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giovedì 13 marzo 2025

La casa del sonno - Post-Fazione

Una delle ragioni per cui ho trattato il tema dei disturbi del sonno è che sono diventato anche io disturbato, se salto un giorno non è scontato che il giorno dopo cadrò tra le braccia di morfeo, o il suo abbandonarmici non segue ritmi diurni, può capitare o no. Per porvi fine ho cercato di seguire il consiglio del medico, senza nessun effetto. Al contrario, ho trovato sollievo prendendo un neurolettico, ossia, calmanti di stati di agitazione e stati epilettici. Le cause di agitazione sono tante e variabili, il beneficio sul sonno è accertato nel mio caso. Questo per raccontare la mia ultima esperienza dall'interno di questo disturbo, a seguito del ricovero nel reparto di neurologia dell'ospedale Vito Fazzi (DEA). Ricoverato il 7 marzo, sono, al momento di scrivere, ancora degente, in attesa di ricevere una terapia farmacologica adatta al mio caso. I ricoverati a neurologia sono di varia natura, dalla encefalite virale, all'ischemia, con ridotta motilità motoria, e recupero mediante fisioterapia, l'ictus, a pazienti con problemi neurologici, autismo, Asperger, FMRX, epilessia, e neurodegenerazione assonica.  Nel mio caso la causa scatenante i miei sintomi, tremori, afasia, blocco del camminare, blocco del controllo nervoso vagale, freezing/blocco, non è certo, ma c'è questo collegamento a forti stati emotivi e che i farmaci neurolettici possono ridurre e sedare. 
I miei angeli custodi in reparto, Chiara a destra, e Letizia, maestra ISEF e insegnante di nuoto, due OSS molto gentili ringrazio poi le allieve infermiere del terzo anno Sara e Serena, gli infermieri Daniele (egitto-mane), Alessandra, oltre a una gentile infermiera proveniente dal casertano, e poi Salvatore, che mi ha dato la prima assistenza in reparto, e tutto il personale del reparto. 

Di recente avevo ampliato la discussione sul libro di Jonathan Coe "la casa del sonno". La casa del sonno è un libro divertente... se aprite il libro senza leggere l'introduzione, vi troverete a passare da un capitolo ambientato negli anni '80 al successivo ambientato negli anni '90, e così via... curioso, straniante. Ai capitoli dispari corrisponde l'anno 1984, ai capitoli pari l'anno 1996. Tramite i personaggi, insegna a conoscere meglio la narcolessia e come vivono le persone affette dai disordini del sonno (poco sonno come lo psichiatra e il protagonista, o tanto sonno come Sarah. A distanza di dodici anni dopo, Ashdown è diventata una clinica dove si cura la narcolessia e nei sotterranei si svolgono oscuri esperimenti. E' un autentico "castello dei destini incrociati", dove si avverano sogni e si dissolvono visioni; dove c'è chi dorme troppo e chi troppo poco, chi ama sognare piuttosto che vivere e chi non vorrebbe perdere un solo minuto di vita nel sonno. E, mentre si interroga ossessivamente sul valore e il significato del sonno, la comunità di studenti, ora adulta, si confronta con le comiche incongruenze della vita. 
A quel post iniziale ho dato un seguito con due aggiunte, la prima e una seconda sui personaggi, e sui loro caratteri. 
Di certo c'è che il libro è stato un elemento di partenza ed anche di arrivo di questa discussione, e di questo capitolo della mia vita.

Appendice de La casa del sonno. Poesia
                 Sonniloquio
Tu, ombra e grazia, muovi correnti
in me, irreversibili per luna; 
ma gli occhi narcolettici che intento
a notte spio, non hanno sguardo: o una
indifferenza che mi castra e ingabbia.
Trattengo il fiato, insonne: la mia sorte 
ha i segni di un pomeriggio di sabbia
"scolpito e immobile, come la morte",
e mi auguro un oblio così profondo
da farsi mutamento: vieni, aurora,
incendia la casa del sonno, inonda
di luce l'ombra che bisbiglia ancora: 
Un'altra vita occorrerà che passi
per rivelarti a lei, lei ombra e grazia. 

(Simone Veil, L'Ombra e la grazia)

lunedì 13 gennaio 2025

Finale de La casa del sonno

 Il post fa parte della serie su Jonathan Coe. Una delle parti liberatorie del libro La casa del sonno, è nella conclusione, che qui riporto. Il post è dedicato a Pierpaola. 

