venerdì 22 settembre 2023
Dove non mi hai portata - violino tzigano
venerdì 8 settembre 2023
i miei libri del 2023
Chi se li ricorda i meme? erano gli anni 2010-2013, i blog fiorivano (e poi chiudevano) ci si linkava a vicenda, si aprivano concorsi di cucina, e tra amici in rete si passava uno all'altro un gioco, un elenco, ognuno pubblicava la sua lista, e via al successivo. Furono seguiti da altre liste, questa volta meno social, ma sempre tramite social, FB: quali sono i tuoi migliori libri dell'estate/dell'anno? elenca i libri che ti sono piaciuti e mettili nei commenti.
Ecco, al mare ogni giorno ci siamo fatti il bagno, tra le 8 alle 10, circa, su uno scoglio praticamente nostro, lo scoglio della regina Marcella. L'amico comune, Mario, docente MIUR, è riuscito a farci parlare del passato, del dialetto, dei nostri trascorsi, quasi due mesi di bagni e di risate. Gli altri anni, ci appassionava delle sue letture qui in vacanza, un'estate era Javier Marias (RIP), altre volte Murakami (che poi abbandono'). Quest'anno, in parte per il clima che ha fatto, in parte per il rigido allenamento che si è prefisso, 10 o più km al giorno, era spesso stanco, e quindi lo pungolavo chiedendo: Mario, che libro stai leggendo? E lui, di rimando: e tu, cosa hai letto di interessante?
Quindi mi accingo a fare una breve lista delle mie letture, non tutte recentissime, ma significative per me.
un luogo e in un'epoca – i primi anni Novanta – che riportano a galla una Tokyo ammaliante e ormai scomparsa. A Tokyo, nei primissimi anni Novanta – gli anni della «bolla» immobiliare –, impazzano i procacciatori d'affari e crescono i grattacieli. Non dappertutto, però. Nella zona di Shinjuku ci sono soprattutto alberghi a ore in rovina e gatti. Nel cuore di Shinjuku c'è Goldengai, un gruppo di isolati che risale ai «tempi caotici del dopoguerra», con piú di duecento piccoli bar l'uno accanto all'altro. È un mondo di ruderi e lanterne colorate quello in cui si aggira Yama, aspirante sceneggiatore, autore di quiz per la televisione, daltonico. Quando entra per la prima volta al Kalinka, un localino stretto e lungo dove i clienti abituali ingannano il tempo facendo scommesse sui gatti che faranno capolino alla finestra, Yama si ritrova in una «enciclopedia illustrata del genere umano». Gomito a gomito, al bancone bevono un bassista rock, una dominatrice di un club sadomaso, un regista, un «pornoredattore», un ex carcerato, un uomo vestito di paillette. Dietro il bancone lavora Yume, che arrostisce spiedini e peperoni. Come molti dei suoi clienti, Yume sembra un po' sfasata: ti guarda con un occhio solo, non sorride mai, e sembra sapere molte cose sui gatti del quartiere. Intrigato dal mistero – dove si incontrano, Yume e i gatti? –, combattuto tra la perenne sensazione di smarrimento e gli impulsi creativi, Yama cerca di trovare una strada che faccia per lui. Lungo il cammino si metterà nei guai col suo datore di lavoro, si cimenterà nella poesia, si lascerà cullare dalle luci di Goldengai. E, proprio quando sentirà sbocciare un fiore dentro di sé, vedrà un luogo magico scivolare via come sabbia, portandosi dietro una ragazza dagli occhi sfuggenti e forse un'intera epoca della vita.
Cosa sei disposto a dare al Diavolo per poter vivere un giorno in piú? Attento: ciò che il Diavolo sceglierà di prendersi sparirà dal mondo, per tutti. I telefonini? Va bene. E i film, gli orologi... d'accordo, ma i gatti? Sei pronto a rinunciare ai gatti?
