martedì 7 aprile 2009
scienceblogging 3 -La fattoria delle molecole
La Fattoria delle molecole.
Su D della Repubblica del 4 aprile 2009 (D120)
Marialuisa Lavitrano è una eccellenza della ricerca italiana, Professoressa in Patologia e Immunologia alla Bocconi, a capo del laboratorio di medicina molecolare.
Da venti anni si occupa di trasferimento di geni e biotecnologie animali. La sua metodologia permette la creazione di maiali geneticamente modificati veloce ed efficiente, sfruttando lo spermatozoo come vettore. "A milestone in science". I modelli animali permetteranno lo studio dei geni individuali, ossia la variabilità presente nelle sequenze del DNA e degli enzimi di ogni individuo, e come questi geni e i loro possessori rispondono ai trattamenti, ossia ogni farmaco avrà un genotipo meglio adatto al suo uso. La medicina personalizzata passa attraverso modelli sperimentali preclinici di patologie.
I maiali sono anche fonte di tessuti e di organi. L'ambizioso progetto, uno dei tre condotti dalla Dr.ssa Lavitrano, si chiama Power Pig. L'intenzione è quella di creare, forse nel Sud Italia, una fattoria molecolare con animali modificati e non, che presentino le caratteristiche desiderate per queste ricerche.
Come riporta l'articolo sull'intervista: "io credo fortemente nell'idea di filiera innovativa, ricerca e sviluppo, generata dal know-how. Il mio brevetto è nato da eccellenze italiane ed è qui che deve restare: dobbiamo fornire ai giovani talenti in Italia la possibilità di cambiare il mondo, contaminandoli col fuoco sacro della ricerca".
venerdì 27 marzo 2009
controinformazione
Oggi il cambio dollaro/euro è stato battuto a 1,35 dollari/euro. Nel frattempo, il costo di un barile di petrolio è di 53,4 dollari.
Mi sono riguardato la tabella dell'andamento del prezzo della benzina negli ultimi anni, come da pubblicazione (Il messaggero, domenica 27.7.2008, pagina 3).
Ecco il grafico aggiornato ad oggi:

in verde il costo in dollari, in grigio quello in euro,
e sotto il grafico dell'andamento del costo della benzina in Italia
Quello che salta all'occhio è che siamo al livello del costo della benzina del 2005 e del 2007, quando però il costo del barile era rispettivamente di 42,4 euro e di 51,1 euro.
Visto che oggi un barile costa 39,5 euro, mi sembra che il prezzo al litro sia sovradimensionato.
Con un ragionamento altrettanto conveniente ai produttori, la bolletta del gas vedrà una riduzione del costo del gas solo dopo aprile, quando il consumo del gas per riscaldamento sarà al minimo, per il cambio di stagione.
E' quanto mai strano che il Quotidiano energia non dia risalto al costo sovrastimato della benzina in Italia!
mercoledì 11 marzo 2009
frittata di asparagi selvatici
Ebbene sì, ai primi di marzo inizia la raccolta degli asparagi selvatici, abbiamo verificato in diversi campi (uliveti, zone rocciose con rovi, quelli poco frequentati) e il raccolto è stato proficuo. Anzi, il diametro nella media delle piantine è buono, sinonimo di buon terreno e acqua a volontà.
Intanto, abbiamo raccolto le solite erbe di stagione: zanguni, cicorie selvatiche, e papaveri selvatici.
Portale delle cicorie di campo
Lo zangone (Sonchus oleraceus) o Grespino/Crespino comune
In primavera si possono usare le cime nell'insalata, a crudo.
La cicoria selvatica, radicchiella ruvida, come il Cicorium intybus, ma non solo, ci sono i Crepis dai fiori gialli invece che azzurri (C. vesicaria, C. setosa, C. fetida, C. rubra, C. sancta, C. apula, C. bursifolia) e Hyoseris (H. scabra),

