mercoledì 17 settembre 2025

la donna nella scultura e cultura mondiale

 Prendo spunto dal post precedente, sulla rassegna di teatro a Torino "Teatro e Scienza: hard and soft science - le Donne", incentrata su alcune figure femminili quali Maria Sklodowska Curie, Maria Gaetana Agnesi, Margherita Hack, Frida Kahlo, Ada Byron, Sarah Kane, Vera Rubin, Ipazia, Mula, figlia di Pitagora, Hedy Lamarr, Sofia Kovalevskaja, Emmy Noether, Sophie Germain, Rosalind Franklin, Rita Levi Montalcini, e le donne nello STEM - Science Technology and Mathematics, per tornare a un argomento a cui ho dedicato alcuni posts nel passato, come questo del 18 marzo 2011, sulla figura della navigatrice e botanica Jeanne Barrè o Baret, che diede il nome al fiore Baretia heterophylla, o Turraea, mentre altri fiori da lei scoperti sono stati nominati come la spedizione a cui ha partecipato, De Bouganville,  e Commerson, comandante della spedizione. 


Le città dedicano molte statue ai loro rappresentanti più illustri, uomini, anche se storicamente ci sono degli esempi recenti di statue dedicate alle donne. Il più recente è quella della Fearless girl, a New York, che sfida il toro di Wall street, simbolo delle transazioni in borsa. Opera della scultrice Krista Visbal, di dimensioni 1.30 cm, è stata posizionata nel 2017, in occasione della giornata internazionale della donna.
L'interesse per le statue femminili era nato per un gioco tra bloggers, quello di indovinare le città dove certe statue erano collocate. In particolare è grazie ad Angela Siciliano, scrittrice LGBT, autrice del blog letture-e-riletture.blogspot.com, chiuso, ed al suo post dedicato alla statua della donna pescatrice a CopenhagenAngela Siciliano ha pubblicato il romanzo “Quando l’amore non basta” (Gingko Edizioni, 2008) e la raccolta di poesie “Tra le dita” (Franco Puzzo Editore, 2012). Sue traduzioni di alcuni testi di poeti danesi contemporanei sono nelle riviste letterarie “La clessidra” (2013), “Hebenon” (2013), e il libro di poesie “Stanze d’albergo” (Franco Puzzo Editore)
Esistono altre città che hanno dedicato una statua alle donne pescatrici, come nel caso di Hansenstadt 

e di Husum, in Germania
al secondo posto ci sono le donne in costume locale, questa è a Copenhagen, davanti a case d'epoca

Scorrendo dal mondo del lavoro alle eroine locali, esistono vari esempi di monumenti al ricordo
una eroina danese che guidò una rivolta, a Copenhagen, dedicata ad una donna di colore 

la donna delle isole Faroer ( foto di @Maria Gulkett, 2016) creata da Hans Pauli Olsen, istallata a Mikladalur Harbor, isola Kalsoy, Faroe Islands, nell' agosto 2014.  Le selkie, le donne foca, salgono a riva spogliandosi del loro sigillo, la pelle di foca, per unirsi agli umaniUna di queste leggende, narra di un giovane uomo di nome Sjúrður che rapì Kopakonan, con l’inganno.

fino alle donne trummerfrau, che aiutarono a ripulire dalle macerie della seconda guerra mondiale

E finalmente ci sono le donne nella scienza, argomento recente, per cui la più rappresentativa è il premio Nobel Maria Sklodowska Curie, commemorata nella foto, a Varsavia





giovedì 11 settembre 2025

rassegna Teatro e Scienza a Torino

 E' iniziata già a settembre, ma vedrà la scena teatrale fino a metà novembre la rassegna a cura di Teatro e Scienza in vari luoghi, tra licei e parchi, e biblioteche, che avrà a cuore la vita di molte scienziate e donne tra l'avventura vitale e le loro disavventure professionali. 

