venerdì 27 gennaio 2023

L'amante dell'orsa maggiore

 


       
Mi sono ricordato di un autore abbastanza prolifico, autore di un libro che ho amato quando avevo 20 anni
Sergius Piasecki è stato una persona che ha vissuto tutte le avventure che poi ha riportato nei suoi libri. Da contrabbandiere tra gli stati baltici e la Russia, poi prigioniero, e quindi scrittore.
Le avventure che narra si svologno agli inizi degli anni 20, 1920, qundi prossime a quelle di cui narra Solženitzyn nel suo libro 1916-1917, sulle armate russe e tedesche ed i luoghi degli scontri, tra Vilnius e le polonia orientale.

Confine russo polacco intorno agli anni 1926-30. Un interregno pericoloso, terra di nessuno dove solamente uomini coraggiosi dediti all’avventura, come banditi e contrabbandieri, che conoscono ogni segreto di questo mondo, ogni insidia, e sono pronti a difendere con le armi i loro preziosi carichi, osano avventurarsi.
"Le tenebre della legge contro la luce emanata dall’anima delle stelle dell’Orsa Maggiore che, in una complice solidarietà, ne proteggono e ne guidano il rischioso cammino, sono i temi portanti di questa meravigliosa avventura. Ma cosa si agita davvero nella mente e nell’animo di quegli uomini inquieti? Cosa li spinge a vivere sempre come lupi braccati? Il fascino di una continua avventura, avidità di guadagno, ma sopratutto l’orgogliosa consapevolezza di una libertà morale duramente conquistata".
Un romanzo dimenticato e da riscoprire che incarna il desiderio di libertà e lo spirito di avventura.

Nell'incipit: la nostra non era una battaglia per l'esistenza, ma una lotta per la libertà di movimento e per la gioia dell'amicizia.

L'amante dell'Orsa Maggiore è un romanzo scritto da Sergiusz Piasecki negli anni di prigionia a partire dal 1934. È un romanzo che ha elementi di autobiografia e di "documentario". È la storia di un contrabbandiere polacco come è stata vissua dall'autore.
 La storia avventurosa e poetica ma realistica ebbe un notevole successo tanto da riuscire quasi a contribuire alla sua scarcerazione quando nel 1939 scoppiò la guerra contro la Germania. Fu pubblicato in Italia dall'Arnoldo Mondadori Editore nel 1942. Nel 1948 appare nel numero 134 della collana Medusa.
Nel 1971 ne fu tratto un film di poco successo con la regia di Valentino Orsini 
Nel 1983 Anton Giulio Majano ricavò dal romanzo di Piasecki uno sceneggiato omonimo in sette puntate per la Rai; tra i molti interpreti: Ray Lovelock, Giancarlo Prete, Sandra Collodel, Alberto Lupo, Emilio Marchesini, Renato Baldini, Elio Zamuto, Giacomo Rossi Stuart e Ida Di Benedetto; le musiche furono composte da Fiorenzo Carpi (ha collaborato con Dario Fo, Enzo Jannacci, Laura Betti, Milly, Strehler):  se non lo conoscete, guardate la sua pagina wiki.

Trama
Vladek, il protagonista e narratore, inizia la sua "carriera" come contrabbandiere poco dopo il 1920, nella zona di frontiera tra Raków, Polonia sudorientale, e Minsk, allora in Unione Sovietica, oggi in Bielorussia. Inizia a conoscere i pericoli del mestiere: orientarsi nella notte, evitare le guardie confinarie, in particolare i soldati sovietici, resistere alla fatica del lungo cammino, prevenire le possibili trappole dei soldati nelle "tampe", le fattorie in cui viene portata la merce contrabbandata, proteggersi dagli informatori e dai gruppi di contrabbandieri rivali, scegliere la merce più conveniente per le "missioni", gestire una "raspa" cioè fingere uno scontro con i soldati per tenersi di nascosto un carico di merce contrabbandata.
A Vladek piace questa vita avventurosa, fare bisboccia all'osteria con i compagni, godersi la natura e il cielo stellato (per l'Orsa Maggiore ha una predilezione: è la costellazione che guida il contrabbandiere ad un ritorno sicuro verso casa). Un giorno salva dall'arresto Sascka Veblin, il più famoso contrabbandiere del confine e conosce la sua affascinante e misteriosa sorella, Fela. La ragazza è oggetto delle attenzioni di Alfredo Alinciuk, un altro contrabbandiere, attaccabrighe e malevolo, che una notte cerca di uccidere Vladek a tradimento. Il primo amore di Vladek è però Bombina, la donna russa della fattoria che riceve la merce dei contrabbandieri, che gli propone anche di andare a vivere con lei.
Durante una spedizione invernale, Vladek viene catturato, proprio a casa di Bombina; viene arrestato insieme alla donna e imprigionato per alcuni mesi a Minsk. Durante il viaggio in treno verso il confino, Vladek riesce però a scappare e a tornare in Polonia. Dopo poco riprende la sua vita di sempre, aggregandosi a diversi gruppi di contrabbandieri. Una notte, durante una lite, ferisce Alfredo ad una gamba e viene da questo denunciato; inizia così a nascondersi ma continua a contrabbandare insieme a Sascka. Una notte però questo viene ucciso dai soldati (o forse è stato un colpo errato di Vladek) e il giorno dopo anche l'amico Resina si uccide. Vladek viene arrestato per il ferimento di Alfredo ma ancora una volta sfugge alla giustizia saltando giù dalla slitta che lo porta in prigione. Un amico gli trova protezione presso la cascina di una famiglia di contrabbandieri, alternando il lavoro agricolo a qualche spedizione notturna. Durante una di queste Vladek riesce a salvare il resto del gruppo (tre fratelli) ma il padre della famiglia decide di cessare con il contrabbando accortosi della pericolosità delle missioni. Ma Vladek ha nostalgia della sua vecchia vita e decide di cambiare nascondiglio. Incontra Corvino, un altro contrabbandiere con cui inizia anche a fare delle missioni particolari: scortare i russi che vogliono scappare di nascosto dall'Unione Sovietica.
Iniziano però anche gli scontri con altri gruppi di contrabbandieri "per interesse" e Corvino viene ucciso; Vladek alterna spedizioni con merci destinate al mercato nero con rapine agli altri contrabbandieri "ribelli". Per andare a trovare un amico si reca un giorno nella grande città, Vilnius, ma è una brutta esperienza: "si contrabbandava attraverso molte barriere la verità"; tutto è "artificiale, scintillante e molto complicato", ma sotto si nascondono "le solite brutture e il vuoto", la gente è ipocrita".
Tornato a Raków, Vladek riprende la vita di sempre, insieme al "Topo" e al "Becchino": l'attività principale sono ora le imboscate ai nuovi gruppi di contrabbandieri; è una sorta di vendetta per la morte e la cattura dei vecchi amici contrabbandieri. Fela si fidanza con Alfredo e Vladek e i suoi compari intervengono alla festa, rovinandola. È ormai la fine. Dopo qualche tempo il Becchino è ucciso in uno scontro e il Topo è ormai sempre più spericolato e folle e decide di abbandonare la vita del contrabbandiere e di tornare dalla sua famiglia. Anche Vladek, dopo un ultimo grande colpo, capisce che il tempo è compiuto e decide di abbandonare la frontiera.
Nel libro, notevole è il ricorso a musica popolare, alla balalaika, per allietare le serate in compagnia