Le piantine di papavero, papaverine/paparene

lunedì 9 marzo 2009
tempura e teatro

Renato Giuliani è regista di questo spettacolo a Parigi nei prossimi giorni

un titolo che ricorda il Bread andd puppets, la compagnia che dopo la rappresentazione divideva il pane di grano cotto nel forno a legna, con gli spettatori.
Per il tempura, lo trovate qui!
le 10 – 11 – 12 – 13 MARS
Filages publics à l’espace
de création partagée
LE VENT SE LÈVE !
181, av. Jean Jaures 75019 Paris, métro Ourq (Ligne 5)
le 10 et le 12 à 20h.30 – le 11 et le 13 à 16h.00
Entrée Libre – Réservation souhaitée : 01 77 17 40 39
écriture et jeu : Basile Bernard de Bodt
mise en, scène : Renato Giuliani
musiques : Stéphane Gallet, Giusto Dacci, Ray Noble & Al Bowlly
giovedì 26 febbraio 2009
Makoto Ooka
Renshi, si tratta di poesie legate scritte da diversi poeti, una nuova forma di verso libero di poesia collaborativa adattata dalle forme Renga e Renku, in voga tra i poeti classici giapponesi a partire dal secolo tredicesimo.
Makoto Ooka cominciò a scrivere Renshi negli anni '70 con colleghi della rivista Kai (remi).
Da "What the kite thinks", poesie collegate di Makoto Ooka, Wing Tek Lum, Joseph Stanton, Jean Yamasaki Toyama, edite da Lucy Lower, University of Hawaii
1 What the kite thinks
Because a hand holds me down to earth
I can climb the staircase of the sky.
Each time I push against the wind with my shoulders
I am sucked even furhter upward into the bosom of the sky.
Because a hand holds me down to earth
I hold the earth suspended in the air. (Ooka)
2 In the air
In the air rise the curlicues of incense
to pierce my nostrils
with the sense of eternal
that I exale in turn
to mingle with the here and now
of earthbound scents. (Toyama)
3. Earthbound scents.........
mercoledì 25 febbraio 2009
Kenzaburo Oe
Tra i grandi autori e sperimentatori della seconda metà del 900
Da: note sulla letteratura del'900. (primi anni '90)
Nei primi anni del '900 l'espressione "wakon-kansai" o " spirito Yamato unito alla lezione appresa dalla Cina", viene sostituito da Wakon-yosai, " spirito Yamato unito alla lezione dall'occidente". Anche questa prese una connotazione militaristica. Nessuno può negare l'utilità della scienza, dell'arte e tecnologia occidentali, ma l'ideologia, considerando l'imperatore un essere assoluto, era sempre al di sopra di tutto. Questo assolutismo era privo della tolleranza e sensibilità caratterizzante lo spirito del Genji monogatari. Ho conosciuto questo fanatismo perchè mi fu instillato quando ero bambino. Come tutti a quel tempo, mi fu fatto credere in questa pazza convinzione di superiorità nonostante l'arretratezza nelle tecnologie militari, così lontana dallo "spirito Yamato" presente in Murasaki Shikibu, "senza l'apprendimento non ha nessuno scopo".
Il maggiore scrittore giapponese dopo la restaurazione Meiji fu Soseki Natsume, che visse in un periodo di rapida modernizzazione. Tra i suoi lavori meglio noti c'è Sorekara, tradotto in "E allora", And then. Scritto nel 1909, in anni di pace seguenti la guerra russo-giapponese, descrive la vita di Daisuke, un giovane benestante intellettuale che cade in amore con la moglie di un amico e si ritrova in preda ai tormenti. Qeusto protagonista mi ha interessato perchè ha l'abitudine di criticare senza riserve la società in cui vive.
In alcuni momenti la novella cita i Giapponesi come "un popolo sfortunato in preda ai forti appetiti della vita" ed egli lamenta che la morale europea non è loro nota. Oggi, i fieri appetiti nel 1990 sono ancora più forti, il consumismo, la corrente di ondate che arrivano dalle spiagge europee. Dei giudizi profetici di Soseki ne manca uno, non avendo immaginato che un giorno il Giappone sarebbe stato in grado di stare spalla a spalla finanziariamente con le grandi potenze europee. Questo è avvenuto, senza l'effetto benefico che Soseki immaginava: un bilanciamento tra gli appetiti e la moralità non si è avverato, e il deficit spirituale è diventato più acuto.
Io rimasi a Tokyo dopo la laurea, e, come Takashi protagonista di un racconto, sono stato coinvolto nel movimento del 1960 contro il trattato di sicurezza USA-Giappone. Per me, questa esperienza non mi portò solo indietro ai ricordi del villaggio, ma a conoscere di più Okinawa, una prefettura sotto occupazione. L'indipendenza culturale di questa isola piantò in me un seme che è cresciuto in una nuova prospettiva sulla cultura giapponese nel suo insieme. Al di là di quanto giapponesizzata possa sembrare, Okinawa mantiene la sua identità non-Yamato. E, a differenza della cultura giapponese del Kanto, centrata sull'imperatore, rimane benedetta da una ricchezza e diversità peculiare alle culture periferiche. La sua gente possiede una apertura al mondo che deriva dal conoscere il significato dei valori relativi.
