martedì 10 maggio 2022

repertorio dei matti della città di Tokyo

 E riprendo la serie dei "repertori dei matti", serie di caratterizzazioni umane fatta da Paolo Nori nei suoi libri sulle città del mondo, in questo post l'esercizio ha per tema i Giapponesi.



Era un laureato con un pallino fisso, ottenere il genoma del topo, e era sbeffeggiato da un suo pari, che invece diceva che il genoma umano era più importante ed utile alla medicina. Con pazienza, si circondò di ricercatori bravi ed internazionali, che misero in opera e brevettarono un metodo detto CAGE, mediante il clonaggio e l'identificazione di tutte le sequenze iniziali dei geni trascritti nelle cellule, nel topo  con la serie dei meetings su functional annotation of  transcribed  ORFs in mouse (FANTOM), poi nell'uomo, e via via in tutti gli organismi modello. Ora è il personaggio più in evidenza tra i colleghi, dirige in RIKEN, e forse sarà ministro per la ricerca giapponese. Nelle riunioni celebrative di fine anno, andava con il suo gruppo a cantare nei Karaoke, brindando con il sakè e la birra. Cantava spesso "davanti a una lattina di biirr, quel fiol de Piero (Carninci) fa le feste, perchè xe un fiol de Trieste, perchè xe un fiol de Trieste..." Dopo, prima di andare a casa, si fermava ad un chiosco di Ramen, perchè è un cibo che attenua il livello alcoolico.

Ai gabinetti della metro, prima di prendere l'ultimo treno per la sua destinazione, l'uomo non sapeva come tenere il mazzo di fiori, così si appoggiava con la spalla al bordo di ceramica, una mano sulla patta, e con l'altra reggeva il mazzo di fiori in mano.

Sulla scala mobile, in salita, la ragazza con la minigonna si copriva il suo lato B tenendo la borsetta sul suddetto lato B con il braccio piegato indietro, per non far sollevare la gonna.

Nella metro, la ragazza, seduta, è nascosta dalla forma della custodia del suo violoncello, il suo doppio.

Sul treno, la ragazza teneva un papero di peluche in una busta di carta, poi gli aggiustava la testa per  farla emergere dalla busta, in modo da lasciarlo respirare.

Lungo i viali pedonali, ragazze con le gonne lunghe sfrecciano su biciclette, come sospese ad un filo. Sembrano ballerine russe, quando si muovono scivolando sul pavimento mentre i piedi sono nascosti dalle gonne. Chi sa se sono veramente a cavallo delle biciclette, forse viaggiano su scope stregate.

Era una collega del laboratorio, solitaria come un gatto, socializzava ma aveva uno spirito autonomo. Mi aveva regalato la foto della sua gatta, una gatta tricolore, chiamata Mikeko per questo.  Per qualche giorno non venne al lavoro, forse una influenza. Con una sua collega, Hiromi, andammo a farle la spesa al supermercato, e passammo dal dormitorio per lasciarle il cibo, ma non ci aprì. Una volta scesi alla macchina, la chiamiamo al telefono. Non voleva farsi vedere, si sentiva non presentabile. "Lasciatemi le buste fuori dalla porta!" 


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