I contrabbandieri di oggi sono gli scafisti. 
Se vi capita, leggete il libro L'isola dei fucili, di Amitav Gosh, su pro e contro i richiedenti asilo, sulla fine che fanno, sul Bangladesh, sull'animismo e sugli spiriti guida, in forma di animali, dai serpenti ai ragni.

Sergiusz Piasecki, L'amante dell'Orsa Maggiore,  1937, traduzione di Evelina Bocca Radomska, Gian Galeazzo Severi, collana Oscar Mondadori, 1970.

Piasecki, Sergiusz
scrittore polacco (Baranoviči, Minsk, 1899-Penley, Londra, 1964). Nato in una terra soggetta alla Russia, partecipò alla guerra antibolscevica del 1920. Volontario delle formazioni antisovietiche della Bielorussia, agente dei servizi segreti polacchi, divenne in seguito bandito, contrabbandiere e ladro. 
Combatté contro i bolscevichi e successivamente contro i Nazisti durante l'occupazione della Polonia. Visse come contrabbandiere e nel 1929, arrestato, ne fu chiesta la condanna a morte ma, grazie alla sua collaborazione con i servizi segreti, riuscì ad ottenere la riduzione della condanna a 15 anni di carcere. Nel 1934, durante la prigionia, inizia a scrivere il suo romanzo più famoso L'amante dell'Orsa Maggiore, grazie al quale stava per essere graziato quando, nel 1939, scoppia la guerra contro la Polonia. Fu uno degli animatori della rivolta di Varsavia.
Dopo L'amante dell'Orsa Maggiore (1937), che divenne un best seller mondiale (e che fece ottenere all'autore la scarcerazione anticipata), seguirono i romanzi La quinta tappa (1938), Come gli dei della notte (1939) e la trilogia Nessuno ci salva (1947), La spia, Peggio che al fronte e La Torre di Babele.

Incipit di "La spia"
Una volta mi capitò di vedere un film particolarmente interessante sullo spionaggio.

Luogo di sepoltura
Hastings Cemetery


settembre 2022, celebration

 il 9 settembre abbiamo partecipato all'evento più bello e significativo del 2022. Nella splendida cornice dei giardini del Conservatorio di S. Anna, è stato celebrato il matrimonio tra Andrea, figlio di amici di Novoli, e di Sanzida, figlia di genitori del Bangladesh, famiglia benestante nel settore del commercio, con ditta in sicilia ed in patria. Ufficiale officiante il Dr. Ernesto Mola, amico di famiglia.

arrivo della sposa col padre
la madre e una zia

la cornice degli invitati


gli sposi
e il mio vestito della festa
dopo un buffet preparato dal personale del bar Alvino, ci siamo dati appuntamento per la cena serale al ristorante Torre del Parco, nella cornice dei giardini pensili e del locale interno. Una cena iniziata con stuzzichini all'aperto, presa dei posti a sedere, e scelta dei vari piatti preparati da diversi stand, tra cui uno di cibi indiani.
Alla tavolata,  racconto ai miei vicini di un amico peruviano, che è emigrato negli Stati Uniti, che mi racccontava come da giovane aveva l'ardire di imbucarsi ai pranzi di matrimonio, i peruviani sono gente calorosa ed ospitale,  riusciva sempre a essere ben accolto.
Pre finire, siamo rientrati nel giardino, a seguire gelato e caffè, e le foto con gli ospiti                                         
    
a conclusione, lancio di fasci di bengala, e musica disco per i giovani colleghi freschi di laurea (avrei desiderato qualche brano di indialucia, ma non c'è stato tempo e musicisti)