 Teatro e Scienza        

L'associazione "Teatro e Scienza" si basa sul principio che la forza espressiva del teatro è la più indicata per avvicinare il pubblico e gli studenti all'idea di Scienza, e quello "stupore" e quella "meraviglia" che sono i presupposti di base per comprendere il sapere scientifico. Il palcoscenico, luogo di mimesi e poiesi, è il punto ideale di due culture solo apparentemente separate: scienza e arte. La "Scienza sul palco" non si dimentica, e il pubblico, specialmente giovanile, ci conferma quanto sia incisivo il linguaggio teatrale per parlare di un teorema, dell'astronomia, o dell'etica scientifica. 

                    staff 

Maria Rosa Menzio, Direttrice Artistica

Torinese, si è laureata con lode in Scienze Matematiche presso l'Università di Torino, è Ricercatrice CNR, ha formulato e dimostrato insieme al prof. W.M. Tulczjew il teorema di Menzio-Tulczjew nel campo della geometria simplettica. Ha conseguito il diploma post-laurea in Filosofia della Scienza, lavorando con Giulio Giorello e Evandro Agazzi. 

> Claudio Pasqua, Direttore Ufficio Stampa

Libero professionista, è Search Engine Optimizer, blogger e Docente di Comunicazione con i new media, ha fondato e dirige la testata web di scienza e nuove tecnologie Gravità Zero, che è media partner di tutte le iniziative di Teatro e Scienza.

Programma autunnale Festival 2025 "Teatro e Scienza: Hard&Soft Science - le Donne"

Rassegna teatrale (inizata a maggio) dal 26 settembre, tutto ottobre, fino a novembre 2025





mercoledì 3 settembre 2025

Venezia, Biennale del cinema, film giapponesi

 Finisce il 6 settembre la mostra del cinema di Venezia, 82esimo concorso, ogni anno si parla molto dei film a concorso, e meno degli altri film.

Lui si è sacrificato per amore, assumendosi la colpa di un crimine commesso da lei. Incapace di ripagarlo per il sacrificio compiuto, lei parte per iniziare una nuova vita. Molti anni dopo, gli ex amanti si incontrano di nuovo, tuttavia le loro vite quotidiane, separate ma inesorabilmente legate, tradiscono gradualmente il loro tragico passato. Tra chi cerca la redenzione e chi anela alla liberazione, i due si risvegliano dal loro vagabondare per un ultimo, straziante abbraccio in un doloroso e definitivo addio.

Eojjeol suga eopda (No other choice), 
Regia  Park Chan-wook
., Corea del Sud.  Man-su, specialista nella produzione di carta con venticinque anni di esperienza, è così soddisfatto della vita da potersi dire sinceramente: “Ho tutto”. Trascorre felicemente le sue giornate con la moglie Miri, i due figli e i due cani, finché un giorno viene improvvisamente informato dalla sua azienda di essere stato licenziato. “Ci dispiace. Non abbiamo altra scelta.” Sentendosi come se gli avessero reciso la testa con un’ascia, Man-su giura di trovare un nuovo lavoro entro i sucessivi tre mesi per il bene della famiglia. Nonostante la sua ferma determinazione a rimettere in sesto la sua vita, trascorre oltre un anno passando da un colloquio di lavoro all’altro, finendo per lavorare in un negozio al dettaglio. Si ritrova a rischio di perdere quella stessa casa che ha faticato così tanto per comprare. Disperato, si presenta senza preavviso alla Moon Paper per consegnare il curriculum, ma viene umiliato dal responsabile di linea Sun-chul. Sapendo di essere più qualificato di chiunque altro per lavorare lì, prende una decisione: "se non c’è un posto vacante per me, dovrò farmi assumere creandone uno".  tratto dal romanzo  The ax di Donald E. Westlake 
Nühai (Girl) Regia  Shu Qi
 / Taipei
 : 
Una ragazzina trova conforto nell’amicizia con un’altra bambina con un nome simile, che incarna i sogni che lei ha represso. Le sue aspirazioni, però, sono messe alla prova dal passato della madre, che riflette le sue stesse difficoltà e la intrappola in un circolo vizioso di disperazione.

Hateshinaki ScarletRegia: Mamoru Hosoda

La protagonista di questa potente avventura animata tra le pieghe del tempo è Scarlet, principessa medievale ed esperta spadaccina che intraprende una pericolosa missione per vendicare la morte del padre. Si ritrova sconfitta e ferita a morte in un mondo surreale, dove incontra un giovane idealista dei nostri giorni che non solo la aiuta a guarire, ma le mostra anche la possibilità di un futuro libero da rabbia e amarezza. Quando si trova nuovamente di fronte all’assassino di suo padre, Scarlet deve affrontare la sua battaglia più ardua: riuscirà a spezzare il ciclo dell’odio e a trovare un senso alla vita al di là della vendetta?