Quando ho scritto The Silent cry, con questa ricchezza di compresione, non ho fatto altro che identificare gli elementi nelle leggende del mio villaggio che contengono elementi in leggende simili delle Corea e altre nazioni dell'Asia. In un certo senso, la novella diventa quello che Michail Bakhtin chiama "un sistema di immagini del realismo grottesco". Infatti fu la teoria di Bakhtin che mi permise di fare queste connessioni culturali. Nel processo del fare, fui capace di riscoprire e rappresentare aspetti di Okinawa che sono contenuti nel profondo entro altre culture periferiche del Giappone. Il soprannome o nome del clan dei fratelli nella novella è Nedokoro, che significa "il luogo delle proprie radici". Ho preso il nome dalla parola Okinawa Nendukuruu, ossia "una casa che protegge le radici degli spiriti dei membri del proprio clan". La parola mi attrasse perchè, come uno che aveva lasciato il paese natio per Tokyo, e i cui occhi son ostati aperti dalo studio della cultura europea, io ho riscoperto- grazie al mio incontro con Okinawa- la mia propria casa foresta, il terreno fertile in cui la mia scrittura si è sviluppata.
Ora, mentre mi avvicino ai 60 anni e guardo indietro alla mia carriera, realizzo che ogni cosa che ho scritto è stat, in una maniera o nell'altra, una estrapolazione di queste due novelle che ho discusso....
...Yasunari Kawabata, primo scrittore giapponese premio Nobel per la letteratura, diede una lezione intitolata " Giappone, il bello, e me stesso" fu una lezione sia molto bella che vaga, nell'equivalente di Aimaina, una parola aperta a tante interpretazioni. Il genere di vaghezza che K. adotta è implicata nel titolo della lezione, con l'uso della particella "no" (=di) collegante la parola "me stesso" con la parola "il bel Giappone". Un modo di leggerlo è "io come parte del bel giappone" indicando la relazione del nome seguente rispetto al nome precedente, come una relazione di possesso o di attacamento. Ma può essere anche interpretata come "il bel Giappone ed io", la preposizione in questo caso collegando i 2 nomi in apposizione, che è come appare il titolo nella traduzione del Prof. E. Seidensticker, eminente studioso di letteratura giapponese. Grazie a qel titolo K. parlò di quell'unico tipo di misticismo presente nel pensiero giapponese e nella filosofia orientale, nel buddismo zen. Pur come scrittore del XIX secoolo, K. identificava la sua mentalità con quella affermatasi nei poemi scritti dai monaci Zen. Molti di quei poemi trattano dell'impossibilità liguistica di dire la verità. Le parole sono confinate entro schemi chiusi... invece, per rispondere ai poemi zen ci si deve abbandonare ed entrare intenzionalmente dentro le chiuse pareti di quelle parole.
Perchè K. decise di leggere quei poemi esoterici zen prima della audizione a Stoccolma? Io guardo con nostalgia a quel coraggio diretto che egli perseguì alla fine della carriera e che gli permise di fare una confessione di fede. K. fu un pellegrino artistico e produsse molti capolavori. Alla fine dei suoi pellegrinaggi, attraverso i discorsi sulla fascinazione della poesia riuscì a sorprendere e rendere vano ogni tentativo di comprenderlo a pieno, e gli permise di parlare del "Giappone, il bello, ed me stesso", cioè, sul mondo della sua vita e sulla letteratura che aveva creato. Degna di nota è la conclusione della sua lezione: "ile mie opere sono state descritte come opere di vuoto, ma non bisogna scambiare questo vuoto con il nichilismo occidentale. La fondazione spirituale è alquanto differente. Dogen intitolò la sua poesia sulle stagioni " realtà innata", e per quanto egli decantò la bellezza delle stagioni, egli fu sempre profondamente immerso nello zen".
Qui io trovo una autoasserzione forte e diretta. Non solo K. identifica se stesso come appartenente nella essenza alla tradizione della filosofia zen, e alla sensibilità estetica che pervade la letteratura orientale, ma volle distinguere la vuotezza delle sue opere dal nichilismo occidentale. Con ciò, egli indirizzò il messaggio allle generazioni future dell'umanità, in cui Nobel pose la sua speranza e fede.
lunedì 16 febbraio 2009
Kiji e i fagiani di montagna
Tsukuba è una città fondata negli anni '70, in occasione di un Expò sulla scienza e la tecnica e l'esplorazione dello spazio, situata tra 4 villaggi agricoli e le loro risaie, ai piedi dello Tsukuba-san, una montagna di circa 1800 metri, con una bella riserva naturale, un tempio e una bella vista della valle del Kanto, fino alla cima del monte Fuji.
La mia prima "forte" impressione fu la conoscenza con il fagiano blu, che incontrai nel parcheggio dell'Università nel 1994. Un fagiano dalle piume lucide, tutto blu, dal colore intenso, metallico.
Nel 1996-97 ho preso casa presso un condominio a nord, tra un bosco di bambù e case coloniche, campi coltivati e orti. I fagiani blu vagavano in libertà, i miei incontri si sono fatti più frequenti.
Questo nella foto non è blu, ma coloratelo mentalmente e ne avrete un'idea.