Le nottata si è conclusa verso le 24,30, al chiaro della luna, senza sentire stanchezza ma grande soddisfazione. Tutti i commenti sui siti FB degli sposi





giovedì 19 gennaio 2023

visita di lavoro a Warwick, 2017

 In principio c'è stato il trasferimento nel nuovo studio e laboratorio nella palazzina nuova, ex-palazzina di fisiologia, nel campus universitario di Ecotekne: ci siamo trasferiti dagli studi ex-Biochimica ed ex-aule di Biologia, dove eravamo accatastati in dodici ricercatori e diversi borsisti in poche stanze studio e in tre laboratori (dal 1998 per me, fino al 2003, quando sono finiti i lavori di realizzazione). Nello studio della palazzina nuova, che è ancora sede dell'ISPA, o istituto di scienze delle produzioni alimentari, all'inizio eravamo in due, io e la collega Maristella, poi arrivò un terzo coinquilino, in trasferimento dalla Manifattura Tabacchi un tecnico, Gianni, e iniziò una convivenza simpatica e conviviale. 


 
Io al computer, mi scatto una foto in supporto al giornale Il Manifesto, 2011-2012

In seguito abbiamo avuto pochi cambiamenti, come l'avvicendamento tra i Direttori, qui nella foto il saluto del Dr. Visconti in visita da noi, che a Bari veniva sostituito dal Dr. Logrieco.
Nino e Vittorio, a sinistra, io e Gianni a destra, al centro l'ex direttore
Qui una foto di gruppo davanti al giardino botanico di Ecotekne, il nostro spazio per la pause caffè

I miei contatti con l'università di Warwick iniziarono nel 2014-2015, avevo una laureata che era iscritta alla scuola di specializzazione in clinica medica, Valeria, e che frequentava il laboratorio per il tirocinio. Era anche beneficiaria di un assegno di ricerca su un progetto europeo, per cui le chiesi se volesse fare una esperienza in un laboratorio inglese. Contattai il Dr. Hong, che insieme al professor Stephen Jackson dirigeva il laboratorio di genetica delle piante. In un mese di residenza con loro, Valeria si impadronì di tecniche molecolari e nuove conoscenze, dall'ingegneria genica ed il gene editing mediante CRISPR, all'uso di plasmidi, allo studio degli enzimi di restrizione e delle sequenze di DNA che sono soggetti bersaglio di  detti enzimi. Non era sola, aveva una stanza presso una laureata che seguiva il Dr. Jackson, e fu facilitata nel soggiorno, dallo scouting per imparare i luoghi, le strade, i mezzi di trasporto, per andare e venire da casa all'università, situata nella periferia di Coventry.

2011, Valeria Mezzolla tiene un seminario di formazione per il personale ASL di Lecce

Al suo rientro a Lecce, ci tenne un seminario su queste tecniche di ingegneria genica, che hanno una continuità di lavoro con la dottoressa di ricerca Aurelia Scarano, inserita in un progetto internazionale (COST) che la porterà nel 2023 a presentare i risultati ad un meeting a Lisbona.

Nel 2017 era stato pubblicato il libro Applied Plant Genomics and Biotechnology, con me ed il Dr. Hong come editori, e curatori dei capitoli.

 Una metà dei capitoli a cura mia, con cinque contributi da colleghi amici e due scritti dal mio team, l'altra metà dei contributi a cura del Dr. Hong, che aveva una larga collaborazione con altri gruppi, e che dirige anche un centro di ricerca sulle piante a Hangzhou, in Cina. Tra le sue resposabilità, la direzione del laboratorio di virologia vegetale alla Hangzhou Normal University, quello alla Università di Warwick ed un laboratorio presso la Università di Worcester. In quel primo anno di vendite, la casa editrice Elsevier mi versò le royalties, dimenticando il secondo autore. Dal 2018 abbiamo registrato il Dr. Hong come autore  presso la casa editrice, e i ricavi sono stati condivisi. Per questo, ed anche per scambiarci le esperienze e le idee di progettualità, andai a fargli visita in autunno. Il 2017 è stato l'ultimo anno di lavoro in cui mi sono potuto permettere di assentarmi, dopo mi sono dedicato a mia madre 

Sono partito in aereo da Bari, con scalo a Heathrow, con il biglietto per il bus che arriva a Wolwerhampton. Sul bus mi sono addormentato, e ho rischiato di saltare la mia fermata, per fortuna mi sono svegliato poco prima dell'arrivo a Coventry. Con un taxi sono giunto in albergo, era oltre l'una di notte.
Al mattino, il Dr.  Hong mi ha raggiunto, e mi ha accompagnato nel suo studio.
Ho presentato le mie diapositive sulla immunità nelle piante e mostrato le nostre ricerche a Lecce, poi abbiamo visitato i laboratori di fisiologia vegetale, che sono accessibili solo mediante scheda magnetica, ogni ala dell'università ha le porte che si aprono con questi badge. Dopo pranzo, ho conosciuto il Dr. Jackson (qui nella foto), e ci siamo intrattenuti in una simpatica conversazione.