 



Hui jia (Back home) Regia  Tsai Ming-liang, Taipei
Anong è uno dei tanti laotiani che hanno lasciato la loro patria.
All’inizio del 2025 l’ho accompagnato in un viaggio di ritorno a casa.
Mi ha portato in giro a vedere diversi posti e abbiamo fatto visita alla sua famiglia.
In breve tempo ci siamo trovati a partire di nuovo.


Akio Fujimoto, Harà Watan (Lost land) 
(Giappone, Malesia, Francia, Germania)
Nella speranza di ricongiungersi con la loro famiglia, il piccolo Shafi, quattro anni, e la sorella Somira, nove, lasciano un campo profughi Rohingya in Bangladesh per intraprendere un pericoloso viaggio verso la Malesia.

Grand Ciel, Akihiro Hata (Francia, Lussemburgo)
Vincent lavora di notte nel cantiere di un quartiere futuristico. Quando un operaio scompare, Vincent e i suoi colleghi iniziano a sospettare che i loro superiori stiano insabbiando un incidente. Ma presto scompare un altro operaio.

Cortometraggi. Praying mantisJoe Hsieh, Yonfan (Hong Kong, Taipei)
In una strada trafficata nota per la sua vita notturna, una mantide religiosa mutante seduce e uccide uomini, spinta dalla disperazione per salvare il proprio figlio. Nel corso della storia una missione fallita rivela oscuri segreti legati al suo passato.

Venezia Spotlight non ha nessun film asiatico, solo una produzione Egitto-Arabia Saudita-Iraq-UK regista Shahad Aamen

restaurato: Kagi, la chiave, di Kon Ichikawa. dal libro di Tanizaki
Kenmochi, un intenditore di antiquariato, soffre per via dell’età e della perdita di energie. Una notte, quando sua moglie Ikuko crolla in bagno dopo aver bevuto del brandy, chiede a Kimura, l’amante della figlia Toshiko, di portarla in camera da letto. Kenmochi cerca stimoli da Kimura anche in altri modi: sviluppando un suo filmato di Ikuko nel sonno, che la mostra in pose indecenti. Dove si fermeranno queste quattro strane e perverse passioni?

Kaidan, storie di fantasmi, di Masaki Kobayashi
Kaidan è un film antologico composto di quattro racconti soprannaturali (KurokamiYuki-OnnaMiminashi Hōichi no HanashiChawan no naka) di storie di fantasmi tradizionali giapponesi raccolte da Lafcadio Hearn (Yakumo Koizumi) nel suo libro Kwaidan: Stories and Studies of Strange Things. Kobayashi crea un’atmosfera inquietante e onirica che esplora amore, tradimento, vendetta e soprannaturale. Ogni storia è un racconto a sé stante, ma tutte sono accomunate dal tono etereo e dalle sfumature morali. Presentato in anteprima al Festival di Cannes del 1965, ha vinto il Premio Speciale della Giuria ed è stato candidato all’Oscar come Miglior film straniero.



The Ozu Diaries, Regia Daniel Raim. Con: Yasujiro Ozu, Kogo Noda, Wim Wenders, Kyoko Kagawa, Kiyoshi Kurosawa, Luc Dardenne, Tsai Mingliang, Akiko Ozu, Isao Shirosawa. The Ozu Diaries attinge ai diari privati, alle lettere, alle fotografie, ai disegni e ai filmati amatoriali inediti del maestro Yasujiro Ozu per svelare l’uomo dietro la leggenda. Attraverso le parole di Ozu, unite alle riflessioni di Kyoko Kagawa, Wim Wenders, Kiyoshi Kurosawa, Tsai Ming-liang e Luc Dardenne, il film ripercorre il modo in cui Ozu ha trasformato la tragedia personale e il trauma della guerra in capolavori senza tempo come Il tempo del raccolto del grano, Viaggio a Tokyo e Il gusto del sakè


































AIQING WANSUI, Vive l'amour, regia Tsai Ming-Lian, Taipei
I legami autentici scarseggiano nella frenetica giungla urbana di Taipei












Angoli nascosti fuori dalla frenesia cittadina

Lecce, alla pari di altre località marine, penso a Santa Cesarea Terme, o allla località Cenate, sulla strada Nardò-Santa Caterina e Porto Selvaggio, offre esempi di palazzi moreschi e, nascoste tra stradine strette e ville di campagna, belle torrette di fine '800, come quella oggetto di queste foto.

