venerdì 27 gennaio 2023
L'amante dell'orsa maggiore
settembre 2022, celebration
il 9 settembre abbiamo partecipato all'evento più bello e significativo del 2022. Nella splendida cornice dei giardini del Conservatorio di S. Anna, è stato celebrato il matrimonio tra Andrea, figlio di amici di Novoli, e di Sanzida, figlia di genitori del Bangladesh, famiglia benestante nel settore del commercio, con ditta in sicilia ed in patria. Ufficiale officiante il Dr. Ernesto Mola, amico di famiglia.
arrivo della sposa col padrela madre e una ziae il mio vestito della festa
Le nottata si è conclusa verso le 24,30, al chiaro della luna, senza sentire stanchezza ma grande soddisfazione. Tutti i commenti sui siti FB degli sposi
giovedì 19 gennaio 2023
visita di lavoro a Warwick, 2017
In principio c'è stato il trasferimento nel nuovo studio e laboratorio nella palazzina nuova, ex-palazzina di fisiologia, nel campus universitario di Ecotekne: ci siamo trasferiti dagli studi ex-Biochimica ed ex-aule di Biologia, dove eravamo accatastati in dodici ricercatori e diversi borsisti in poche stanze studio e in tre laboratori (dal 1998 per me, fino al 2003, quando sono finiti i lavori di realizzazione). Nello studio della palazzina nuova, che è ancora sede dell'ISPA, o istituto di scienze delle produzioni alimentari, all'inizio eravamo in due, io e la collega Maristella, poi arrivò un terzo coinquilino, in trasferimento dalla Manifattura Tabacchi un tecnico, Gianni, e iniziò una convivenza simpatica e conviviale.
martedì 10 gennaio 2023
prima del subbuteo
Quartiere San Paolo, via San Paolo, un quadrilatero di strade tra corso Peschiera, piazza Robilant e via Racconigi, sono gli spazi in cui si svolgono questi episodi. I miei compagni di avventura, Paolo Viale, e Luigi Piazza, con cui feci una gita in bicicletta in collina, in cui rovinai capitolando lungo una scarpata, senza fortunosamente farmi male. I nostri giochi, tra il 1966 ed il 1969, erano il flipper, ed il calcio, esercitato nei prati dove è sorta poi la scuola materna Santorre di Santarosa, per le sfide con i ragazzini della strada, e altre sfide tra di noi, con una pallina da tennis, sui marciapiedi davanti a casa, in via Tolmino, o su corso Ferrucci.
Prima del subbuteo, i giochi da tavolo erano ancora da codificare, il nostro si svolgeva su una coperta per simulare un campetto di calcio od un tappeto delle dimensioni di un campetto, 40x120 o poco più. Spesso appoggiati su un tavolo, o anche per terra, su un tappeto più grande. I requisiti erano: 11 biglie di vetro a testa, di cui una o più grandi, in difesa, per fare da muro alla boccetta, una biglia molto piccola che veniva smossa dalle biglie in gioco, con dei tiri delle dita, come nella foto qui sopra. Due porte fatte di cartone, alte circa 5-6 cm e larghe 14-15 cm, dovevano essere centrate dalla boccetta, o per libertà di spazio tra le biglie a difesa, o per sollevamento, con un tiro ad effetto che la faceva volare al di sopra dei difensori, tipo cuchiaio di Totti, o pallonetto. Scopo e divertimento finale era organizzare il campionato, con partite in casa e partite in esterna, in cui ci si sfidava nei tempi prestabiliti, 30 minuti per tempo, e poi cambio di campo.
La varietà del gioco consisteva nei diversi terreni di gioco, nello spessore delle coperte, terreno liscio e scivoloso, e nei tappeti, che offrivano una setosità più consistente, una maggiore resistenza alla corsa delle biglie. Ma quello che maggiormente ci esaltava era il possesso della biglia unica, nominata con il nome di un campione di quei tempi, dai colori personali, a volte tricolori, altre volte di tinta unica, o di ceramica. Ricordo un Anastasi, un Burgnich, un Bulgarelli, un Corso, ma anche un Polacco, nazionalità suggestiva.
martedì 3 gennaio 2023
bagatelle, venti anni da biologo
Ieri guardavo un episodio di Blacklist, una serie trasmessa anni fa, su Timvision. Parlava di genetica, terapia genica e gene editing mediante CRISPR, gli agenti FBI fanno una irruzione su una nave ospedale, su cui confiscano un laboratorio. Il dialogo dice: guarda questi strumenti, adatti per fare genetica: ci sono termociclatori (x la PCR), centrifughe, incubatrici!