Con il Dr. Hong siamo andati a piedi nel campus, io dovevo fare un prelievo al bancomat, e con le sterline ho girato al Dr. Hong la sua quota di royalties che non aveva percepito inizialmente.
In quel periodo abbiamo pianificato il nostro secondo libro, di cui però mi sono occupato per 14 dei 15 capitoli, con tre miei conributi e 12 scritti da colleghi che ho contattato personalmente
In serata, mi ha accompagnato al ristorante, indiano, poi ci siamo congedati. Come segno di gratitudine, gli ho consegnato due copie del libro, in eccedenza per me, che potevano servire per i suoi studenti.
La mattina presto (sveglia alle 5.30) il taxi mi ha lasciato alla fermata del bus, e sono arrivato in aeroporto, per una colazione tranquilla aspettandore l'orario dell'imbarco. Tutto è andato bene, le coincidenze ed i cambi sono stati in orario, ed il rientro in Italia  è andato liscio. Al duty free ho comprato qualche ricordo, whisky, tè e dolci. 

 Nonostante i nostri sforzi, non è stato finanziato nessuna proposta di progetto tra quelle che abbiamo scritto, nè con me nè con le colleghe di dipartimento, successive al mio  pensionamento. Eppure erano scritti con cognizione di causa,  in perfetto inglese, ottimo linguaggio tecnico, e buone prospettive di sfruttamento dei risultati. Ma, si sa, quando i progetti sono in valutazione, le commissioni fanno il bello ed il brutto  tempo, ogni richiesta di collaborazione ha bisogno del sostegno di qualche membro della commissione giudicatrice, uno sponsor. 

martedì 10 gennaio 2023

prima del subbuteo

 


Quartiere San Paolo, via San Paolo, un quadrilatero di strade tra corso Peschiera, piazza Robilant e via Racconigi, sono gli spazi in cui si svolgono questi episodi. I miei compagni di avventura, Paolo Viale, e Luigi Piazza, con cui feci una gita in bicicletta in collina, in cui rovinai capitolando lungo una scarpata, senza fortunosamente farmi male. I nostri giochi, tra il 1966 ed il 1969, erano il flipper, ed il calcio, esercitato nei prati dove è sorta poi la scuola materna Santorre di Santarosa, per le sfide con i ragazzini della strada, e altre sfide tra di noi, con una pallina da tennis, sui marciapiedi davanti a casa, in via Tolmino, o su corso Ferrucci.  

Prima del subbuteo, i giochi da tavolo erano ancora da codificare, il nostro si svolgeva su una coperta per simulare un campetto di calcio od un tappeto delle dimensioni di un campetto, 40x120 o poco più. Spesso appoggiati su un tavolo, o anche per terra, su un tappeto più grande. I requisiti erano: 11 biglie di vetro  a testa, di cui una o più grandi, in difesa, per fare da muro alla boccetta, una biglia molto piccola che veniva smossa dalle biglie in gioco, con dei tiri delle dita, come nella foto qui sopra. Due porte fatte di cartone, alte circa 5-6 cm e larghe 14-15 cm, dovevano essere centrate dalla boccetta, o per libertà di spazio tra le biglie a difesa, o per sollevamento, con un tiro ad effetto che la faceva volare al di sopra dei difensori, tipo cuchiaio di Totti, o pallonetto. Scopo e divertimento finale era organizzare il campionato, con partite in casa e partite in esterna, in cui ci si sfidava nei tempi prestabiliti, 30 minuti per tempo, e poi cambio di campo.                                                        

La varietà del gioco consisteva nei diversi terreni di gioco, nello spessore delle coperte, terreno liscio e scivoloso, e nei tappeti, che offrivano una setosità più consistente, una maggiore resistenza alla corsa delle biglie. Ma quello che maggiormente ci esaltava era il possesso della biglia unica, nominata con il nome di un campione di quei tempi, dai colori personali, a volte tricolori, altre volte di tinta unica, o di ceramica. Ricordo un Anastasi, un Burgnich, un Bulgarelli, un Corso, ma anche un Polacco, nazionalità suggestiva.

  

     


Una conseguenza della nostra passione era il girare le cartolerie, alla ricerca di un retino di biglie particolari, che ancora non erano in nostro possesso, da esibire e da far meraviglie sul campo di gioco.
Quando una biglia dopo il tiro finiva fuori campo, riprendeva il gioco come per la ripresa laterale, cercando di centrare la boccetta, altrimenti poteva colpire le avversarie facendo fallo. 
Questa passione, eccitazione, diede in seguito spazio ad altre fissazioni, chi per una maturità sessuale, il bisogno di uscire con la ragazza, chi per nuovi oggetti del desiderio, come il biliardo, che si pratica con tuoi pari, persone mature con cui si fanno scommesse, che si perdono, e quindi il bisogno di avere qualche soldo in tasca, fare lavoretti fuori orario, come le pulizie negli uffici. Paolo era ingegnoso, dipingeva quadri ad olio, decise di construirsi una lente per un telescopio, ed ogni giorno la modellava. Suonava il clarinetto, ed anche qualche ragazza.
Quel periodo di allontanamento dai miei compagni di gioco, ha significato per me un riavvicinamento alla famiglia.
Gite in auto fuori Torino, in collina o in montagna, viaggi insieme, spesso verso Teplice, fino a quando c'è stato qualche parente, i nonni, e in seguito diretti in altre città, Decin, Roudnice, con nuove conoscenze, nuove amicizie, qualche ragazza da frequentare. E, in estate, le due vacanze di due settimane, in Spagna, Costa Brada, con mia sorella, ed una anche con la mamma. La sera facevo compagnia a mia madre, le ragazze avevano la libera uscita, e il nuovo giorno portava gite al mare, discorsi con il cuoco dell'albergo, piatti nuovi e panini per pranzo. Il mare come non l'avevo ancora mai vissuto, se si fa eccezione in colonia FIAT ad Igea marina, ed un mese a Trani, quindicenne, con mia sorella ed il suo ragazzo, però io mi sentivo in disparte, al seguito. L'unica cosa buona del viaggio a Trani, fu che il prof Chicco di storia dell'arte mi chiese se avevo visto la cattedrale di Trani, e questo mi rese consapevole, della esperienza e di quello che avevo visto e vissuto.