ad una mia domanda sul loro nome, i bambini risposero: Kiji キジ
Green Pheasant
Phasianus_versicolor
questo è l'unico fagiano che ho conosciuto, veniva a pascolare nell'orto tra le zucchine, e una volta gli ho tagliato la strada con la bicicletta tra il sentiero e il bosco, sorpreso si è messo a correre sgambettando con scatti di ali.
Poi ci sono i fagiani di montagna, come questo raffigurato un un nihonga del 1970 (Youdeki Shuko).

mercoledì 11 febbraio 2009
buone notizie
lunedì 9 febbraio 2009
preannuncio di primavera
Orto e giardino in fiore, fine settimana dell' 8 febbraio 2009.
Puntarelle, cicorie col cuore in accrescimento

cicoria di Galatina (puntarelle)
già alcune piante di fave sono coperte di fiori, queste sono state seminate molto presto...
narcisi a trombetta, molti stanno ancora uscendo...
nel complesso, dopo tutta la pioggia di gennaio e anche in questi giorni, una giornata ventosa ma asciutta, e le piante si sono riprese bene. Nel paesaggio di mandorli fioriti, già qualche mimosa stracarica di un giallo solare, che sembra di sentirne l'odore a distanza. E' un giallo evocativo, onirico.
venerdì 6 febbraio 2009
giovedì letterari a Lecce
Ieri sera, siamo andati allo spazio "libri e cibo" della libreria qui indicata.
Ieri sono stati presentati 4 vini della Cantina Cantele di Guagnano, dal giovane Paolo che ha raccontato la storia, recente, della famiglia e della realizzazione di questi vini che rivalutano le produzioni salentine a livello mondiale.
Tra un calice e l'altro, sono stati letti alcuni brani del libro "Afra" di una interessante giovane scrittrice (molto simpatica), Luisa Ruggio, la cui passione è raccontare.
Ecco, per descrivere i 4 vini presentati, il Fiano (Alticelli), il Rosato, il Teresa Manara (Negroamaro), e l'Amativo (Negramaro- Primitivo) li paragono ai venti, i messaggeri dei quattro punti cardinali.
Il Fiano, solare, è il grecale, messaggero dell'est, porta sentori di mughetto e notizie da amici intimi, scambi di frasi sul blog o su twitter, sentimenti di leggerezza e vitalità.
Il rosato, questo distillato degli umori del mosto, anche chiamato lacrima per il poco tempo che rimane in sosta con le bucce, è uno scirocco, il messaggero del sud. Caldo, accompagna sentimenti profondi, aroma intenso, passione avvolgente. Porta notizie di amori che stanno per arrivare, o lettere di commiato.
Il Teresa Manara è il ponente, messaggero dell'ovest. Carico e denso, porta aromi di mosto cotto e denso concentrato di frutti di bosco, è carico di aromi speziati, è combattivo, avvolge e trascina, con forza, ma è un opporsi misurato alla sua spinta, un braccio di ferro consapevole, di sfida. Porta notizie lontane, fa entrare in dimensioni inaspettate, amici inattesi, fuori dall'ordinario, incontri che lasciano una traccia, memorie.
L'Amativo è una tramontana che detta legge, cupo, buio, non lascia possibilità di opporsi. Deprivato di aromi prevalenti, un pozzo senza fondo in cui si sprofonda come nel fondo del bicchiere che lentamente ma costantemente si svuota fino al fondo.
Porta notizie di destini, di cambi definitivi, di decisioni e separazioni. Porta una dimensione interiore profonda, induce uno stato di trance.
mercoledì 4 febbraio 2009
febbraio, bella stagione
Carciofi, Artichokes
questi li ho raccolti dicembre, primizie da mangiare crude in insalata