Cleo Madison, assistente del dottor Dudden. Cleo era sdraiata sul letto della sua stanza l'albergo e ascoltava i rumori del traffico di Russell square, il cicaleccio poliglotta delle voci che salivano a folate dalla finestra aperta, e rifletteva che qualsiasi cosa fosse accasduta quella sera, la sua vita non sarebbe più stata la stessa. Non si poteva tornare indietro. ...........Calava il buio quando venti minuti più tardi riemerse all'aria della sera. Quel pomeriggio aveva comprato una pianta di Londra e aveva mandato a memoria il percorso; quanto al tratto conclusivo le indicazioni di Ruby, benchè minimali, si rivelarono perfettamente congrue. ... Arrivata alla casa di Sarah si fermò. Benchè il buio non fosse ancora completo le tendine erano tirate fin giù, e appena una fessura di luce ne rischiarava gli orli. Cleo spinse il piccolo cancello di ferro battuto che cigolò lamentoso e in pochi passi fu davanti alla porta. Lasciò scorrere qualche attimo, si lisciò la gonna e si accomodò la borsa spostandone il peso sulla spalla. Poi sollevò il battente due volte.   Nell'ingresso si accese una luce. La porta si aprì dopo qualche secondo, ed era lei: sola, invecchiata, con l'aria un pò stanca e un pò assonnata; e un pò in apprensione, forse, per aver aperto a quell'ora a una persona sconosciuta. Era in jeans e maglietta; i suoi capelli erano ormai completamente e stupendamente grigi, e nell'istante in cui la vide Cleo seppe di aver mentito a se stessa; seppe che non ce l'avrebbe fatta mai senza questa donna. Non era possibile, non lo era mai stato. 

"Sarah?"

Sul momento non riuscì a dire di più. Sarah la scrutò: non la riconosceva, non indovinava ancora. "Ci conosciamo?" 

"Certo che mi conosci," disse lei. "Sono io; Robert."

Questa parte del libro è legata alla corrispondenza con Pierpaola, con cui ripetutamente si è parlato di ruoli nel teatro, di inversione dei ruoli, di cambio di sesso. qui i discorsi sul fascino del travestimento


un abbozzo sul progetto di formare un gruppo  teatrale
ed un immaginario incontro tra due amanti, accompagnato dall'incontro dei loro burattini, preso a prestito dalla rappresentazione di Irina Brook La buon'anima di Szechuan, Trocadero, Parigi 2003 burattinaio Ivan Franek, con Renato Giuliani e Gerard Papasian i tre tricksters


domenica 12 gennaio 2025

La casa del sonno

 Questo post si ispira a La casa del sonno, di Jonathan Coe, e sl tema della narcolessia, che ho già trattato in questo post. 

Si ispira anche al personaggio di River Phoenix, Mike Waters, nel film My private UIdaho (Belli e dannati). Mike è omosessuale e ha gravi problemi di narcolessia; abbandonato da bambino in circostanze misteriose, ha sempre vissuto con l'ossessione di ritrovare la madre, che spesso appare nei suoi sogni. River Phoenix dà una delle sue migliori interpretazioni. Si parla di ricerca di identità, emarginazione sociale e c'è anche questa dinamica di amore non corrisposto. Il post è dedicato a Marta, di Gallipoli..

Al fondo del libro. 3. Trascrizione. Paziente: Ruby Sharp, data 28.6.96, ore 2.40 Tecnico Lorna.

mai silenzio, mai silenzio in questa casa, mi ricordo tanti anni fa sempre le onde, mai silenzio al piano di sopra, seduta con lei, seduta seduta con te, mi ricordo ti ascoltavo mi ricordo tutto la spiaggia quel giorno, alla spiaggia le cose che dicesti non c'è nessun limite, così dicesti nessun limite, non c'è niente che non farei per meritarmela e le cicatrici, mi ricordo le cicatrici sulle gambe, due cicatrici come come due virgolette e poi ho visto la scorsa settimana, ho visto alla spiaggia una spiaggia diversa, una spiaggia diversa la stessa persona, una persona diversa lo stesso corpo, sulle tue caviglie due cicatrici, io ti conosco so chi sei ma ascolta, ascoltami conosco anche lei, ora è a Londra vive là, che cosa fa vuoi sapere, è sola completamente sola, devi andarci devi cercarla io lo so, l'ho sempre saputo da quella volta alla spiaggia insieme, dovete stare insieme, mi sentivo felice quel giorno, tanto felice mi ricordo tutto, mai felice come quel giorno, ho sempre avuto voglia da sempre di ricompensarvi, non sapevo come, di ricompensarvi tu e lei, l'Uomo della Sabbia, tu hai fatto il castello, un castello bellissimo, crollato spazzato via perduto no, non ancora perduto, niente è ancora perduto niente, se la trovi vai subito da lei, ti aspetta a Londra, facile da trovare una casa vuota, una casa fredda, vive sola North London strade silenziose, ritorni indietro, ritorni indietro dalla stazione, la prima casa, la prima che vedi non aspettare, corri subito vai subito trova la via ricordati, ricordati il nome Fermer Road, Fermer, ti vuole, vuole te vai a cercarla ti prego vai subito da lei.  (punteggiatura assente nell'originale)