martedì 3 gennaio 2023

bagatelle, venti anni da biologo

 Ieri guardavo un episodio di Blacklist, una serie trasmessa anni fa, su Timvision. Parlava di genetica, terapia genica e gene editing mediante CRISPR, gli agenti FBI fanno una irruzione su una nave ospedale, su cui confiscano un laboratorio. Il dialogo dice: guarda questi strumenti, adatti per fare genetica: ci sono termociclatori (x la PCR), centrifughe, incubatrici!

Forse era anche un reparto maternità neonatale? 

In linguaggio tecnico, quello che si usa nei laboratori di biologia sono incubatori.

E qui mi divago sulle esigenze differenti tra colleghi. Nei nostri laboratori, ne avevamo almeno 4, almeno uno grande, per beute da vari litri, con agitatori/shaker rotanti, sempre in funzione (anche due, ma spesso uno era rotto), che veniva mantenuto a temperatura costante, di solito 30 o 37 gradi, per le cellule ricombinanti, per l'espressione di proteine;

 

 poi gli incubatori per le piastre, per la microbiologia di isolamento delle colonie, a tre temperature, quello per i lieviti a 28 gradi, quello per batteri mesofili a 30 gradi, e uno per batteri termofili. Quando la stufa per essiccare la vetreria non era in funzione, si faceva uso anche della stufa (è buona anche per cucinare a bassa temperatura o fare il sous vide, basta sigillare l'alimento nella busta isolante). Per queste attività anche un bagnetto termostatico basta e avanza. Un buon termostato  che arrivi alla temperatura desiderata è quanto serve.

Parlando con un amico anche lui ritirato dalla professione, che come me si dedica ai suoi hobby, pittura, scrittura, dicevamo dei problemi con la memoria dei computers, di come salvare in back up le foto ed i documenti. Io uso my drive, di google, per le attività recenti, ma se si accumulano troppi files bisogna fare l'upgrade o fare pulizia. Poi ci sono le memorie esterne, da acquistare, un piccolo investimento che assicura la disponibilità dei files se il pc si blocca.  E' quello che fanno i tecnici quando portiamo loro un pc con un virus o con problemi di avvio, copiano tutto, riavviano e ricaricano i files. 

Il discorso è andato avanti, lui usa spesso il tablet, che non ha molte funzioni, i comandi sono limitati, non si possono scaricare le foto dal cellulare, e mi chiedeva del mio lavoro, se sono stato molto impegnato nello scrivere, e se mi sono state fatte proposte di rinnovo e di trasferimento in altri laboratori. Ho detto che si, quando ero a contratto in Giappone, allo scadere dell'anno, ho ottenuto una estesione del contratto per un altro anno, ma ovviamente non sa di che cosa si fa nel mio lavoro, che bisogna assicurare una produzione scientifica di due pubblicazioni per ogni anno, che non vanno condivise con altri colleghi, ognuno deve avere le sue di elezione: per me il lavoro svolto per 21 anni al CNR corrisponde a 42 lavori pubblicati e valutati (ne ho prodotti il doppio, me quelli che ho scelto per la valutazione ANVUR, i migliori, non sono stati condivisi da altri o i colleghi non ne avevano reclamato la paternità). Poi vengono i capitoli di libro, una quarantina, e i sette libri di cui sono stato editore (e su cui ho lavorato come un negro, per correggere quello che mi mandavano gli autori dei capitoli, o che ho completato con interi capitoli miei).

Il senso del discorso è che un buon PC è essenziale, sono grato che l'evoluzione della tecnologia ci ha accompagnato in questi venti e più anni. La mia prima tesi fu scritta battendo a macchina, in cinque copie, poi a fine anni '80 sono arrivati i commodore 64, buoni per i videogiochi, dopo, dal 1990, durante il dottorato a Verona, i primi windows con nomi numerici,  486, con schermo integrato, le stampanti con la carta traforata, e subito dopo, in Giappone, 1993, i McIntosh, Photoshop, le varie funzioni e la compatibilità con altri processori, per elaborare i dati degli esperimenti. 

Alla fine, comunicare tra due persone richiede un punto di incontro, un entrare nella pelle dell'altro e della sua esperienza. Se dico che occorre una memoria esterna, è perchè a me è servita, i miei sottoposti ne hanno fatto buon uso, ed oggi che vedo amici che usano solo il cellulare o il tablet mi sembra ci sia stato un regresso all'era preistorica. 