la carciofaia quest'anno è piena di piante, da sfoltire e consumare come cardi. Anche a gennaio ci sono 8-10 capolini pronti da tagliare.
bocche di leone, sul terrazzo soleggiato

azalea fiorita, sul terrazzo, esposto a sud

mandorlo precoce, Monteroni

lunedì 2 febbraio 2009
I film di animazione della Ghibli studio
Neighbour Totoro / Hayao Miyazaki e i temi cari alla Ghibli studios
Uno dei temi cari e ricorrenti è l'eta dell'oro, il ricordo della campagna e dei boschi, la casa dei nonni e gli odori dell'infanzia, che contrasta con la vita moderna e urbanizzata dei nostri giorni. Molte persone da me interrogate su questo tema, sentono la nostalgia della loro infanzia e del periodo trascorso presso i nonni, ma danno per scontato che i luoghi e la natura siano completamente cambiati, persi definitivamente. Ecco allora che l'argomento delle vacanze in campagna acquista una valenza mitica, di mito.
Un tema molto caro a Miyazaki riguarda alberi straordinariamente giganteschi. Sia in Totoro che in Laputa, castello nel cielo, c'è un albero gigantesco, magico, che compare in un baleno dai semi magici di Totoro, quelli che, tra fede e speranza, aiuteranno l'orto a far germogliare le piantine, mentre in Laputa è un albero gigantesco che ricopre Laputa e la sua struttura ipertecnologica perchè la forza della natura riprende il sopravvento se lasciata fare.
One recurrent theme in Ghibli studio's movies is the gold era, the memories of countryside and woods taking to grandparents house, the smells of childhood, contrasting with the modern urban life of today. People asked said they feel the places have changed too much, so to feel them irreversibly lost. Thus the theme of summer holidays acquire the dimension of myth.
Another theme touched often by Hayao miyazaki is extraodinary trees. Either in My neighbour Totoro either in Laputa, castle in the sky, a giant tree appears,growing in one night from the magical seeds of Totoro, Those that will help the seedling in the orchard to grow, trhough children believes and hopes, while in Laputa it is an enormous tree that covered the hypertechnologic floating island, because the nature's strenght always prevails when left undisturbed.
giovedì 29 gennaio 2009
Pacifico
Dentro ogni casa
E' uscito da poco Tu che sei parte di me, dall'album "Dentro ogni casa" di Pacifico, al secolo Gino De Crescenzo. A me piace specie quando entra la voce graffiante della Nannini.
Quelle strofe,
"accendi i fuochi, piccole tracce, per ritornare a casa
ultima luce, ultima insegna accesa"
mi ricordano i pomeriggi delle domeniche, in auto, lungo una delle lunghe oodori a Tsukuba, al tramonto, una cassetta (sic, 10 anni fa) in sottofondo, spesso "La cura" di Battiato, come traccia arrivata da 12000 km olte oceano per farmi ritornare a casa.
martedì 27 gennaio 2009
Terezin
In this time, my thought goes to Eva and Rellah Berkovich, two sisters which I had the possibility to know up to my adolescence, in Teplice, since they were neighbours of my granparents.
I remember the number marked on their arm, but over all things I remember their energy and good aptitude to life.
And there are also the memories from my mother, that is quite clear up to now.
She was working as office account for the Municipality, and had enough food tickets to distribute to other friends for the weekly allowances. Often one the Berkovich sisters came to visit her to ask for food ticket, or eggs, since these were provided only for specific health needs.
This lasted for several years after the end of the war, even after the socialist party took the lead of the country. After that, foods were free to buy, but very few could be found in the shops. Luckily, czech cuisine does not require so much, since during the week it is based on potatoes, soups, souces and knedliky.
Eva e Rellah Berkovich erano due sorelle, di cui ricordo il numero marchiato sul polso dai tempi del campo di concentramento di Terezin.
Lavoravano a Teplice, in una edicola di giornali, o così le associo. Facevano compagnia, i nonni avevano piacere a vederle, buoni rapporti di vicinato.
Ai tempi dei tickets per il cibo, durati fino ai primi anni 50, le si passava loro qualche buono per uova, e ingredienti primari.
Terezin era coperta di scritte, l'opera di protesta oggi non è più leggibile, i muri sono stati imbiancati, sotto uno strato di intonaco giace la vera voce del '900, come quelle poche opere in esposizione nel ghetto di Praga, alcune poesie scritti su fogli volanti che andrebbero riportate sui libri di testo. E il cimitero monumentale nel quartiere sud-est, vicino all'area verde di Praga, il quartiere senza padroni, oggi le case sono state espropriate a chi ci abitava da tranta o quaranta anni, perchè costruite senza permesso edilizio.
Ebbene, se c'è un cimitero che parla, che comunica, è qui, tra le tombe dei benestanti borghesi tante sono le lapidi e le edicole, di famiglie ebraiche di fine '800, che sono state parte della città e poi strappate via.
venerdì 23 gennaio 2009
Gingko tree - Ichoo
Zempukuji temple