pag. 102, capitolo 6. 

"Sono salita ad Ashdown l'altro giorno" disse Ruby di punto in bianco. "Cioè, non sono entrata. Sono salita e ho guardato da fuori. Gli studenti non ci sono più. Ora l'hanno trasformata in clinica, ci curano le persone che hanno...". "...disturbi del sonno, sì lo so" (Sarah). "Ah, chi te l'ha detto?". "Il mio medico" E bevve un sorso di vino. Stava bevendo troppo in fretta, se ne accorgeva. "Mi aveva suggerito di andarci". "Come mai?" chiese Ruby, e subito si rese conto di essere stata troppo diretta. "Cioè, scusami se te lo chiedo...". "Beh, rispondere a questa domanda", disse Sarah, "vorrebbe dire farti la storia della mia vita. Magari ne parliamo a cena, ti va?". "La storia della tua vita è esattamente quello che voglio sentire," disse Ruby seguendola verso la porta d'ingresso. "In fondo non ci vediamo da dodici anni." "Ma perchè, Ruby? Che importanza può avere per te?" "Perchè ti devo alcuni dei miei ricordi più belli," rispose Ruby con semplicità. Sarah ne fu profondamente toccata. "Sì," disse. "Sì, erano bei tempi"...................    "Stavi per raccontarmi come mai sapevi di Ashdown" riprese Ruby. "Ma per spiegarmelo dovevi raccontarmi la storia della tua vita." Sarah macinò un pò di pepe sulla minestra: "Dunque, tu sai cos'è la narcolessia?". "Più o meno." rispose Ruby meravigliata. "E' quando uno si addormenta continuamente di giorno, no?". "All'incirca. Beh, io ne soffro." "Oh." Ruby non aveva idea di cosa volesse dire praticamente. "Mi dispiace. E' grave?"  "Di sicuro è fastidiosa". "Ma la clinica ti poteva... aiutare, no?  "Chi lo sa." Sarah prevenne ulteriori domande e aggiunse: "Sono stata io a non voler andare, per due motivi. Primo, non potevo permettermi la retta, e per i pazienti della mutua c'era una lista di attesa di quasi due anni. Secondo..." - e fece un sorriso leggermente accigliato - "...il secondo motivo è che il direttore, guarda caso, è un certo Gregory Dudden, uno che era con me all'università". "Ah sì?" disse Ruby incertna. "Tra Gregory e me... c'è un precedente," disse Sarah. "Per un periodo è stato il mio ragazzo. Anzi, il mio primo ragazzo. Sai, una di quelle storie da studenti che quando sei lì sembra che fili tutto liscio, poi qualche mese dopo ci ripensi e ti chiedi: ma dove ce l'avevo la testa?". Ruby continuava ad annuire benchè la spiegazione non rientrasse nel dominio della sua esperienza. "E quindi... che vuol dire di preciso essere narcolettici? Che problemi dà?" "Tieni conto che con gli anni qualche cambiamento c'è stato, ma la cosa principale è che la notte dormo malissimo, e non riesco a evitare di addormentarmi di giorno. Ormai sono circa vent'anni che va avanti. Ci sarebbero anche altri sintomi, ma quelli ultimamente sono migliorati un pò: per esempio la cataplessia." "Cioè?" "Cioè, se rido molto, o se per qualche motivo mi emoziono troppo, perdo il tono muscolare. Resto cosciente, ma ho una specie di mancamento. Quando comincia me ne accorgo, ma non posso farci niente. La può provocare qualsiasi cosa: rabbia, gioia, frustrazione..." "Questo mi sembra più che fastidioso," disse Ruby. "Non ne avevo idea." "Già," disse Sarah alzando le spalle e cercando un tono disinvolto, "negli ultimi anni mi è costato un paio di lavori. Addormentarsi in classe può capitare agli alunni, non all'insegnante." Tornò a riempire di vino i bicchieri: il suo era vuoto, quello di Ruby quasi intatto. "Fatto sta che sono riusciti a diagnosticarmela solo tre anni fa. Molti medici di base l'hanno sentita sì e no nominare. Il primo dal quale andai era nel buio assoluto: mi dirottò dal classico strizzacervelli." "Che genere di strizzacervelli?" "Uno psicoterapeuta. Un lacaniano." Ruby era di nuovo in alto mare: "non ti hanno mica rinchiusa?. "No, macchè," disse Sarah manifestamente divertita all'idea. "Sai, non credo sia stata una completa perdita di tempo. Almeno mi ha fatto capire perchè non amo che mi si tocchino gli occhi.".................... "Vediamo, che altro c'è da sapere su di te? Ti sei sposata? "Certo: abbiamo già dato. Si chiamava Anthony. Era professore universitario." "E poi?" "Mi ha lasciato; è già un pò. Ha trovato un'altra." "Ah." E Ruby si trovò nuovamente a pronunziare la frase "Mi dispiace". Ancora una volta, Sarah alzò le spalle. "Cose che capitano." "Chissà, forse era solo una mia fantasia, uno di quei sogni da bambini, ma ho sempre sperato che sposassi il ragazzo che avevi al college." "Quale ragazzo?" "Come, quale? Robert." Il riso di Sarah fu breve e forzato. "Robert? Robert non è mai stato il mio ragazzo." "No? ma come, quella volta in spiaggia..." "All'epoca stavo con un'altra persona. Anzi: stavo con una donna. Con Veronica, per la precisione. E Robert... quel giorno era con noi solo per caso. Neanche mi ricordo che ci facesse con noi." Colse lo sguardo interdetto di Ruby e aggiunse: "Sempre più complicato, eh?".  "No, non mi scandalizzo mica," disse Ruby. "Anche una mia compagna di scuola è bisessuale. Così sostiene lei, almeno." "Io non amo molto quella parola," disse Sarah. "Nè quella nè tutte le parole che prendono un fatto complicato e tentano di ridurlo a una formula. E poi..." (nettò dal rossetto l'orlo del bicchiere) "..il sesso non c'entra molto. Non per me, almeno: non è quello che cerco. Il lato divertente è che tutti pensano che hai la doppia scelta: ma non funziona esattamente così." 

