Fanno 4000 lire, disse. Ma non è caro? Se vuole, vada in tabaccheria.  Ah ma senta, sono la suocera del commissario Bellini. Ah, in questo caso sono mille lire. Aveva una simpatia e spesso da lui riceveva qualche soldo. Quando lo voleva vedere, chiamava un taxi, senza pagare, e si faceva portare in Questura. E' un'emergenza, diceva al tassista.

La figlia di Carmen.
Era stata studentessa di medicina, e professava sulla strada. Si presentava in questura con plichi di congressi, depliant di medici, e diceva: qui ci sono documenti delle Brigate rosse!
Il capo della mobile la sbolognava al commissario Ninetti.  Lei lo cercava spesso e  telefonò in questura, si lamentava che non le davano retta. Viaggiava ogni tanto inseguendolo nel nord, o faceva telefonate per tenere i contatti.

La Katia
Era una donna che lamentava di ospedali che non la volevano assistere nella gravidanza, che erano 14 settimane che si protraeva all'inverosimile. Un giorno accusò di stupro il maresciallo Petruzzelli, che chiamato in ufficio, presenziava al colloquio. Ma tu, lo riconosceresti questo maresciallo? E certo, se lo vedessi lo riconoscerei!

L'albergatore Poncini
era un bravo pianista e intratteneva gli ospiti con la sua musica e cantanti di grido, Mina, Battisti. Un giorno telefonò in questura: secondo me, stanno facendo una rapina in banca, in corso Francia. E in effetti dato l'allarme e dopo 'intervento delle volanti, il gruppo di brigatisti si intrattenne in un conflitto a fuoco. Ma cosi' non lo prendete, disse al poliziotto, dammi la pistola. E centrò il latitante francese Beltramì. Il prefetto si complimentava per l'operazione, e voleva sapere i dettagli. Per far uscire fuori dall'episodio quelli non in uniforme, gli dissero che era stato il suo cane a mettersi in allarme. E il questore: portatemi il cane eroe, lo voglio premiare!

Fefè il jolly
Era l'autista del capo della squadra mobile, una figura di poliziotto di quartiere che conosceva tutti e sapeva dove reperire ogni tipo di prodotto, macinacaffè, cassette di ortofrutta, cose naturali per il periodo anni 70 e per la zona, Barriera di Milano. Una sera rientravano da un servizio in esterno, quando sentono le volanti. Chiamano in centrale, e vengono a sapere che c'è stato un morto, così si portano sul luogo. Fefè era stanco, e si siede insieme ai parenti nella camera salotto. I vicini entrano per dare le condoglianze, incluso a Fefè, che si  presta all'equivoco, scuotendo le mani ai visitatori. 

Bruno lo zingaro di Porta Palazzo.
Girava su una moto con una scimmietta sul sedile posteriore, legata. Aveva due pappagalli, in gabbia. Chiedeva insistentemente un salvacondotto alle autorità, come se dovesse fare un viaggio o attraversare una frontiera. Per gioco, per tacitarlo, gliene prepararono uno, con tanto di timbro. Ma che avrebbe mostrato in giro, allora con una scusa lo ritirarono. Una tragedia, gli avevano tolto il suo salvacondotto!

Il giovane commissario
Era arrivato alla questura di Torino da poco tempo, una sera viene cooptato per un intervento in una bisca clandestina. A seguito dell'irruzione nel locale, vengono fermati i presenti. Uno di questi lo riconosce, e gli rivolge la parola: Commissario, ma lei non è nella buoncostume?
Alla risposta: Certo, ma mi hanno aggregato alla squadra mobile, e lei che ci fa? 
"Mah, oggi era festivo, per svago...."

Il maresciallo di Porta Palazzo
Controllava tutto e tutti, a Porta Palazzo. Inseguendo due balcanici, stava per prenderne uno, quando quello si gira e dice: "No, non mi faccio prendere", e si spara. Un giorno, una segnalazione di passanti avvisa: ci sono due sospetti davanti all'ufficio postale. Interviene una volante, e li portano in ufficio. Il maresciallo dice al capo della mobile: "questo sulla carta di identità sembra arrivare da Cerignola, ma l'accento è bergamasco". E subito dopo: "guardi le mani, non sono lavoratori, sono studenti". E il sospettato: "mi dichiaro prigioniero politico". Fu così che arrestarono entrambi, l'altro era Prospero Gallinari.

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