Il più vecchio albero di Gingko a Toyko si trova nel giardino del Zempukuji, 1-6-21 Moto-Azabu. Ci si arriva passando dalla salita del pino solitario, Ipponmatsu-zaka. L'albero ha più di 760 anni, e la caratteristica sono le radici aeree che pendono dai rami.
Dicono che fossero gradite perchè aumentavano la produzione di latte nelle madri.
This is the oldest Gingko tree in Tokyo, more than 760 year old, located i nthe temple Zempukuji, in moto-Azabu.
The aerial roots, visible in the picture, grow from the branches down to the ground.
In ancient time people said theroots were good to increase milk production in lactating women.
mercoledì 21 gennaio 2009
Zia Maria (zie di tutto il mondo)
In questa foto, una delle ultime foto che comprendono le zie Maria e Memè, c'è tutto un mondo. La famiglia Guerrieri (con mia moglie a rappresentare la generazione attuale, oltre ai nipoti dal ramo di zio Uccio) e una amica, Teresa, ora ad Udine.
Rimangono ancora tutte le memorie, i racconti e gli affetti, mentre le zie ci hanno lasciato nel 2008, a 90 anni la Memè e a 91 la zia suora.
Ecco, i racconti del monte Tabor sono quelli più vivi, sia perchè vi ha trascorso 30 anni, sia perchè oggi il convento delle suore mercedarie è stato chiuso, e sono rimasti solo i padri francescani.
Alla vista delle foto di Suor Carmen, molti si rcorderanno questa bella presenza, viva, e quegli occhiali di fabbrica anni '70, fatti in Israele, dove si curava solo per motivi strettamente impellenti.
Forse la ricorderà Khadim, il figlio non voluto, (così lo chiamarono i genitori quando nacque, alla fine della guerra) oggi funzionario di polizia.
Forse, se vive ancora, la ricorderà Zora, l'aiutante di cucina, che una volta cercò di nascondere delle patate nelle vesti, la zia se ne accorse e le disse "ma Zora, se hai bisogno di qualcosa, prendila, basta chiedere".
Sicuramente se la ricordano i molti che la intervistarono, o scambiarono qualche parola là, sul monte della trasfigurazione, oggi parco naturale del Tabor.
E ce ne ricordiamo noi, nelle nostre preghiere.
lunedì 12 gennaio 2009
Da "le nuvole" - Fabrizio De Andrè - Ivano Fossati 1990
(La cima)
Ti t’adesciàe ‘nsce l’èndegu du matin
ch’à luxe a l’à ‘n pè ‘n tera e l’àtru in mà
ti t’ammiàe a ou spègiu dà ruzà
ti mettiàe ou brùgu rèdennu’nte ‘n cantùn
che se d’à cappa a sgùggia ‘n cuxin-a stria
a xeùa de cuntà ‘e pàgge che ghe sùn
‘a cimma a l’è za pinn-a a l’è za cùxia
Cè serèn tèra scùa
carne tènia nu fàte nèigra
nu turnà dùa
Bell’oueggè strapunta de tùttu bun
prima de battezàlu ‘ntou prebuggiun
cun dui aguggiuìn dritu ‘n pùnta de pè
da sùrvia ‘n zù fitu ti ‘a punziggè
àia de lùn-a vègia de ciaèu de nègia
ch’ou cègu ou pèrde ‘a tèsta l’àse ou sentè
oudù de mà misciòu de pèrsa lègia
cos’àtru fa cos’àtru dàghe a ou cè
Cè serèn tèra scùa
carne tènia nu fàte nèigra
nu turnà dùa
e ‘nt’ou nùme de Maria
tùtti diài da sta pùgnatta
anène via
Poi vegnan a pigiàtela i càmè
te lascian tùttu ou fùmmu d’ou toèu mestè
tucca a ou fantin à prima coutelà
mangè mangè nu sèi chi ve mangià
Cè serèn tèra scùa
carne tènia nu fàte nèigra
nu turnà dùa
e ‘nt’ou nùme de Maria
tùtti diài da sta pùgnatta
anène via.
Ti sveglierai sull’indaco del mattino
quando la luce ha un piede in terra e l’ altro in mare
ti guarderai allo specchio di un tegamino
metterai la scopa dritta in un angolo
che se dalla cappa scivola in cucina la strega
a forza di contare le paglie che ci sono
la cima è già piena è già cucita
Cielo sereno terra scura
carne tenera non diventare nera
non ritornare dura
Bel guanciale materasso di ogni ben di Dio
prima di battezzarla nelle erbe aromatiche
con due grossi aghi dritti in punta di piedi
da sopra a sotto svelto la pungerai
aria di luna vecchia di chiarore di nebbia
che il chierico perde la testa e l’asino il sentiero
odore di mare mescolato a maggiorana leggera
cos’altro fare cos’altro dare al cielo
Cielo sereno terra scura
carne tenera non diventare nera
non ritornare dura
e nel nome di Maria
tutti i diavoli da questa pentola
andate via
Poi vengono a prendertela i camerieri
ti lasciano tutto il fumo del tuo mestiere
tocca allo scapolo la prima coltellata
mangiate mangiate non sapete chi vi mangerà
Cielo sereno terra scura
carne tenera non diventare nera
non ritornare dura
e nel nome di Maria
tutti i diavoli da questa pentola
andate via
martedì 30 dicembre 2008
Challah

