Questo post si ispira a La casa del sonno, di
Jonathan Coe, e sl tema della narcolessia, che ho già
trattato in questo post.
Si ispira anche al personaggio di River Phoenix, Mike Waters, nel film
My private UIdaho (Belli e dannati). Mike è omosessuale e ha gravi problemi di narcolessia; abbandonato da bambino in circostanze misteriose, ha sempre vissuto con
l'ossessione di ritrovare la madre, che spesso appare nei suoi sogni.
River Phoenix dà una delle sue migliori interpretazioni. Si parla di ricerca di identità,
emarginazione sociale e c'è anche questa dinamica di amore non
corrisposto. Il post è dedicato a Marta, di Gallipoli..
Al fondo del libro. 3. Trascrizione. Paziente: Ruby Sharp, data 28.6.96, ore 2.40 Tecnico Lorna.
mai silenzio, mai silenzio in questa casa, mi ricordo tanti anni fa
sempre le onde, mai silenzio al piano di sopra, seduta con lei, seduta
seduta con te, mi ricordo ti ascoltavo mi ricordo tutto la spiaggia quel
giorno, alla spiaggia le cose che dicesti
non c'è nessun limite, così dicesti nessun limite, non c'è niente che
non farei per meritarmela
e le cicatrici, mi ricordo le cicatrici sulle gambe, due cicatrici come
come due virgolette e poi ho visto la scorsa settimana, ho visto alla
spiaggia una spiaggia diversa, una spiaggia diversa la stessa persona, una
persona diversa lo stesso corpo, sulle tue caviglie due cicatrici, io ti
conosco so chi sei ma ascolta, ascoltami conosco anche lei, ora è a Londra
vive là, che cosa fa vuoi sapere, è sola completamente sola, devi andarci
devi cercarla io lo so,
l'ho sempre saputo da quella volta alla spiaggia insieme, dovete stare
insieme, mi sentivo felice quel giorno, tanto felice mi ricordo tutto, mai
felice come quel giorno, ho sempre avuto voglia da sempre di
ricompensarvi, non sapevo come, di ricompensarvi tu e lei, l'Uomo della
Sabbia, tu hai fatto il castello, un castello bellissimo, crollato
spazzato via perduto no, non ancora perduto,
niente è ancora perduto niente, se la trovi vai subito da lei, ti
aspetta a Londra, facile da trovare una casa vuota, una casa fredda, vive sola North
London strade silenziose, ritorni indietro, ritorni indietro dalla
stazione, la prima casa,
la prima che vedi non aspettare, corri subito vai subito trova la via
ricordati, ricordati il nome Fermer Road, Fermer,
ti vuole, vuole te vai a cercarla ti prego vai subito da lei. (punteggiatura assente nell'originale)
pag. 102, capitolo 6.
"Sono salita ad Ashdown l'altro giorno" disse Ruby di punto in bianco.
"Cioè, non sono entrata. Sono salita e ho guardato da fuori. Gli studenti
non ci sono più. Ora l'hanno trasformata in clinica, ci curano le persone
che hanno...". "...disturbi del sonno, sì lo so" (Sarah). "Ah, chi te l'ha
detto?". "Il mio medico" E bevve un sorso di vino. Stava bevendo troppo in
fretta, se ne accorgeva. "Mi aveva suggerito di andarci". "Come mai?"
chiese Ruby, e subito si rese conto di essere stata troppo diretta. "Cioè,
scusami se te lo chiedo...". "Beh, rispondere a questa domanda",
disse Sarah, "vorrebbe dire farti la storia della mia vita. Magari ne
parliamo a cena, ti va?". "La storia della tua vita è esattamente quello
che voglio sentire," disse Ruby seguendola verso la porta d'ingresso. "In
fondo non ci vediamo da dodici anni." "Ma perchè, Ruby? Che
importanza può avere per te?" "Perchè ti devo alcuni dei miei ricordi più
belli," rispose Ruby con semplicità. Sarah ne fu profondamente toccata.
"Sì," disse. "Sì, erano bei tempi"................... "Stavi
per raccontarmi come mai sapevi di Ashdown" riprese Ruby. "Ma per
spiegarmelo dovevi raccontarmi la storia della tua vita." Sarah macinò un
pò di pepe sulla minestra: "Dunque, tu sai cos'è la narcolessia?". "Più o
meno." rispose Ruby meravigliata. "E' quando uno si addormenta
continuamente di giorno, no?". "All'incirca. Beh, io ne soffro." "Oh."
Ruby non aveva idea di cosa volesse dire praticamente. "Mi dispiace. E'
grave?" "Di sicuro è fastidiosa". "Ma la clinica ti poteva...
aiutare, no? "Chi lo sa." Sarah prevenne ulteriori domande e
aggiunse: "Sono stata io a non voler andare, per due motivi. Primo, non
potevo permettermi la retta, e per i pazienti della mutua c'era una lista
di attesa di quasi due anni. Secondo..." - e fece un sorriso leggermente
accigliato - "...il secondo motivo è che il direttore, guarda caso, è un
certo Gregory Dudden, uno che era con me all'università". "Ah sì?" disse
Ruby incertna. "Tra Gregory e me... c'è un precedente," disse Sarah. "Per
un periodo è stato il mio ragazzo. Anzi, il mio primo ragazzo. Sai, una di
quelle storie da studenti che quando sei lì sembra che fili tutto liscio,
poi qualche mese dopo ci ripensi e ti chiedi: ma dove ce l'avevo la
testa?". Ruby continuava ad annuire benchè la spiegazione non rientrasse
nel dominio della sua esperienza. "E quindi... che vuol dire di preciso
essere narcolettici? Che problemi dà?" "Tieni conto che con gli anni
qualche cambiamento c'è stato, ma la cosa principale è che la
notte dormo malissimo, e non riesco a evitare di addormentarmi di
giorno.