Siamo sulla strada vicinale Martino Luigi Caroli, che porta dallo svincolo della Tangenziale ovest uscita Monteroni, prendendo poi via vecchia Copertino, fino alla strada vecchia di San Pietro in Lama, passando davanti all'Istituto di istruzione secondaria superiore "Presta-Columella",  un istituto agrario e  tecnico, fino al parco archeologico di Rudiae su via Mazzotta.
Qui, tra lavori di ampliamento e scavi in atto, passano ancora i resti di una strada romana; persiste la parte inferiore di un anfiteatro, e tra pietre e tombe è possibile ritrovare qualche tegola leggerissima in terracotta, che pavimentava il passaggio dell'acqua che alimentava le terme che esistevano qui in epoca romana. 





Ma torniamo alla torretta ottocentesca
E' situata all'interno della proprietà chiamata Casa Zaccaria, con ampio spazio aperto e un bell'edificio ben tenuto

A fianco si trova Villa Maria, un cancello chiuso dà accesso a un giardino, e una stradina porta davanti all'edificio principale, negli anni '90 di proprietà dell'architetto Antonio Panico
Tornando verso lo svincolo della tangenziale, si incontra Villa Sofia, una RSA che ha avuto tempi migliori negli anni passati. Ma, proseguendo sulla strada Lecce-Monteroni, si incontra il carcere minorile, seguito dall'ingresso del complesso Ecotekne, la cittadella universitaria e della ricerca, si supera l'ingresso del ristorante Malcandrino, che a pranzo prepara una offerta limitata di primi e secondi per il personale della ricerca 
e tra cantine e edifici in pietra leccese ospita anche un'altra torre di bella fattezza. 
Tornando sulla strada Lecce-Leverano-Porto Cesareo, superata la rotonda che entra dentro Arnesano a destra e dentro Monteroni a sinistra, c'è il punto vendita di carni e salumi Mocavero, premiato per il capocollo ubriaco (trattato con vinacce di Negramaro), ma anche salumetti alla melagrana e altre sfiziosità, come il suillus, una porchetta macverato nel vincotto di Negramaro, lo speck salentino lavorato con mirto (mortella), e la crema spalmabile Nato d'amore, una crema di salame arricchita di santoreggia e artemisia addensata con farina di semi di carrube.
Questi percorsi oggi si compiono in auto, mentre anni fa era ancora possibile pensare di percorrere queste stradine a piedi, oppure in bici (con la possibilità di impreviste forature seguite dalla ricerca di un gommista di vecchia generazione).

sabato 21 giugno 2025

I miei libri del 2025

 Anche questa estate sarà segnata dalla stagione balneare, vissuta tra scogli e spiaggette tra Sant'Isidoro e Torre Squillace, penisola della Strea, parco regionale protetto di Porto Cesareo. In attesa di ritrovarci insieme all'amico Mario, rientrato da Bergamo, come di consueto allestisco qui nel post la lista dei libri che ho letto in questi mesi, e  di altri ancora non iniziati.

Lo scrittore Murakami Haruki è tornato su un argomento che aveva trattato nei primi anni '90, una città isolata, remota, seclusa, in cui  gli abitanti vengono privati delle loro ombre, il segno distintivo del luogo è una mandria di unicorni nel fossato. Il titolo del suo primo libro è Hard-boiled wonderland and the end of the world (hard-boiled è un termine che sta per polpettone, una storia pulp), il titolo dell'edizione francese era La fin du monde, mentre il nome di quella italiana è riportata sulla  copertina.