La treccia che ho preparato aveva una base di 4 rotoli, una fila intermedia di 3 rotoli, e un top di 2 rotoli intrecciati.

venerdì 19 dicembre 2008
Elisabetta
ho trovato la foto degli okonomiyaki su wikipedia:

Ciao Elisabetta e grazie per i tuoi post originali!
Oggi è una giornata speciale, e, visto che ho appena fatto un ordine di cibi giappo-nipponici (tè, sembei, pasta disidratata, e spezie), ho la voglia di piatti particolari.
Dal post di Anna, una corrispondenza dal Kazakistan sulla cucina di Tashkent, mi ha fatto capire quanto il kimchi sia comune nel sud -est (Singapore) e centro dell'Asia, con tutta una gamma di verdure e gradualità agrodolci.
From Anna's blog:
Bi bim bop is one of those "some assembly required" Asian dishes that allows you to personalize the dish to your own tastes. In addition to the large, sizzling stone bowl containing the egg, rice, meat, sprouts, and spinach, there was a number of smaller dishes of "salads" (as the wait staff called them) to modify the dish. Central to this was the homemade kimchi. It was very nice, but not overwhelmingly spicy.
2046, Milkway railroad, e le canzoni intelligenti
Ebbene sì, mi sono riguardato 2046, seguito di In the mood for love, di Won Kar Wai (trilogy starting with Days of being wild, followed by In the mood for love, with 2046 coming last)
Un tempo, quando uno aveva un segreto da nascondere, andava in un bosco. Faceva un buco in un tronco e sussurrava lì il suo segreto. Poi richiudeva il buco con del fango, così il segreto sarebbe rimasto sigillato per l'eternità.
Arc part I
In the future, a rail network connects Earth. Lonely souls try to reach a mysterious room called 2046; nothing ever changes there so there is never loss or sadness. No one has ever returned from 2046 except Japanese man Tak.
"All Memories Are Traces of Tears"
Returning to Hong Kong after years in Singapore, Chow becomes a suave ladies' man to cover up his pain from losing Su. On Christmas Eve, Chow meets Lulu and takes her home but accidentally keeps her room key. As he leaves, he notices that her room number is 2046. Upon returning the key, the landlord informs him that the room is not available due to renovations and offers the adjacent 2047. Chow later learns that Lulu was stabbed in 2046 the night before by a jealous boyfriend.
After finishing renovation of 2046, the landlord asks Chow if he wants to move in. He has now gotten used to 2047 and stays there.
Wang Jing-wen and Wang Jie-wen arc part I
The landlord's daughter Jing-wen moves into 2046; she is involved with a Japanese man that her father opposes. Eventually, Jing-wen breaks up with him, suffers a breakdown, and is institutionalized. The next tenant is Jing-wen's younger sister Jie-wen who seduces Chow to no avail.
A short time later, Chow runs into financial difficulties so he starts writing a series called 2046 about heartsick individuals trying to find the mysterious 2046. Nearly all of the characters in 2046 are based on people Chow has met, such as Su, Lulu, and Jing-wen.
Bai Ling arc part I
The 3rd to move into 2046 is Bai Ling, implied to be a nightclub girl and high-class prostitute seeking a long-term relationship. On the next Christmas Eve, Bai runs into Chow just after she is dumped by her boyfriend before they are to go to Singapore. He intrigues her with his experiences in Singapore and they become friends, but their initially platonic relationship soon becomes sexual. Chow wants to keep it strictly physical, continuing to pick up other prostitutes. To compromise, Bai makes him pay $10 each time he stays over. However, Bai realizes that she has feelings for Chow and asks him to stop seeing other women. Chow refuses so Bai breaks off with him, starts seeing men solely for money, and moves out of 2046.