Il protagonista della storia fa il postino, mette in comunicazione tutti gli altri ma accanto a sé non ha nessuno. La sua unica compagnia è un gatto, Cavolo, con cui divide un piccolo appartamento. I giorni passano pigri e tutti uguali, fin quando quello che sembrava un fastidioso mal di testa si trasforma nell'annuncio di una malattia incurabile. Come passare la settimana che gli resta da vivere? Riesce a stento a compilare la lista delle dieci cose da provare prima di morire. Non resta nulla da fare, se non disperarsi: ma ecco che ci mette lo zampino il Diavolo in persona. E come ogni diavolo che si rispetti, anche quello della nostra storia propone un patto. Un giorno di piú di vita in cambio di qualcosa… Con la delicatezza di Sepúlveda e il gusto per il fantastico di Murakami, Kawamura Genki ha scritto una fiaba moderna per ricordarci quali sono le cose davvero importanti
Padre cuoco, figlia manager del gruppo investigativo che porta alla luce modi perduti di cucinare, che aiutano i clienti a ritrovare un ricordo e una situazione che avevano perso, e anche di gustare piatti della cucina tradizionale. La ricetta dell'hamburger con la farina di grano saraceno l'ho provata (ho sbriciolato degli spaghetti di soba, che dovrebbero essere di grano saraceno), ed è ottimo. Michiko Aoyama ha lavorato come giornalista in Australia. I suoi libri hanno ricevuto diversi riconoscimenti in Giappone, tra cui il Miyazaki Book Award e il Miraiya Shoten Grand Prize Per prima cosa si entra in biblioteca. Poi bisogna trovare la signora Komachi, dalla pelle candida e con uno chignon fissato da uno spillone a fiori. Infine, aspettare che ci chieda: «Che cosa cerca?». Sembra una domanda banale, ma non lo è. Perché la signora Komachi non è come le altre bibliotecarie. Lei riesce a intuire quali siano i desideri, i rimorsi e i rimpianti della persona che le sta di fronte. Così, sa consigliare il libro capace di cambiarle la vita. Perché in fondo, come dice Borges, «il libro è una delle possibilità di felicità che abbiamo noi uomini». È così per Tomoka che, fagocitata dalla vita di città, ha smarrito la serenità; per Ryō, che ha un sogno, ma è in eterna attesa del momento giusto per realizzarlo. Poi ci sono Natsumi, che ha visto arenarsi la propria carriera dopo la gravidanza e non ha più la forza di lottare per riavere quello che ha perso; e Hiroya, troppo concentrato su sé stesso per cogliere nuove opportunità. Ognuno di loro esce dalla biblioteca stringendo tra le mani un libro inaspettato, e tra quelle pagine troverà il coraggio di cambiare prospettiva e non arrendersi. A volte è facile smarrire la strada e farsi domande sbagliate che non dissipano la nebbia che si ha davanti. Allora, bisogna guardare oltre e scorgere il raggio di sole che filtra dalle nuvole. Kei. Aono (Nagoya) è stata redatrice per una rivista di animè e poi per una casa editrice. Ha prodotto la serie sulle libraie di Kichijoji, quartiere ovest di Tokyo, adattata anche per la TV.
mercoledì 6 settembre 2023
Musica e letteratura: spirito e sentimento
Nei miei vent'anni sono stato un lettore assiduo, amante dei libri in generale, e delle biblioteche. Uno scrittore che ricorre spesso nel mio caso è Herman Hesse. In particolare, Il giuoco delle perle di vetro, Siddarta, e Il lupo della steppa, amato sia nella versione stampate che nel film del 1974.
Tra le frasi che mi segnai allora, c'erano alcuni aforismi che ho fissato nel diario. Uno riguarda la musica, la leggerezza. Nel sogno su Goethe, Hesse scrive: "Il Flauto magico rappresenta la vita come un canto delizioso, esalta i nostri sentimenti che pur sono passeggeri come qualche cosa di divino, predica l'ottimismo e la fede". E subito dopo: "La serietà, caro mio, è una nota del tempo: nasce, te lo voglio confidare, dal sopravvalutare il tempo; ... ma nell'eternità vedi il tempo non esiste: l'eternità è solo un attimo, quanto basta per uno scherzo".Qualche pagina più avanti, parlando del musicante Pablo, scrive: "Ma, vede, io sono un musicante, non sono erudito, e credo che nella musica aver ragione conti proprio nulla. Nella musica non si tratta di aver ragione, di aver buon gusto, e cultura.... si tratta di fare musica, signor Haller, di sonare, possibilmente bene e molto e intensamente. ... se piglio in mio saxofono e suono uno shimmy insinuante, lo shimmy potrà essere buono o cattivo, ma certo piacerà alla gente, entrerà loro nelle gambe e nel sangue. ... guardi un pò in una sala da ballo le facce dei ballerini nel momento in cui si riprende a suonare dopo un intervallo: come luccicano gli occhi, come si stendono le gambe come fiorisce il sorriso sulle labbra! Per questo si fa della musica".