"Tu dici che era solo un amico," disse Ruby: e stavolta con calma, adagio, scegliendo con cautela le parole, "ma io credo che Robert tenesse veramente a te. quel giorno in spiaggia mi disse delle cose, e... sì, io ero solo una ragazzina, ma me le ricordo ancora..."

"Te l'ho detto: Robert  era un amico, nè più nè meno. E se veramente ci teneva, come mai mi ha lasciata lì come un ferrovecchio subito dopo l'università?" .......... "Io quel giorno non lo dimenticherò mai," disse Ruby. "Quel castello di sabbia meraviglioso che facemmo insieme... me lo sognai per settimane e settimane." "Già, hai ragione..." Sarah riprese a sorridere debolmente mentre il ricordo le tornava. "Tu lo soprannominasti l'Uomo della Sabbia, vero? Anzi, tutt'e due: per un pò gli demmo questo soprannome tutt'e due." "C'era tanto sole. Tanto silenzio. Fu il giorno più bello..." Ora Ruby guardava Sarah dritta nel viso: con serietà, con slancio. "Sai, ho sempre pensato a come ripagarvi: a come ripagarvi tutt'e due". "Non dire sciocchezze." 

"Questa tua narcolessia," disse. "Si può guarire, vero?" Sarah scosse la testa "...le mie cataplessie non sono più tanto terribili; e c'è un'altra cosa che sembra completamente scomparsa: allucinazioni ipnagogiche, le chiamano così." "Che roba è?" .... .. "Non è facile da spiegare," disse, "ma facevo dei sogni... talmente  realistici..." Cominciava a provare nostalgia anche per quello? si chiese affrettandosi verso casa. Anche per il fatto che una volta era incapace di distinguere tra i sogni ed i ricordi? Era tempo, assolutamente, di dimenticare quei giorni, tempo di concentrarsi sulle sfide dell'oggi. 

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