venerdì 8 settembre 2023

i miei libri del 2023

 Chi se li ricorda i meme? erano gli anni 2010-2013, i blog fiorivano (e poi chiudevano) ci si linkava a vicenda, si aprivano concorsi di cucina, e tra amici in rete si passava uno all'altro un gioco, un elenco, ognuno pubblicava la sua lista, e via al successivo. Furono seguiti da altre liste, questa volta meno social, ma sempre tramite social, FB: quali sono i tuoi migliori libri dell'estate/dell'anno? elenca i libri che ti sono piaciuti e mettili nei commenti.

Ecco, al mare ogni giorno ci siamo fatti il bagno, tra le 8 alle 10, circa, su uno scoglio praticamente nostro, lo scoglio della regina Marcella. L'amico comune, Mario, docente MIUR, è riuscito a farci parlare del passato, del dialetto, dei nostri trascorsi, quasi due mesi di bagni e di risate. Gli altri anni, ci appassionava delle sue letture qui in vacanza,  un'estate era Javier Marias (RIP), altre volte Murakami (che poi abbandono'). Quest'anno, in parte per il clima che ha fatto, in parte per il rigido allenamento che si è prefisso, 10 o più km al giorno, era spesso stanco, e quindi lo pungolavo chiedendo: Mario, che libro stai leggendo? E lui, di rimando: e tu, cosa hai letto di interessante?

Quindi mi accingo a fare una breve lista delle mie letture, non tutte recentissime, ma significative per me.

inizio con due libri italiani. Fabio Veronesi, versiliano, autore di Esche vive. Chi manda le onde è un romanzo di amore, di goffaggini, di persone che alla fine si ritrovano, trovano il loro modo per andare avanti, lasciare perdere le menzogne di cui si ammantavano, e vivere con qualcuno simile a loro
"perchè ho paura che se vado poi non mi volete più. Che abbiamo fatto questa bella gita, e però, siccome è finita come è finita, ora non ci vediamo più". Poi la mamma fa: "Mah, chi lo sa. secondo me questa cosa qui la può decidere Luna"....
Allora la mamma mi guarda e facciamo la stessa identica cosa, alziamo le braccia al cielo e diciamo: "Mah, chi lo sa, stiamo a vedere".
Di Andrea Marcolongo abbiamo quasi tutto, questo libro è un modo per presentarci la figura del console inglese presso il sultano durante la guerra francese in Egitto, che ottenne un permesso di scavo e lo trasformò in una sanatoria per depauperare il Partenone ed altri luoghi dell'antica Grecia di statue e marmi. Molti trofei andarono perduti con il naufragio, ed ora restano solo  i calchi delle metope a segnare i vuoti, nel museo dell'Acropoli ad Atene.


Di Laura Messina, autrice del blog Giappone mon amour, abbiamo quasi tutti i libri. Io ero un passo indietro e quest'estate mi sono letto questo Wa, diviso in 72 paragrafi come anche le quattro stagioni, ogni capitolo dedicato ad un modo di dire, al carattere kanji che ne è alla base, ed al sentire dei Giapponesi.
una storia d'amore tra una ragazza superdotata per la vista dei colori ed un ragazzo tanatoesteta: il loro incontro non è avvenuto per caso, è un recupero di legami familiari precedenti.


Kanako Nishi, scrittrice del 1977, è autrice di successo in Giappone, questo è il primo libro tradotto. 
Riesce a farci sentire l'atmosfera famigliare, una famiglia quasi perfetta che è distrutta da un lutto. Ma che si rialza. Alcuni personaggi sono transgender, mi ricorda il mammo/a di Kitchen di Banana Yoshimoto. Parla dei sentimenti di ragazzi che crescono, delle ragazze che trovano una strada personale, fanno delle scelte non convezionali.

Sanaka Hiiragi è autrice del 1974, per 7 anni ha insegnato giapponese all'estero, ha vinto il primo premio nel 2013, appassionata di fotografia, macchine fotografiche e kimono. Una bella storia, che mischia il mondo magico fantastico dell'aldilà con tre (quattro) protagosti, la vita si intreccia inspiegabilmente, e che rivedono la loro vita attraverso le loro fotografie, tante quanti anni hanno vissuto
Questo libro è un doppione, ero in libreria quando mi ha colpito la novella La scimmia di Shinagawa. Avevo come reminescenze, ma l'ho comprato, ritrovando il libro originale già a casa. Così me lo sono riletto, poi ho continuato con le cronache del signor uccello giraviti (Neji makidori kuronikuru)

Satoshi Yagisawa è del 1977. A questo libro ha fatto seguito un sequel "Una sera tra amici a Jimbocho". La protagonista, la giovane Takako, aiuta lo zio Satoru a tenere aperta la libreria Morisaki, specializzata in letteratura giapponese moderna. Ricco di commenti sullo stile di vita dei giovani, chi si sposa o si lascia per interesse, chi ci resta male e farà sentire la sua voce.


Di Osaka, 1971. In Giappone lavora come sceneggiatore e regista. Con Finché il caffè è caldo (Garzanti, 2020), suo romanzo d’esordio, ha vinto il Suginami Drama Festival. A questo successo segue Basta un caffè per essere felici (Garzanti, 2021), il secondo volume sulla caffetteria speciale, e Il primo caffè della giornata (Garzanti, 2022).
Libro su spettri, time lapse, tempo fermo, ritorni nel passato, il tempo di bere un caffè.