Più avanti, parlando con Mozart: "E ora lei non sente soltanto un Hendel storpiato dalla radio, ma pur sempre divino, ...lei sente e vede, mio caro, anche una bellissima similitudine della vita. Quando lei ascolta la radio ascolta e vede il conflitto primordiale tra idea e fenomeno, tra tempo e eternità, fra il divino e l'umano. Proprio come la radio lancia la più bella musica del mondo per dieci minuti a casaccio negli ambienti più impensati.... e tuttavia non può sopprimere lo spirito: esattamente così la vita, la così detta realtà, manipola le stupende visioni del mondo, fa seguire a Hendel una conferenza sulla tecnica dei bilanci falsi nelle industrie, fa dei suoni affascinanti di un'orchestra una poltiglia ripugnante, insinua la sua tecnica, il suo affanno, la sua vanità e miseria fra l'idea e la realtà, fra l'orchestra e l'orecchio. ... Impari a prendere sul serio quel che merita di essere preso sul serio e a ridere del rimanente!"
Da apprendista del ballo, ho in seguito fatto corsi brevi ed audaci per ballare la polka (con Sasha, insegnante russo grazie all'ente universitario), il tango (a pagamento), e per imitare quello che vedevo sullo schermo, in particolare un film in giapponese del 1996 di Murakami Ryu: "Kyoko, Dance with me" da un suo racconto del 1995, la storia di una ragazza giapponese che impara a ballare i balli sudamericani (tra cui rumba, Guaguancò e Colombia, una versione più aggressiva, per soli uomini, che ha dato origine al mambo) da un ballerino cubano, che va a trovare un'ultima volta prima che muoia di HIV. Musiche del gruppo Afro Cuban All Stars, con Amor Verdadero tratto da una più antica Guajira (Rosa, si tu no me quieres, mira, yo morirè de amor). a range of Cuban styles including danzón, son montuno, guaguancó, mozambique, afro, mambo and guajira.
Chiudo il post con i versi di Dante dal secondo canto del purgatorio, sull'incontro con il musicista Casella e sull'effeto che ha su Dante l'arte, la poesia, la musica, cantata dal suo amico
Io vidi una
di lor trarresi avante
per abbracciarmi con sì grande affetto,
che mosse me a far lo somigliante.
Ohi ombre vane, fuor che ne l'aspetto!
tre volte dietro a lei le mani avvinsi,
e tante mi tornai con esse al petto.
Di maraviglia, credo, mi dipinsi;
per che l'ombra sorrise e si ritrasse,
e io, seguendo lei, oltre mi pinsi.
Soavemente disse ch'io posasse;
allor conobbi chi era, e pregai
che, per parlarmi, un poco s'arrestasse.
Rispuosemi: "Così com'io t'amai
nel mortal corpo, così t'amo sciolta:
però m'arresto; ma tu perché vai?".
"Casella mio, per tornar altra volta
là dov'io son, fo io questo viaggio",
diss'io; "ma a te com'è tanta ora tolta?".
Ed elli a me: "Nessun m'è fatto oltraggio,
se quei che leva quando e cui li piace,
più volte m'ha negato esto passaggio;
ché di giusto voler lo suo si face:
veramente da tre mesi elli ha tolto
chi ha voluto intrar, con tutta pace.
Ond'io, ch'era ora a la marina vòlto
dove l'acqua di Tevero s'insala,
benignamente fu' da lui ricolto.
A quella foce ha elli or dritta l'ala,
però che sempre quivi si ricoglie
qual verso Acheronte non si cala".
E io: "Se nuova legge non ti toglie
memoria o uso a l'amoroso canto
che mi solea quetar tutte mie doglie,
di ciò ti piaccia consolare alquanto
l'anima mia, che, con la sua persona
venendo qui, è affannata tanto!".
