sabato 24 giugno 2023

nissan sunny

 Parlavo al telefono con mio cognato, del mio soggiorno in Giappone per il contratto biennale, quando gli ho detto: sareste potuti venire a trovarmi, nel 1997, oltre alla camera pronta col lettone, avevo anche un'auto, per portarvi come turisti in giro!" Al che lui mi fa: ah, avevi un'auto, non lo sapevo!" 

Da qui ho preso lo spunto per documentare sui miei spostamenti e sul piacere di avere un mezzo di trasporto così versatile a disposizione. Era una bella Nissan, modello Sunny, di 10 anni, quindi aveva passato la revisione e la successiva si sarebbe fatta in due anni, giusto il tempo del mio soggiorno. Come intermediario, è intervenuto il professor Hidaka, che mi ha presentato un suo sottoposto che cercava un acquirente. Ovviamente, dove avevo trovato casa il parcheggio era gratuito, ero in piena campagna, ma i primi tempi ancora alloggiando al residence per professori stranieri a Matsushiro, ho pagato un extra per il parcheggio. E lo spazio era numerato, non potevo cambiare area  di sosta.



Il piacere la mattina, andando al lavoro, di ascoltare l'autoradio su una stazione che trasmetteva in inglese, canzoni internazionali, una volta hanno dato Jovanotti, L'ombelico del mondo, e Penso positivo. Una targhetta identificattiva con i mei dati per parcheggiare nel parcheggio dell'università, che è risultata utile quando a Tokyo, in città, ho sostato di notte vicino al cimitero di Aoyama per fare un sonnellino prima dell'alba, i controllori hanno letto la targhetta e non mi hanno fatto andar via.
Il periodo più intenso lo abbiamo vissuto d'estate, ogni anno Marcella è venuta in visita, con visto per 3 mesi, e oltre a girare per Tsukuba che entra tutta in un fazzoletto (centro commerciale e poco più) siamo stati a Nikko, a Sendai, a Matsushima (l'area dell'onda di tsunami nel 2011) e sul monte Zao, a vedere il laghetto vulcanico dai vari volori, verde e blu, ed a prendere un pò di fresco per alleviare il caldo estivo.
Con l'auto abbiamo organizzato la gita al mare, prima ad Hitachi a casa dei genitori di Megumi, a rinfrescarci con una fetta di anguria, e poi alle spiagge di Kita-ibaraki, fino alle 3 del pomeriggio.  Tutti e cinque poi a mangiare un boccone, e  rientrare a Tsukuba superando le ore di coda sull'autostrada.
Ancora, all'arrivo di Marcella all'aeroporto di Narita, invece di rientrare su Tsukuba, ho preso la direzione per Toyko, passando da Kawasaki, si arriva da sud superando il rainbow bridge, con una vista esaltante. Grande soddisfazione poi a centrare le uscite in città, percorrere lo Shuuto (=shoot) expressway, che taglia il centro velocemente ma con grande traffico, soprattuto riuscire a trovare poi l'ingresso ed il casello dell'autostrada per Tsukuba dal centro città, per fortuna ho memoria visiva ed anche grande fortuna. 
Altre gite verso il mare di Hitachi, sono state compiute con le colleghe dell'ufficio (Noriko, Binlian) e di ospedale, partecipando ad una pesca collettiva allo sgombro conla rete a strascico da riva...

 Noriko Arashi-san, oggi Heese, moglie di Jon

Il mio compagno di avventure e uscite serali è stato Lello Addeo, prestato dall'università di Napoli al National Cancer Center Institute East, a Kashiwa,  e alloggiato nelle camere guest house sopra l'istituto a fianco dell'ospedale. Molte delle colleghe con cui abbiamo organizzato cene improvvisate, spaghettate al sugo di polpo, erano infermiere, specie per la vista dei fiori dei ciliegi, si festeggiava tutti insieme all'aperto sotto gli alberi; in altre occasioni erano le segretarie del direttore.
Quanche volta le abbiamo accompagnate in stazione, di ritorno a casa, mentre noi andavamo in giro per Kashiwa ed i suoi ristoranti, spesso in pizzeria. Un mese prima di terminare il suo soggiorno, Lello si è trovato una ragazza fissa, Rika, per cui ci siamo visti molto di meno, una sera sono venuti a trovarmi a Tsukuba, in un'altra occasione ci siamo visti a Toyko per un caffè con pasticceria, e dopo ho saputo l'evoluzione della storia a cose fatte. Rika è venuta in Italia a trovarlo, non si sono trovati in sintonia, e mi ha raccontato la  sua delusione ma anche voglia di superarla ed andare avanti.
L'auto mi è stata compagna per le mie uscite in solitaria, una vlta alla settimana Jon Heese organizzava una reunion tra stranieri e amici degli stranieri, in cui si veniva a contatto con una umanità varia con visioni di larghe vedute, anche idee di business, incluso un gruppo teatrale che mise in scena un lavoro di Woody Allen, Deus ex machina. 
Tra le conoscenze fatte tramite i professori, ci sono Miho e Teruyo, due infermiere, con cui abbiamo organizzato una serata a casa mia, con l'auto ci siamo spostati dalla stazione dei bus a casa e le ho riaccompagnate in centro. 

Con Miho ci siamo rivisti diverse volte, al rientro dal Canada le ho portato un aquilone dei nostri, in materiale leggero, e un pomeriggio ci siamo incontrati per farlo volare. Si è data parecchio da fare per farmi incontrare delle colleghe di lavoro, dell'ospedale, vedendomi così solitario, ed anche in queste occasioni l'auto è stata molto utile. Il monte Tsukuba ed il suo parco di alberi di prugno, in fiore a marzo, con la vista sul panorama, da qui a volte si vede anche il monte Fuji.
Verso il termine del mio contratto, siamo usciti a pranzo, ed alla fine mi ha scritto anche una lettera di commiato. Suo desiderio era di trovare un fidanzato dalle parti di New York, e di andare a vivere in una metropoli.
L'auto è servita soprattutto per gli spostamenti da Tsukuba ad Arakawaoki, da cui prendevo la metro per Toyko e ritorno, lasciando l'auto nel parcheggio del supermercato. Ma alla fine, il mio mezzo di trasporto di elezione è stata la mia bicicletta, senza la quale non avrei corso il rischio di travolgere il mio fagiano blu, l'uccello di monte, kiji, che, sin dal primo momento, incontrandolo sotto un'auto al parcheggio dell'università, nel 1993, mi ha fatto accettare questo posto, con un'aura quasi magica.

