martedì 5 marzo 2024

Hashi no nai kawa - The river with no bridge

 Ero in metropolitana, quella regionale, che collega Tsuchiura a Mito ed a Kasama. Un simpatico vecchietto scambia due parole con me, che ancora non capisco quasi nulla. A gesti gli chiedo cosa va a fare in città, lui mi risponde "kaimono", a fare compere. Mi assicura che devo continuare sulla linea fino ad un paio di stazioni più avanti, dove avviene i cambio di treno per Kasama. Tra la parole che afferro o credo di afferrare, c'è "Burakumin". Il mio interesse sulla questione degli outcast, a partire dagli eta, fino al clan Heike, o house of Taira, che persero la guerra con il clan Minamoto nella battaglia di Dan-no-ura, nello stretto di Shimonoseki. Fino ai giorni nostri, quando un movimento progressista porta alla luce le discriminazioni verso i buraku-min (gente di villaggio), gli intoccabili, dedita ai lavori sporchi: macelleria, conceria, seppellimento di cadaveri, e boia. Pur essendo ancora in pratica la discriminazione di evitare i matrimoni con una famiglia di intoccabili, così come lo era per i portatori di malattie genetiche, come gli abitanti della baia di Minamata, contagiata dal mercurio, molti aspetti sociali sono migliorati, e diversi esponenti di questa casta sono diventati personaggi importanti

Uno dei libri più noti sul mondo dei burakumin (8 milioni di libri venduti in Giappone) e da cui è stato fatto un film di successo, è Il fiume senza un ponte, Hashi no nai kawa, di Sue Sumii

Il libro parla della vita di villaggio di gente simpatica ma discriminata, per fare i lavori più umili e considerati sporchi. Non avere un ponte è il simbolo della condizione di ghettizzati.

L'autrice ne fece una storia  in 7 capitoli, ma prima di morire ne stava scrivendo una ottava parte. Dopo il titolo di insegnante, va a vivere in città, a Tokyo, e lavora per la casa editrice Kodansha, che lascia dopo alcuni anni per la discriminazione contro le donne lavoratrici. Sposa Shigeru Inuta, attivista del movimento agrario proletario, che protegge i contadini e si occupa di letteratura per contadini.
Malato, lo curerà fino alla sua morte nel 1957. Dalla unione ebbero due figlie e due figli. Di lui dirà: Di tutto quello che ho dato a mio marito, lui me lo ha restituito cento volte (un pò come nello slogan in un commercial di una buona marca di cibo per cani). Nel '54 ha vinto il premio Mainichi Culture Prize. Si è spenta nel 1997, ad Ushiku, a pochi chilometri da Tsukuba (commentario su Independent, UK, ubiquitary qui). "She used her royalties from her best-selling books to build a small cinema and a lecture-discussion hall at her home in Ushiku City in Ibaraki Prefecture, where regular lectures and study groups drew hundreds of her admirers". Avrei voluto conoscerla, leggere della sua dipartita, a due passi da dove abitavo, mi è dispiaciuto, ero in sintonia con la scrittrice, per vicinanza di luogo e di spirito.



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