Finalmente ho raccolto gli scatti di un'opera pittorica a più mani, risalente a qualche anno fa, in una dellle strade ancora nel verde, fuori dal traffico, vicino alla masseria del Ninfeo, ci si arriva da via San Cesareo in direzione per uscire dalla città, dopo il ponte della ferrovia, via Codacci Pisanelli, zona Le Tagliate/Tagghiate (cave di tufo), verso il parco delle cave di Marco Vito
cave di Marco Vito
masseria Tagliatelle, al suo interno c'è un ninfeo, abbinato ad un corso d'acqua, e sculture di cariatidiL'evento con visita guidata al ninfeo è offerto anche per giovedì 16, alle ore 16.30 il 26 maggio musica che merita, un grande Redi Hasa agli archi Il ninfeo delle Fate è una struttura ipogea scavata nel blocco di roccia su cui si erge l’odierno edificio di Masseria Tagliatelle. Luogo privilegiato di refrigerio, svago e condivisione, l’impianto originario del ninfeo si collega alla residenza suburbana costruita nel XVI secolo per volontà di Scipione de Summa,e successivamente trasformata in masseria nel corso del XVIII secolo. L’impianto del Ninfeo comprende due ambienti collegati tra di loro da quattro gradini: il primo vano, a pianta rettangolare e con soffitto piatto, presenta lungo le due pareti le sei figure femminili delle Ninfe, tre per lato, scolpite in altorilievo. Le statue, a grandezza naturale, si collocano all’interno di sei nicchie modanate, che si alternano a nicchie oggi vuote, le cui calotte sono decorate con conchiglie e motivi vegetali. Il secondo ambiente, di forma circolare, presenta una pseudo-cupola a campana, con doppia cornice, di cui una dentellata, e un foro centrale per l’ingresso di aria e luce. Tutt’intorno corre un sedile circolare continuo (subsellium) sotto il quale sono collocate due canalette che servivano, verosimilmente, per far scorrere e drenare l’acqua. Un bassorilievo scolpito nella pietra sulla porta di accesso al ninfeo presentava un’iscrizione, ormai quasi completamente cancellata, che nel 1925 Francesco Tummarello, riusciva a leggere solo in parte: “Nimphis et Pomo”. Questa era la dedica alle ninfe e a Pomona, la divinità romana protettrice dei frutti nei giardini. Al di sopra dell’iscrizione, ancora oggi si intravedono due scudi nobiliari, in uno dei quali sempre il Tummarello individuava due torri e un leone rampante, presumibilmente lo stemma nobiliare della famiglia De Summa. Il complesso architettonico del Ninfeo delle Fate è giunto a noi privo di molti spazi funzionali originari per destinazioni varie (stalla, frantoio)
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