Forse era anche un reparto maternità neonatale?
In linguaggio tecnico, quello che si usa nei laboratori di biologia sono incubatori.
E qui mi divago sulle esigenze differenti tra colleghi. Nei nostri laboratori, ne avevamo almeno 4, almeno uno grande, per beute da vari litri, con agitatori/shaker rotanti, sempre in funzione (anche due, ma spesso uno era rotto), che veniva mantenuto a temperatura costante, di solito 30 o 37 gradi, per le cellule ricombinanti, per l'espressione di proteine;
poi gli incubatori per le piastre, per la microbiologia di isolamento delle colonie, a tre temperature, quello per i lieviti a 28 gradi, quello per batteri mesofili a 30 gradi, e uno per batteri termofili. Quando la stufa per essiccare la vetreria non era in funzione, si faceva uso anche della stufa (è buona anche per cucinare a bassa temperatura o fare il sous vide, basta sigillare l'alimento nella busta isolante). Per queste attività anche un bagnetto termostatico basta e avanza. Un buon termostato che arrivi alla temperatura desiderata è quanto serve.
Parlando con un amico anche lui ritirato dalla professione, che come me si dedica ai suoi hobby, pittura, scrittura, dicevamo dei problemi con la memoria dei computers, di come salvare in back up le foto ed i documenti. Io uso my drive, di google, per le attività recenti, ma se si accumulano troppi files bisogna fare l'upgrade o fare pulizia. Poi ci sono le memorie esterne, da acquistare, un piccolo investimento che assicura la disponibilità dei files se il pc si blocca. E' quello che fanno i tecnici quando portiamo loro un pc con un virus o con problemi di avvio, copiano tutto, riavviano e ricaricano i files.
Il discorso è andato avanti, lui usa spesso il tablet, che non ha molte funzioni, i comandi sono limitati, non si possono scaricare le foto dal cellulare, e mi chiedeva del mio lavoro, se sono stato molto impegnato nello scrivere, e se mi sono state fatte proposte di rinnovo e di trasferimento in altri laboratori. Ho detto che si, quando ero a contratto in Giappone, allo scadere dell'anno, ho ottenuto una estesione del contratto per un altro anno, ma ovviamente non sa di che cosa si fa nel mio lavoro, che bisogna assicurare una produzione scientifica di due pubblicazioni per ogni anno, che non vanno condivise con altri colleghi, ognuno deve avere le sue di elezione: per me il lavoro svolto per 21 anni al CNR corrisponde a 42 lavori pubblicati e valutati (ne ho prodotti il doppio, me quelli che ho scelto per la valutazione ANVUR, i migliori, non sono stati condivisi da altri o i colleghi non ne avevano reclamato la paternità). Poi vengono i capitoli di libro, una quarantina, e i sette libri di cui sono stato editore (e su cui ho lavorato come un negro, per correggere quello che mi mandavano gli autori dei capitoli, o che ho completato con interi capitoli miei).
Il senso del discorso è che un buon PC è essenziale, sono grato che l'evoluzione della tecnologia ci ha accompagnato in questi venti e più anni. La mia prima tesi fu scritta battendo a macchina, in cinque copie, poi a fine anni '80 sono arrivati i commodore 64, buoni per i videogiochi, dopo, dal 1990, durante il dottorato a Verona, i primi windows con nomi numerici, 486, con schermo integrato, le stampanti con la carta traforata, e subito dopo, in Giappone, 1993, i McIntosh, Photoshop, le varie funzioni e la compatibilità con altri processori, per elaborare i dati degli esperimenti.
Alla fine, comunicare tra due persone richiede un punto di incontro, un entrare nella pelle dell'altro e della sua esperienza. Se dico che occorre una memoria esterna, è perchè a me è servita, i miei sottoposti ne hanno fatto buon uso, ed oggi che vedo amici che usano solo il cellulare o il tablet mi sembra ci sia stato un regresso all'era preistorica.
E spero che i traduttori di testi televisivi si appoggino a persone e tecnici del settore, per un corretto risultato e significato!
giovedì 29 dicembre 2022
discorsi equivocanti
Tra le tradizioni natalizie ed usanze in Repubblica Ceca, c'è quella di raccogliere rametti da lasciar fiorire sotto le festività. L'usanza si rifà alla festa di Santa Barbara, e i rametti raccolti il 4 dicembre sono chiamati Barborky: come prima scelta ci sono i rami di ciliegio, ma vanno bene anche cespugli come il citiso, il laburno e la forsizia. In lingua ceca questi fiorellini gialli, che spesso si vedono a decorare i cancelli ed i giardini, colorando il mese di marzo, sono detti pioggia d'oro, zlatý déšť. Sono usanze in cui bisogna credere, e più è grande la fiducia più è possibile che sotto le festività fiorisca qualche fiorellino.