Metto nella lista con due libri italiani che sono stati argomento di un post di aprile


ed ecco i nuovi acquisti, per finire in bellezza il 2023

Natsuo Kirino (è uno pseudonimo), classe 1951.  Nel 1993 si è aggiudicata il premio Edogawa Ranpo con il romanzo Pioggia sul viso. Con Le quattro casalinghe di Tokyo (Neri Pozza 2003) ha raggiunto una notorietà internazionale e ha vinto il prestigioso premio dell’Associazione giapponese degli autori di romanzi polizieschi. E' considerata un’autrice capace di innovare la lezione di Chuck Palahniuk e Murakami Haruki.  Ho ordinato IN,  tra i libri che ha scritto è il meno noir, una indagine psicologica con risvolti di mistero e illuminazioni sull'essere donna nella società e nei rapporti amorosi 



Ito Ogawa, classe 1973, nota scrittrice di canzoni e libri per ragazzi, famosa per Il ristorante dell'amore ritrovato. In La cartoleria Tsubaki, Hatoko è una calligrafa tuttofare, con il pennello e l’inchiostro sempre a portata di mano. Hatoko si trova quindi a redigere eleganti biglietti d’auguri, a compilare telegrammi di condoglianze per la morte di una scimmia, a comunicare la fine di un amore, tutto rigorosamente scritto a mano. Un giorno, alla cartoleria Tsubaki si presenta un giovane sconosciuto che parla un giapponese alquanto stentato. Con sé ha un sacchetto di carta pieno zeppo di lettere con un indirizzo italiano e vergate nell’elegante, inconfondibile grafia della nonna di Hatoko. Lettere capaci di sovvertire tutto quello che Hatoko ha sempre creduto di sapere non solo sul suo passato, ma anche su quello della cartoleria Tsubaki.

I nomi giapponesi fanno precedere il cognome, dopo viene il nome, a meno che il traduttore scelga la versione occidentale. In libreria, cercavo Tsumura tra gli autori con la lettera T, poi l'ho trovata, sotto la kappa di Kikuko. Giovane scrittrice molto amata in patria (premio Akutagawa e premio Noma), in questo libro descrive 5 lavori differenti di una giovane che si districa nella vita della città. Quale sarà il più soddisfacente? i primi quattro no, lei cerca sempre quello dove può sopravvivere meglio. 

Autrice giovanissima, del 1999, Keiko Yoshimura (pseudonimo) si affida alla traduzione di Laura Imai Messina, garanzia di contenuti profondi e di sentimenti filosofici
Dal sito web «Ma io aggiusto solo finestre, tetti... oggetti qualunque.» Il maestro sorrise: «Credo tu faccia molto di più, Mamoru. In tanti momenti ci hai restituito il coraggio di continuare questa vita. Ci hai comunicato la fiducia nel fatto che le cose potessero andare a posto, che tutto, in un modo o in un altro, si potesse aggiustare». Tutto si guasta, si incrina, invecchia, si rompe. Sohara Mamoru, che è nato sull'isola più piccola dell'arcipelago di Izu ed è il tuttofare della comunità, lo sa. Durante i tre giorni che precedono il Capodanno, si svolge la storia di un uomo che ha sempre messo davanti alla propria realizzazione la felicità altrui. In quella goccia di terra sovrastata da un vulcano dormiente e coperta da boschi di camelie, Sohara sogna (e di nascosto realizza) piccoli atti magici. Aggiusta case, guardrail, lampioni e, insieme, persone. Sono i giorni in cui in Giappone tutti si affaccendano per pulire, mettere a nuovo le stanze e accogliere così l'anno che viene, accompagnato dai 108 rintocchi delle campane dei templi. Sono le 108 passioni umane da cui liberarsi per raggiungere il Nirvana, secondo la religione buddhista: 107 rintocchi prima della mezzanotte, uno subito dopo. Mentre le stradine dell'isola si riempiono del profumo dei cibi tradizionali, le uova di aringa, i fagioli dalla buccia nera e brillante, il riso dai grani rossi delle grandi occasioni, Sohara incontra Kodama e i tasti guasti del suo pianoforte, Nozato che si sa immaginare solo a bordo di una bicicletta, il maestro Kawakami cui scivolano dalle mani oggetti che Sohara, suo allievo, di nascosto aggiusta e restituisce alla casa. Ciò che Sohara non sospetta però è che, in quei giorni profumati di pino e pasticcio di pesce, giungerà per lui dal mare una lettera: porterà con sé una tremenda notizia da Yamada, figlio dannato dell'isola. Accadrà proprio nell'attesa di un Capodanno che, per la prima volta, gli racconterà chi sia lui per la comunità e quanto il senso della vita non stia in tutte le possibilità che essa offre ma nella scelta di una sola. Nella notte dei 108 rintocchi, arriverà per Sohara il tempo non più di dare ma di ricevere."