Siccome molti di questi racconti sono così datati, volevo aggiungere un pensiero contemporaneo.
Questo è il mio impianto fotovoltaico di ottobre 2022, con vista aerea sul mio terrazzo, si vede la tettoia del pozzo di luce, e le mie piante in vaso, in questa stagione è una soddisfazione vedere crescere i frutti del lavoro, oltre ai fiori, i pomodori, i peperoni, i cetrioli "invasati" (assatanati in vaso....)


Con l'impianto, di giorno l'aria condizionata non consuma nulla, se attacco la lavatrice tra le nove e le sedici, consumo solo l'energia che produco: da ottobre ad oggi ho contribuito a ridurre le emissioni di CO2 per 1323 kilogrammi, equivante a 40 alberi piantati.
L'impianto mi ha aiutato a dimezzare la bolletta della luce, specie durante il picco di aumenti tra fine estate e questo autunno. E funziona abbastanza bene anche nelle giornate non di sole, coperte dalle nubi. 




martedì 20 giugno 2023

Mosca 2005

 Ho recuperato le foto fatte con la pellicola del viaggio di lavoro a Mosca, nel 2005, con regolare visto dell'ambasciata, su un progetto NATO-Russia sugli inibitori di enzimi in patata ed in Solanaceae.

Il collega Angelo responsabile del progetto si è accollato di fare una presentazione ai colleghi russi, nelle persone di Tatiana Valueva, Russian Academy of Science, e Alexander Shevelev, Vavilov Institute of General Genetics.

Era il periodo della finale della Champions league, il Milan stava vincendo, io sono andato a dormire e fu sconfitto per 3 a 1. Per mio espresso desiderio, siamo andati a visitare un monastero nelle vicinanze del centro, e nei giorni seguenti abbiamo preso la metropolitana, che risale agli anni '30, tra stile liberty e modernismo degli anni '30, con visita al Cremlino ed alla piazza Rossa. Eravamo alloggiati vicino al Gorky Park, e molte reclute della marina e del corpo di guardie di confine festeggiavano una ricorrenza. 














Cattedrale dell'Annunciazione, Uspenskij Sobor



Cattedrale dell'Arcangelo Michele, Archangelskij Sobor





con le colleghe del laboratorio, davanti all'università, dedicata al fondatore Dr. Lomonosov, e abbiamo visitato il giardino botanico, ricco in piante di lillà fiorite.

Molto particolare il modo di viaggiare per la città, in stile autostop, si fa segno con la mano, chi si ferma chiede un contributo per la benzina, come nel car sharing. Molto curiosa la pausa pranzo in un fast food, con consumazione di un panino accompagnao dal kvas, la bevanda fermentata non-alcoolica, tipo gazzosa. Per il ritorno, me ne regalarono due bottiglie, alla frutta. L'ultimo saluto prima di arrivare in aeroporo, a casa della Dr.ssa Valueva, ci siamo tolti le scarpe e scambiati gli auguri per la conclusione del progetto.



mercoledì 14 giugno 2023

Torino anni '60

 Ho ricordi delle esperienze di quegli anni, grazie a quello che succedeva intorno a me, nella mia famiglia, due sorelle più grandi, le loro comitive, le uscite insieme, le canzoni di De Andrè, Re Carlo tornava della guerra... Di quelle volte che le ho accompagnate, alla Sip, al grattacielo palazzone dietro al mattatoio, l'entrata ed uscita delle impiegate, uomini ad aspettarle all'uscita, anche qualche cantante, tante ragazze, chi era toscana, chi siciliana, chi piemontese, come la grande, immensa Lia Tarditi. Era una volontaria, la sera si metteva alla chat, diremmo oggi, per Telefono amico, tante chiamate di disperati, molto soli, che chiedevano conforto. La ricordo le domeniche nell'Astigiano, a trovare qualche prete sociale, di quelli che dicevano la messa all'aperto, davanti ad un tavolo con sopra l'essenziale, oppure andare alla vendemmia solo per il piacere di pranzare, dopo, al pomeriggio, con tutta la famiglia  e gli aiutanti, a Lecce lo chiamiamo il capicanale. Ha avuto molta forza, prima nel periodo 2003-2005 a sostenere le mie iniziative sulla diagnostica mediante microchips, o quando la Tim mise tutte le sessantenni che avevano fatto la storia della SIP in prepensionamento, e poi, alla fine, durante la chemio, io a sostenerla ed a darle consigli su cosa poter mangiare. C'era una bella foto di Lia con mia sorella, vestite da sera, per un ballo di quelli ufficiali, forse una serata aziendale, e poi le vacanze estive a Rimini, ancora nubile. Da sposata, con Giancarlo, non ho ricordi, se non le persone con cui si frequentavano, ma che io non conosco di persona. Ricordo bene la comitiva di mia sorella maggiore, con alcune coppie un pò scoppiate, Enrico che gestiva un negozio di dischi, e diversi scapoli, come il proprietario di un'autoscuola, che veniva con il pulmino, e li scarrozzava sulle colline, in Val di Susa, e certe domeniche ci si trovava tutti insieme nel nostro salotto, come se fosse normale avere tanti amici e condividere il pomeriggio. Qualche volta, si usciva la sera, andavamo al palazzo del ghiaccio a pattinare, c'era anche un ragazzo molto alto, oggi avrebbe fortuna, sia come sportivo sia per il gusto delle donne verso gli uomini super. Dopo, si faceva una scappata in qualche piola in collina, le osterie dove si suonava la chitarra, e si seguiva qualche canzone un pò sconcia, davanti ad una barbera stupa. 