'Amor che ne la mente mi ragiona'
cominciò elli allor sì dolcemente,
che la dolcezza ancor dentro mi suona.
Lo mio maestro e io e quella gente
ch'eran con lui parevan sì contenti,
come a nessun toccasse altro la mente.
Noi eravam tutti fissi e attenti
a le sue note; ....
lunedì 4 settembre 2023
Nuovi film sul Giappone
Ci sono tre film europei (di cui due francesi) in uscita nel 2024, ed ambientati in Giappone: il film con Depardieu (Il sapore della felicità), un film di Wim Wenders (Perfect Days), in anteprima in Italia nel quadro di Cannes Mon Amour e ora alla Mosra del Cinema di Venezia Sidonie au Japon (Viaggio in Giappone) di Élise Girard (1976), nelle Giornate degli Autori e prossimamente distribuito in Italia da Academy Two, a partire da gennaio.
Il film di Élise Girard inizia dall’arrivo all’aeroporto di Osaka della scrittrice Sidonie, interpretata con straordinaria bravura di Isabelle Huppert
Lo spaesamento della donna è totale: i coreografici addetti all’aeroporto che gesticolano (in una scena muta e decisamente esilarante), il primo contatto con la persona che è venuta ad accoglierla una volta raggiunta l’uscita. Sidonie è una scrittrice molto famosa, ma ormai in crisi da tempo, al punto che non riesce proprio più a scrivere. Ma in Giappone hanno ritradotto il suo primo romanzo e lei, venendo meno a una consuetudine ormai consolidata, decide di accogliere l’invito dell’editore, un personaggio anche lui a dir poco esemplare dell’alterità giapponese che risponde al nome di Kenzo Mizoguchi e che, in risposta alla domanda della protagonista (e dello spettatore) dice fin da subito che non è parente del regista, che quel cognome in Giappone è diffusissimo. Facciamo la conoscenza con due esistenze alla deriva, con una maggiore concentrazione su Sidonie, che, bambina, ha perso tutta la famiglia e in un non meglio precisato passato anche il marito, morti tutti allo stesso modo, ovvero in un incidente stradale, dal quale, in entrambi i casi, la protagonista miracolosamente si è salvata. La morte del marito però sembrerebbe averla schiantata in modo definitivo trasformandola in una specie di zombie. Anche se poi – anche qui in perfetta tradizione nipponica, dove i fantasmi, come dire, sono all’ordine del giorno e della notte – l’arrivo in Giappone coincide con il continuo materializzarsi del fantasma del marito (interpretato dall’attore tedesco August Diehl: nel film ci sono finanziamenti francesi, giapponesi e tedeschi, e il casting rispecchia tutto ciò), o del suo avatar incorporeo e vieppiù evanescente che non dà tregua alla povera donna. Quanto a Kenzo, anche lui è rampollo di una famiglia di scampati (nel loro caso da Hiroshima). La frequentazione fra i due – all’inizio zoppicante e a tratti addirittura sgradevole – diventa sempre più intensa, segnata com’è da un pellegrinaggio in alcuni luoghi della tradizione, cimiteri e natura con un profluvio di fiori di ciliegio, un viaggio nel Giappone più profondo, cosicché (come in un film di Doris Dörrie intitolato Kirschblüten- Hamami [Fiori di ciliegio – Hamami] del 2008 mai arrivato in Italia, o per Lost in Translation di Sofia Coppola) il viaggio finisce per equivalere a un percorso di elaborazione del lutto e di potenziale apertura verso il nuovo, uno sviluppo, quest’ultimo, largamente prevedibile fin dalle prime sequenze. Il film è gradevole con alcune soluzioni formali interessanti (riprese frontali, utilizzo di stills), anche se non privo di ripetizioni e con un uso stucchevole della colonna sonora.