Durian Sukegawa, nome d'arte di Tetsuya Sukekawa, è nato a Tokyo nel 1962. Poeta, scrittore e clown, ha una laurea in Filosofia Orientale e una in Pasticceria, conseguita all'Università della Pasticceria del Giappone. Per Einaudi ha pubblicato Le ricette della signora Tokue (2018), il suo primo libro tradotto in italiano, da cui è stato tratto il film Le ricette della signora Toku, diretto da Naomi Kawase e presentato al Festival di Cannes nel 2015.

un luogo e in un'epoca – i primi anni Novanta – che riportano a galla una Tokyo ammaliante e ormai scomparsa.  A Tokyo, nei primissimi anni Novanta – gli anni della «bolla» immobiliare –, impazzano i procacciatori d'affari e crescono i grattacieli. Non dappertutto, però. Nella zona di Shinjuku ci sono soprattutto alberghi a ore in rovina e gatti. Nel cuore di Shinjuku c'è Goldengai, un gruppo di isolati che risale ai «tempi caotici del dopoguerra», con piú di duecento piccoli bar l'uno accanto all'altro. È un mondo di ruderi e lanterne colorate quello in cui si aggira Yama, aspirante sceneggiatore, autore di quiz per la televisione, daltonico. Quando entra per la prima volta al Kalinka, un localino stretto e lungo dove i clienti abituali ingannano il tempo facendo scommesse sui gatti che faranno capolino alla finestra, Yama si ritrova in una «enciclopedia illustrata del genere umano». Gomito a gomito, al bancone bevono un bassista rock, una dominatrice di un club sadomaso, un regista, un «pornoredattore», un ex carcerato, un uomo vestito di paillette. Dietro il bancone lavora Yume, che arrostisce spiedini e peperoni. Come molti dei suoi clienti, Yume sembra un po' sfasata: ti guarda con un occhio solo, non sorride mai, e sembra sapere molte cose sui gatti del quartiere. Intrigato dal mistero – dove si incontrano, Yume e i gatti? –, combattuto tra la perenne sensazione di smarrimento e gli impulsi creativi, Yama cerca di trovare una strada che faccia per lui. Lungo il cammino si metterà nei guai col suo datore di lavoro, si cimenterà nella poesia, si lascerà cullare dalle luci di Goldengai. E, proprio quando sentirà sbocciare un fiore dentro di sé, vedrà un luogo magico scivolare via come sabbia, portandosi dietro una ragazza dagli occhi sfuggenti e forse un'intera epoca della vita.


Kawamura Genki è uno scrittore giapponese, nato a Yokohama nel 1979. Dopo una laurea presso la Facoltà di Lettere della Jochi Daigaku, collabora alla produzione di film di successo tra cui Train man e Your name. Nel 2011 si aggiudica il Premio Kumamoto per giovani produttori cinematografici. Per Einaudi ha pubblicato Se i gatti scomparissero dal mondo (2019 e 2020) - romanzo-riflessione attorno alla mortalità -, il suo primo romanzo diventato un successo globale, Non dimenticare i fiori (2021) vicenda che prende spunto dall’Alzheimer della nonna

Cosa sei disposto a dare al Diavolo per poter vivere un giorno in piú? Attento: ciò che il Diavolo sceglierà di prendersi sparirà dal mondo, per tutti. I telefonini? Va bene. E i film, gli orologi... d'accordo, ma i gatti? Sei pronto a rinunciare ai gatti?

Il protagonista della  storia fa il postino, mette in comunicazione tutti gli altri ma accanto a sé non ha nessuno. La sua unica compagnia è un gatto, Cavolo, con cui divide un piccolo appartamento. I giorni passano pigri e tutti uguali, fin quando quello che sembrava un fastidioso mal di testa si trasforma nell'annuncio di una malattia incurabile. Come passare la settimana che gli resta da vivere? Riesce a stento a compilare la lista delle dieci cose da provare prima di morire. Non resta nulla da fare, se non disperarsi: ma ecco che ci mette lo zampino il Diavolo in persona. E come ogni diavolo che si rispetti, anche quello della nostra storia propone un patto. Un giorno di piú di vita in cambio di qualcosa… Con la delicatezza di Sepúlveda e il gusto per il fantastico di Murakami, Kawamura Genki ha scritto una fiaba moderna per ricordarci quali sono le cose davvero importanti

Kashiwai Hisashi, cresciuto a Kyoto: ha lavorato come giornalista e consulente televisivo. È autore della serie sul Ristorante Kamogawa, composta da sette libri e da cui è stata tratta una serie tv. Da leggere anche Le ricette perdute della locanda Kamogawa. Einaudi.

Padre cuoco, figlia manager del gruppo investigativo che porta alla luce modi perduti di cucinare, che aiutano i clienti a ritrovare un ricordo e una situazione che avevano perso, e anche di gustare piatti della cucina tradizionale. La ricetta dell'hamburger con la farina di grano saraceno l'ho provata (ho sbriciolato degli spaghetti di soba, che dovrebbero essere di grano saraceno), ed è ottimo.