le gite in campagna nei fine settimana, a pochi kilometri dalla città, per rilassarsi insieme

L'altra sorella, Bianca, più grande di me, era segretaria in una ditta metalmeccanica, fidanzata con un parente del padrone, e le uscite erano meno straordinarie, a trovarli a casa, in via Borgaro (ricordo un pomeriggio con altre amiche della comitiva a giocare al gioco della bottiglia, uscimmo io e una ragazza, facemmo finta di darci un bacio) o quella volta fuori, come l'estate che mi portarono al mare, a Trani, e per tornare demmo l'assalto al treno fermo a Barletta, centinaia di emigranti che prendevano lo stesso mezzo: fu un mese strano per me, che non conoscevo la vacanza al mare, sapevo solo le colonie estive, con le maestre, il sonnellino al pomeriggio, la merenda con pane e cioccolata, la cucina aziendale, frittata con le zucchine, qualche spettacolo serale, proiettavano un film, o ci riunivamo per cantare insieme. Ma c'era qualche bambina più audace, due di noi in coppia, che le sorridevamo, e due di loro ci restituivano il sorriso, e ci restava un senso di gioia, di gratitudine, forse la vita dei grandi è così, ci si piace e ci si scambia amicizia reciproca. 

Delle uscite all'estero, oltre ai nostri viaggi per tornare dai nonni, e dopo che sono morti, per trovare qualche conoscente in Repubblica Ceca, c'erano i viaggi delle agenzie turistiche, a cui mia sorella offriva il servizio di traduttrice, e che la portavano spesso oltre la cortina di ferro, occorreva ancora il visto dell'ambasciata, sul bus c'era tanto spazio nel bagagliaio, quanche volta si trasportava anche antiquariato, armature, oggetti del mercato nero,  altre volte erano viaggi per battute di caccia, al fagiano, alla lepre, anche all'orso. In quelle occasioni capitò di fare conoscenza ed amicizia con Viorika, una bella signora divorziata, rumena, che viveva a Praga, e di cui ho conosciuto la figlia, quando ci ospitò a casa sua per qualche giorno. Era brava, cucinava saporito, carne di maiale con crauti e peperoni, e sapeva raccoltare aneddoti piccanti sui cacciatori che andavano non solo per la caccia, ma anche per le amanti.

Vicino al parco del Valentino, mia madre al centro con la nonna in visita da Teplice, e la zia Magna

Delle mie estati, ce ne sono state diverse a trovare i nonni, io a 13 e 14 anni, e il cambio di ambiente, da Torino, città di solitudini profonde, a Teplice, era  incommensurabile, bastava scendere sotto casa in strada con la comitiva di ragazzini e ragazzine, alcune più grandi e mature, avevo occhi solo per loro. Giochi di guardie e ladri tra androni dei condominii e il giardino della scuola di infanzia, scavalcabile, oppure rincorrersi lungo i bordi del quadrato pieno di sabbia, la piscina per bambini, non si ci faceva male.

Avevo la testa per le attività sportive, al liceo mi inventavo partite tra classi o gruppi di amici, affittando un campo di calcio, ma più spesso scendendo ai giardinetti davanti a via San Paolo, partitelle uno contro uno o due contro due, Michelangelo il vicino con cui avevo legato, mi fece conoscere una discoteca a pochi passi da casa, che io visitai senza capire (non si entra alle 16, di pomeriggio, ci si trova una ragazza casualmente, neanche ti guarda): poi ci fu il periodo del CUS, al palazzetto il sabato quelli più grandi di me si allenavano a Basket, io mi univo a loro senza combinare molto. Sono stati gli sport che ho praticato ancora anni dopo in Giappone. Ma una fine estate mi iscrissi anche al gruppo di atletica, e partecipai a una corsa sui 400 metri, un giro dello stadio, quello di corso Unione Sovietica, con medaglia ricordo, ma il ricordo forte era delle colleghe, in campo e dopo, alla fermata del tram.

Di come fosse la vita da adulti, maturi sessualmente, l'ho immaginato dopo l'esame di maturità: il compagno di classe Sergio Caciagli mi ha portato a casa sua, monolocale in centro, l'oggetto più rappresentativo era lo stereo, c'era un letto grande, matrimoniale, aveva la fidanzata, ha trovato lavoro e ci siamo persi di vista; questa passione per la musica in stereo l'ho ritrovata nei giocatori della squadra di calcio del Matis, con cui andammo io e mia madre come accompagnatori, e traduttori, fino a Decin, e giocammo qualche partitella con la squadra locale, in albergo l'ascensore si fermava spesso, stranamente, con loro che portavano su le ragazze, ed anche i giocatori cechi non perdevano occasione di fare bisboccia con le amiche. Ricordo Ancia, e le sue compagne, ragazzine che lavoravano come cassiere o simili, e smaniavano di uscire fuori dal paese, di visitare l'Europa, di diventare grandi ed avere un bel ragazzo figo. Ho tanta nostalgia della mia adolescenza, della famiglia, sono stato bene, fortunato a poter vivere e vedere tanti paesi, tante persone in quegli anni.

Ho avuto un breve flirt, con una ragazza  più giovane, Daniela/Dana, a Decin, ci siamo conosciuti un anno, ci siamo scritti, ci siamo rivisti ancora, ma mancava una passione in comune, il fine suo era una famiglia con tanti bambini, mi regalò un libro sulla Cina, vista con gli occhi del comunismo sovietico. Devo averlo ancora da qualche parte. Da parte mia stavo studiando anatomia, le scrissi che mi piaceva Joe Cocker, She came in through the bathroom window, e David Bowie, Starman.