Mentre la traduzione letterale fa corrispondere in italiano il termine a "pioggia d'oro", che lascia visualizzare la cascata di fiorellini gialli, in inglese queste forsizie si chiamano weeping forsizia (piangente) o campanelline dorate, golden bells. Il citiso ha un nome equivocabile, golden rain (pioggia) o chain, catenelle d'oro.
L'episodio qui riportato riguarda un colloquio che ho avuto sul portale per imparare le lingue straniere, Babbel. A quel tempo esisteva una prima serie di lezioni non a pagamento, in cui studenti iscritti eseguivano esercizi vocali e di traduzione sotto la guida di docenti, la cui garanzia era data solo dalla valutazione del portale, tante stelline tanti studenti soddisfatti. Nella chat, la mia studentessa di inglese mi ha chiesto sulla mia madepatria, e io le ho riportato questa tradizione delle barborky, ma il termine che ho usato per spiegare come si chiamano questi cespugli a rametti cadenti, ha dato luogo ad un equivoco. Alla parola Golden rain è seguita una esclamazione di "ma dai, mi stai prendendo in giro?" seguito da una mia frettolosa spiegazione ed un imbarazzamento.
Dopo questo episodio ci siamo parlati sempre di meno, principalmente di viaggi, cose da fare, e così via. Spesso non ci si rende conto che i termini che utilizziamo nel linguaggio comune possono avere altre accezioni, prese in prestito dal gergo dei vari slang.
Tra tutti i significati, la lingua ceca ne riporta 5, di cui il primo riferisce allo squirting, il secondo a Giove e Danae, il terzo ad un gruppo musicale, il quarto ad un gioco televisivo, e l'ultimo ad un'altra pianta vegetale a cespuglio.
- jiný význam
- pissing – urolagnie, ondinismus, močení jako sexuální praktika
- podoba Dia u Danaé – nejvyšší řecký bůh se proměnil ve zlatý déšť a zplodil s Danaé hrdinu Persea
- Zlatý déšť (skupina) – pražská hudební skupina
- Zlatý déšť (televizní hra) – slovenská televizní hra z roku 1977, autor Ján Solovič, režie Pavol Haspra
- jev v krystalech citrínu - při nasvícení proti přímému světlu se plynné nebo vodní vrostlice jeví jako "zlatý déšť"
venerdì 9 dicembre 2022
Planetary Health / Nova Network
665 Huntington Ave, Building 1 Rm 1312
Boston, MA 02115
Nova Campfire discussion! Please join us Wednesday May 24 2023 at 11 am EDT (5 pm CET/3 pm GMT/8 am PDT) for our wonderful discussion on “Connected Consciousness for Planetary Health.”
This exciting collaboration between the Nova Institute for Health, Planetary Health Alliance, and Garrison Institute answers the growing call for spiritual perspectives and intentional relationships with ourselves, others, and the natural world in addressing the many grand challenges of the Anthropocene. | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Our transdisciplinary panel of speakers will weave narrative threads of change, including Indigenous perspectives of connected consciousness and evidence of the personal and collective benefits of promoting inner development over purely materialistic goals, including healthier, happier, prosocial communities with more mutualistic attitudes to nature. We will also explore the importance of creativity and connectivity in building social movements that foster deeper alignment of individual and collective purpose. Topics and panelists include:
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- create new opportunities for collaborative discourse, ideas, and action—to engage rich expertise, integrate research, encourage diverse perspectives, and nurture relationships for creative solutions.
- Our events include international conferences, virtual “campfire” discussion forums, and in-person workshops, retreats, and other events.
- We have ongoing real-time engagement and dynamic interaction on the Nova Integration Hub, the Nova Institute’s web-based forum (to be launched in November 2022) that provides a platform for knowledge sharing, nourishing activities, and mentoring connections for early career researchers.
lunedì 5 dicembre 2022
Dicembre, mese dei compleanni
A breve sarà il mio compleanno, e siamo a 69. Mio padre non ci era arrivato, e mia sorella Bianca li aveva compiuti da poco. Da parte di mia madre noto una maggiore longevità, dai settanta anni in su.