Michiko Aoyama ha lavorato come giornalista in Australia. I suoi libri hanno ricevuto diversi riconoscimenti in Giappone, tra cui il Miyazaki Book Award e il Miraiya Shoten Grand Prize
Per prima cosa si entra in biblioteca. Poi bisogna trovare la signora Komachi, dalla pelle candida e con uno chignon fissato da uno spillone a fiori. Infine, aspettare che ci chieda: «Che cosa cerca?». Sembra una domanda banale, ma non lo è. Perché la signora Komachi non è come le altre bibliotecarie. Lei riesce a intuire quali siano i desideri, i rimorsi e i rimpianti della persona che le sta di fronte. Così, sa consigliare il libro capace di cambiarle la vita. Perché in fondo, come dice Borges, «il libro è una delle possibilità di felicità che abbiamo noi uomini». È così per Tomoka che, fagocitata dalla vita di città, ha smarrito la serenità; per Ryō, che ha un sogno, ma è in eterna attesa del momento giusto per realizzarlo. Poi ci sono Natsumi, che ha visto arenarsi la propria carriera dopo la gravidanza e non ha più la forza di lottare per riavere quello che ha perso; e Hiroya, troppo concentrato su sé stesso per cogliere nuove opportunità. Ognuno di loro esce dalla biblioteca stringendo tra le mani un libro inaspettato, e tra quelle pagine troverà il coraggio di cambiare prospettiva e non arrendersi. A volte è facile smarrire la strada e farsi domande sbagliate che non dissipano la nebbia che si ha davanti. Allora, bisogna guardare oltre e scorgere il raggio di sole che filtra dalle nuvole.
Kei. Aono (Nagoya) è stata redatrice per una rivista di animè e poi per una casa editrice. Ha prodotto la serie sulle libraie di Kichijoji, quartiere ovest di Tokyo, adattata anche per la TV.

mercoledì 6 settembre 2023

Musica e letteratura: spirito e sentimento

 Nei miei vent'anni sono stato un lettore assiduo, amante dei libri in generale, e delle biblioteche. Uno scrittore che ricorre spesso nel mio caso è Herman Hesse.  In particolare, Il giuoco delle perle di vetro, Siddarta, e Il lupo della steppa, amato sia nella versione stampate che nel film del 1974.  

Tra le frasi che mi segnai allora, c'erano alcuni aforismi che ho fissato nel diario. Uno riguarda la musica, la leggerezza. Nel sogno su Goethe, Hesse scrive: "Il Flauto magico rappresenta la vita come un canto delizioso, esalta i nostri sentimenti che pur sono passeggeri come qualche cosa di divino, predica l'ottimismo e la fede". E subito dopo: "La serietà, caro mio, è una nota del tempo: nasce, te lo voglio confidare, dal sopravvalutare il tempo; ... ma nell'eternità vedi il tempo non esiste: l'eternità è solo un attimo, quanto basta per uno scherzo".

Qualche pagina più avanti, parlando del musicante Pablo, scrive: "Ma, vede, io sono un musicante, non sono erudito, e credo che nella musica aver ragione conti proprio nulla. Nella musica non si tratta di aver ragione, di aver buon gusto, e cultura.... si tratta di fare musica, signor Haller, di sonare, possibilmente bene e molto e intensamente. ... se piglio in mio saxofono e suono uno shimmy insinuante, lo shimmy potrà essere buono o cattivo, ma certo piacerà alla gente, entrerà loro nelle gambe e nel sangue. ... guardi un pò in una sala da ballo le facce dei ballerini nel momento in cui si riprende a suonare dopo un intervallo: come luccicano gli occhi, come si stendono le gambe come fiorisce il sorriso sulle labbra! Per questo si fa della musica".

Più avanti, parlando con Mozart: "E ora lei non sente soltanto un Hendel storpiato dalla radio, ma pur sempre divino, ...lei sente e vede, mio caro, anche una bellissima similitudine della vita. Quando lei ascolta la radio ascolta e vede il conflitto primordiale tra idea e fenomeno, tra tempo e eternità, fra il divino e l'umano. Proprio come la radio lancia la più bella musica del mondo per dieci minuti a casaccio negli ambienti più impensati.... e tuttavia non può sopprimere lo spirito: esattamente così la vita, la così detta realtà, manipola le stupende visioni del mondo, fa seguire a Hendel una conferenza sulla tecnica dei bilanci falsi nelle industrie, fa dei suoni affascinanti di un'orchestra una poltiglia ripugnante, insinua la sua tecnica, il suo affanno, la sua vanità e miseria fra l'idea e la realtà, fra l'orchestra e l'orecchio. ... Impari a prendere sul serio quel che merita di essere preso sul serio e a ridere del rimanente!"

Da apprendista del ballo, ho in seguito fatto corsi brevi ed audaci per ballare la polka (con Sasha, insegnante russo grazie  all'ente universitario), il tango (a pagamento), e per imitare quello che vedevo sullo schermo, in particolare un film in giapponese del 1996 di Murakami Ryu: "Kyoko, Dance with me" da un suo racconto del 1995, la storia di una ragazza giapponese che impara a ballare i balli sudamericani (tra cui rumba, Guaguancò e Colombia, una versione più aggressiva, per soli uomini, che ha dato origine al mambo)  da un ballerino cubano, che va a trovare un'ultima volta prima che muoia di HIV. Musiche del gruppo Afro Cuban All Stars, con Amor Verdadero tratto da una più antica Guajira (Rosa, si tu no me quieres, mira, yo morirè de amor). a range of Cuban styles including danzón, son montuno, guaguancó, mozambique, afro, mambo and guajira.

Chiudo il post con i versi di Dante dal secondo canto del purgatorio, sull'incontro con il musicista Casella e sull'effeto che ha su Dante l'arte, la poesia, la musica, cantata dal suo amico

Io vidi una
di lor trarresi avante
per abbracciarmi con sì grande affetto,
che mosse me a far lo somigliante.

Ohi ombre vane, fuor che ne l'aspetto!
tre volte dietro a lei le mani avvinsi,
e tante mi tornai con esse al petto.