There's a starman waiting in the skyHe's told us not to blow it

'Cause he knows it's all worthwhile

And he told me:Let the children lose itLet the children use itLet all the children boogie

mercoledì 7 giugno 2023

andar per templi in Giappone

 In questo post riprendo alcune immagini e cartoline comprate visitando i templi buddisti dell'area Kyoto-Nara. La disposizione delle mani del buddha è sempre diversa, molto varia, per questo ho cercato in rete informazioni. Alcuni luoghi di culto mi hanno colpito per similitudini con i nostri culti (uso di candele, non so più se è il ricordo che è vago o se mi so fissando con un errore); le decorazioni fogliari sono ellenistiche, in queste foto al Shin-Yakushi-ji a Nara centro. L'iconografia delle fiamme e delle lingue di fuoco è presente anche nelle raffigurazioni occidentali, spesso si notano candelabri di chiesa con lingue di fuoco, o l'arcangelo Michele con la spada e lingue di fuoco. La mandorla, il contorno intorno e sopra la testa, segno delle varie energie spirituali, l'aura, è tipica delle raffigurazioni dei santi.

Shin-Yakushi-ji, Nara: un tempio quasi occidentale, il complesso di statue occupa il centro della sala, disposto in cerchio. Si trova in centro, seguendo il percorso dei templi che gira intorno al parco dei daini, in direzione est/sudest
Yakushi Nyorai. Buddha guaritore, della medicina: in mano l'ampolla con l'unguento, occupala parte centrale della composizione di statue; il Budda che libera l'uomo dai suoi condizionamenti spirituali e fisici
Nella maggior parte delle statue, il Buddha è raffigurato seduto con le gambe incrociate (Posizione del Loto). La mano sinistra è appoggiata sulla gamba destra, con il palmo rivolto verso l'alto e le dita estese. La mano destra poggia sul ginocchio destro, con il palmo rivolto verso l'interno.

Yakushi-ji
Vi si arriva con un mezzo pubblico o con un taxi, situato in periferia, nelle campagne di Nara. Molto ricostruito, è noto per alcune decorazioni in metallo, figure fiammeggianti, angeli volanti
famoso per le statue di Yakushi Nyorai, ed il Bosatsu Nyorai, la perfezione finale, la buddità nascosta
è visitabile ed interessante, 
si può abbiare la gita in campagna con una passeggiata per visitare il  Toshodai-ji
una delle statue racchiuse in una sala con pareti di legno a protezione del tesoro. Spesso la testa della statua è contornata dalla mandorla, una areola di luminosità, segno della proiezione spirituale, come si osserva anche nelle raffigurazioni dei santi occidentali 

Altre statue del budda della medicina si possono vedere al Toji-ji, tempio con pagoda, nel centro di Kyoto, vicino alla stazione

ancora Toji-ji, grande sala del Kondo



Budda del futuro - Maytreya, Buddha della compassione, il benevolente, in giapponese Miroku
in un caso regge l'ampolla con l'unguento, a destra la mano è appoggiata sulla gamba
Koryu-ji, Kyoto, la statua lignea fu abbracciata troppo forte da una giovane infervorita dall'immagine, e ebbe un dito spezzato. 
Kofuku-ji, Nara centro


Daibutsu, il grande buddha della luce universale, Vairocana, del Todai-ji, Nara, alto 16 metri. posizione delle mani: la sinistra esprime il desiderio di porre fine alle sofferenza. La destra si estende in benvenuto per quelli che soffrono.
Patrimoni dell'Unesco
Sempre dentro Nara, ci sono due templi patrimonio dell'Unesco, il più raccolto Chyugu-ji, con una statua di Bodhisattva con la gamba accavallata, affascinante, e il famoso Horyu-ji, proprio accanto, con le sculture tra le più antiche lasciateci, tesoro nazionale, e la sala delle visioni, con le statue della Kuse Kannon e la Kudara Kannon


Le raffigurazioni del Buddha sono caratterizzate da tre posture principali (Asana):
Buddha seduto, Buddha in piedi, Buddha sdraiato

Buddha seduto
posizioni: 
sottomettere
Mara. 
Bhumisparsha Mudra, rappresenta una delle immagini più comuni del Buddha. Quest’ultimo è seduto con le gambe incrociate, con la gamba destra sopra la gamba sinistra. Le piante dei piedi sono rivolte verso l’alto. Tale postura è denominata del “Mezzo-loto” o “Virasana”. una mano, destra, appoggiata a palmo in giu sulla gamba, la sinistra aperta a palmo in su sopra il piede
altre posizioni
raccolta offerte
braccia congiunte, che sorreggono una ciotola utilizzata per la raccolte delle offerte. L’immagine simbolizza la compassione per tutti gli esseri senzienti. le mani una sull'altra a palmo in su.
Protezione 
Buddha è seduto con le gambe incrociate (la gamba destra sopra la gamba sinistra), i piedi sono posizionati allo stesso livello, con la pianta rivolta verso l’alto. La mano destra è alzata a livello della spalla, con il palmo rivolto verso l’esterno. La mano alzata simbolizza benedizione e protezione.
Meditazione  
Buddha in meditazione rappresenta una delle immagini più comuni. Il Buddha è seduto con le gambe incrociate (la gamba destra sopra la gamba sinistra), i piedi sono posizionati allo stesso livello, con la pianta rivolta verso l’alto (denominata “Postura del Diamante” o Vajrasana). le mani con palmi in su, una sopra l'altra
medicina 
la mano destra è abbassata verso il suolo, con il palmo rivolto verso l’esterno. La mano sinistra sorregge un ciotola contenente erbe medicinali. 
insegnamento 
Il Buddha ha mano destra alzata al livello della spalla, leggermente avanzata, con il palmo rivolto verso l’esterno. L’immagine fa riferimento al primo insegnamento del Buddha dopo l’Illuminazione. Tale evento, denominato il “Discorso di Benares”. 
Altre volte, per altri discorsi, le mani si agitano in aria una davanti all'altra, per dare spiegazioni.

significato della posizione delle mani (mudra).