Io l'ho ricevuto in regalo nella versione inglese, e mi sono appassionato alla scrittura di Murakami. Avevo anche incontrato una dottoranda di Roma che lo aveva studiato per la tesi, e me ne aveva decantato la bravura e l'interesse letterario in occidente. Come scrittore si ispira al minimalismo di Raymond Carver, che ho apprezzatto principalmente nei suoi racconti.
Nel primo libro, La fine del mondo, si descrive un mondo molto moderno, progredito tecnologicamente, e ricco di creature che vivono negli abissi della metropolitana, gli inklings, ed in parallelo un io narrante che entra nella città fortificata e isolata, dove vivono gli unicorni. Nel finale, l'autore lascia immaginare che il soggetto, tecnico informatico, abbia una involuzione a livello dei circuiti cerebrali, per non riprendere più conoscenza, e si chiuda in se stesso e nella sua storia all'interno di quella città circondata da mura  e dal fossato degli unicorni. In cui il tempo non scorre, non si accumula. 
In questo nuovo libro, La citta e le sue mura incerte, l'autore ci ripresenta la stessa situazione di isolamento e confinamento, e anche la stessa struttura a capitoli alterni, con episodi del protagonista nel mondo attuale, dove il tempo scorre, che si alterna alla vita del ragazzo nella città fuori dal tempo. La finalità del protagonista è di ritrovare la sua ragazza, il suo amore giovanile, che per ragioni inspiegabili è sparita, un evento comune ad altre storie di questo scrittore. 
In un loro penultimo incontro lei gli dice che la sua vera se stessa non vive  in questo tempo e spazio, ma in un altro luogo. Il ragazzo racconta: " migliaia di fili invisibili sembravano tenerti strettamente legata al mio cuore". E la ragazza spiega: "in realtà, la vera me stessa è lì che vive, nella città dalle alte mura. Tu puoi accedervi". E lui: " una volta entrato, potrò incontrare te, giusto?" E lei: "se riesci a trovare la città, e se...  se stai cercando davvero me. Basta che tu lo desideri". 
Murakami rielabora la storia all'interno della città dalle mura incerte, il modo in cui il protagonista fa scappare la sua ombra, e come riesce finalmente ad evadere lui stesso, dopo aver detto addio alla sua amica nella biblioteca. Il nucleo della storia era già presente in un racconto dallo stesso titolo, uscito nel 1980. A distanza di quarant'anni, lo scrittore lo ha rielaborato durante gli anni del Covid, dandogli una struttura in tre parti. 
Un segno distintivo dei libri di Murakami sono le citazioni musicali, come la sinfonietta di Janacek in 1Q84 (ichi kyu hachi yon, uno nove otto quattro), che viene citata in un brano degli Emerson Lake and Palmer;  le canzoni di Bob Dylan presenti in La fine del mondo, i brani jazz spesso descritti, o il nome del personaggio alterego del protagonista, Yellow Submarine, come un CD dei Beatles.

