Quartiere San Paolo, via San Paolo, un quadrilatero di strade tra corso Peschiera, piazza Robilant e via Racconigi, sono gli spazi in cui si svolgono questi episodi. I miei compagni di avventura, Paolo Viale, e Luigi Piazza, con cui feci una gita in bicicletta in collina, in cui rovinai capitolando lungo una scarpata, senza fortunosamente farmi male. I nostri giochi, tra il 1966 ed il 1969, erano il flipper, ed il calcio, esercitato nei prati dove è sorta poi la scuola materna Santorre di Santarosa, per le sfide con i ragazzini della strada, e altre sfide tra di noi, con una pallina da tennis, sui marciapiedi davanti a casa, in via Tolmino, o su corso Ferrucci.
Prima del subbuteo, i giochi da tavolo erano ancora da codificare, il nostro si svolgeva su una coperta per simulare un campetto di calcio od un tappeto delle dimensioni di un campetto, 40x120 o poco più. Spesso appoggiati su un tavolo, o anche per terra, su un tappeto più grande. I requisiti erano: 11 biglie di vetro a testa, di cui una o più grandi, in difesa, per fare da muro alla boccetta, una biglia molto piccola che veniva smossa dalle biglie in gioco, con dei tiri delle dita, come nella foto qui sopra. Due porte fatte di cartone, alte circa 5-6 cm e larghe 14-15 cm, dovevano essere centrate dalla boccetta, o per libertà di spazio tra le biglie a difesa, o per sollevamento, con un tiro ad effetto che la faceva volare al di sopra dei difensori, tipo cuchiaio di Totti, o pallonetto. Scopo e divertimento finale era organizzare il campionato, con partite in casa e partite in esterna, in cui ci si sfidava nei tempi prestabiliti, 30 minuti per tempo, e poi cambio di campo.
La varietà del gioco consisteva nei diversi terreni di gioco, nello spessore delle coperte, terreno liscio e scivoloso, e nei tappeti, che offrivano una setosità più consistente, una maggiore resistenza alla corsa delle biglie. Ma quello che maggiormente ci esaltava era il possesso della biglia unica, nominata con il nome di un campione di quei tempi, dai colori personali, a volte tricolori, altre volte di tinta unica, o di ceramica. Ricordo un Anastasi, un Burgnich, un Bulgarelli, un Corso, ma anche un Polacco, nazionalità suggestiva.
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