- con una mano alzata ed il palmo della mano rivolto verso l'esterno in modo da essere visibile da parte di chi si trova innanzi:

simboleggia l'offerta di protezione del Buddha ai suoi seguaci e il dono della protezione e liberazione dalla paura (Abhaya Dana), ovvero la rassicurazione.

Con la medesima mudra può essere raffigurato anche in posizione seduta, in tal caso l'altro braccio, anziché restare disteso lungo il corpo, poggia con la mano generalmente in grembo con il palmo rivolto verso l'alto, ma potrebbe  poggiarsi anche sul ginocchio componendo un'altra fra le diverse mudra esistenti.

Bhumisparsa mudra - il Buddha è sempre in posizione seduta

Posizione delle mani: - con la mano sinistra appoggiata sul grembo e la mano destra che tocca il suolo.

Questa posizione delle mani simboleggia un episodio importante della leggendaria vita del Buddha, quando l'asceta sedeva in meditazione sotto un albero Bodhi a Bodh Gaya in India, e si rifiutava di muoversi per raggiungere l'illuminazione. Mentre Mara lo tentava, il Buddha toccava la terra, chiedendo alla natura di sostenere la propria determinazione e aiutarlo a resistere. Subito dopo raggiunse l'illuminazione.

Dhyana Mudra - il Buddha è sempre in posizione seduta

Posizione delle mani: - entrambe le mani sono appoggiate sul grembo e i palmi sono rivolti verso l'alto, con la mano destra sopra la sinistra:simboleggia la meditazione.

Vitarka o Dhammachakka mudra - il Buddha può impostare questo mudra delle mani sia in posizione seduta che eretta

questo mudra rievoca il primo sermone del Buddha, il cosiddetto "discorso di avviamento della ruota del Dharma", con il pollice e l'indice di una mano (vitarka) o di entrambe le mani (dhammachakka) si uniscono a cerchio mentre le altre dita sono tese verso l'esterno.

Cingolani, impact factor 101

Roberto Cingolani, oggi Chief Technology Innovation Officer, a capo dell'azienda LEONARDO SpA, è citato da 40556 pubblicazioni, per Google Scholar ha un impac factor di 101 (ossia 101 lavori che hanno almeno 101 citazioni). In pratica, qualcosa in meno per Scopus, che dà valutazioni considerando giornali rilevanti (molte pubblicazioni non sono veramente sue, viene menzionato perchè direttore). Per paragone, Piero Carninci, direttore al Riken ed ora al Tecnopolo di Milano, ha un impact factor scholar di 122, e sono tutti lavori suoi; per esempio, su Nature ha più di undici lavori; solo nel 2003, ha pubblicato due lavori su Science, tre su Proceedings of Natl. Acad. of Sci., quattro su Genome Research, tre su DNA Research, uno su BMC Immunology, Biotechniques, Gene e FEBS Letters. Il fattore di impatto calcola il numero di riviste che hanno quel numero di citazioni: al di sotto, ci sono le pubblicazioni che hanno n-1 citazioni, al di sopra quelle con n+1 citazioni, al limite possno averne di infinite, l'indice H  dice solo che l'autore è molto citato per un numero n di lavori.

Roberto Cingolani è stato ministro per la transizione economica sotto il governo Draghi. Ci ha raccomandato di consumare meno gas durante la crisi con la Russia. 

Cresce a Bari, frequenta  il liceo scientifico,  i compagni di classe non lo notano per qualche spiccata qualità.  E' stato responsabile sotto il governatore Fitto, nel 2003, della spartizione della ricerca scientifica pugliese nei tre poli, i distretti tecnologici,  polo ambientale (Lecce), alimentare (Foggia) e biomedico (Bari).

Cingolani a Lecce ha diretto il centro NNL, national nanotechnology laboratory, sulla strada Lecce-Arnesano, isolato rispetto al complesso universitario di Ecotekne, anche se i due ingressi quasi si fronteggiano, con la sua fermata di autobus personalizzata, NNL è un complesso che chiude il cancello di sera, e per entrare nelle palazzine bisogna suonare o telefonare per farsi aprire. Uno dei miei dottorandi, Fabio Cimaglia, ha preso il diploma di Ph.D. discutendo una tesi con Cingolani nel 2007.

E' stato nel periodo 2011-2019 che ho iniziato a frequentare i gruppi di lavoro all'NNL, principalmente quello de prof. Giuseppe Maruccio, collaborando con una mia assegnista alla ricerca sui sensori per il DNA batterico, e facendo incontrare la collega Enza Fusco con Elisabetta Primiceri, da questo incontro partirà un progetto regionale sulla sicurezza delle carni.

Ma anche per me c'è stata una prima volta. Fui invitato dallo stesso Cingolani a incontrarli in una riunione preparatoria di un progetto con la cantina Torrevento, un grosso produttore di vini pugliesi, in qualità di responsabile scientifico di Biotecgen, piccola impresa specializzata in tecnologie a microchips e sensoristica. Non se ne fece niente, ma fu un incontro pieno di promesse e aspettative.

Gli eventi si sono evoluti rapidamente, Cingolani diventa il direttore dell'Istituto Italiano di Tecnologia a Genova, un Istituto che vuole essere l'equivalente del MIT di Boston. Cingolani si separa dalla moglie, la professoressa Rosaria Rinaldi, che dirige ad Ecotekne diversi laboratori a Scienze ed è associata all'IMM-CNR, collabora con l'ISUFI, ha un impact factor di 44 ed ha all'attivo 8605 citazioni. 

L'IIT accumula la maggior parte dei finanziamenti nazionali alla ricerca, e non riesce a spenderli, per cui risulta oggetto di interrogazioni parlamentari. Una parte dei fondi non spesi ritorna al MIUR e viene usata per finanziare i bandi PRIN negli anni 2015-2018. 