Di maraviglia, credo, mi dipinsi;
per che l'ombra sorrise e si ritrasse,
e io, seguendo lei, oltre mi pinsi.

Soavemente disse ch'io posasse;
allor conobbi chi era, e pregai
che, per parlarmi, un poco s'arrestasse.

Rispuosemi: "Così com'io t'amai
nel mortal corpo, così t'amo sciolta:
però m'arresto; ma tu perché vai?".

"Casella mio, per tornar altra volta
là dov'io son, fo io questo viaggio",
diss'io; "ma a te com'è tanta ora tolta?".

Ed elli a me: "Nessun m'è fatto oltraggio,
se quei che leva quando e cui li piace,
più volte m'ha negato esto passaggio;

ché di giusto voler lo suo si face:
veramente da tre mesi elli ha tolto
chi ha voluto intrar, con tutta pace.

Ond'io, ch'era ora a la marina vòlto
dove l'acqua di Tevero s'insala,
benignamente fu' da lui ricolto.

A quella foce ha elli or dritta l'ala,
però che sempre quivi si ricoglie
qual verso Acheronte non si cala".

E io: "Se nuova legge non ti toglie
memoria o uso a l'amoroso canto
che mi solea quetar tutte mie doglie,

di ciò ti piaccia consolare alquanto
l'anima mia
, che, con la sua persona
venendo qui, è affannata tanto!".

'Amor che ne la mente mi ragiona'
cominciò elli allor sì dolcemente,
che la dolcezza ancor dentro mi suona.

Lo mio maestro e io e quella gente
ch'eran con lui parevan sì contenti,
come a nessun toccasse altro la mente.

Noi eravam tutti fissi e attenti
a le sue note; ....


lunedì 4 settembre 2023

Nuovi film sul Giappone

Ci sono tre film europei (di cui due francesi) in uscita nel 2024, ed ambientati in Giappone: il film con Depardieu (Il sapore della felicità), un film di Wim Wenders (Perfect Days), in anteprima in Italia nel quadro di Cannes Mon Amour e ora alla Mosra del Cinema di Venezia Sidonie au Japon (Viaggio in Giappone) di Élise Girard (1976), nelle Giornate degli Autori e prossimamente distribuito in Italia da Academy Two, a partire da gennaio.


Il film di Élise Girard  inizia dall’arrivo all’aeroporto di Osaka della scrittrice Sidonie, interpretata  con straordinaria bravura di Isabelle Huppert

Lo spaesamento della donna è totale: i coreografici addetti all’aeroporto che gesticolano (in una scena muta e decisamente esilarante), il primo contatto con la persona che è venuta ad accoglierla una volta raggiunta l’uscita. Sidonie è una scrittrice molto famosa, ma ormai in crisi da tempo, al punto che non riesce proprio più a scrivere. Ma in Giappone hanno ritradotto il suo primo romanzo e lei, venendo meno a una consuetudine ormai consolidata, decide di accogliere l’invito dell’editore, un personaggio anche lui a dir poco esemplare dell’alterità giapponese che risponde al nome di Kenzo Mizoguchi e che, in risposta alla domanda della protagonista (e dello spettatore) dice fin da subito che non è parente del regista, che quel cognome in Giappone è diffusissimo. Facciamo la conoscenza con due esistenze alla deriva, con una maggiore concentrazione su Sidonie, che, bambina, ha perso tutta la famiglia e in un non meglio precisato passato anche il marito, morti tutti allo stesso modo, ovvero in un incidente stradale, dal quale, in entrambi i casi, la protagonista miracolosamente si è salvata. La morte del marito però sembrerebbe averla schiantata in modo definitivo trasformandola in una specie di zombie. Anche se poi – anche qui in perfetta tradizione nipponica, dove i fantasmi, come dire, sono all’ordine del giorno e della notte – l’arrivo in Giappone coincide con il continuo materializzarsi del fantasma del marito (interpretato dall’attore tedesco August Diehl: nel film ci sono finanziamenti francesi, giapponesi e tedeschi, e il casting rispecchia tutto ciò), o del suo avatar incorporeo e vieppiù evanescente che non dà tregua alla povera donna. Quanto a Kenzo, anche lui è rampollo di una famiglia di scampati (nel loro caso da Hiroshima). La frequentazione fra i due – all’inizio zoppicante e a tratti addirittura sgradevole – diventa sempre più intensa, segnata com’è da un pellegrinaggio in alcuni luoghi della tradizione, cimiteri e natura con un profluvio di fiori di ciliegio, un viaggio nel Giappone più profondo, cosicché  (come in un film di Doris Dörrie intitolato Kirschblüten- Hamami [Fiori di ciliegio – Hamami] del 2008 mai arrivato in Italia, o per  Lost in Translation di Sofia Coppola) il viaggio finisce per equivalere a un percorso di elaborazione del lutto e di potenziale apertura verso il nuovo, uno sviluppo, quest’ultimo, largamente prevedibile fin dalle prime sequenze. Il film è  gradevole con alcune soluzioni formali interessanti (riprese frontali, utilizzo di stills), anche se non privo di ripetizioni e con un uso stucchevole della colonna sonora.