A dicembre anche altri amici/che festaggiano compleanni, Carolina Mazzotta l'otto dicembre, Renato Giuliani, il 9 dicembre; il 19 cade il mio e anche quello di qualche persona vicina a me (Maria Gay a Torino, mamma di Sara, è nata un anno dopo di me). Anche Ugo Crovella, Reina Musashi, e Cinzia Di Martino, amicizie su FB, festeggiano il 19.
L'11 dicembre, ai Cantieri teatrali Koreja, sarà a Lecce Leo Bassì, un attore alla Dario Fo, che ama le clownerie e le azioni sovversive. Dice Leo: "Nel caso del Giullare che sono, significa accettare che la Risata è una delle grandi forze dell’esistenza e che noi, coloro che la provochiamo, abbiamo l’immensa responsabilità di custodirla. In altre società, le persone che si assumono queste responsabilità di fronte ai misteri della vita sono chiamate sciamani. A 70 anni ho appena accettato questa responsabilità”.
Leo Bassì è l’anima provocatoria dell’ arte clownesca e uno dei padri della clownerie contemporanea, rappresentante dell’antica tradizione di irriverenza dei buffoni. Di antica famiglia circense di origine italiana, ha girato il mondo con spettacoli di grande successo.
Prendo a prestito una sua frase, che mi piace fare mia, e spero di avere dentro una energia simile:
"Se qualcuno mi avesse detto a 20 anni che a 70 anni sarei stato pieno di progetti e con più voglia di vivere che mai, lo avrei considerato pazzo o maligno. Allora mi era chiaro che la vita creativa era un’esplosione della mia forza vitale giovanile e che dopo i 50 anni, se tutto fosse andato bene, avrei potuto vivere serenamente fino alla fine con ciò che avrei ottenuto"
sabato 3 dicembre 2022
Cataratta
Ho avuto problemi di vista, e per due volte, una per occhio, mi hanno operato di cataratta. Nulla di nuovo, a parte il fatto di una età non ancora definibile senile, senza per questo poter classificarla cataratta giovanile. Tra le cause, sono riportate le radiazioni, UV, radiazioni microonde, e le radiazioni ionizzanti come i raggi X.
In vita, mia, ci sono stati periodi senza prospettive, da cui ne sono uscito con uno sforzo di fede, anche con la preghiera, e ci sono stati anni non particolarmente difficili, in cui ero del tutto sfiduciato, senza prospettive e voglia di uscirne fuori. Durante il dottorato, a Verona, non mi mancava nulla, ma il mio approccio alla vita era nero e privo di fiducia, ero sconfortato, e ho abusato in laboratorio di sostanze radiattive. Non sono droghe che si assumono, ma le dosi di radiazione si prendono per vari motivi, assenza di càmice di piombo, errato dosaggio della sostanza carica di fosforo 32, e errato stoccaggio dei liquidi di scarto. Sono stato richiamato per aver messo un flacone di buffer radiattivo nel congelatore, dove altri colleghi come precauzione hanno verificato con un contatore geyger e misurato una presenza di radiazioni, per cui venivano irraggiati senza saperne nulla (negli anni della tesi, ci fornivano un anello dosimetro, e se durante la settimana si accumulava un tetto di radiazione, ci veniva impedito di lavorare la settimana dopo). Mai più visti i dosimetri!
In seguito ho avuto una borsa di studio per l'estero, e sono stato invitato nel laboratorio dell'università di Tsukuba, dove ho imparato le basi della biologia molecolare, l'uso dei reagenti per lo studio dei plasmidi, degli oligonucleotidi, del clonaggio, e della trasformazione delle cellule per l'espressione inducibile di geni. Nel '94 queste metodiche erano eseguite da una limitata elite di laboratori, basta pensare che la reazione di amplificazione del DNA, base della genetica e della forensica, arrivò a Lecce alla fine degli anni '90.
Ero soddisfatto, quasi presuntuoso, per riuscire a presentare le mie ricerche davanti a colleghi italiani. Nel '95 scrissi la tesi di dottorato, e sono riuscito a partecipare al bando per pochi posti di post-dottorato per il Giappone, che ho iniziato a gennaio '96. Da un assegno di ricerca di un anno, sono stato candidato alla estensione di un altro anno di assegno, e alla fine ho trascorso due anni di lavoro e ricerca in Giappone, rientrando a fine dicembre '97.