2015-2018 lavori in corso. 
Oggi il compesso dei gruppi di ricerca che facevano capo al NNL è stato assorbito nel nuovo istituto di Nanotec-CNR, dentro il complesso Ecotekne. Massimo Inguscio, fisico della Sapienza di Roma, e grande sostenitore delle Nanotecnologie, già in visita a Lecce nel 2016, verrà ad inaugurare il nuovo centro qualche anno dopo, come verrà anche il premio Nobel Giorgio Parisi. E' suddiviso in due grandi palazzi ellittici, uniti da passerelle al corpo centrale, e rivestito da rampicanti per l'assorbimento del caldo estivo. Ospita una area centrale con una grande sala conferenze, un laboratorio sulla ricerca medica, Tecnomed, in collaborazione con l'ospedale San Raffaele, ed un centro di studi dei poli e del clima.

E' sorto sulle ceneri di una piccola palazzina (di 4 locali) già in uso al CNR, Istituto di Scienze per le Produzioni Agroalimentari, a cui ho afferito per 20 anni, e di due alberi di gelso che hanno tagliato. Con la promessa di lasciarci uno spazio per un laboratorio a lavori finiti. Promessa mai mantenuta. Ma, come diceva un racconto fiabesco, per avervi accesso basterebbe lasciarci dentro qualcosa di tuo. Cosa che è successa, portandovi in deposito uno strumento del CNR-ISPA. Per cui possiamo pensare che la struttura ci riguarda, in minima parte. 


Storytelling

 Qualche tempo fa parlavo dell'incontro con Francesco Spada, art designer a Milano, che ci mostrò le foto della sua documentazione sulle lotte contadine dell'Arneo, avente per sogetto una anziana neretina narrante, con le mani e con tutto il corpo, con il linguaggio dei gesti; questo è uno storytelling: racconti a qualcuno e il racconto finisce, sparisce, verrrà solo ricordato, e quindi sarà un altro racconto, l'originale ormai perduto, a meno che una tecnologia, fotoscatto e registrazione, non lo fissi nel tempo. Oggigiorno basta un iPhone, un buon cellulare, ma un filmato da solo non racconta tutto, occorre ripensare il significato, fare uno storytelling.

Gli storiografi sono nati con l'antichità, da Plutarco a Tito Livio. Gli annalisti romani sono i Valerii, che hanno funzione filoplebea, intesi  come ordine sociale complementare a quello patrizio, ma anche  portatrice di incarichi ambiti, che spingono alla transizione di ordine, patrizi che diventano plebei. I Valerii addomesticano gli eventi, pro domo sua, ma attenti a non alterare troppo la storia, dato che i pontefici avrebbero potuto (e forse non hanno fatto abbastanza per) censurarli. 

Celestine Freinet scriveva sul suo diario: “il bambino scrive per essere letto”. Questo vale per chiunque e per qualsiasi attività. Non penso che tu prepari una fantastica cena, stabilisci che è molto ben riuscita e quindi la getti, ancora calda e fresca, nella pattumiera!  Probabilmente la gusterai organizzando una serata con amici. Quello che vale per la scrittura e la cucina, vale per qualsiasi attività creativa umana, per l’idraulica, per la pittura, per la fisica termonucleare… Il cuore di tutta la questione riguarda una relazione fra persone (“essere letti”). E quello che davvero conta in una relazione di apprendimento, è la relazione stessa. Freinet aveva portato una macchina tipografica a scuola con la quale i bambini creavano e stampavano un giornalino che veniva diffuso in paese. I bambini scrivevano per essere letti. Freinet aveva in grande considerazione il lavoro dei suoi bambini e ha cercato di favorirlo al massimo grado. Perché? Perché se l’aspirazione di un bambino è di essere letto, quella dell’insegnante è di essere appreso, diciamo così. Queste due aspirazioni si incontrano in classe, a scuola, in aula, nella sala formazione di un’azienda: tu non puoi scrivere senza “essere letto” e io non posso insegnare senza “essere appreso”. È una relazione equilibrata, democratica, che condivide rapporti giusti ed equi fra tutti i tutti i membri: bambini, ragazzi, studenti universitari, adulti, insegnanti, maestre d’asilo, formatori, tutor. Questa relazione è, prima di tutto, una relazione umana, fra soggetti umani, piccoli o grandi. Cioè è una relazione affettiva perché non esiste relazione umana senza l’espressione dei sentimenti e delle emozioni. Costruire questa relazione in modo da spingere il più avanti possibile l’apprendimento e l’intelligenza umana è possibile se si accetta di mettere in gioco la propria umanità e di “prendersi cura” di quella degli altri. Nel corso degli anni di insegnamento e formazione in tutti i contesti possibili e immaginabili, Albero Pian ha osservato a fondo questo meccanismo. Non solo Freinet, ed i suoi principi. Così l'autore ha creato delle tecniche pedagogiche utili per favorire la costruzione di questa relazione. Alberto Pian ce lo spiega nel suo ultimo libro, "In aula a distanza misto", con tantissimi esempi concreti, dedicato a tutti gli insegnanti e ai formatori. Quello che scrive in questo libro non è molto comodo per il lettore perché, alla fine, gli chiede di mettersi in gioco con grande apertura e impegno. Qualcuno, seppur non una massa, darà l’attenzione di cui parlava Freinet in cambio di cuore, l’essenza, la radice più profonda della esperienza quando parliamo di una relazione pedagogica, squisitamente umana, alla base di un sano apprendimento e insegnamento.

Uno dei temi che più interessano educatori come Alberto Pian riguarda il linguaggio. Qualsiasi comunità ha bisogno di un suo codice speciale per riconoscersi, anche all’interno della lingua ufficiale. Fino a creare nuovi mondi, proprio attraverso nuovi “linguaggi“. Lo sapeva Dante, lo sa oggi l’influencer Elisa Esposito, lo sapeva John Fante, e lo sappiamo anche noi quando vogliamo raccontare. Ma perchè si scrive, perché si racconta? E perché in campo artistico i linguaggi si moltiplicano all’infinito, ma nessuno di loro può essere subordinato a regole e obiettivi?

Oltre al lavoro sul suo blog, Alberto segue una comunità di educatori ed insegnanti ed organizza eventi. 

che cos'è oggi lo storytelling senza il cinema e le immagini?