Just like the words "nothing" and "silence" which are inscribed onto the grave of writer Jun'ichirō Tanizaki, which is visited by the film’s protagonist, the quintessence of Girard’s work springs from its highly sophisticated minimalism. "Everything is strange, I feel changed". Staying in Japan for the first time on the occasion of the republication of her first book (L’ombre portée), Sidonie (Isabelle Huppert) - a famous French writer (who no longer writes) who’s invited to the country by her local editor Kenzo Mizoguchi (who has nothing to do with the filmmaker of the same name) - arrives drowning in endless sorrow over the accidental death of her husband many years earlier. From one hotel to another and countless journeys (by car, train and ferry), to meetings with the press and book signings, not to mention multiple touristic visits to Kyoto and the surrounds (Tōdai-ji in Nara Park with its 16-metre-high Buddha statue, Hōnen-in Temple, Naoshima Island, blooming cherry blossom trees, etc.), Sidonie and Kenzo (Tsuyoshi Ihara) slowly grow close, gradually closing the divide caused by considerable cultural differences (initially the source of some comedic if not outright slapstick scenes) and moving into the territory of intimate secrets and burgeoning feelings. But "in Japan, ghosts live everywhere, all around us" and Sidonie’s deceased husband, the mischievous Antoine (August Diehl), soon resurfaces… Playing its hand with great serenity, the film progresses over the course of six days, "like a story continually starting over", where everything is wholly recognisable (loneliness, fear of the unknown, emotions, the creative process, etc.), but where "everything works differently". We might say the same about Élise Girard’s brand of cinema, which might sometimes feel like déjà vu, but which actually work in a trompe-l’œil style. It’s a subtle and rare approach which boasts an undeniable charm, reinforced by a keen eye for beautiful settings (with the brilliant Céline Bozon heading up photography) and an understated play on clichés (sublime touristic décor, the various stages of burgeoning love with the climax of a surprising carnal love scene illustrated with photographs), but which also sees the director drilling down, without frills, into the simple and profound subjects of life, death, grief and rebirth. (Cineuropa website)

Questo è il quinto film di Élise Girard nell’arco di vent’anni, si tratta del terzo film di finzione, di cui i primi due erano documentari cinematografici di ambientazione parigina (il primo su una casa di produzione per la quale lavorava e l’altro su un cinema del Quartiere Latino). Anche il primo dei tre film di finzione di Girard aveva a che fare con il Giappone intitolandosi Belleville, Tokyo del 2011. (dal sito Close up sul cinema).

Infine, tra  i film alla mostra del cinema di Venezia c'è Aku wa sonzai shinai, Evil does not exist, di Ryosuke Hamaguchi. Non in concorso, tra i maestri del cinema,  Hokage, Shadow of fire, di Shinya Tsukamoto, Kanata no uta, Following the sound, the Kyoshi Sugita, tra i restauri c'è Ohikkoshi, Moving, di Shinji Shomai, e Chichi ariki, There was a father, di Yasuhiro Ozu. Infine, c'è il film su Ryuichi Sakamoto - Opus, di Neo Sora.

E per non fermarci a questa edizione della mostra, dal regista Masaaki Yuasa, il film di animazione Inu-oh, qui un trailer

Dal romanzo di Hideo Furukawa, "The Tale of the Heike: the Inu-oh Chapters", che offre un'interpretazione audace della figura di Inu-oh, enigmatico performer teatrale realmente esistito a cavallo tra il XIV e il XV secolo. Yuasa è il regista di "Mind Game", "Ride Your Wave" e "Devilman Crybaby": Inu-oh è uno spettacolare lungometraggio animè, con una spettacolare colonna sonora. In concorso nella sezione Orizzonti alla 78° Mostra del Cinema di Venezia (2021) e candidato al Golden Globe come Migliore Film d’Animazione 2022, un’opera rock che arriva nelle sale dal 12 ottobre al cinema con Hikari e Double Line

E' uscito a Gennaio in Italia, anche in lingua originale, Perfect days, di Wim Wenders (clip: La canzone in giapponese The house of rising sun) con l'attore Koji Yakusho, nel ruolo di Hirayama, che ha alle spalle un passato misterioso, fatto di privilegi e lussi poi abbandonati, ma lui ha imparato a vivere qui e ora, come un monaco zen, ed è felice del posto che occupa nel mondo, certo di contribuire con la sua serena disciplina al bene comune. Musiche di Nina Simone, Patty Smith, Lou Reed, Rolling Stones...


Mysterious and deeply moving, MONSTER is a timely tale of family, false impressions, and, ultimately, hope. A breathtaking piece of cinema from master director Hirokazu Kore-eda (Broker, Shoplifters). Musiche di Ryuichi Sakamoto, in uscita a marzo 2024



Da segnalare e ricordarci di vederlo,
Il ragazzo e l'airone, l'ultimo film di animazione di Hayao Miyazaki, Ghibli studios, ispiratosi al romanzo E voi come vivrete? di Kenzaburo Yoshino del 1932. In uscita nel mondo a dicembre, in Italia agli inizi di gennaio 2024. Descrizione del lavoro e trailer li trovate a questo link 



