martedì 21 giugno 2022

Carlos Castaneda

Sto recuperando qualche libro che davo per disperso, e letture di oltre 40 anni fa. Uno dei libri di Castaneda è stato un regalo da parte di Renato Giuliani





Dal piangersi addosso all'impeccabilità, una via quasi zen per superare i propri limiti.
Dal seguire i segni che ci vengono indicati, per vedere o per individuare al di là della vita di tutti i giorni gli aspetti del non comune, il tonal (quello che percepiamo, il mondo di tutti i giorni) e il nagual (tutto quello fuori dal mondo di tutti i giorni, ma che potremmo arrivare a percepire). 
Essere circondati da una luce, da farfalle, vedere animali mitici, parlare con la tarantola, vedere san Paolo che media tra il tarantismo e la guarigione, sono aspetti dello sciamanesimo. Molto prima dell'interpretazione sociale e psicologica del tarantismo (in Salento le figure magiche tradizionalmente erano femminili: masciàre, scianàre), esistevano le culture della trance, dalle baccanti alla macumba alla trance del Marocco e dell'Egitto, e in quel di Bali i danzatori invasati dalla divinità si puntavano contro la spada senza scalfirsi. 
Perchè il ragno, perchè i santi, o meglio, una santerìa? Leggete il libro L'isola dei fucili, di Amitav Ghosh, sull'animismo e sugli spiriti guida, in forma di animali, dai serpenti ai ragni.
Nel disegno: uno degli elementi totemici del tarantismo, i fili/fettucce di seta, colorati, sgargianti, usati per decorare la stanza della tarantata sotto terapia, secondo il colore della taranta che l'ha posseduta, nei libri di Castaneda sono elemento rappresentativo dei soggetti sotto trance, disposti come tela di ragno, o come flussi di energia di stati alterati dell'essere, e come visione dei punti e delle linee di energia del/i mondo/i.
Solo a Roma l'essere non lucidi, razionali, ma colpiti da mania o furore (eroico, poetico, o amoroso) era considerato negativo (pubblico: buono, sacro / privato non buono: pro privus, per la propria parte; pro-fanus, davanti al proprio nume tutelare).
Roma rifiuta/rimuove ciò che non è razio (realitas), mens (mente e misura), e ciò che è aleatorio (Fortuna aiuta Preneste, in guerra con Roma, quindi Fortuna è nefasta), ciò che è fanaticus (posseduto dal fanum), in preda ad ebbrezza, a furor poeticus, eroticus, o vaticinante. Il valore non consiste più nell'azione dell'eroe, individuale, e la virtus non è più un potere personale, un "prana"; l'emotività è relagata ad un tempo mitico. Rispetto ad essa si valuta positivamente l'azione coordinata di gruppo. Quando si crea una discordia ordinum, si atraversa una fase di emotività, irrazionalità, gli animi divisi sono in preda alla faziosità delle parti avverse, e bisogna sciogliere, ri-solvere il momento di crisi (valenza negativa perchè contrapposto alla edificazione di un tempo storico, non più mitico, metafisico)
Bisogna ristabilire la salute della res-publica, non più di parte ma universalis, e ristabilire la concordia ordinum.  Il Flamen dialis, dio del cielo, padre luminoso, riporta ad un tempo astorico, porta un anello spezzato, fuori dal tempo storico, Lecti sternia, riti di ripristino del rapporto con gli dei. Così il periodo da rimuovere viene considerato astorico, mitico. Dopo la follia dell'eroe va ristabilito l'oridine. Mel caso dell'eroe degli Orazi, che uccide la srella fidanzata ad uno dei Curiazi, compie parricidio, si sostituisce al pater familiae,ma si appella al popolo, pro-vocatio ad populum: il popolo lo assolve come fosse stato sotto volontà divina, e viene fatto passare sotto il tigillium sonorum, per la perdita di furor.  Nel caso di Orazio Colcite, il guercio (con carateristiche di Odin), che  difese il ponte  Sublicio da solo, con una furia eroica, miracolo audaciae, stupefecit hostes, quando crolla il ponte si raccomanda al dio Tevere: per questo comportamento eroico e non Romano (Tito Livio non dice furiosus, altri dicono mainomenos, posseduto da un dio): deve essere esposto in chiave mitica, dei tempi primordiali, e sottoposto al rituale di rifondazione.
Da "la religione dei greci": per lo sciamano siberiano, l'esperienza delle sue vite passate è accrescimento di potenza, riconosciuto anche da Empedocle e Pitagora; quando la rinascita fu attribuita a tutte le anime, diventò un peso anzichè un privilegio.
L'uomo ha un'anima, psiche, ed un io indistruttibile, di origine divina, Daimon: la catarsi, purificazione, fa salire l'io occulto sulla scala dell'essere, facilitandone la liberazione. Poichè l'io da purificare è magico e non razionale, la tecnica della catarsi è magica. Può consistere nel rituale, può avvalersi del potere incantatorio della musica. Può implicare una ascesi, con la pratica di uno speciale stile di vita.
A Creta, sciamani carismatici, katartai, utilizzavano il culto delle grotte, da "thumos, potere"
 
Da: Il dono dell'aquila, riporto questa poesia
Josè Gorostiza (1901-1973), Città del Messico. Nel 1925 pubblicò Canciones para cantar en las barcas, poesie di un lirismo che lo avvicina a Rafael Alberti. Il poema Muerte sin fin (1939) mostra influenze surrealiste ed esprime l'angoscia del poeta per il suo tempo; la morte si identifica con Dio, essere di pura intelligenza. 
Qui un brano del poema, nei versi che celebrano la vita, la morte e il riso.

Oh quale gioia accecante
quale brama esaurire 
l'aria che respiriamo,
la bocca, l'occhio, la mano.
Quale voglia bruciante
consumare fino in fondo tutto di noi
in un unico scoppio di riso.
Oh, questa morte sfrontata, insolente
che ci uccide da lontano.
Con il piacere che proviamo morendo
per una tazza di tè...
per una lieve carezza.

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