Bisogna precisare che lo storytelling non è video e immagini, anche se le ricerche del pubblico riguardano stringhe come "video storytelling" o "visual storytelling". Tutti sanno che per raccontare e appassionare basta la propria voce. Non solo un microfono o un podcasting, ma solo di voce e tutti la usano. Racconti a qualcuno e il racconto finisce, sparisce, verrà solo "ricordato" e quindi sarà un altro racconto, l'originale sarà perduto per sempre.
Oggi che tutto è registrato nei social e nei bit che verranno conservati all'infinito (anche se tu cancelli), questa lezione di semplicità e di caducità delle cose  è importante. La tecnologia viene dopo essere consapevoli di queste basi. Ci sono tecnologie informatiche e telematiche  fin da prima che si affermassero al largo pubblico. Ma proprio per questo la tecnologia viene sempre "dopo".
Pensare a una storia, a un metodo, a ispirare, a eseguire un lavoro per qualcuno partendo da quello che può fare la tecnologia o dagli effetti speciali del momento è sbagliato. Partire da una tecnica ti chiude in un mondo fittizio, ti impoverisce culturalmente e umanamente. E poi ti porta a osservare il mondo da una visuale limitata (perciò distorta). Come puoi creare storie, ispirare, formare, lavorare per i clienti partendo da visuali ristrette, destinate a essere rapidamente consumate
Un'opera letteraria, artistica, non si consuma e anche gli eventi storici rimangono e vengono continuamente evocati e studiati. La tecnologia viene invece superata
La sua mail preferita è arakhne@mac.com perché si ispira proprio al mito di Aracne che spiega quale sia il rapporto fra Arte e Tecnica. In sintesi:  tendere all'Arte anche se non siamo artisti. 
Allo stesso modo ha un canale YouTube dove si trovano filmati di ispirazione, di formazione, di vario genere. Questi possono essere brevi o registrazioni di webinar secondo i casi. Sono dei documenti che possono fornire degli spunti.
Ha creato il Magazine Your Storytelling, solo in formato ePub 3 interattivo e solo per smartphone, con nuovi contenuti tematici. Il primo numero è già uscito, è dedicato al tema Sentimenti & Emozioni e contiene anche una video graphic novel che parla proprio di sentimenti e di emozioni,  Quartiere Latino. Contiene anche un gioco e uno sketchnote dell'artista Genny Boscarin in omaggio.

Dal blog http:// www.abc.it scarichi gratuitamente due template creati apposta da Alberto Pian
Uno per produrre una PhotoStory e uno per creare un Comics.
Questi template sono da utilizzare con Keynote (per Mac, iPad / iPhone e anche da Windows, attraverso la webapp Keynote in www.icloud.com) e (con qualche limitazione), con PowerPoint
Li scarichi a questi indirizzi dove trovi anche le informazioni per installarli e utilizzarli al meglio:


Inoltre  Keynote è una vera e propria complessa applicazione di video grafica animata e interattiva. Non crei solo qualche slide, ma produci animazioni fantastiche, filmati, videopodcast, loghi animati, eBook, giochi interattivi, quiz, impaginazioni grafiche delle dimensioni che vuoi, poster e un sacco di altre cose. Leggi questo articolo e guarda questa animazione: Amazing Word
Se vuoi sapere di tutto e di più su Keynote, fruga nel blog http:// www.abc.it 
e nel  canale YouTube: http://www.youtubealberto.it

Ecco qualche spunto

Articolo. Articolo. Le animazioni di Keynote
Articolo. Keynote Revolution: insegnare animando - !° Parte - 2° Parte


domenica 4 giugno 2023

Kurumuny

video su Gigi Chiriatti ad opera di Enzo Fina, artista e musicista Salentino e della tradizione musicale ma anche innovatore, sia di strumenti che di ritmi (musica etnica). Enzo ha postato sulla dipartita di Gigi Chiriatti, e sul funerale cantato, giusta celebrazione per questo amico e compagno di strada e di musica. Di Enzo ricordo gli interventi ritmici per Giorgio Di Lecce al castello di Copertino, nel 1987, e le serate musicali a Novoli, nel 2009, in cui presentava il suo CD tra Salento e LosAngeles (e tanto altro, le jam sessions a casa di Gigi Lezzi, incontri occasionali di sera dentro Lecce, con amici ed amiche gioviali e su di giri). Presenziò con le sue musiche etnico-ritmiche un lavoro  teatrale e di danza al castello di Monteroni, nel 2012 o giù di lì.

Luigi Chiriatti, nel video spiega come il tarantismo da fenomeno magico (come spiega Amitav Gosh nel libro L'isola dei fucili, incontrare animali magici come serpenti e ragni è un contatto con la divinità, un segno, una richiesa di attenzione, di allerta) e fenomeno di emancipazione sociale, si sia adeguato ai giovani di oggi, così come la musica ha adattato i ritmi a quelli della tecno.

Grande cantore della tradizione vocale e canora, e buon tamburellista, è uno dei fondatori del Canzoniere Grecanico Salentino, insieme a Daniele Durante, che però prende una strada divergente (con una pausa dal dialetto salentino, del tipo ci vediamo al bar della station). Bellissimi i primi due CD, frutto della ricerca etnografica e delle registrazioni dei canti direttamente dalle voci che le avevano tramandate con l'uso. 

Nella sua Calimera, aveva fondato la casa editrice Kurumuny, che in griko significa germoglio di ulivo. Fondata nel 2004, aderisce all'Associazione Pugliese Editori; vanta collaborazioni di importanti autori e di musicisti, e pubblicazioni di libri e CD, oltre a dare testimonianze culturali come la Piccola biblioteca sul tarantismo.