Ormai sono circa vent'anni che va avanti. Ci sarebbero anche altri
sintomi, ma quelli ultimamente sono migliorati un pò: per esempio la
cataplessia." "Cioè?" "Cioè,
se rido molto, o se per qualche motivo mi emoziono troppo,
perdo il tono muscolare. Resto cosciente, ma ho una specie di
mancamento. Quando comincia me ne accorgo, ma non posso farci niente. La
può provocare qualsiasi cosa: rabbia, gioia, frustrazione..." "Questo mi sembra più che fastidioso," disse Ruby. "Non ne avevo
idea." "Già," disse Sarah alzando le spalle e cercando un tono disinvolto,
"negli ultimi anni mi è costato un paio di lavori. Addormentarsi in classe
può capitare agli alunni, non all'insegnante." Tornò a riempire di vino i
bicchieri: il suo era vuoto, quello di Ruby quasi intatto. "Fatto sta che
sono riusciti a diagnosticarmela solo tre anni fa. Molti medici di base
l'hanno sentita sì e no nominare. Il primo dal quale andai era nel buio
assoluto: mi dirottò dal classico strizzacervelli." "Che genere di
strizzacervelli?" "Uno psicoterapeuta. Un lacaniano." Ruby era di nuovo in
alto mare: "non ti hanno mica rinchiusa?. "No, macchè," disse Sarah
manifestamente divertita all'idea. "Sai, non credo sia stata una completa
perdita di tempo. Almeno mi ha fatto capire perchè non amo che mi si
tocchino gli occhi.".................... "Vediamo, che altro c'è da sapere
su di te? Ti sei sposata? "Certo: abbiamo già dato. Si chiamava Anthony.
Era professore universitario." "E poi?" "Mi ha lasciato; è già un pò. Ha
trovato un'altra." "Ah." E Ruby si trovò nuovamente a pronunziare la frase
"Mi dispiace". Ancora una volta, Sarah alzò le spalle. "Cose che
capitano." "Chissà, forse era solo una mia fantasia, uno di quei sogni da
bambini, ma
ho sempre sperato che sposassi il ragazzo che avevi al college." "Quale
ragazzo?" "Come, quale? Robert."
Il riso di Sarah fu breve e forzato. "Robert? Robert non è mai
stato il mio ragazzo." "No? ma come, quella volta in spiaggia..."
"All'epoca stavo con un'altra persona. Anzi:
stavo con una donna. Con Veronica, per la precisione. E Robert... quel
giorno era con noi solo per caso. Neanche mi ricordo che ci facesse con
noi." Colse lo sguardo interdetto di Ruby e aggiunse: "Sempre più
complicato, eh?". "No, non mi scandalizzo mica," disse Ruby.
"Anche una mia compagna di scuola è bisessuale. Così sostiene lei,
almeno." "Io non amo molto quella parola," disse Sarah. "Nè quella nè
tutte le parole che prendono un fatto complicato e tentano di ridurlo a
una formula. E poi..." (nettò dal rossetto l'orlo del bicchiere) "..il
sesso non c'entra molto. Non per me, almeno: non è quello che cerco. Il
lato divertente è che tutti pensano che hai la doppia scelta: ma non funziona esattamente così."
"Tu dici che era solo un amico," disse Ruby: e stavolta con calma,
adagio, scegliendo con cautela le parole, "ma
io credo che Robert tenesse veramente a te. quel giorno in spiaggia mi
disse delle cose, e... sì, io ero solo una ragazzina, ma me le ricordo ancora..."
"Te l'ho detto: Robert era un amico, nè più nè meno. E se veramente
ci teneva, come mai mi ha lasciata lì come un ferrovecchio subito
dopo l'università?" .......... "Io quel giorno non lo dimenticherò mai,"
disse Ruby. "Quel castello di sabbia meraviglioso che facemmo insieme...
me lo sognai per settimane e settimane." "Già, hai ragione..." Sarah
riprese a sorridere debolmente mentre il ricordo le tornava. "Tu lo
soprannominasti l'Uomo della Sabbia, vero? Anzi, tutt'e due: per un pò gli
demmo questo soprannome tutt'e due." "C'era tanto sole. Tanto silenzio. Fu
il giorno più bello..." Ora Ruby guardava Sarah dritta nel viso: con
serietà, con slancio. "Sai, ho sempre pensato a come ripagarvi: a come
ripagarvi tutt'e due". "Non dire sciocchezze."
"Questa tua narcolessia," disse. "Si può guarire, vero?" Sarah scosse la
testa "...le mie cataplessie non sono più tanto terribili; e c'è un'altra
cosa che sembra completamente scomparsa: allucinazioni ipnagogiche,
le chiamano così." "Che roba è?" .... .. "Non è facile da spiegare,"
disse, "ma facevo dei sogni... talmente realistici..."
Cominciava a provare nostalgia anche per quello? si chiese affrettandosi
verso casa. Anche per il fatto che una volta era incapace di distinguere tra i sogni ed i ricordi? Era tempo, assolutamente, di dimenticare quei giorni, tempo di
concentrarsi sulle sfide dell'oggi.