L'episodio, che si svolge tra febbraio e aprile del 1996, riguarda una ricerca con l'uso di un reagente radiattivo al fosforo 32, (emivita di due settimane, per cui bisogna utilizzarlo velocemente). Per eseguire dei test di verifica sulla attività di un enzima che stavamo studiando, e di un suo clone mancante di una piccola sequenza, e che era previsto non avere attività enzimatica, volli eseguire saggi di attività, che consistevano nella elettroforesi delle proteine, un tampone di rinaturazione, la incubazione del gel con NAD, substrato che veniva trasformato in nicotinamide, e in un polimero di ADP-ribosio legato all'enzima. Una parte di NAD è radiattivo, in modo che il polimero diventa radiativo, poi il gel viene lavato ripetutamente, ed esposto ad una lastra che si impressiona, evidenziando la banda della nostra proteina, l'enzima radiattivo. Non c'è bisogno di dire che la scarsa attitudine ad una prevenzione dalle radiazioni e la mia trascuratezza hanno avuto un ruolo determinante in questa vicenda. Certe sere uscivo dal laboratorio dei radiattivi, facevo correre la reazione di incubazione sul mio bancone, e rientravo nel laboratorio per le sostanze radiattive con la vaschetta del gel in mano, quindi senza schermo di piombo. Una sera, passando daventi al contatore geyger all'ingresso del laboratorio radiattivi, la sirena si mise a suonare, avvisandomi di essere a diretto contatto di un forte emettitore di radiazioni beta. A parte lo spavento, non c'era anima viva e nessuno a contestarmi l'azione sbagliata, inappropriata.
A questo punto hanno inzio una serie di problemi ai miei occhi. Di notte, al rientro dal laboratorio, tutti i giovedì sera, gli occhi mi scoppiano per il gonfiore, l'occhio sinistro mi duole per la pressione, e si riduce solo al contatto del ghiaccio. Per ben quattro volte, ogni settimana, ho chiamato in laboratorio, mi hanno portato ad una visita medico oculistica del nostro ospedale universitario, anche a notte fonda: la mattina seguente, ogni volta, all'attenuarsi del fastidio, mi hanno congedato con un "non c'è niente". Non hanno saputo spiegarsi il perchè, e neanche io. In laboratorio, abbiamo dato la colpa al fatto che accanto al mio bancone c'èra uno strumento con un laser a raggi UV, ma solo all'apertura e chiusura dello sportello è possibile intravedere qualche raggio. Da parte mia, ho smesso gli esperimenti con il radiattivo, e non ho più avuto episodi di infiammazione agli occhi.
Dopo il primo intervento di cataratta, la spiegazione che mi sono dato è che i giovedì le radiazioni assorbite si accumulavano, dai 4 giorni precendenti, anzi gli esperimenti si concludevano verso fine settimana, e l'occhio che più ne ha patito è quello sinistro, che è stato il primo a essere operato. L'occhio destro ha subito meno danni, ed è durato qualche anno di più.
Vorrei concludere con una considerazione finale. A Tsukuba, ho seguito tre lezioni di formazione per l'uso del laboratorio dei radiattivi, ma poi ognuno faceva di testa sua, contraddicendo le regole. Ed il personale medico sembrava ignorare i più comuni pericoli che possono portare a condizioni fisiche gravi. A Verona, nel laboratorio ho avuto carta bianca e nessuna assistenza teorica, per cui ho accumulato errori su errori. Comunque, nella improvvisazione in stile del fai da te, non ero solo. Assistendo il mio prof, giapponese-napoletano, utilizzavamo un cromatografo per HPLC, una colonnina di separazione, collegata ad una pompa di flusso e ad un monocromatore in uscita sulle lunghezze di onda impostate, con il quale separavamo il NAD marcato con carbonio (il Carbonio 14 ha emivita lunga e si conserva a lungo, il NAD va nel freezer) dal suo prodotto di degradazione, quando ci accorgevamo che il composto era diventato inefficace. Dei due picchi ottenuti, uno era riutilizzato successivamente ed era il NAD-marcato C14, funzionava bene. Lo strumento HPLC era usato solo per quello scopo, e forse nessun altro del gruppo ne era a conoscenza, infatti, a distanza di tempo, ne chiesi la disponibilità, ma era stato eliminato. Il mio tutor si è ammalato di tumore alla fine degli anni duemila, ed è deceduto nel 2011, all'eà di circa 63 anni.
In conclusione, nessuno può sapere le conseguenze delle radiazioni. Chi le subisce maggiormente, e chi di meno. Lo stesso vale per le sostanze chimiche come etidio bromuro, acrilammide. Bisogna limitare al massimo il contatto, e passare a soluzioni ecologiche.