Ma Gigi è anche autore di libri sui Cunti, sui giochi dei ragazzi, e di sociologia





Con Gigi Chiriatti cisiamo incrociati varie volte, portava la sua voce ed il suo tamburello alle feste di piazza, e così lo ricordo, una sera d'estate del 1993, in centro a Lecce, e, in occasione di un progetto regionale per il Dr. Vergari proprietario dell'azienda casearia L'Aia Vecchia a Vernole, nel 2001/2002, insieme a Luigi Lezzi, suonarono come intrattenimento ai lavori dei tecnologi. 
Ci siamo lasciati quel giorno con un sorriso, io felice di vederli ancora sulle loro solide gambe di artisti legati alla tradizione musicale, ed io, passato a un altro tipo di impegno, tecnologie lattiero-casearie. Ma sempre pronto a emozionarmi per una pizzica, per un canto e per la loro storia vissuta. 

mercoledì 3 maggio 2023

pranzare in stile giapponese

 Per diversi anni, dal 2003 al 2020, ho pranzato in ufficio, portandomi qualcosa da casa. Molti colleghi utilizzavano la stanza comune per la pausa pranzo, incluso un frigorifero ed un forno a microonde, ma io ho quasi sempre mangiato alla scrivania, spesso in compagnia, quando era presente Gianni, il tecnico, ma molte altre volte in solitaria, mentre i colleghi si assentavano per motivi di famiglia. Alcuni strumenti e trattamenti speciali che mi sono permesso, allo scopo, sono stati il bollitore, per il tè verde, il cuociriso, per quando avevo voglia di semplice riso condito con fiocchi di alga o di uovo e sesamo, e qualche "cup of noodle", la versione originale dei nostri Saikebon, ordinati su qualche sito europeo ed arrivati via posta aerea.

Mi sono abituato a questi prodotti disidratati sin dal mio primo soggiorno nel 1994, vedendo studenti del mio laboratorio pranzare "alla veloce", aggiungendo un pò di acqua bollente in quei recipienti a forma di coppa/cono, in cui far ravvivare i ramen, udon o gli spaghettini, e far sciogliere i condimenti a gli aromi. Avevamo degli ottimi servizi mensa all'interno dell'università, e la scelta per il pranzo variava tra la cantinetta, una caffetteria con diversi piatti in menù, la mensa studentesca nel seminterrato, ed una caffetteria al secondo piano per il personale dipendente, dove si recavano i professori per buona etichetta, dove si spendeva qualcosina in più, oltre al tipico supermercato con piatti pronti, come gyudon (riso cipolla e carne di manzo), tempuradon (riso e tempura), e yakisoba, da riscaldare al microonde. Un giorno alla settimana si teneva il journal club, nella stanza della biblioteca, e davanti ad una presentazione scientifica di uno di noi, i colleghi prestavano un occhio al discorso ed uno al piatto, pranzando insieme. Per i pranzi più ufficiali, ci si muniva di un bento box, un vassoio con vari scomparti, per il piatto principale e per i piatti side-dish, verdure, e decorazioni varie.

Esisteva poi uno spazio nello stanzone del professore, alla cui tavola ci si poteva accomodare, farsi un caffè solubile, condividere un piatto di frutta affettata, lasciare una confezione di biscotti tradizionali al ritorno da un viaggio, o come regalo dagli ospiti del professore. Gli acquisti di tè e caffè avvenivano sulla base di un fondo cassa, a cui tutti contribuivamo, secondo le nostre possibilità, chi aveva basso reddito dava di meno, e chi poteva lasciava di più. Lo stesso principio serviva per condividere le spese ai ristoranti, quando si usciva a festeggiare. Anche quando si laureava un collega, era doveroso festeggiare tra amici e personale più in confidenza. Alla cena del caro Naoyoshi Maeda, cui ero stato affidato sin dall'inizio, eravamo in tre, e gli offrimmo la cena al ristorante di sushi. 

                   piatto di riso e castagne, cotto nel cuociriso

Di ritorno a Lecce, la nostalgia per i sapori e per i piatti della cucina giapponese hanno fatto il resto. Nel frattempo molte cose sono cambiate, alcuni prodotti sono diventati disponibili anche a Lecce, come il riso per il sushi, più appiccicoso e compatto del riso originario, il mirin, l'aceto di riso, le alghe nori, wasabi e salsa di soia, e vari tipi di saikebon, al pollo, alle verdure, ai gamberetti. Tra i gusti che ho fatto arrivare da Japan Centre, sono i noodle al gusto koreano/kimchi, alla yakisoba, ai gusti di mare.

Yakumi sono spezie e codnimenti che danno un tocco di giapponesità, che siano il cipollotto, il sesamo, alghe, pepe o il sapore di dado.

Ma il massimo della cucina si raggiunge nella cucina kaiseki ryori. I piatti sono una gioia della vista e una varietà di gusti arrangiati secondo la stagionalità (funghi  per autunno, takenoko, germogli di bambù per primavera). A me è capitato in varie occasioni di partecipare a questa festa per occhi e palato, in locali meno vistosi e pretenziosi (con Yuki nel 2002, con Miyuki nel 2007) ma l'occasione più vistosa è stata nel 2013 con mia sorella, ospiti del professore e del suo gruppo di fisiologia vegetale ad Okazaki. Era come essere ad un banchetto di nozze, con una varietà di piatti e piattini e portate non tutte assieme, ma che arrivavano dandoci il tempo di pregustare ogni piatto. 

Furikake rice seasoning 

For the seasoning mix

  • nori sheets
  • 6 tbsp garlic granules
  • 2 tsp chilli flakes
  • 3 tbsp white sesame seeds
  • 1 tbsp black sesame seeds
  • For the seasoning mix, put the nori sheets, garlic and chilli flakes into a food processor and blitz until the nori has broken up. Transfer into a bowl and add the white and black sesame seeds. Mix and set aside. To make the fries, thinly slice the potatoes, then cut them into thin matchsticks. Put them into a bowl of water. Have a damp towel at the ready to wrap the fries and stop them browning when you take them out. Put a large saucepan on a high heat and add the oil. When the oil is hot, drop in a piece of potato and if it rises to the top, the oil is ready for frying

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