Di Fabio Genovesi, e di Chi manda le onde, avevo parlato in questo post del 2023. Nella prefazione di Mie magnifiche maestre, lo scrittore parla della formica e della cicala. La cicala non è un insetto da condannare, perchè non vive alle spalle di nessuno, ma il suo canto è il simbolo di una azione gratuita, allo scopo di riprodursi dopo anni di crisalide, tutte insieme per poi scomparire. Povere formiche, poveri noi. Passiamo la vita a testa bassa per raccattare le briciole e non possiamo saperlo, ma quel canto è antico e immenso, parte dal profondo della terra e sale a carezzare il cielo. E quanto l'estate il canto dura. Poi in caldo finisce e finisce lui, finisce la cicala. Che scende dal ramo, semina i futuri figli a terra e lì si spegne. L'inverno non è un problema, per la cicala l'inverno non esiste. Esiste un'unica stagione, un attimo infinito a cui dedica una musica preparata per anni e anni sottoterra. Dove la formica non la vede e non sa immaginarla, non può capire la sua inutile importanza, quell'urgente necessario spreco di bellezza, che è l'unico modo per dare l'amore. 
"Come le cicale, così le donne di casa mia, le mie magnifiche maestre". Che gli ritornano in sogno, segno di un compleanno in arrivo, momento che potrebbe segnare il passaggio alla mezza età.
E lo scrittore vuole ricordarle, ricordare i sogni e le loro avvertenze, scrivendoseli. "cosa che faccio subito, prima che la luce piatta della ragione possa soffiarle via. Per questo al mattino dimentichiamo i sogni... Dimenticare è sparire dalla mente. Scordare invece è sparire dal cuore. I sogni non si scordano".
 "Le cicale! l'unico modo di prendere e dare l'amore, e cioè amore diventare". 
Questa è una storia di confine, prima e dopo la disgregazione della Yugoslavia, fino alla pacificazione dei conflitti e alla condanna della pulizia etnica. Due giovani, un ragazzo e una ragazza, cresciuti insieme, che si ritrovano e si amano, alla fine, di un sentimento di comprensione, dopo anni di incomprensioni. 
"Tre giorni dura il ritorno a Trieste di Alma, che dalla città è fuggita per rifarsi una vita lontano, e ora è tornata per raccogliere l’imprevista eredità di suo padre. Un uomo senza radici che odiava il culto del passato e i suoi lasciti, un padre pieno di fascino ma sfuggente, che andava e veniva al di là del confine, senza che si potesse sapere che lavoro facesse là nell’isola, all’ombra del maresciallo Tito “occhi di vipera”. A Trieste Alma ritrova una mappa dimenticata della sua vita. Ritrova la bella casa nel viale dei platani, dove ha trascorso l’infanzia grazie ai nonni materni, custodi della tradizione mitteleuropea, dei caffè colti e mondani, distante anni luce dal disordine chiassoso di casa sua, “dove le persone entravano e se ne andavano, e pareva che i vestiti non fossero mai stati tolti dalle valigie”. Ritrova la casa sul Carso, dove si sono trasferiti all’improvviso e dove è arrivato Vili, figlio di due intellettuali di Belgrado amici di suo padre. Vili che da un giorno all’altro è entrato nella sua vita cancellando definitivamente l’Austriaungheria. Adesso è proprio dalle mani di Vili, che è stato “un fratello, un amico, un antagonista”, che Alma deve ricevere l’eredità del padre. Ma Vili è l’ultima persona che vorrebbe rivedere. I tre giorni culminanti con la Pasqua ortodossa diventano così lo spartiacque tra ciò che è stato e non potrà più tornare – l’infanzia, la libertà, la Jugoslavia del padre, l’aria seducente respirata all’ombra del confine – e quello che sarà".
"Alma tiene la mano di Vili. Si appoggiano al muretto - loro si tengono la mano - ora sono più vicini, le spalle separate da un filo d'aria e i fianchi che combaciano, sentono una pace benefica inondargli le vene e le arterie, risalire fino al cuore e poi ai polmoni e al cervello, quel tipo di sentimento che probabilmente sentono le persone tutte d'un pezzo". 
La tematica degli esuli Dàlmati, e del senso di nostalgia per una patria che non esiste più, erano stati descritti bene nei romanzi di Enzo Bettiza, "l'esilio" di cui ho parlato qui e "il libro perduto", di cui ho parlato qui

Della Perrin avevo apprezzato l'umorismo chiuso e cupo di Cambiare l'acqua ai fiori. In Tatà, parla di una regista affermata che torna al paese della zia, ignara di una seconda vita segretissima e della storia di questa zia calzolaia e tifosa di calcio, che la lascia tanti nastri registrati per raccontarsi. 
La scrittrice Nishiki è autrice di romanzi, libri illustrati e saggi, per adulti e per bambini. Nel 1994 ha pubblicato il suo primo romanzo: Un’estate con la Strega dell’Ovest ha vinto il premio JAWC New Talent Award, il premio Nankichi Niimi e il premio Shogakukan; il libro ha avuto un successo enorme in Giappone e è stato adattato al cinema. Ha inoltre pubblicato Le bugie del mare (Feltrinelli, 2021).

la bambina viene mandata dalla nonna perché non si inserisce, fa fatica a relazionarsi con le compagne a

scuola. 

“La nonna accarezzò Mai, e disse: “Non pensi che spendere tante energie sia logorante? l’importante non

sono i fatti, che non potremmo cambiare, ma il tuo cuore, che sta cadendo in balia dei dubbi e del rancore

“Un corpo vive anche tante cose belle. Quando ti sei avvolta in queste lenzuola che profumano di

lavanda e di sole,  ti sei sentita felice. Quando ti crogioli al sole in un freddo giorno d'inverno, ti godi

la brezza all’ombra di un albero in un giorno d’estate, sei felice. Quando sei riuscita per la prima volta a

fare una capriola alla sbarra, sei stata contenta di riuscire a muovere il corpo come volevi tu".



Della Calandrone avevo postato nel 2023, con Dove non mi hai portata. Lo leggerò con calma, come tutte le scritture poetiche di questa autrice richiedono. 
"Niente, nessuno, in nessun luogo mai, è perduto per sempre. Un cuore solo non basta per ricambiare la bellezza che vedo. Così bello, privo di senso, perfetto".