E spero che i traduttori di testi televisivi si appoggino a persone e tecnici del settore, per un corretto risultato e significato!

giovedì 29 dicembre 2022

discorsi equivocanti

 Tra le tradizioni natalizie ed usanze in Repubblica Ceca, c'è quella di raccogliere rametti da lasciar fiorire sotto le festività. L'usanza si rifà alla festa di Santa Barbara, e i rametti raccolti il 4 dicembre sono chiamati Barborky: come prima scelta ci sono i rami di ciliegio, ma vanno bene anche cespugli come il citiso, il laburno e la forsizia. In lingua ceca questi fiorellini gialli, che spesso si vedono a decorare i cancelli ed i giardini, colorando il mese di marzo, sono detti pioggia d'oro, zlatý déšť. Sono usanze in cui bisogna credere, e più è grande la fiducia più è possibile che sotto le festività fiorisca qualche fiorellino. 

 
Mentre la traduzione letterale fa corrispondere in italiano il termine a "pioggia d'oro", che lascia visualizzare la cascata di fiorellini gialli, in inglese queste forsizie si chiamano weeping forsizia (piangente) o  campanelline dorate, golden bells. Il citiso ha un nome  equivocabile, golden rain (pioggia) o chain, catenelle d'oro.

L'episodio qui riportato riguarda un colloquio che ho avuto sul portale per imparare le lingue straniere, Babbel. A quel tempo esisteva una prima serie di lezioni non a pagamento, in cui studenti iscritti eseguivano esercizi vocali e di traduzione sotto la guida di docenti, la cui garanzia era data solo dalla valutazione del portale, tante stelline tanti studenti soddisfatti. Nella chat, la mia studentessa di inglese mi ha chiesto sulla mia madepatria, e io le ho riportato questa tradizione delle barborky, ma il termine che ho usato per spiegare come si chiamano questi cespugli a rametti cadenti, ha dato luogo ad un equivoco. Alla parola Golden rain è seguita una esclamazione di "ma dai, mi stai prendendo in giro?" seguito da una mia frettolosa spiegazione ed un imbarazzamento. 

Dopo questo episodio ci siamo parlati sempre di meno, principalmente di viaggi, cose da fare, e così via. Spesso non ci si rende conto che i termini che utilizziamo nel linguaggio comune possono avere altre accezioni, prese in prestito dal gergo dei vari slang.

Tra tutti i significati, la lingua ceca ne riporta 5, di cui il primo riferisce allo squirting, il secondo a Giove e Danae, il terzo ad un gruppo musicale, il quarto ad un gioco televisivo, e l'ultimo ad un'altra pianta  vegetale a cespuglio.

jiný význam

venerdì 9 dicembre 2022

Planetary Health / Nova Network

Planetary Health Alliance
665 Huntington Ave, Building 1 Rm 1312
Boston, MA 02115

Nova Campfire discussion! Please join us Wednesday May 24 2023 at 11 am EDT (5 pm CET/3 pm GMT/8 am PDT) for our wonderful discussion on “Connected Consciousness for Planetary Health.”

This exciting collaboration between the Nova Institute for Health, Planetary Health Alliance, and Garrison Institute answers the growing call for spiritual perspectives and intentional relationships with ourselves, others, and the natural world in addressing the many grand challenges of the Anthropocene.

Our transdisciplinary panel of speakers will weave narrative threads of change, including Indigenous perspectives of connected consciousness and evidence of the personal and collective benefits of promoting inner development over purely materialistic goals, including healthier, happier, prosocial communities with more mutualistic attitudes to nature. We will also explore the importance of creativity and connectivity in building social movements that foster deeper alignment of individual and collective purpose.


Topics and panelists include:

  • Cultivating mutualistic worldviews and prosocial behaviors for personal and planetary health with Susan Prescott, Director of the Nova Network

  • Remembering our inherent connectedness and universal Indigeneity to Mother Earth with Rutendo Ngara, African Indigenous Knowledge Systems practitioner

  • Nurturing inner development for sustainability with Christine Wamsler of Lund University

  • Can we nurture more altruistic societies? Promoting communal goals with loving-kindness meditation with Una Tellhed of Lund University

  • Strategies for mindful movement-building: Taking social innovation to scale through connectivity with Sonali Sangeeta Balajee of Our Bodhi Project

  • Putting storytelling into action for people, places, and planet: An example of the power and reach of co-creating narratives for positive change at COP27 with Cecilia Mañosa Nyblon of University of Exeter Medical School

  • Pathways to planetary health: Connecting “islands of coherence” in the sea of chaos with Stephen Posner of the Garrison Institute

  • The Constellation Project: Weaving new stories and emergent ways of being for a new era of planetary consciousness with Samuel Myers of the Planetary Health Alliance and Terry Tempest Williams of the Harvard Divinity School


Registration is now open here!