mercoledì 23 agosto 2023

Agosto salentino

 Il mese di agosto ci ha portato tanti momenti di convivialità, come il prendere il caffè insieme al bar "Da Rocco" dopo il bagno a mare, caffè dal gusto persistente e intenso, alle belle sorprese inaspettate, come l'incontro con il martin pescatore, dai colori sgargianti, che davanti a noi in acqua, si è esibito tre volte nella pesca di piccoli pesci, e nella seguente sbatacchiatura per ingoiarli, vista che si è protratta per dieci minuti, con cambi di roccia per farsi ammirare anche da vicino.... e di dotte discussioni, sul dialetto, sui cibi, sulle abitudini di ieri e di oggi, e sulle persone e su quello che c'è stato e non esiste più. Tra noi, le esperienze fatte sono le più varie, chi è riuscito ad andare al Taranto, al museo archeologio MArTa, ad ammirare le statue di Orfeo e delle sirene, e ne ha condiviso le belle foto. Ma anche, utili scambi di articoli di giornale, come la pagina della cultura di La Repubblica del 9 agosto, Come è dolce il barocco del Salento,  a cura di Marino Niola, sulla città, le sue bellezze, i cibi, le erbe selvatiche, le preparazioni tipiche: tra queste la pasta di mandorle, lavorata per Natale sotto forma di pesce, o di pasticcini, e per Pasqua in forma di agnello ,con la capiddhuzza, la campanella al collo, ed il ripieno di faldacchiera, una lavorazione di tuorli d'uovo, pan di spagna e marmellata di arance o amarena, condita con Strega o altro liquore. Questo mi porta a ricordare la frutta dei mei primi anni in famiglia, quando mio suocero portava a casa tutto l'anno frutta di qualità straordinaria, dalle albicocche a maggio-giugno, alle passule violacee, un tipo di prugna-susina dai colori giallo-viola con un gusto acidulo e succoso, ad agosto, alle pere paesane, con cui facevamo una ottima perata, per farcire dolci e ciambelle, alle cassette di uva rosa, tra le primizie di uva da tavola, ai fichi verdi ed a quelli violacei quasi neri, che ancora continuiamo a raccogliere.

 
Le nostre dissertazioni hanno riguardato tutti gli aspetti della vita quotidiana, dei tempi passati, in particolare del dialetto che pian piano si è perso, ma ogni tanto riemerge in sentenze curiose, con tanti termini in disuso. Tra i nomi dei cibi e dei piatti, di cui l'articolo di Repubblica faceva sfoggio, non ho trovato quello che una volta si diceva fosse la pastina di elezione con cui mangiare il sugo del baccalà, lo stocco in umido, e mi è stato fatto notare che in italiano si usano cucinare i semi di rosmarino, una pastina lunga e sottile, più minuta degli gnocculi, che si mangiano conditi solo con olio. Facendo mente locale, mi è tornato in mente il nome salentino, spicanarda, che credevo riferito alla forma della pastina. Invece, mi è stato fatto notare che spicanarda è un nome dialettale per rosmarino, condiviso anche con l'Abbruzzo. Quindi, tutto torna, la logica c'è, non si tratta di dare un nome che sembra estraneo, che invece in dialetto ha la sua ragione di esistere. In aggiunta, la puntata di domenica 20 agosto di linea verde sentieri, delle 12,20 è stata dedicata alla Puglia, belle le riprese nella forresta di Mercadante (Cassano delle Murge), con l'intervista a Vito Dicecca del cheese bar ed alla compagna Roberta De Lia, con i loro formaggi erborinati maturati nel vino primitivo i Manduria e amarene candite. In chiusura di trasmissione, Serena D'Amato ed il gruppo di suonatori e danzatori di pizzica. 
Infine, sostando in riva al mare, tra le rocce abbiamo raccolto i  critimi, il finocchio di mare, che si conserva sbollentato e poi sott'olio, per condire un piatto cucinato od un panino. Agosto volge al termine, ed anche nelle giornate più umide e nella foschia dei mattini vaporosi si avverte il cambio di stagione, l'andare verso le prime bellette di settembre.

domenica 23 luglio 2023

Racconto breve

 A luglio abbiamo discusso via webinar con Alberto Pian la differenza tra raccontare e comunicare. La narrazione presuppone ci sia della poesia, arte, un conflitto, e qualcosa che ci ha riguardato direttamente: dovrebbe avere un prologo, una suspense e si dovrebbe percepire un contenuto affettivo. I sentimenti non dovrebbero essere dichiarati esplicitamente, ma si dovrebbero “capire” da quello che avviene.

Siamo partiti dal film di Godard "Au bout de souffle", Fino all'ultimo respiro.

Michel e Patricia passeggiano per Parigi. Michel è un piccolo ma affascinante delinquente che ha ucciso un poliziotto e che corteggia la giovane studentessa americana mentre la polizia lo cerca e la sua foto appare sui giornali.” 

"Le ha detto che il denaro era rubato ma che lui l’amava davvero. E la cosa formidabile è che la ragazza non l’ha lasciato e gli ha detto che anche lei lo amava." (Jean-Luc Godard)

A questo punto un militare di passaggio chiede a Michel da accendere. Michel dà qualche franco al soldato: “Tieni questi e vatti a comperare da accendere.”

* * *

Perchè questa scena è così importante da giustificare addirittura la convocazione di un webinar in due puntate sul principale principio, quello fondante, dello storytelling?