Ambientato per lo più a Boston in un futuro imprecisato, ma non troppo lontano dal periodo in cui fu pubblicato, il romanzo tocca una vastissima gamma di argomenti, quali il tennis inteso come metafora dell'agonismo insito nello stile di vita medio americano e delle "infinite soluzioni in uno spazio finito", la dipendenza dalle sostanze stupefacenti e i relativi programmi di recupero e riabilitazione (vero fulcro su cui ruota la maggior parte delle vicende), gli abusi sui minori, la pubblicità e il suo rapporto dialettico con il tessuto sociale, l'intrattenimento popolare nelle sue forme maggiormente parossistiche e alienanti, le più disparate teorie cinematografiche, e il complesso rapporto dell'identità nazionale e dei suoi processi gestativi, con la vicenda d'un gruppo secessionista quebecchese illustrata nel libro. Invece che Sesso, droga e rock and Roll, David Wallace ci descrive un'America paranoica per sport, droghe e pistole Smith e Wesson. 

"Che ci sono persone alle quali semplicemente non piacete, qualsiasi cosa facciate. Che nonostante pensiate di essere furbi, non lo siete molto. Che la validità logica di un ragionamento non ne garantisce la verità. Che le persone cattive non credono mai di essere cattive, ma piuttosto che lo siano tutti gli altri. Che è possibile imparare cose preziose da una persona stupida. Che se il numero sufficiente di persone beve caffè in una stanza silenziosa, è possibile sentire il rumore del vapore che si leva dalle tazze. Che a volte agli esseri umani basta restare seduti in un posto per provare dolore. Che la vostra preoccupazione per ciò che gli altri pensano di voi scompare una volta che capite quanto di rado pensano a voi. Che esiste una cosa come la cruda, incontaminata, immotivata gentilezza. Che è semplicemente più piacevole essere felici che incazzati. Che le persone di cui avere più paura sono quelle che hanno più paura. Che ci vuole grande coraggio per mostrarsi deboli. Che gli altri, anche se sono stupidi, riescono spesso a vedere cose di voi che voi non riuscite a vedere. Che è consentito volere. Che tutti sono identici nella segreta tacita convinzione di essere, in fondo, diversi da tutti gli altri".

"Il libro ha dei bei passaggi (ad esempio la descrizione del suicidio del padre, o la parte in cui si racconta la carriera sportiva e il contemporaneo innamoramento di uno dei tanti protagonisti)". La conclusione è interessante, e concentra molti temi contenuti nelle varie parti del libro. Io ho letto solo queste circa trenta pagine finali, ma mi riprometto di riprenderlo in mano in autunno. "Dopo l'ultima pagina, continua a proiettarsi verso un punto di fuga dentro il lettore, e, anche per questo, continua a lavorarti dentro; può terminare la lettura, non il segno che continua a scavare". Come ha detto lo scrittore, DFW: "C’è un finale per quanto mi riguarda. Una serie di linee parallele dovrebbero in teoria cominciare a convergere in modo che una “fine” possa essere proiettata dal lettore da qualche parte oltre la cornice. Se non ti capita di osservare questa convergenza o proiezione, allora il libro non ha funzionato con te. "

Il titolo cita una frase di Amleto che fa riferimento a Yorick, il buffone di corte: "Ahimè, povero Yorick! L'ho conosciuto, Orazio: un compagno di scherzi infiniti" (infinite jest, in lingua originale). A tale citazione si fa allusione molte volte, dato che la compagnia cinematografica di James Incandenza si chiama "Poor Yorick Productions".  Per anni, dopo il liceo, ho sempre pensato che Orcynus Orca fosse il libro più ostico da leggere, molto più de l'Ulysses di Joyce. Invece Arrigo è piacevole da leggere, ed è autore di poesie molto intense. 

Infinite Jest è del 1996. Wallace è uno scrittore moderno che ha insegnato corsi di scrittura creativa e letteratura inglese in California. Una vita in depressione, tra alcool e alti e bassi, autore amato e tuttavia non riconosciuto abbastanza, lo hanno portato a togliersi la vita a 48 anni.  Reputato un romanzo enciclopedico, per la complessità e vastità della sua struttura e dei temi trattati, si accosta, come altre opere dell'autore, alle correnti postmoderne del realismo isterico e dell'avantpop. 


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