The Nova Network is a transdisciplinary global community providing evidence, inspiration, and advocacy for the health and flourishing of all people, places, and planet.​
mission is to transform the health of individuals, communities, and the planet through deeper understanding of the interdependence of all systems and by promoting awareness, attitudes, and actions required for meaningful, collaborative change
The Nova Network is an initiative of the Nova Institute for Health and welcomes anyone trying to make a difference in the world—including researchers, creatives, advocates, community organizers, educators, clinicians, policymakers, and young people, across the arts and sciences—to co-create a culture of belonging for meaningful progress. 
The Nova Institute for Health is a heart-centered think tank that takes action for the good of people, places, and the planet. 
  • create new opportunities for collaborative discourse, ideas, and action—to engage rich expertise, integrate research, encourage diverse perspectives, and nurture relationships for creative solutions.
  • Our events include international conferences, virtual “campfire” discussion forums, and in-person workshops, retreats, and other events.
  • We have ongoing real-time engagement and dynamic interaction on the Nova Integration Hub, the Nova Institute’s web-based forum (to be launched in November 2022) that provides a platform for knowledge sharing, nourishing activities, and mentoring connections for early career researchers. 
Through these diverse activities, we seek to promote awareness, identify solutions, and inspire creativity, connectivity, and purpose
Our agenda underscores the imperative for creative ecological solutions for the challenges we face in all systems and all scales with advancing global urbanization in the digital age–for personal, environmental, economic, social and spiritual health alike. We bought together diverse perspectives from across many dimensions of the arts and the sciences, as we explore novel solutions and new normative values.
We seek to normalize and place greater value on wisdom, empathy, kindness, hope, love, creativity, and respect—the deeper values that unite, empower, and refocus priorities of individuals and groups towards shared solutions.

lunedì 5 dicembre 2022

Dicembre, mese dei compleanni

A breve sarà il mio compleanno, e siamo a 69. Mio padre non ci era arrivato, e  mia sorella Bianca li aveva compiuti da poco. Da parte di mia madre noto una maggiore longevità, dai settanta anni in su. 

A dicembre anche altri amici/che festaggiano compleanni, Carolina Mazzotta l'otto dicembre, Renato Giuliani,  il 9 dicembre; il 19 cade il mio e anche quello di qualche persona vicina a me (Maria Gay a Torino, mamma di Sara, è nata un anno dopo di me). Anche Ugo Crovella, Reina Musashi, e Cinzia Di Martino, amicizie su FB, festeggiano il 19.

L'11 dicembre, ai Cantieri teatrali Koreja, sarà a Lecce Leo Bassì, un attore alla Dario Fo, che ama le clownerie e le azioni sovversive. Dice Leo: "Nel caso del Giullare che sono, significa accettare che la Risata è una delle grandi forze dell’esistenza e che noi, coloro che la provochiamo, abbiamo l’immensa responsabilità di custodirla. In altre società, le persone che si assumono queste responsabilità di fronte ai misteri della vita sono chiamate sciamani. A 70 anni ho appena accettato questa responsabilità”. 

Leo Bassì è l’anima provocatoria dell’ arte clownesca e uno dei padri della clownerie contemporanea, rappresentante dell’antica tradizione di irriverenza dei buffoni. Di antica famiglia circense di origine italiana, ha girato il mondo con spettacoli di grande successo.

Prendo a prestito una sua frase, che mi piace fare mia, e spero di avere dentro una energia simile:

"Se qualcuno mi avesse detto a 20 anni che a 70 anni sarei stato pieno di progetti e con più voglia di vivere che mai, lo avrei considerato pazzo o maligno. Allora mi era chiaro che la vita creativa era un’esplosione della mia forza vitale giovanile e che dopo i 50 anni, se tutto fosse andato bene, avrei potuto vivere serenamente fino alla fine con ciò che avrei ottenuto"



sabato 3 dicembre 2022

Cataratta

 Ho avuto problemi di vista, e per due volte, una per occhio, mi hanno operato di cataratta. Nulla di nuovo, a parte il fatto di una età non ancora definibile senile, senza per questo poter classificarla cataratta giovanile. Tra le cause, sono riportate le radiazioni, UV, radiazioni microonde, e le radiazioni ionizzanti come i raggi X.

In vita, mia, ci sono stati periodi senza prospettive, da cui ne sono uscito con uno sforzo di fede, anche con la preghiera, e ci sono stati anni non particolarmente difficili, in cui ero del tutto sfiduciato, senza prospettive e voglia di uscirne fuori. Durante il dottorato, a Verona, non mi mancava nulla, ma il mio approccio alla vita era nero e privo di fiducia, ero sconfortato, e ho abusato in laboratorio di sostanze radiattive. Non sono droghe che si assumono, ma le dosi di radiazione si prendono per vari motivi, assenza di càmice di piombo, errato dosaggio della sostanza carica di fosforo 32, e errato stoccaggio dei liquidi di scarto. Sono stato richiamato per aver messo un flacone di buffer radiattivo nel congelatore, dove altri colleghi come precauzione hanno verificato con un contatore geyger e misurato una presenza di radiazioni, per cui venivano irraggiati senza saperne nulla (negli anni della tesi, ci fornivano un anello dosimetro, e se durante la settimana si accumulava un tetto di radiazione, ci veniva impedito di lavorare la settimana dopo). Mai più visti i dosimetri!

In seguito ho avuto una borsa di studio per l'estero, e sono stato invitato nel laboratorio dell'università di Tsukuba, dove ho imparato le basi della biologia molecolare, l'uso dei reagenti per lo studio dei plasmidi, degli oligonucleotidi, del clonaggio, e della trasformazione delle cellule per l'espressione inducibile di geni. Nel '94 queste metodiche erano eseguite da una limitata  elite di laboratori, basta pensare che la reazione di amplificazione del DNA, base della genetica e della forensica, arrivò a Lecce alla fine degli anni '90. 