La richiesta per partecipare alla seconda parte è quella di scrivere un pezzo su "Divieto di Acccesso, ed il Truck di Smith". Ecco il mio contributo:

È cominciata così. Io non avevo detto niente. È Smith che mi ha fatto parlare, che mi ha salutato con un "Ehi, are you OK?. Tra stranieri in Giappone si fa comunella. Ci incontriamo ad Asakusa, sulla via del Kaminarimon. Era mattina, a colazione, ora che può variare tanto, tra chi si alza presto o chi ha tirato a fare mattina.
"Questa strada", attacca lui, "come tutta Tokyo, a luglio va bene per cuocere le uova! Andiamo al fresco". Entriamo in un caffè.
Gli chiedo, per banale cortesia, come va il suo lavoro, mi dice che fa il camionista, gli chiedo se è sposato. D’improvviso attacca, con l’aria di quello che si deve sfogare. Al di là del tavolo, le labbra tremano al ritmo delle sue emozioni.
Temendo che la cosa vada per le lunghe, cerco lo sguardo del cameriere per ordinare del caffè. Il cameriere mi ha visto, gli faccio segno con le dita: due, indicando le tazze di caffè sul tavolo vicino, e un piatto di omu-rice, l'omelette con riso e ketchup.
Annuisce che sì, sua moglie Qumiko scrive software per videogiochi per la KETCHAPP, ma anche storie manga. Sulla vita delle giovani giapponesi, una sorta di diario.
E il suo truck è supersonico, prende tutte le scorciatoie possibili, ed anche quelle impossibili. "Già, i divieti mi fanno un baffo! Un divieto di accesso mi sfida a farlo lo stesso! Tu non hai mai infranto un divieto? non sei mai scappato da una pizzeria senza pagare? o incamerato di nascosto una confezione di formaggio al super? C'è chi per sbaglio prende una superstrada nel senso opposto, e allora son cazzi, o si fermano gli altri o volano le penne! Mi dicono, tra il dolore ed il nulla cosa scegli? ma che razza di scelta, tra il nulla ed il nulla; dovrebbe essere tra tutto e nulla, io sceglierei "tutto"! C'è chi si arricchisce vendendo morte, armi o droghe, e poi non sa cosa farsene dei soldi. Cosa c'è scritto sopra, Banca d'Italia? Cesare, c'è scritto, io li prendo per i miei lavoretti sporchi, tanto ritornano a Cesare! Perché ci sono troppe cose che mi piacciono, e mi confondo e mi perdo a correre da una stella cadente all’altra fino al giorno dopo. Non ho niente da offrire tranne il mio caos, il mio odore, i miei polmoni, fra i denti e le narici la salsedine, e la libertà!"
Intanto il cameriere ha portato i due caffè espresso.
Se tutta la mia vita non fosse così evanescente, così priva di carne e sangue... porte scorrevoli, forse avrei continuato con la fabbrica, invece di fare biologia. Un pò lo invidio.
Lui sorride e comincia a sorseggiare il caffè.
Gli dico che la sua donna è elegante, che lo ama, ma che potrebbe non vederlo tornare una di queste sere.
Mi accendo una sigaretta e lo guardo pensare. Ha cambiato espressione.
La tristezza del mondo assale gli esseri come può, ma ad assalirli sembra che ci riesca quasi sempre.
Non mi dà neanche il tempo di finire il caffè. Si alza, chiama il cameriere, paga in fretta il conto e se ne va con un rapido saluto. Ha adesso una faccia indubbiamente avventurosa, una faccia dagli angoli ben marcati e perfino una di quelle teste da rivoltoso che entrano troppo nel vivo dell'esistenza invece di scivolarci sopra.
Chiamo anche io il cameriere, ma questa volta ordino un calvados.

Postilla:
l'evento che ha ispirato la storia di Smith il camionista è accaduta alla fine degli anni '90: durante i lavori della costruzione della nuova linea ferroviaria, Tsukuba-Tokyo, oggi collegate dallo Tsukuba Express, che arriva ad Asakusa, i giornali pubblicarono che lo scavo della stazione era stato riempito con materiali di discarica in una sola notte, una azione certamente irrispettosa delle autorità e dei divieti di accesso.

Da uno spunto di Marco Fulvio Baruzzi, ispirato a Celine ed il suo Voyage au bout de la nuit, ed al Kerouac di On the road.

Ecco il commento sulla scena del militare di passaggio che chiede a Michel da accendere. Michel dà qualche franco al soldato: “Tieni questi e vatti a comperare da accendere.”



Poesia e linguaggio poetico: prendiamo il caso di Thomas Wolfe Oh lost, storia della vita perduta: 
Perduto spirito, pianto dal vento, torna ancora!

Libro immenso,scritto in uno stile rapsodico, in un impeto di cieca furia. Oh Lost prende a calci ogni regola e si impone con prepotenza in un panorama di romanzetti tutti uguali. Anche Moby Dick in certe pagine può annoiare, eppure, arrivati alla fine, quando gli sforzi verranno ricompensati con delle emozioni rare e potenti, non psi puà fare altro che lanciare grida di benedizioni a quest'opera e al suo autore. Un sasso, una foglia, una porta nascosta... La lingua di Wolfe è vulcanica, debordante, profondamente americana ma non dimentica delle radici europee, cerca le parole che "non rappresentino la vita, ma siano la vita", così come i suoi personaggi, tremendamente vivi, ferocemente umani. 

Narrazione: Raccontare non è comunicare (che si spegne subito nel non-linguaggio), è dare nuova vitalità tramite il messaggio poetico, metalinguaggio, le metafore, altri segni
Ecco alcuni consigli per strutturare un racconto, per conivolgere il lettore 


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