Jing-wen part II
After Bai moves out, Jing-wen moves back in from the mental hospital but is still depressed over the loss of her ex. Her ex wants to reconcile with her but she refuses due to her father. Jing-wen helps Chow with his writing; he remarks that this is his happiest period post-Su. He develops feelings for her and makes some weak attempts but nothing develops since she still loves her ex.
One day Jing-wen asks Chow if some things in life never change. He answers by writing a story called 2047 in which a Japanese man falls in love on the trip home from 2046. While he initially tried to base the story on Jing-wen's ex, he realises that the story is ultimately about himself.
2046 arc part II
Tak (portrayed by Jing-wen's ex) tries to leave 2046 because he lost his love there. On the trip, he falls for one of the train's gynoid assistants (portrayed by Jing-wen), but it never responds to him. Tak realises that it is in love with someone else and finds the strength to leave the train and 2046. Completing the story marks a turning point in Chow's recovery.
Jing-wen part III
Next Christmas, Chow finds out Jing-wen still misses her ex so he lets her call him in his office. While he has feelings for her and could have taken advantage of the situation, he is happy that he did the "right thing." Soon after, Jing-wen moves to Japan and gets engaged.
While still depressed over the loss of Jing-wen, Chow runs into Lulu again as she confronts another woman for sleeping with her current boyfriend. Chow thinks Lulu is likely to forever remain in the past, though she seems content with her misery, and he resolves to get over Su.
Bai arc part II
Some time later, Bai calls Chow and they go out to dinner. She informs Chow that she plans to leave for Singapore and asks him for a reference and plane fare. Bai also asks where he was last Christmas, as she stopped by then, hoping to see him. Chow had gone back to Singapore to find another woman named Su Li-zhen.
Su Arc
Chow met the second Su when he first arrived in Singapore and was grieving over the first Su. The second Su agreed to help him win back his money so he could return to Hong Kong. They became lovers but unless he beat her in a "high-card" draw, she would never reveal her identity. After she won back his money, he asked her to go with him. She challenged him to a draw, which he again lost. Chow speculated that she also had a troubled past.
Initially heartbroken, Chow realizes after completing 2047 that the second Su did not go with him because he would have tried to recapture the past by looking for elements of the first Su in her. When Chow returned to Singapore to visit her the second time, he did not find her. He inquired about her whereabouts and theorized that she either returned to Cambodia or was killed.
Bai arc part III
The night before Bai leaves for Singapore, Chow dines with her again. She insists on paying for dinner after getting paid by a client and hands him a stack of money, each $10 bill representing a night they spent together. After dinner, Chow walks her back to her apartment. Grasping his hands at the door, she begs him to spend the night once more. He reminds her of a question she asked him, whether there was anything he wouldn't lend, and now he realizes that there is one thing he won't lend to anyone. Chow leaves in a taxi, staring emptily into space. He never saw her again.