Ero soddisfatto, quasi presuntuoso, per riuscire a presentare le mie ricerche davanti a colleghi italiani. Nel '95 scrissi la tesi di dottorato, e sono riuscito a partecipare al bando per pochi posti di post-dottorato per il Giappone, che ho iniziato a gennaio '96. Da un assegno di ricerca di un anno, sono stato candidato alla estensione di un altro anno di assegno, e alla fine ho trascorso due anni di lavoro e ricerca in Giappone, rientrando a fine dicembre '97. 

L'episodio, che si svolge tra febbraio e aprile del 1996,  riguarda una ricerca con l'uso di un reagente radiattivo al fosforo 32, (emivita di due settimane, per cui bisogna utilizzarlo velocemente). Per eseguire dei test di verifica sulla attività di un enzima che stavamo studiando, e di un suo clone mancante di una piccola sequenza, e che era previsto non avere attività enzimatica, volli eseguire saggi di attività, che consistevano nella elettroforesi delle proteine, un tampone di rinaturazione, la incubazione del gel con NAD, substrato che veniva trasformato in nicotinamide, e in un polimero di ADP-ribosio legato all'enzima. Una parte di NAD è radiattivo, in modo che il polimero diventa radiativo, poi il gel viene lavato ripetutamente, ed esposto ad una lastra che si impressiona, evidenziando la  banda della nostra proteina, l'enzima radiattivo. Non c'è bisogno di dire che la scarsa attitudine ad una prevenzione dalle radiazioni e la mia trascuratezza hanno avuto un ruolo determinante in questa vicenda. Certe sere uscivo dal laboratorio dei radiattivi, facevo correre la reazione di incubazione sul mio bancone, e rientravo nel laboratorio per le sostanze radiattive con la vaschetta del gel in mano, quindi senza schermo di piombo. Una sera, passando daventi al contatore geyger all'ingresso del laboratorio radiattivi, la sirena si mise a suonare, avvisandomi di essere a diretto contatto di un forte emettitore di radiazioni beta. A parte lo spavento, non c'era anima viva e nessuno a contestarmi l'azione sbagliata, inappropriata.


A questo punto hanno inzio una serie di problemi ai miei occhi. Di notte, al rientro dal laboratorio,  tutti i giovedì sera, gli occhi mi scoppiano per il gonfiore, l'occhio sinistro mi duole per la pressione, e si riduce solo al contatto del ghiaccio. Per ben quattro volte, ogni settimana, ho chiamato in laboratorio, mi hanno portato ad una visita medico oculistica del nostro ospedale universitario, anche a notte fonda: la mattina seguente, ogni volta, all'attenuarsi del fastidio, mi hanno congedato con un "non c'è niente". Non hanno saputo spiegarsi il perchè, e neanche io. In laboratorio, abbiamo dato la colpa al fatto che accanto al mio bancone c'èra uno strumento con un laser a raggi UV, ma solo all'apertura e chiusura dello sportello è possibile intravedere qualche raggio. Da parte mia, ho smesso gli esperimenti con il radiattivo, e non ho più avuto episodi di infiammazione agli occhi. 

Dopo il primo intervento di cataratta, la spiegazione che mi sono dato è che i giovedì le radiazioni assorbite si accumulavano, dai 4 giorni precendenti, anzi gli esperimenti si concludevano verso fine settimana, e l'occhio che più ne ha patito è quello sinistro, che è stato il primo a essere operato. L'occhio destro ha subito meno danni, ed è durato qualche anno di più. 

 Vorrei concludere con una considerazione finale. A Tsukuba, ho seguito tre lezioni di formazione per l'uso del laboratorio dei radiattivi, ma poi ognuno faceva di testa sua, contraddicendo le regole. Ed il personale medico sembrava ignorare i più comuni pericoli che possono portare a condizioni fisiche gravi. A Verona, nel laboratorio ho avuto carta bianca e nessuna assistenza teorica, per cui ho accumulato errori su errori. Comunque, nella improvvisazione in stile del fai da te, non ero solo. Assistendo il mio prof, giapponese-napoletano, utilizzavamo un cromatografo per HPLC, una colonnina di separazione, collegata ad una pompa di flusso e ad un monocromatore in uscita sulle lunghezze di onda impostate, con il quale separavamo il NAD marcato con carbonio (il Carbonio 14 ha emivita lunga  e si conserva a lungo, il NAD va nel freezer) dal suo prodotto di degradazione, quando ci accorgevamo che il composto era diventato inefficace. Dei due picchi ottenuti, uno era riutilizzato successivamente ed era il NAD-marcato C14, funzionava bene. Lo strumento HPLC era usato solo per quello scopo, e forse nessun altro del gruppo ne era a conoscenza, infatti, a distanza di tempo, ne chiesi la disponibilità, ma era stato eliminato. Il mio tutor si è ammalato di tumore alla fine degli anni duemila, ed è deceduto nel 2011, all'eà di circa 63 anni. 

In conclusione, nessuno può sapere le conseguenze delle radiazioni. Chi le subisce maggiormente, e chi di meno. Lo stesso vale per le sostanze chimiche come etidio bromuro, acrilammide. Bisogna limitare al massimo il contatto, e passare a soluzioni ecologiche.

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