Just like the words "nothing" and "silence" which are inscribed onto the grave of writer Jun'ichirō Tanizaki, which is visited by the film’s protagonist, the quintessence of Girard’s work springs from its highly sophisticated minimalism. "Everything is strange, I feel changed". Staying in Japan for the first time on the occasion of the republication of her first book (L’ombre portée), Sidonie (Isabelle Huppert) - a famous French writer (who no longer writes) who’s invited to the country by her local editor Kenzo Mizoguchi (who has nothing to do with the filmmaker of the same name) - arrives drowning in endless sorrow over the accidental death of her husband many years earlier. From one hotel to another and countless journeys (by car, train and ferry), to meetings with the press and book signings, not to mention multiple touristic visits to Kyoto and the surrounds (Tōdai-ji in Nara Park with its 16-metre-high Buddha statue, Hōnen-in Temple, Naoshima Island, blooming cherry blossom trees, etc.), Sidonie and Kenzo (Tsuyoshi Ihara) slowly grow close, gradually closing the divide caused by considerable cultural differences (initially the source of some comedic if not outright slapstick scenes) and moving into the territory of intimate secrets and burgeoning feelings. But "in Japan, ghosts live everywhere, all around us" and Sidonie’s deceased husband, the mischievous Antoine (August Diehl), soon resurfaces… Playing its hand with great serenity, the film progresses over the course of six days, "like a story continually starting over", where everything is wholly recognisable (loneliness, fear of the unknown, emotions, the creative process, etc.), but where "everything works differently". We might say the same about Élise Girard’s brand of cinema, which might sometimes feel like déjà vu, but which actually work in a trompe-l’œil style. It’s a subtle and rare approach which boasts an undeniable charm, reinforced by a keen eye for beautiful settings (with the brilliant Céline Bozon heading up photography) and an understated play on clichés (sublime touristic décor, the various stages of burgeoning love with the climax of a surprising carnal love scene illustrated with photographs), but which also sees the director drilling down, without frills, into the simple and profound subjects of life, death, grief and rebirth. (Cineuropa website)
Questo è il quinto film di Élise Girard nell’arco di vent’anni, si tratta del terzo film di finzione, di cui i primi due erano documentari cinematografici di ambientazione parigina (il primo su una casa di produzione per la quale lavorava e l’altro su un cinema del Quartiere Latino). Anche il primo dei tre film di finzione di Girard aveva a che fare con il Giappone intitolandosi Belleville, Tokyo del 2011. (dal sito Close up sul cinema).
Infine, tra i film alla mostra del cinema di Venezia c'è Aku wa sonzai shinai, Evil does not exist, di Ryosuke Hamaguchi. Non in concorso, tra i maestri del cinema, Hokage, Shadow of fire, di Shinya Tsukamoto, Kanata no uta, Following the sound, the Kyoshi Sugita, tra i restauri c'è Ohikkoshi, Moving, di Shinji Shomai, e Chichi ariki, There was a father, di Yasuhiro Ozu. Infine, c'è il film su Ryuichi Sakamoto - Opus, di Neo Sora.
E per non fermarci a questa edizione della mostra, dal regista Masaaki Yuasa, il film di animazione Inu-oh, qui un trailer
Dal romanzo di Hideo Furukawa, "The Tale of the Heike: the Inu-oh Chapters", che offre un'interpretazione audace della figura di Inu-oh, enigmatico performer teatrale realmente esistito a cavallo tra il XIV e il XV secolo. Yuasa è il regista di "Mind Game", "Ride Your Wave" e "Devilman Crybaby": Inu-oh è uno spettacolare lungometraggio animè, con una spettacolare colonna sonora. In concorso nella sezione Orizzonti alla 78° Mostra del Cinema di Venezia (2021) e candidato al Golden Globe come Migliore Film d’Animazione 2022, un’opera rock che arriva nelle sale dal 12 ottobre al cinema con Hikari e Double Line
E' uscito a Gennaio in Italia, anche in lingua originale, Perfect days, di Wim Wenders (clip: La canzone in giapponese The house of rising sun) con l'attore Koji Yakusho, nel ruolo di Hirayama, che ha alle spalle un passato misterioso, fatto di privilegi e lussi poi abbandonati, ma lui ha imparato a vivere qui e ora, come un monaco zen, ed è felice del posto che occupa nel mondo, certo di contribuire con la sua serena disciplina al bene comune. Musiche di Nina Simone, Patty Smith, Lou Reed, Rolling Stones...
Mysterious and deeply moving, MONSTER is a timely tale of family, false impressions, and, ultimately, hope. A breathtaking piece of cinema from master director Hirokazu Kore-eda (Broker, Shoplifters). Musiche di Ryuichi Sakamoto, in uscita a marzo 2024